Un ricordo degli anni del dopoguerra e del nostro parroco nel 60° della
morte
di Agide Vandini e Vanni Geminiani
Don Giuseppe Menegatti
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Ero un bimbetto di sette anni quando, il 9 febbraio del 1953, si seppe
della disgrazia toccata a Don Giuseppe, nostro amato parroco. Ne parlavamo
giusto pochi giorni fa, io e Romeo, oggi canuto parroco di Fossalta nel
ferrarese e all’epoca, mio inseparabile compagno di giochi.
Ricordo perfettamente quella grande nevicata e il bagliore notturno
che, in assenza di lampioni, ci permetteva di intravedere qualche passante camminare
di fretta, mentre dalla chiesa giungeva il lugubre suono delle campane che, nella
notte silenziosa, diffondevano a colpi lentissimi il triste annuncio.
Chiedemmo ad alta voce: «Mo’ cus
a sràl zuzèzt ...»[Ma cosa sarà successo?...] E ci fu risposto
con voce addolorata e triste: «L’è môrt
e’ prit i mi tabèc ... U s’è amazê int ‘n’inzidéñt addlà da Bànd, in pët ae’
Barufèñ...»[E’ morto il prete, fanciulli miei... E’
rimasto ucciso in un incidente oltre Bando all’altezza del Baruffino...]
Io e Romeo eravamo appena scesi entusiasti nel cortile di casa a riempire i
bicchieri di candida neve, da offrire con la saba a Cömo, il nostro fularèñ e agli altri presenti che lo stavano
ascoltando dalle sedie impagliate attorno al camino della Carlìna e Cantlèn, nostri vicini di appartamento e genitori di Romeo.
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Era in casa
della Carlìna che avevano luogo i
migliori trebbi invernali, poiché Cantlèn
contava un paio di amici (Cömo e Bulé) capaci intrattenere e affascinare
con le loro belle favole, in rigoroso dialetto romagnolo, un buon pubblico
composto in prevalenza di bimbi in punta di sedia, nonché di anziani divertiti che
interloquivano di tanto in tanto. Solitamente facevano appello alla Carlìna affinché tenesse il bicchiere di
Cömo ben colmo e rifornito, soprattutto
allorché il suo eroe, quasi sempre di nome Mingòñ,
entrava nel bosco e non ne usciva più...
Fummo proprio
noi due bimbetti a dare il triste annuncio al caseggiato riunito in casa
Cantelli; al che, i più grandi scesero di corsa gli scalini in cerca di
ulteriori notizie e il trebbo, ovviamente, si sciolse con un grande senso di
tristezza e di mestizia.
E’ questo il
mio ricordo di quel 9 febbraio di 60 anni fa.
In un’età in
cui si faticava ancora a capire cosa fosse la morte, io e Romeo capimmo che non
avremmo più rivisto il nostro buon parroco, quello tanto indaffarato che
incontravamo spesso all’asilo parrocchiale, la nostra seconda casa fin
dalla sua apertura nel dopoguerra.
Quel periodo
così fervido, animato da personaggi che seppero in tanti modi ridare lustro e
orgoglio al paese, è ancora oggi ricordato con grande tenerezza dalla mia
generazione e quanto ai rettori dell’Asilo ho già avuto modo di accennarne in
questo stesso blog (sabato 12 aprile 2008, «Addio a Suor Giulia» di Agide
Vandini: http://filese.blogspot.it/2008/04/addio-suor-giulia.html
).
Don Giovanni Bezzi
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Era venuto a Filo, Don Giuseppe, nel 1947, succedendo al vulcanico Don
Giovanni Bezzi, il prete a cui debbo il battesimo e ricordato come Don S-ciöp. Il periodo era assai
difficile, ma in un paese distrutto, mortificato, preso a bersaglio dal
fascismo e dalla guerra, che voleva rialzarsi rimboccandosi le maniche in
ogni settore, Don Iusèf si diede da
fare guadagnandosi la stima e l’affetto della popolazione.
