mercoledì 12 settembre 2018

Da un rogito dell’Anno 1454


Per chi ama la storia locale
di Agide Vandini[1]

N. CCXIII -  Dall’Archivio Arcivescovile di Ravenna, prot. 126, p. 595 excerpt. Dall’Archivio Estense di Modena, litt. N. 26
Concessione enfiteutica fatta dal vicario arcivescovile di Ravenna
a Natale Aleotti di alcuni fondi boschivi e vallivi della riviera di Filo. Anno 1454. 3 Febbraio.
[Traduzione dell’autore dalla Appendice ai Monumenti Ravennati del Conte Marco Fantuzzi (1740-1806),
pubblicata a cura del Canonico Antonio Tarlazzi, Prefetto dell’Archivio Arcivescovile di Ravenna (1859)]





In nome di Cristo. Così sia. Nell’anno dalla Natività, Mille Quattrocento Cinquanta Quattro, Indizione seconda, il terzo giorno del mese di febbraio, nel tempo del Pontificato Santissimo in Cristo Padre e Signore, del nostro Signore Nicolò Quinto Papa della Divina Provvidenza[2]. In Argenta, nella casa di Sir Tommaso del fu Paolo Talassini, Notaio e Camerario del Signore Arcivescovo di Ravenna, sita in Via del Trivio, residenza del sotto indicato signor Vicario, nel luogo in cui per suo diritto egli si concede, alla presenza di Giacomo del fu Dainese e di Serafino del fu Pietro De Zechi, tutti testimoni di Filo come più sotto indicati.
Il Venerabile  ed esimio giurista e Dottore signor Giovanni Francesco Panini Canonico Padovano, il Vicario generale nello spirituale e nel temporale Il Reverendissimo in Cristo Padre e signore del signore Bartolomeo Roverelle col permesso dell’Arcivescovo Degnissimo della Santa Chiesa ravennate, avente il rinnovo del mandato, come appare dal suo mandato in mano a Ser Luca di Montefalco notaio Pubblico e Cancelliere dello stesso signor Arcivescovo da me Notaio sotto descritto visto e letto, in nome e nelle veci del signore arcivescovo della Chiesa di Ravenna, diede e rinnovando concesse a Natale del fu Matteo Aleotti di Filo presente e richiedente per sé ed i suoi figli e nipoti, il diritto di Livello nei prossimi venti nove anni rinnovando quanto la stessa chiesa ravennate aveva convenientemente concesso fino a che i propri dovuti Canoni scaduti non rimasero temporaneamente insoluti, e gli accordi non mantenuti, per non importa quale giusta o legittima causa. La sua richiesta ha trovato con piacere l’assenso da parte di una generosità mai andata persa, per contro i percipienti in perpetuo di ciò che era stato loro dato in arricchimento e quanto sperato come da ciò che è sotto descritto, e in questo modo, e terre, boschi e valli secondo quanto è di diritto della Santa chiesa ravennate ed essa possiede nella Riviera di Filo. Innanzi tutto la terza parte di un pezzo di terra arativa e boschiva non divisibile con Domenico suo nipote e fratelli, indi un’altra terza parte e Antonio e Stefano coi loro nipoti, indi un’altra terza parte di terreno, posta nel territorio di Ravenna al di là del Po, di fronte al Comune di Lombardia, che confina con detto fiume, esattamente ad un lato del Po, dall’altro da quelli di Bonessi, un lato verso Argenta del Domenico predetto per la sua terza parte, l’altro verso Ravenna eredi Antonio Coatti. Parimenti la metà della metà di un pezzo di terra arativa, boschiva e valliva indivisibile con Domenico e fratelli Aleotti e suoi nipoti, per un’altra metà della metà posta oltre Po in territorio di Ravenna, detta la Guidelina, acquistata da Ser Bartolomeo Gennari un tempo di Pietro Natali e per esso degli eredi di detto Pietro. Di quanto predetto metà è verso Argenta, confinante al lato superiore verso Argenta col fratello Salvatore Aleotti, al lato superiore verso Ravenna con Aleotto Aleotti, da un capo al Po dall’altro il [canale] Libollo fino a metà. Parimenti metà delle due parti di una valle ed anche Piscatoria pro diviso con detto Domenico e fratelli con le sue cuore, canali, dossi, vidotariis [sorta di terre emerse?], poste oltre Po, nel luogo chiamato Zancadello, giusto ai confini di detto corso d’acqua verso il Po, Salvatore e fratello di Aleotto, altro verso le valli del Canale Libollo fino a metà, un lato Salvatore predetto dall’altro, acquisizione questa fatta da Cristofalo Amadei. Parimenti metà della metà pro diviso con detto Domenico e fratelli per altra metà della metà, secondo consuetudini, che l’altra metà detengono Tonone e Bertuccio Baressi un pezzo di terra boschiva, pascoliva e valliva, posta in territorio di Ravenna oltre Po, chiamato Bodena, opposta alla Villa di Case Selvatiche, acquistata dagli eredi di Ser Tibelio di San Biagio, giusto ai confini con tutte le metà di Natale, Domenico e fratelli, naturalmente da un lato il Canale Libollo fino ai confini della rotta, l’altro già appartenuto a Giovanni Folicaldi ed ora dei Baressi, un capo di questi Baressi ed eredi Nascimbeni Malandrini Aleotti di diritto del Monastero delle sorelle San Paolo di Ravenna, altro appartenuto al signor Obizzo da Polenta, ed al presente di Bonaventura Bomleis di Ferrara, oppure escluse[?] dalle cose predette, oppure in aggiunta ad altre terre, oppure dei più veri confini. Con le entrate e uscite sue e di tutti i singoli diritti spettanti e pertinenze della cosa o dio qualsivoglia direzione. Di queste cose è stato chiesto il diritto, come premesso, all’elargizione del Vicario ed al Signore del Vicario stesso, come premesso, rinnovando concede, altrettanto giustamente e ragionevolmente chiede e da altre minime trattenute apparenze. Per averle, mantenerle, possederle, usarle, fruirne ed in tutto migliorarle, dietro obbligo di pagamento annuale alla domenica delle Palme della terza parte di un Pissis come sopracitata prima rata. E come seconda rata un Pissis ed un quarto di Pissis nel mese di Marzo. E come terza rata due denari Ravennati nel mese di Marzo. E come quarta ed ultima rata un Denaro nel mese di marzo, oppure restituendo fra l’Indizione della predetta Chiesa di Ravenna, non più tardi, oppure verrebbe considerata negligenza tanto quanto il mancato pagamento obbligatorio, oppure alle migliorie alle cose predette. Neppure è permesso a detto Natale conduttore, ai suoi figli e nipoti, in relazione a dette cose, dare, vendere, o donare, oppure permutare, e neppure abbandonare, né in alcun modo alienare, neppure ad alcun venerabile luogo dare, oppure lasciare, neppure alla Chiesa Ravennate sua Benefattrice […].

