Non è più lo stesso sport
di Agide Vandini
M’ero riproposto di non scrivere più intorno
alle faccende di calcio, su di uno sport che fa sempre troppo discutere, ma di
fronte alle polemiche di questi ultimi giorni ed alle tante opinioni improvvisate
ed estemporanee, provo a dire la mia, quella, cioè, di un vecchio innamorato di
questo gioco. Mi permetto un primo suggerimento: chi si sente gratificato da
quanto offerto in questo momento sul patrio suolo, chi sa già tutto, chi ha già
una risposta legittimista per ogni cosa e, semmai, sospetta che questa sia,
sotto mentite spoglie, un’alzata di scudi e bandiere, può tranquillamente
fermarsi qui.
***
Quanto sta capitando al mio Bologna,
modesto di suo e scosso, bistrattato, cornuto e mazziato nelle ultime settimane,
non è l’effetto di chissà quali complotti ai suoi danni, ma il risultato palese
di una deriva calcistica in atto da tempo, di una serie di distorsioni regolamentari
variamente interpretabili destinate, nel lungo termine, a mortificare, in
particolare, le società meno protette della Serie A.
Molte modifiche regolamentari introdotte
negli ultimi decenni hanno avuto l’effetto, soprattutto in Italia, di
moltiplicare a iosa le decisioni e le discrezionalità arbitrali, con le
deleterie conseguenze che stanno sotto gli occhi di tutti.
In presenza di cotanta
discrezionalità, c’è chi ci perde e chi ci guadagna, ovviamente.
In altri mondi, come nel pettoruto calcio
inglese, tutto sommato le innovazioni sono state assorbite in un ambiente
sportivo tradizionalmente ispirato allo spirito originario di questo sport. Nel
Bel Paese, invece, ove gli arbitri da sempre pretendono la scena, le
innovazioni hanno comportato:
molte più decisioni del direttore di
gara
= + discrezionalità dello stesso
= + possibilità di ingiustizie.
«Datemi una leva, ed io vi solleverò
il mondo…» pare abbia detto un giorno il geniale ed italico Archimede da
Siracusa. Allo stesso modo, le modifiche regolamentari, nate con l’intento di
spettacolarizzare il gioco, hanno dato alle nostre ex giacchette nere, il destro
per stravolgerlo e vanificarne lo spirito. Loro fischiano e fischiano.
Fischiano sempre, tronfi e impettiti come il vigile Alberto Sordi. Ovviamente
stanno attenti a non esagerare nei confronti di chi li tiene e li mantiene nella
dorata élite calcistica.
Come tutti quelli che stanno ai posti
di comando, essi sanno bene che se si fischia 50 volte in una partita anziché
25 (come avviene altrove), si raddoppia la possibilità di indirizzare la gara
nella direzione voluta o preferita, o, comunque, meno problematica.
Per giunta, ora c’è il VAR, ovvero il
modo di farne cattivo e improprio uso. Si è dato giustamente il benvenuto alla
tecnologia applicata allo sport, ma il suo uso sconclusionato sta provocando ancor
più ingiustizie e malcontento. Come ai tempi delle famose «grida manzoniane» si
riesce a manovrare ad hoc la chiamata / non chiamata del nuovo mezzo tecnico:
c’è sempre una regola che viene in soccorso, in grado di favorire il potente di
turno. Qui sta l’inghippo.
Forse allora è il caso di soffermarsi
su alcune innovazioni regolamentari che hanno portato a questo stato di cose,
quelle che, almeno secondo il parere di chi scrive, hanno finito per snaturare lo
spirito del gioco (un tempo…) più bello del mondo.
L’addio
al principio della “volontarietà”.
L’abbandono di questo vecchio principio alla base della punibilità dei falli e
il passaggio a quello, più televisivamente controllabile, del “danno procurato”,
ha generato una caterva di casistiche e di sotto-variabili di cui non si vede
la fine. Non è più la «causa» di un intervento a determinarne la fallosità, ma il suo «effetto», a volte ancor
più soggettivo e interpretabile, peraltro sottoposto ad una serie di limitazioni
e condizioni poco chiare, spesso difformi e in continuo cambiamento.
Le regole sono troppe e poco
comprensibili, sia in campo che fuori dal campo. Sì, avete letto bene, anche
sugli spalti e sulle poltrone, perché chi paga il biglietto, o l’abbonamento
alla pay-TV, ha il diritto di capire e di immedesimarsi in ciò che sta
guardando…
Pensiamo ai falli di mano puniti
diversamente a seconda della parte del campo in cui sono commessi, ai rigori
assegnati per tocchi palesemente accidentali, talvolta ininfluenti sullo
sviluppo delle azioni di gioco. E’ in questo contesto che, nel suolo italico, prospera
la simulazione dei giocatori più protetti e prende quota il protagonismo di
certi arbitri, ai quali sta stretto il ruolo di mera figura di garanzia, ovvero la
sola custodia del leale svolgersi della gara.