Il suo fiore all’occhiello fu la creazione dal nulla dell’Asilo
Parrocchiale, una iniziativa che incontrò il favore della gente, anche quella
che se ne stava ben lontana dalla canonica e che parteggiava forse più per «Peppone» che non per «Don Camillo», ma
che imparò ad amare le premurose Suor Anna Maria (per noi Madre Superiora),
Suor Giulia, Suor Regina e Suor Matilde fino a farle sentire, giorno dopo
giorno, parte importantissima di una grande famiglia.
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Il cippo del Baruffino
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La nostra Madre Superiora
Che volle esser sepolta a Filo
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In questa ricorrenza
credo di far cosa gradita ai filesi, e in generale ai lettori di questo blog,
riportando in primo luogo alcune immagini dei protagonisti già citati, nonché l’ordinata
documentazione fornitami da Vanni
Geminiani: alcune note succinte riguardanti Don Menegatti che testimoniano
della sua biografia essenziale, e di quanto si prodigò per l’apertura
dell’Asilo. Impreziosiscono le sue note uno stralcio del Diario di Suor Giulia
ove si descrivono i giorni luttuosi della perdita del nostro parroco.
A Don
Giuseppe, alla cui memoria verrà deposta nei prossimi giorni, al cippo del
Baruffino, una corona di fiori a cura della parrocchia di Filo, vada ancora e
sempre, a nome mio e di tutto il paese, tanta gratitudine e riconoscenza (a.v).
Filo, Asilo Parrocchiale, anno 1948 circa. In prima fila (9): ?, ?, ?, ?, (Nipote
de’ Pévar), ?, ?, ?, Toschi Rita. In
seconda fila (parzialmente seminascosti) (10): ?, ?, ?, ?, ?, ?, Pezzi
Graziella, ?, ?, Banzi Adelia. In terza
fila (11): Neri Franco (Neron),
Zagatti Francesco (Chécco), Cantelli
Giancarlo (Malabröca), Monterastelli
Mauro (Mèvar), ?, ?, Bolognesi Amato
(Saraca), ?, ?, Cesari Giuseppe (Beppino), Veduti Loris (Masëri o Lollo). Dietro a tutti: Don Giuseppe Menegatti. Donazione e riconoscimenti di Amato
Bolognesi).
Anno 1950 circa.
I bimbi del dopo guerra all’Asilo Parrocchiale di Filo. Da sinistra a destra. Prima fila seduti(16): ?, ?, Stella
Maria, ?, ?, ?, Diani Guerrina (Elvira),
?, ?, ?, Luciana Pezzi, Ida Trentini, ?, ?, ?, Vacchi Ada. In seconda fila (14): Mario Ravaglia (Maio), Rino Tirapani, Ettore Fabbri (Tenacia), ?, Agide Vandini (Perani),
Franco Tarozzi (Marzon), Romeo
Cantelli, ?, una suora non identificata, Suor Superiora Anna Maria Magroni,
Ovidia Guidarini, Adriana Principale, Diana Pollini, ?, ?, ?, ?. In terza fila (13): Cesari Giuseppe (Beppino), Franco Bucchi, Belletti
Franco, Costa Floriano Andrea (Agnël),
Ricci Widmer (Mimi), Gessi Piero, ?, Rita Toschi?, ?, ?, Luciana
Tacchini, ?, ?, ?, ?. In quarta fila (15):
Libero Mondini, ?, Amadesi Ornello (Nëli),
Monterastelli Mauro(Mëvar), Assirelli
Roberto (Alina), Baldi Valdes, Baldi
Angelo (Bidóni), Cantelli Giancarlo (Malabröca), ?, Ainis Coatti, ?, ?, ?, ?,
?. Sulla sinistra: Suor Giulia, ?,
Zenobia con una bimba in braccio. Al
centro: Suor… e la Madre Superiore
Anna Maria Magroni. Sulla destra:
Suor Matilde, Carmela Di Leo e Suor Regina. (Foto donata da Diana Pollini .
