sabato 9 dicembre 2023

‘Filo è Festa’ - Le mostre fotografiche degli anni’90

 

Le prime mostre riordinate, ricomposte e rese disponibili sul Blog

di Agide Vandini

 

 







 

Di queste prime tre mostre fotografiche allestite nell’ambito di ‘Filo è festa’, ho sempre conservato le foto di ogni pannello, ossia quelle che mio cognato Giovanni ebbe l’accortezza di scattare per farne piccoli album per eventuali amatori.

Messi in vendita alla discreta somma di 100.000 lire cadauno, di questi album ne vendette due per ogni edizione: uno lo comprai io e l’altro lo comprò Don Romeo Cantelli, mio inseparabile amico d’infanzia, persona che ha ancora, tutt’oggi, il paese d’origine, e la sua storia, nel più profondo del cuore.

 

Non fu facile, né semplice allestire queste prime mostre.

I pannelli da preparare su telai prestati dal Museo del Senio, in epoca in cui i primi PC portatili erano dotati di scarsa memoria, sia di massa che di RAM, non si poterono impostare integralmente sul computer. Si poté appena crearci i files di «Guida alla Mostra» e delle «didascalie», testi talvolta modificati al momento dell’allestimento e che poi ho conservato nei formati originari.

In quegli anni, dati gli impegni professionali, e la mia residenza abitativa ad Argenta, non potevo sobbarcarmi eccessive incombenze.

Il gruppo di lavoro, un mesetto prima della festa si riuniva un paio di sere nella casa di mia sorella Carla e del marito Giovanni; assieme ed in buona armonia si sceglieva il materiale, mentre io trascrivevo contestualmente sul portatile le didascalie sulla base di testimonianze riferite, per poi giungere, in un secondo tempo, ad un ragionevole «testo guida» che doveva scorrere a fianco delle immagini e costituirvi un filo conducente, un senso logico.

Fummo incoraggiati ed avviati alla prima mostra del 1995 «Frammenti di mezzo secolo ecc.» dal longastrinese Alfio Leoni e dalla sua collaboratrice Manuela Bonicalzi, forti di analoga esperienza appena conclusa. Erano persone quanto mai disponibili ed in grado di inserire, nella mostra filese, parte del materiale da poco esposto altrove. Essi ci fornirono ogni assistenza necessaria ed una supervisione, durante la quale smontarono in qualche punto l’ordinamento immaginato nella scrittura dei testi, operarono alcuni rimaneggiamenti ed apportarono arricchimenti che esulavano però dal contesto filese.

 

Nelle due Mostre del ’96 e ‘97 il Gruppo di lavoro, ormai in grado di produrre una Esposizione in completa autonomia, fu costituito integralmente da membri del paese. Essi scelsero di comune accordo ‘Tema’ e materiale da esporre. Ci si trovò tuttavia ad operare con crescenti difficoltà dovute talvolta ad un faticoso rispetto dei ruoli ed a sgradevoli personalismi che, ad ogni edizione, furono sempre più ardui da gestire.

L’esperienza durò così un solo triennio. Fu ripresa alcuni anni dopo da un nuovo gruppo di lavoro a composizione pressoché familiare, gruppo molto armonico che fu in grado di produrre nuove ‘Mostre’ per un altro proficuo triennio. L’esperienza si arrestò dopo spiacevoli contrasti e fastidiose polemiche paesane.

A due di questi ultimi lavori (Mostre 2005 e 2007) sono stati dedicati speciali Quaderni dell’Irôla, che sono già da tempo disponibili su questo blog (si veda in proposito l’Elenco delle Mostre  da me curate scorrendo la bandella alla destra della videata).

Ho pensato che fosse giusto riproporre con opportuni aggiustamenti anche le tre vecchie Mostre, dati i particolari temi affrontati, in seguito riproposti solo parzialmente.

 

Nella lunga e laboriosa «Ricomposizione» ex novo delle tre mostre, ho cercato di migliorarvi alcuni aspetti, discostandomi in determinati punti dalla riproduzione fotografica.