L’arbitro medio italiano vuol far
sentire il più possibile la sua presenza, anela l’elogio e le lodi di chi lo ha
prescelto, fino a subire da anni la cosiddetta «sudditanza psicologica» verso
le grandi squadre. Sa, in tal modo, di compiacerne i numerosi tifosi e i media nazionali
alla mercé dei desideri delle grandi piazze. Così moviolisti e gazzettieri, difendono
a spada tratta il loro “spettacolo”, i loro clienti ed inserzionisti. Sim sala bim… ed escono fermi-immagine ad
hoc per tranquillizzarci tutti. Ci dicono che sì, la mano del difendente non
può che stare lì, ma il braccio è a 40 centimetri e non a 25, che il tocco c’è,
che le gambe si toccano, che il giocatore è stato bravissimo a “conquistarsi il
rigore” ecc.
Chiedo semplicemente a questi signori:
ma quale virtù può vantare chi induce un arbitro a sanzionare furbescamente gli
avversari, regolarmente poi definiti sciocchi, fresconi ed ingenui? Lo spirito
sportivo dove sarebbe? Nel far fessi gli avversari? Coglione, insomma, è il
tipo che casca nella trappola e “morta là”, direbbero i miei lontani compagni
artiglieri… E le gomitate? Beh quelle si interpretano e si rigirano come si vuole…
Prima però, mentre il giocatore sta a terra e ferma appositamente il gioco per
dar modo al VAR di irrompere sulla scena, è meglio, per il direttore di gara,
guardare il colore della maglia che ne trarrebbe beneficio…
La
commedia. La
“commedia” pedatoria all’italiana va così in onda quasi ogni sera. Basta
mettere il “corpo davanti”, poi lasciarsi cadere, e tutti a dire che provocare quel
fallo è stato un gran colpo di classe… E intelligente, soprattutto. Se poi si va
in situazione di vantaggio, guai se non si cade ad ogni passo, non si sviene, non
si perde tempo, non si provocano
interruzioni di gioco, magari poi ci si riprende e si va anche a far gol pochi
secondi dopo, fra gli osanna di chi ama e
venera i propri guitti e cascamorti…
L’arbitro, il VAR, i commentatori
televisivi, coi loro comportamenti, tutti si sono ormai adattati a questo modo
di intendere lo spettacolo (non lo si chiami sport, per carità…) e lo
assecondano. Nessuno, guarda caso, ha finora pensato a come mettere un freno a simulatori
e commedianti… Eppure basterebbero multe da assegnare a fine gara, magari da
parte degli addetti al VAR: tanti bei soldi da devolvere in beneficienza ogni
volta che questi pagliacci antisportivi alzano la mano e chiamano in falso, oppure
si buttano di proposito per ingannare l’arbitro…
Cartellini
gialli e rossi. Se lo
scopo dello sventolio di provvedimenti a go-go (in Italia ormai si ammonisce
quasi ad ogni calcio di punizione) è penalizzare il gioco difensivo, direi che
si sta ottenendo l’effetto contrario. Chi viene premiato in realtà è chi gioca in
contropiede. Tutti indietro, file strette e baricentro basso, mediana a pressare,
cattura della palla per innescare la ripartenza del giocatore più veloce: arrivano gialli
e rossi in campo avverso come se piovesse… Per indurre il portatore di palla all’errore,
lo si assale da ogni parte. Una volta si
prendeva punizione se si entrava in due contro uno e, a parità di fallo, si
favoriva il difendente. Quando è stata soppressa quella regola? Boh…. La prassi
deve aver superato la norma…. Molti falli, poi, sono diventati “tattici”
attribuendo all’arbitro una capacità di interpretazione, o di previsione dello
sviluppo del gioco, che non ha e non può avere. Forse però lo scopo delle nuove
norme è anche quello di far aumentare i posti di lavoro in campo, col subentro
di uomini dalla panchina al posto degli ammoniti. Viene da pensare ad un escamotage
ben gradito dall’asso-calciatori, come lo è di certo l’esorbitante e crescente
numero delle sostituzioni…
Le
sostituzioni.