Riconoscimenti: Beniamino Carlotti e Agide Vandini).
Filo, Asilo Parrocchiale, primi anni ‘50. (Si tratta
verosimilmente di foto ai maschi del dopo-scuola del 1951 o 1952). Si possono
riconoscere, fra i bimbi seduti a terra Ricci Vidmer (Mimi) (3° da sinistra), Tonini Gabriele (Ghele) (5°), Enrico Geminiani (Ricco
dla Lina) (6°), Assirelli Roberto (Alina)
(7° e ultimo a destra); dietro la maestra si intravede l’inserviente Carmela Di
Leo, mentre fra i bimbi in piedi, si riconoscono: Rino Tirapani (2° da
sinistra), Zagatti Francesco (Checco)
(3°) – fra questi, accosciato, Don Giuseppe Menegatti -, Amato Bolognesi (Saraca) (5°), Cesari Giuseppe (Beppino) (6°), Romeo Cantelli (e’ Partigian) (7°). L’ultimo a destra in
piedi e con una mano alla bocca è Agide Vandini (Perani). (Riconoscimenti di Agide Vandini).
L’Asilo di Filo e Don Giuseppe Menegatti
Note essenziali di Vanni Geminiani
L’Asilo Parrocchiale di Filo fu aperto
il 17 febbraio 1949 per merito del parroco di Filo Don Giuseppe Menegatti che
si accollò ogni spesa, sia per la ristrutturazione dell'edificio, che per il
mantenimento delle suore, nonostante l'anno precedente la parrocchia di Filo
avesse subito una drastica riduzione del suo Beneficio che era, prima
dell'arrivo di don Giuseppe, composto da ben 95 ettari di terreno.
Con un documento pontificio emanato a
Roma il 3 febbaio del 1948 la parrocchia di Filo dovette infatti cedere buona
parte dei suoi terreni alle parrocchie di Portomaggiore, Argenta e al Seminario
diocesano, e rimase con un Beneficio ridotto a soli 24 ettari.
Don Giuseppe Menegatti aveva però
grandi conoscenze come ex cappellano militare (dal 1938 al 1946) e per fondare
l'asilo richiese denaro anche a personaggi esteri di sua conoscenza in
Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti evidenziando con tutti (anche esagerando)
che aveva parecchi bambini orfani da sfamare.
L’Asilo fu inaugurato il 19 marzo 1949
dall’arcivescovo di Ravenna Mons. Giacomo Lercaro, dal Prefetto di Ferrara e
dal sindaco di Argenta Carlo Bolognesi e fu dedicato ai caduti di guerra.
Don Giuseppe Menegatti era nato il
18-2-1902 a Dogato e morì il 9-2-1953 sulla Strada Rangona fra Bando e
Portoverrara per incidente stradale dove è ricordato in un cippo a lui
dedicato.
Era stato ordinato sacerdote il
17-12-1927 da Mons. Antonio Lega Arcivescovo di Ravenna, cappellano a Cervia e
a S. Alberto (1927 e 1928), parroco a Berra dal 1929 al 1937 e infine Cappellano
Militare dal 1938 al 1946. Fu parroco di Filo dal settembre 1947 al 9 febbaio
1953.
E’ sepolto ad Argenta.
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Dal diario suor Giulia
Giulietti[1]:
….. Il signor parroco don Giuseppe
Menegatti ha per un periodo di tempo per aiuto il sacerdote don Filippo Ricci,
il quale conosce molto bene questo popolo e le sue attrattive, così insieme
alla Madre Superiora formano una filodrammatica con un gruppo di giovani e
giovanette. Questa iniziativa è stata efficace per rompere il ghiaccio che vi
era fra tanta gente e la Chiesa.
I giovani hanno dato queste
rappresentazioni anche nei paesi vicini, con tanto successo, grande entusiasmo
di tutti. Il popolo si compiace di queste belle iniziative e è molto
riconoscente per il bene che riceve.