Ho infatti ritenuto opportuno:

 

- Predisporre una Copertina idonea alla fascicolazione di ognuna delle tre Mostre

- Togliere immagini ridondanti e non inerenti alla vita vera e propria del paese

- Riordinare i pannelli seguendo, ove possibile, un ordine cronologico

- Fornire un titolo tematico ad ogni pannello sulla base delle immagini proposte

- Rivedere ed integrare ove necessario il testo guida e le didascalie

 

Credo che i lettori apprezzeranno lo sforzo compiuto a salvaguardia del patrimonio culturale paesano.

***

Ecco i link che consentono di accedere alle tre Mostre:

 

1.      Filo, Frammenti di mezzo secolo e di Lotte per la Libertà – Mostra 1995

-  Copertina (2 pagine)                                                                clicca qui                

-  Pannelli della Mostra -       34 pagine;   80  fotografie           clicca qui      


2.      Filo 1945-1960, Gli anni della ricostruzione – Mostra 1996

-  Copertina    (2 pagine)                                                             clicca qui 

-  Pannelli della Mostra-        35 pagine;   81  fotografie            clicca qui  

 

3.      Filo, Il lavoro, la campagna, il paese – Mostra 1997

-  Copertina (2 pagine)                                                               clicca qui

-  Pannelli della Mostra -       28 pagine;   88  fotografie           clicca qui   


***

 Tutti i files sono fruibili gratuitamente da apposito Drive su Google. Per lo scarico sul proprio PC va inoltrata ‘richiesta di condivisione’, un consenso che, fino ad ora, è stato accordato alla generalità dei lettori interessati alle pubblicazioni on line dell’Irôla.

martedì 7 novembre 2023

È uscito «Ottocento Romagnolo» di Agide Vandini

 

È Il romanzo storico conclusivo della Trilogia Risorgimentale

Beniamino Carlotti ne parla con l’autore

 


 

E con questo, Agide, conclude il suo sesto romanzo storico; per la precisione il romanzo finale della trilogia ottocentesca. Storie e due trilogie parallele, ambientate in epoche non troppo lontane tra loro, ma infinitamente distanti per presa di coscienza ed evoluzione sociale dei vari protagonisti.

  Scritto come gli altri cinque, per colmare quel vuoto che la grande storia ci ha lasciato, relegando ai margini, o addirittura trascurando, fatti ed avvenimenti che coinvolsero il nostro piccolo mondo, ovvero la Bassa Romagna, agro filese compreso, aggiungendovi un pizzico di fantasia, per dare maggior risalto ai protagonisti. 

L’autore attinge, ancora una volta, alla fertile vena creativa di sempre, per proporre una storia geniale ed evocativa, ambientata sul finire dell’800cento, sullo sfondo di una Romagna ove la cultura rurale va evolvendosi in nuove istanze di giustizia sociale, istanze che, con l’Unità della Nazione, emergono con prepotenza.

Scene di vita dell’epoca, s’intrecciano così a lucidi flash-back storici, uniti da una scrittura curata e coinvolgente; attraverso di essi, il lettore può rivivere i drammatici conflitti interiori dei protagonisti e quelli, sempre più intensi, in atto tra le classi sociali. Un romanzo che, sicuramente, trasmetterà nel lettore emozioni e pathos.

Come sempre, Agide, è disponibile ad alcune domande di rito, volte ad evidenziare le peculiarità ed i tratti maggiormente significativi del romanzo.

 


Agide, dopo la Trilogia di romanzi Seicenteschi iniziata col «Ramingo della Valle», ora proponi ai lettori il romanzo storico che conclude la tua Trilogia di epoca Risorgimentale definita «Romagna Ardente». Quali sono gli elementi di continuità con gli altri tuoi romanzi?

 Come i cinque precedenti, il romanzo è ambientato in terra di Romagna, ma, stavolta, dall’agro alfonsinese la trama si allarga molto nell’area argentana. Alcuni protagonisti li abbiamo già conosciuti ne «La spada tra le spine» e ne «Il gradino di terra». Si tratta ancora di personaggi rappresentativi di un piccolo mondo, apparentemente ai margini della grande storia che, tuttavia, li vedrà finalmente partecipi e in aperta rivolta verso una società ormai decrepita, superata dai tempi. Nel testo, autoconclusivo come quelli che l’hanno preceduto, sono presenti, piccoli cenni e riferimenti a vicende romanzesche del passato, storie tuttavia già ormai lontane nel tempo sicché vi appaiono quasi leggendarie.

