Le foto della decadenza del mio paese
di Agide Vandini
Sono poche ma significative immagini
che, viste in rapida rassegna, non mancheranno di toccare il cuore di chi ha i
capelli bianchi ed è nato e vissuto in questo paese. Sono luoghi ed edifici in malinconico
abbandono che oggi ci guardano stupiti, quasi increduli, di fronte al beffardo
e triste destino, come ai tanti sforzi finiti nel nulla.
Nello svuotamento delle due frazioni di
Filo, progressivamente spopolatesi a partire dagli anni Ottanta del ‘900 ed ora
pressoché ridotte a dormitorio per anziani, è difficile dire quanto ci sia
stato di ineluttabile, di cinica sorte toccata ai piccoli centri, e quanto
invece la rapida decadenza sia dovuta a speranze mal riposte, a scelte
sbagliate, talvolta improvvide o, semplicemente, insufficienti a fermare il corso
della storia.
I soggetti ritratti ci raccontano quanto
abbiamo perso, ma, in qualche modo, essi si ergono a testimoni dell’abnegazione
di una comunità che si risollevò con orgoglio dalle distruzioni della guerra e
che, da condizioni di estrema povertà, a poco a poco, seppe raccogliersi
attorno ad un’idea di solidarietà e, attraverso di essa, dare una speranza, un’istruzione
ed un dignitoso avvenire ai propri figli.
Alla base di tutto, come ricordano i più
anziani, ci fu nel dopoguerra un grande spirito di sacrificio collettivo ed
anche una giovane classe dirigente, dinamica, caparbia, volitiva, capace di ardite
iniziative che diedero al paesello un largo e meritato prestigio.
Oggi questi spazi di aggregazione, di
svago e di lavoro, un tempo orgoglio della collettività, sembrano ammonirci
sulla precarietà di molti valori e di molti sogni, non sempre facili da mettere
in fila.
Sotto sotto, la mestizia dei luoghi, le finestre
e i portoni sprangati per sempre, vorrebbero però dirci altro. Ricordarci, ad
esempio, che un villaggio, una comunità che voglia avere un futuro non può
fondarsi soltanto sulla qualità e sulla funzionalità di servizi ed istituzioni,
ma, prima ancora, sull’amore per il luogo natio trasmesso ai propri figli, su una
vita quotidiana in sintonia col territorio, su una chiara identità culturale e,
poi, su tanti sentimenti oggi finiti nel dimenticatoio: la voglia di vivere
assieme, la forza dei valori di solidarietà, il piacere impagabile di condividere,
coi propri paesani, sogni, progetti ed esperienze.
Chissà. Forse è proprio questa la strada
in cui ci eravamo incamminati e che, travolti dall’onda del consumismo, dalle
cocenti delusioni e dall' ”ognun per sé”, a poco a poco, abbiamo smarrito.
L’ex Asilo
Parrocchiale abbandonato L’ex Cinema e Teatro Tebaldi dismesso negli anni ‘70 Le rovine dell’ex campo polivalente realizzato negli anni ’70 (basket, pallavolo e pista di atletica - nel riquadro -) La sede abbandonata della ex Coop Terra e Lavoro (poi confluita nella fallita Coop. Costruttori) L’agenzia filese dell’ex Banca Popolare di Bagnacavallo e Fusignano, poi divenuta Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna. L’istituto si è fuso di recente nel Gruppo bancario Intesa San Paolo che ne ha deciso la chiusura poche settimane fa |
Le ex Scuole Medie soppresse
negli anni ‘90 L’ex Caserma dei Carabinieri abbandonata una decina di anni fa L’ex Centro Tennis «Albano
Buzzi» anni ’70 soppresso una ventina d’anni fa. I pioppi, i pali dell’illuminazione,
la tribunetta non ci sono più, ma la terra rossa si intravvede ancora fra i
fili d’erba. La sede abbandonata della ex Coop Muratori di Filo (poi confluita nella fallita C.M.R.) Il vecchio ottocentesco
Palazzone, centro civico dell’anteguerra, primo cinema e teatro del paese, per
molti anni luogo di attività cooperative, artigianali e commerciali oltre che
formicaio di famiglie bracciantili ed operaie. L’imponente edificio da parecchi
anni traccheggia abbandonato e transennato, nell’attesa del suo inesorabile crollo
strutturale, senza credibili prospettive di recupero, né progetti di
abbattimento. E’ l’icona di un paese
che fu. |