La messa cantata per Pasqua è eseguita
dai giovani e giovanette della filodrammatica, con una partecipazione grande di
tutto il popolo. La Madre Superiora, nelle feste natalizie, prepara ai bimbi i
doni sul magnifico albero di natale. La gioia dei piccoli è grande, si nota dai
loro visetti sorridenti e felici.
Negli anni seguenti per la festa
dell'Epifania il signor Parroco, aiutato dalla Superiora e dalle suore,
preparano la bella sorpresa delle famose calze piene di doni per tutti i bimbi
e bimbe dell'oratorio festivo
Nel 1952, il sacerdote don Filippo
Ricci parte da Filo per recarsi, come parroco nella provincia di Terni, dove è
accolto con grande entusiasmo dal suo popolo.
La Madre Superiora continua da sola ad
organizzare scenette e operette per la gioventù di questo popolo e nello stesso
tempo esercita i cantori per le feste della chiesa. Per la festa di S. Agata, 5 febbraio 1953, il gruppo di giovani della schola
cantorum, guidati dalla Superiora, canta la Messa solenne a 4 voci con
grande soddisfazione di tutto il popolo. Il signor parroco, come segno di
riconoscenza offre loro una cena. I giovani intervengono contenti per passare
un'ora di serena compagnia.
La mattina del 9 febbraio 1953 il signor parroco celebra la S. messa per
il sacerdote defunto don Giulio G. (Direttore del Belgio, delle suore di Filo).
Don Giuseppe celebra questa santa messa con un raccoglimento straordinario, che
richiama l'attenzione dei presenti.
Terminata la Santa Messa il signor parroco si mette d'accordo con la
Madre Superiora per la cena famosa dei cantori per le ore 7 di sera dello
stesso giorno. La Madre fa notare al sacerdote che non si da inizio alla cena
senza la sua presenza. Egli dice: "sarò pronto all'appello".
Don Giuseppe parte con una macchina con un giovane di Argenta per Padova
per trovargli il lavoro.
Tutto è andato
bene sennonché sulla via del ritorno, mentre egli conversava allegramente con
questo giovane e il padre di lui, improvvisamente a pochi chilometri dalla sua
casa, in un crocevia, un camion urta forte contro la loro macchina che sbalza
in mezzo alla strada il degno sacerdote, don Giuseppe, con una ferita mortale
alla testa, il quale dopo pochi minuti di atroce sofferenza, assistito da un
altro sacerdote, rende la sua bell'anima a Dio. La grave disgrazia avviene
verso le ore quattro e mezza pomeridiane.
La Madre
Superiora e le suore, non consapevoli della grave disgrazia avvenuta, sono
occupate a preparare la cena ordinata dal signor parroco. Quando verso le sette
si ode il suono del campanello, la Madre, sicura che era il Parroco che arriva
insieme ai giovani. Ella stessa apre la porta. E’ la sig.na Rina Rocchi, la
telefonista, che porta la triste notizia: don Giuseppe è morto! In uno scontro
stradale. A tale notizia la Superiora e le suore sono vivamente addolorate e la
Madre Superiora si reca subito a confortare i vecchi genitori del sacerdote,
che già consapevoli della triste notizia sono immersi in un profondo dolore.
Verso le sette e mezza arriva la Croce Rossa, portando la salma del
grande apostolo che ha dato la sua vita per amore del prossimo.
Monsignor Giovanni Zalambani, dice alla Superiora, alle suore e ai
presenti di preparare la camera ardente nello studio del Parroco così tutti
possono rendere omaggio al proprio pastore. Il dottor Cirelli, aiutato dalla
Superiora, fascia la grande ferita della testa, poi viene rivestito della cotta
e stola.
A tale notizia tutto il popolo è addolorato, durante la notte il giorno
seguente è un continuo pellegrinaggio di gente che viene da ogni luogo per
visitare e pregare accanto alla sua salma.