Purtroppo ho abbastanza anni per poter raccontare come, ai miei tempi, non si
potesse sostituire proprio nessuno. Per nessuna ragione. Per questo nel ‘66
perdemmo inopinatamente dalla Corea… Non si poté sostituire Bulgarelli dopo
l’infortunio avvenuto nel primo tempo e si giocò quasi tutta la partita con un
uomo in meno. Poi un bel giorno arrivò
il “Dodicesimo”, il “Tredicesimo” e fin lì ci si poteva stare… A ruota ne sono
poi venuti altri due, poi l’infoltimento delle panchine e, infine, complice il
Covid,… ora siamo a cinque sostituzioni: praticamente si ricambia la metà dei giocatori di
movimento ogni partita… Indietro non si tornerà, pare… Di certo così i
calciatori allungano le loro dorate carriere; non per nulla oggi i 40enni in
campo sono assai comuni…Anche questo ulteriore impiego di giocatori, tuttavia, favorisce
chi dispone di rose ampie ed omogenee, con l’effetto di aumentare il divario
fra le squadre con mega-diritti televisivi e le altre…
Stiamo proseguendo nella trasformazione
radicale di questo sport. Ulteriori modifiche si imporranno per giungere
all’arbitraggio digitale, ovviamente sotto la tutela delle squadre più potenti
e dei loro lacchè. Mancano ancora i time out, il tempo reale, i falli tecnici, le
espulsioni temporanee, i tiri liberi, poi avremo stravolto del tutto il gioco
del calcio, sempre che si giochi ancora con i piedi e con la palla rotonda…
Basta
confronti col passato.
In conclusione, dunque, niente “dai al ladro”, niente fumus persecutionis, ma ricorrendo ugualmente agli antichi detti
latini viene da pensare al sempre utile cui
prodest ?[a chi giova?] Chi le ha volute queste norme e perché? Chi ne regolamenta
le interpretazioni all’italiana? Rispondere a questi interrogativi basta e
avanza.
Su queste considerazioni, dedicate a
chi ama davvero lo sport, si può concordare o dissentire, ma si converrà quanto
meno sul fatto che quello di oggi è un calcio ben diverso dalla concezione
originaria, da quella cioè di cui ci siamo innamorati. Tanti ovviamente i nuovi
aspetti tecnici ed evolutivi: il numero sempre
crescente delle gare ufficiali, i materiali e le attrezzature migliorate, i più
razionali sistemi di allenamento, la prevenzione e la cura degli infortuni, ecc.
Troppe, però, anche le intervenute variazioni regolamentari. Neppure il modo di attribuire le autoreti è
più lo stesso: ai cannonieri di oggi si assegnano persino le deviazioni
fortuite dei difensori, dopo che già si avvantaggiano di un numero esorbitante ed
irragionevole di rigori…
Rivolgo allora una supplica a chi ci
dispensa quotidianamente statistiche da strapazzo, a quelle noiose coppie di
tele-commentatori (i telecronisti single alla Carosio sono ormai in via di
estinzione…) che non sanno più a quali numeri, medie, scostamenti e percentuali
affidarsi per le loro cosiddette “acute analisi”.
Sentir evocare con termini iperbolici certi
realizzatori di oggi, opposti a frustrati difensori in preda al terrore, ridotti
a belle statuine (se vogliono terminare le partite e sperare di evitare improvvisi
e cervellotici rigori...), e poi sentirli confrontare ai grandi del passato, ai Riva,
Boninsegna e Pascutti non si può proprio.
Statevene buoni, abbassate i
toni, non fate comparazioni assurde. Soprattutto
non confondete le cose. Ignorate, se vi sta a cuore la storia di questo sport,
i tabulati e le videate che vi compaiono durante le telecronache.
Abbiate pietà di chi segue il vecchio
football da una vita e soprattutto mettetevi il cuore in pace: neppure uno degli
scudetti, vinti durante gli anni del calcio-sport è confrontabile con quelli recenti
del calcio-business.
Risparmiateci almeno questo…
PS: A titolo puramente esemplificativo, facilito la vita a chi voglia
rivedersi il secondo rigore assegnato giovedì sera al Napoli. Può farlo cliccando qui:
L’attaccante napoletano (in calzoncini
neri) sta andando verso l’uscita dall’area. Non c’è pericolosità apparente. Il
difensore tenta di inserirsi fra gamba e palla. Nel farlo sfiora la gamba dell’avversario
che raggiunge la palla senza significativo impedimento. L’attaccante, come si può vedere, già
si trascina furbescamente il piede destro pronto alla caduta. Stramazzerà a
terra: rigore e nessun intervento riparatore del VAR… E’ una partita di calcio
o di basket? Sono regole sbagliate, interpretazioni ad capocchiam, o entrambe le cose? Il VAR che ci sta a fare se
possono essere assegnati rigori come questi? A ognuno di noi la sua sentenza…