  

«Ottocento Romagnolo»: ci puoi dire qualcosa intorno all’arco temporale di riferimento? 

Il romanzo abbraccia buona parte del secolo e si articola in due parti. La prima prende l’avvio dal 1831, anno dei moti carbonari di Ciro Menotti, e giunge fino all’Indipendenza e all’Unità d’Italia; nella seconda compaiono i nodi irrisolti, i tanti problemi dell’Italia e della Romagna postunitaria. La narrazione termina negli anni ’90 del secolo, col sorgere del primo partito di massa: il Partito Socialista di Filippo Turati ed Andrea Costa.

 

Quali sono i personaggi storici più importanti che fanno da sfondo al romanzo?

 Oltre ai personaggi di mia creazione, nel testo si incontrano alcuni protagonisti del Risorgimento Nazionale; le figure maggiormente trattate e romanzate sono senza dubbio Giuseppe ed Anita Garibaldi, presenti nel filone narrativo. Vengono rivissute, in pagine molto palpitanti, le ore dei fuggiaschi fra i dossi e le acque delle nostre Valli, dal Lido di Magnavacca al cascinale di Mandriole, ove la coraggiosa donna incontra la sua tragica fine. Il personaggio storico più presente lungo tutta la trama del romanzo è comunque L’Avv. Cav. Giuseppe Vandini, figura dominante dell’Ottocento argentano. Le sue vicende storico-politiche sono trattate con scrupolosa fedeltà a quanto riferito dalle cronache e dalla documentazione d’epoca. Ovviamente, i rapporti famigliari ed il suo incrociarsi coi personaggi del romanzo sono frutto esclusivo della mia libera fantasia.

 

A proposito di Giuseppe Vandini, primo sindaco argentano dopo l’Unità d’Italia, dato il cognome, puoi vantare un legame di parentela?  

Una parentela prossima sicuramente no. Giuseppe Vandini non ebbe discendenti e, come tutti sanno, le sue sostanze vennero destinate alla costruzione dell’Ospedale argentano che porta il suo nome. Quanto alle ascendenze, dagli studi genealogici condotti tempo fa, si è potuto accertare che, almeno negli ultimi cinque secoli, i Vandini di Filo e Longastrino non ebbero legami di parentela col ramo aristocratico di Boccaleone-Argenta da cui proveniva il personaggio. La probabile comune provenienza dovrebbe essere antecedente, col distacco tardomedievale di un ramo cadetto, il nostro, in seguito sceso di rango, ma di ciò mancano tracce documentali.

 

Fra i protagonisti troviamo ancora figure del brigantaggio romagnolo dell’epoca?

 Certo. Ovviamente non si tratta più di brigantaggio dai connotati settecenteschi, ma di fuorilegge ben più agguerriti che talvolta convivono nelle paludi bonificate con patrioti e rifugiati politici alla macchia. In particolare ho voluto tratteggiare la figura del brigante locale Luigi Camerini detto L’Umèt, ultimo capobanda di un fenomeno che, con l’Unità del Paese andò estinguendosi, quanto meno nelle forme conosciute in passato. Negli adattamenti alla mia storia, come sempre, ho cercato di attenermi con scrupolo al contesto storico-ambientale che ci è stato tramandato.

 

Dove possiamo trovare il tuo romanzo?

 Come per i precedenti, il romanzo è in autoedizione ed a tiratura limitata. Lo si potrà trovare, fin prossimi giorni, nelle principali edicole e librerie dei dintorni, ossia di Argenta, Filo, Longastrino e Alfonsine. Come tutti i miei libri ancora disponibili può essere richiesto via mail a: agide.vandini @gmail.com. Sarà spedito in "piego di libri" all'indirizzo postale del richiedente, previo pagamento secondo istruzioni, del prezzo di copertina di 12 €, senza aggravio di spese di spedizione per le località italiane.