Dalla traduzione della parte essenziale dell’atto, e dall’osservazione di alcune mappe antiche è stato possibile collocare con buona approssimazione i terreni oggetto della concessione sul nostro territorio.
I beneficiari della concessione enfiteutica sono gli Aleotti, una famiglia legata alla Riviera di Filo ed ai villaggi ne fanno capo. Essi furono per molti secoli grandi possidenti della nostra parte di territorio a sud di Po vecchio (o di Primaro). Ancora oggi quei terreni e quell’area viene localmente indicata come «Aleotta» (in dialetto l’Agliöta).  
Oggetto della concessione sono quattro distinti appezzamenti o partite di terreni che, nella loro parte descrittiva sono stati evidenziati in quattro colori diversi con la sottolineatura dei riferimenti geografici.
Queste le osservazioni effettuate e le relative conclusioni:

Si consiglia, per una migliore osservazione dell'Orma del Canale Libolo,  di cliccare sull'immagine della mappa per vederla ingrandita. Lo stesso consiglio a chi volesse prendere migliore visione del testo latino della Concessione.


1



2










3




4

Rosso



Verde










Azzurra




Viola
La partita è posizionabile nella parte posta nel territorio di Ravenna, a sud del Po, di fronte al Comune di Lombardia [grosso modo all’altezza dell’attuale Borgo Maggiore di Filo]

Anche questo terreno detto la Guidelina [forse Guidolina - da Guido Da Polenta -] sii colloca nel territorio di Ravenna, quindi a sud del Po, fra il fiume ed il Canale Libolo (o Libollo).
Sappiamo dalla Carta Manzieri (1745) dell’esistenza di questo antico canale che, proveniente dal lughese [ricorda nella sua denominazione l’antica Villa Libba posta fra Fusignano e Belricetto], doveva scorrere parallelo ed a sud del Po di Primaro, da Case Selvatiche fino allo sbocco nel Po a valle di Longastrino.
La collocazione più ragionevole di questo terreno viene quindi ad essere, a sud del Po fra Molino di Filo (o Filvecchio) e la Menata di Longastrino.

Anche questo terreno è indicato oltre Po ed è composto da cuore (presenti proprio in quell’area) e valli piscatorie. La descrizione non lascia dubbi che si tratti della parte a sud del Po. Il posizionamento pare potersi collocare di fronte all’attuale borgo di Molino di Filo.

Quest’ultima partita, anch’essa in territorio di Ravenna oltre il Po, in opposizione a Case Selvatiche, si colloca dunque fra detta località ed il canale Libollo che, come già si è detto, aveva un corso parallelo rispetto al Po di Primaro.

             
                                   



[1] Inviata e gentilmente segnalata da Andrea Cariani di Portomaggiore.
[2] Il testo pubblicato riporta erroneamente Papa Niccolò IV. Alla data ed all’epoca della concessione il Papa era Niccolò V.