Sua Ecc.za mons. arcivescovo Negrin, con altri sacerdoti, benedice la
salma, è profondamente addolorato, prega con viva pietà, l'accompagno è un vero
trionfo di omaggio che gli rende tutto il popolo, da Filo al cimitero di
Argenta; nonostante la grande nevicata e il gelo che rende difficile il
cammino, tutti partecipano al corteo funebre.
E' un corteo fatto di più di trenta macchine, tante moto e biciclette.
Il popolo di Argenta gli viene
incontro con tutte le autorità e con i suoi vessilli. Don Giuseppe amava molto
quest'opera e con grandi sacrifici mostrava la sua dedizione, dando tutto ciò
che aveva perché nulla mancasse ai bimbi e a coloro che ad essi si dedicano.
Grandi ideali aveva sull'avvenire dell'asilo, per il quale egli tutto dava e si
prodigava. Per 11 mesi la parrocchia è rimasta senza parroco, aveva come
economo spirituale don Domenico il quale ha fatto tutto il suo possibile per
attirare anime al Signore.
Cliccare sulle immagini per vederle ingrandite
[1] Successivamente Madre Superiora di Filo, alla morte di Suor
Anna Maria Magrini avvenuta il 16-3-1959.
4 commenti:
AGIDE, SEI STATO BRAVISSIMO . GRAZIE PER LE FOTO E LE DESCRIZIONI
naturalmente un grazie anche a VANNI.
Ricevo da Geminiani Aderitto, a Filo un tempo conosciuto col nomignolo di "Pippi", una preziosa testimonianza che pubblico col suo consenso:
"... quanto tempo e' passato da quella triste sera ,mi ricordo benissimo il rincorrersi di voci e di capannelli sparsi un po' qua' e la' nel paese .C'era sgomento ed incredulita' in quel tristo evento,anch'io rimasi colpito ,non facevo altro che passare da un capannello all'altro ad ascoltare i commenti della gente che si era riversata nella piazza per sapere la dinamica di quella disgrazia ,Si chiamava Don Giuseppe Menegatti e lo conoscevo molto bene ,ho fatto il chierichetto alle sue funzioni religiose per molto tempo assieme a mio cugino Giovannino.A noi ragazzi piaceva tanto il gioco del calcio ,nella sua parrocchia ci si radunava quotidianamente e si disputavano interminabili partite di pallone.Un bel giorno decidemmo Giovannino in primis di chiedere a don Giuseppe in premio alla nostra fedelta' al servire la messa : Il completo per formare una squadra di calcio ,scarpe pallone maglia azzurra .Sulle prime il Don Giuseppe rimase senza parole ,ma poi con il pressing di Giovannino acconsenti' con grande gioia di tutti noi di Filo .era fatta dopo un paio di giorni Giovannino mi chiamo alla finestra del palazzone per dirmi di andare a prendere il corredo tanto sognato. Non ho mai dimenticato la sua figura di uomo e sacerdote molto umano pronto a dare una mano a chi aveva bisogno.Il destino e' stato crudele con Lui: era stato estratto il suo biglietto!!.
Ricevo e pubblico volentieri:
Grazie di avermi fatto ricordare la Madre superiora e le altre suore dell’asilo che anche io ho conosciuto : Giulia, Regina e Matilde.
Poiché nel diario di suor Giulia , ho letto della compagnia che recitava nei teatri (composta da giovani filesi) , dove la Madre superiora aveva messo molto di suo (Insegnante di canto, ballo e costumista).
Dato che , anche mio padre [Massimo] e mio zio [Gigino] facevano parte della compagnia e, a volte , ricordavano con simpatia la Grande Madre Superiora e anche episodi tragicomici accaduti dietro le quinte e sul palcoscenico (mi dicevano che , per sbaglio, una volta uno svenimento fu rimediato con una secchiata di colla invece che acqua) , Ti chiedo se riesci a ricostruire un poco di storia di questa “compagnia teatrale” che , mi dicevano, riscuoteva successo anche fuori delle mura amiche (il cinema Tebaldi).
Grazie e un grande saluto.
Gianni Galamini.
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