  

°°°

  

Buona lettura a tutti, con la certezza che…  Vi piacerà e vi appassionerà!!!    (b.c.)                                                                                    

 

lunedì 16 ottobre 2023

Da dove proviene la lingua romagnola?

 

Una lunga fila di vocaboli rivelatori

di Agide Vandini

 



Chi non si è mai accontentato delle rassicurazioni fornite da tempo dagli studiosi del nostro dialetto, oggi può apprendere alle pagine di wikipedia in rete che «La lingua romagnola è una lingua romanza […]» e che, [in quanto tale] «La lingua romagnola ha antiche origini neolatine», [perciò] «ad essa va geneticamente riconosciuta pari dignità con l'italiano». [giacché] «Il romagnolo si è sviluppato dal latino seguendo un'evoluzione autonoma, parallela al toscano […]»[1].

Ciò nonostante, capita ancora di incontrare persone che ritengono il nostro vernacolo  una sottospecie di quello “toscano-italiano”. A sentir costoro, del linguaggio popolare romagnolo par quasi di doversene vergognare, una lingua, insomma, da barzellette e proverbi, magari da battute grassocce e, in qualche modo, orgogliosamente sgrammaticate.

Altri, e non pochi per la verità, la menano tuttora convintamente sulla pretesa derivazione del romagnolo dal francese, portando ad esempio «lampante» le nostre tusùr, una parola che ricorda nella fonetica il francese toujours… Eppure quest’ultimo, nella lingua d’oltralpe non è neppure un sostantivo, è un avverbio ed ha un significato ben diverso dalle «forbici»: «sempre», «tous les jours», ma allora… E le nostre tusùr da dove provengono? Lo vedremo presto, trattandosi proprio di uno dei sessanta termini che ho accuratamente selezionato dal testo etimologico più autorevole di cui oggi disponiamo[2].

Prima soffermiamoci un attimo sulla genesi del «romagnolo» e sul come ha potuto svilupparsi dal latino in modo analogo e parallelo alle altre lingue neolatine o romanze.

 

Per comprendere come ciò sia avvenuto – ci dice una bella monografia facilmente rintracciabile in rete [3] - bisogna aver presente, fin dall’affermarsi di Roma antica, la differenza fra la lingua scritta e la lingua parlata.

Accanto alla lingua scritta, più ricca, raffinata e complessa, ovvero il sermo doctus («la lingua colta»), sorse un po’ ovunque un linguaggio parlato nella vita di tutti i giorni, il sermo vulgaris («la lingua volgare», cioè «del popolo», da vulgus, «il popolo»). Mentre il sermo doctus nel volgere di alcuni secoli si fissò in forme e strutture definite, il sermo vulgaris si andò invece via via modificando, riflettendo le differenze regionali esistenti tra i popoli romanizzati, differenze che divennero sempre più marcate fra le varie aree geografiche, a seconda delle vicende storiche e culturali di ogni regione. Il latino, di fatto, aveva soppiantato gli idiomi locali, ma non aveva cancellato abitudini di pronuncia, residui dialettali e così via.

Fino a che l’Impero Romano fu saldo, le differenze linguistiche rimasero contenute. Quando però l’Impero Romano d’Occidente cadde (476 d.C.) e si affermò la tendenza separatista, mentre il latino della cultura rimaneva pressoché invariato, il latino volgare, seguendo uno sviluppo differenziato nelle diverse aree geografiche, diede origine nel corso del Medio Evo a numerose parlate sempre più lontane dal modello originale.

 

Fra questi idiomi regionali che diedero vita a lingue romanze troviamo dunque sia il «toscano» (che poi diverrà la lingua «italiana»), sia il parallelo «romagnolo».

Di questo processo autonomo testimoniano alcuni termini di uso comune che nulla hanno a che fare col toscano-italiano, ma dai quali si evince l’evidente derivazione latina. Ne ho potuto selezionare una sessantina che qui elenco, in ordine alfabetico:

 

Romagnolo

Latino

Toscano - Italiano

 

 

 

 

1

amaŝê

admansare

accomodare

2

arnê

arenatus

infangato

3

arvéja

ervilia

legumi-piselli

4

asé

ad satis

abbastanza

5

bacajê

baccanalia

parlare ad alta voce

6

bachèt

baculu

bastone

7

braghir/a

braca (pantalone)

superbo, arrogante

8

brĕc

buriccu

cavallino-asino

9

brĕl - barléda

brilus-berleta

giunco - giuncheto

10

buldĕz

bullitu

afa

11

burdël

burdu (bardotto)

ragazzo

12

caslê -casël

quassillare

colpire (colpi) al fianco

13

cŏcla

coccula (nocciolo)

noce

14

cösp

cuspu

zoccolo di legno

15

crŏla

corolla

gabbia circolare di vimini

16

curžĕñ

corrigia

cintura di cuoio

17

dimondi

de abunde

molto, assai

18

dlĕžar

deligere

scegliere

19

fumênt

fomentu

suffimigio

20

garnê

granu (granello di saggina)

scopa

21

ignaquël

omnia quae velles(vorresti)

ogni cosa

22

incù

hinc hodie (quest'oggi)

oggi

23

irôla -arôla - urôla

areola (spiazzo)

focolare

24

lughê

locare (porre-collocare)

nascondere

25

mugnêga

pomus armeniacus

albicocca

26

munì

admunire

Interrare, riempire

27

névla

nebula(nebbia)

cialda, ostia

28

nuŝèta

nocitta

caviglia

29

pardisùl

petrosillu

prezzemolo

30

parghér

perticarium

aratro

 

 

 

 

 

Romagnolo

Latino

Toscano - Italiano

 

 

 

 

31

pavìra

papyra

carice

32

pĕdga

pedica

orma

33

pidariôl

pidariolu

imbuto

34

pnêt

pinnatu

roncola

35

prìsja

pressia

fretta

36

quël

quod velles (ciò che vuoi)

cosa

37

rata

rapta (ripida)

erta, salita

38

rësta

reste

filza

39

ruga

eruca

bruco

40

runchê

runcare

sarchiare

41

sachêri

sicariu

spaccone

42

sarnér

serenariu (rasserenatore)

maestrale

43

scavĕz

cavezum

scampolo

44

s-cĕžla

schidiula

scheggia di legno

45

schĕl

squilla (canocchia)

piccolo granchio

46

s-ciadùr

subtiliatoriu (assottigliatore)

matterello

47

s-ciarê

exclarare

risciacquare

48

sparvérs

perversu

esagerato

49

sprê

desperatu

senza un soldo

50

srê

serrare

chiudere

51

stàbi

stabulu (stalla)

letame

52

trèb

triviu

ritrovo

53

tulìr

tabula

spianatoia

54

tuŝùr

tonsoria (ferri barbiere)

forbici

55

žimnê

gemina manus

giumella

56

varsìria

adversariu

diavolessa

57

venc'

vimculu (legaccio)

vimine

58

žavajê

disvariare

vaneggiare

59

zingê

cingulare

picchiare

60

zriŝa

cerasa

ciliegia

 

 

 

 


Va da sé che, come per ogni lingua parlata, il romagnolo ha sporadicamente, e in ogni tempo, accolto anche termini di varia derivazione (gallica, longobarda, gotica, germanica ecc.), etimi dei quali, il vocabolario di cui mi sono avvalso, dà puntuale testimonianza.

Si tratta però di ‘eccezioni’ che come sempre ‘confermano la regola’ di base, ossia, nel nostro caso, la diretta discendenza della lingua romagnola, nella sua essenza e natura, dalla lingua latina.

***

 

Nota aggiuntiva: Il mio elenco di vocaboli rivelatori non è che una semplice scelta di termini romagnoli di chiara provenienza latina, eppure notevolmente distanti dal toscano-italiano. Ovviamente si tratta di un elenco puramente indicativo e di certo non esaustivo. Si potrebbero ad esempio aggiungere termini come:

 

romagnolo: cuzindrëla / latino: culcitra-ella / toscano-italiano: materasso-ino

 

tratto dal "Vocabolario" di Casadio, oppure altri ivi non segnalati come:

 

romagnolo: cilös-c (femm. cilösca) / latino: luscus / toscano-italiano: strabico