martedì 30 agosto 2011

Per le vie di Filo...

L’ultima serata dei “Talenti filesi”

di Agide Vandini


Si è conclusa lo scorso giovedì 18 Agosto la seconda stagione de’ “I Talenti filesi” felicemente organizzata quest’anno dal Comitato “Legati da un Filo”: cinque serate di ritrovo paesano che hanno ricordato il “trèb” di antica memoria, con un relatore, un argomento prescelto e una magnifica cornice di pubblico.

Una formula che evidentemente piace ai filesi e che ci si augura possa ripetersi anche in futuro.

L’argomento dell’ultima e conclusiva serata, a me affidato, recava come titolo “Per le vie di Filo...” ed aveva l’obiettivo evidente di illustrare la complessa e spesso arcana toponomastica filese. In poco più di un’ora ho fornito ad un centinaio di persone attentissime, informazioni ed immagini intorno alle 66 vie di Filo ed ai temi da esse evocati, spiegandone ogni mistero, curiosità e significato, soffermandomi in particolare sulle denominazioni attinenti la storia, vicina e lontana, del paese.

Data l’ampiezza dell’argomento, il Comitato organizzatore ha accettato di distribuire gratuitamente una Guida” illustrativa di 16 pagine da me predisposta per l’occasione (vedi immagine frontespizio riportata qui di seguito), in cui ho riassunto ed aggiornato quanto ho pubblicato in questo blog fra il 2008 e il 2009 in 12 articoli dedicati alle “Mappe del nostro territorio”. Detti articoli sono ancora facilmente rintracciabili tramite gli indici annuali indicati a fianco.

Chi non ha potuto averla durante la serata, può ora scaricare gratuitamente la “Guida” a questo link:

http://www.scribd.com/doc/63554116

Non posso che ringraziare i partecipanti per l’interesse dimostrato e il comitato organizzatore che ha reso possibile la bella serata. Allo stesso tempo, come cittadino, credo sia giusto rivolgere un sentito ringraziamento a tutti gli sponsors locali, ai patrocinanti, alla parrocchia e ai tanti che in qualche modo hanno aiutato e collaborato alla serie di iniziative. L’obiettivo di raccogliere fondi per l’acquisto di un videoproiettore è stato quest’anno brillantemente raggiunto, sicché tutto fa pensare che questo tipo di manifestazioni possa essere ulteriormente riproposto, incrementato e migliorato.

Avvertenza per i meno esperti (Per scaricare lo scritto da scribd):

. cliccare sulla destra in alto del video il pulsante nero “Download”

. scegliere il tipo di formato (fra PDF-DOC-TXT)

. alla comparsa dell’opzione Aprire/Salvare scegliere quest’ultima e dare OK.

. attendere il messaggio di scaricamento avvenuto, prima di uscire dal sito.

. Il file è presente sul desktop


domenica 7 agosto 2011

C'è un laghetto alla Garusola ...

Un’area naturalistica a due passi da noi

di Agide Vandini


Figura 1 – Ubicazione dell’area naturalistica


Figura 2 – L’ambiente palustre (1)


Figura 3 – L’ambiente palustre (2)


Figura 6 – I lavori manuali e bracciantili


Figura 7 – L’Onestà


Figura 8 – La Cupidigia


Figura 10 – Il capanno


Figura 11 – La struttura multicolore

In questa terra di proprietà della Cooperativa Agricola “G.Bellini”, qualche settimana fa mi ha fatto da guida Settimio Coatti, già presentato nei mesi scorsi in questo blog, la persona cioè che ne ha curato le opere di arredo.

Mi ha accompagnato fino al laghetto ed all’area naturalistica che ci sta attorno, la cui ubicazione si intuisce facilmente dall’immagine satellitare (fig.1).

Le prime foto che presento (figg.2-3-4) sono dedicate ad un ambiente naturale davvero suggestivo, ispirato al paesaggio palustre che ha caratterizzato queste zone fino alla seconda metà del secolo XVIII.

Figura 4 – L’ambiente palustre (3)


Figura 5 - Settimio Coatti


L’area è, al momento, di libero accesso; il cancello in legno si apre facilmente ed invita ad una passeggiata intorno al laghetto (percorso di circa 800 metri). Ai quattro angoli sono ospitate opere di scultura del filese Settimio Coatti (fig.5) che me le ha descritte e mi ha fornito gentilmente anche alcuni appunti che qui cercherò di riassumere. Si tratta di opere in arte povera (pop art nella definizione dell’autore), tutte in acciaio inox.

La prima di queste sculture (Fig. 6) è dedicata ai lavori manuali e bracciantili più praticati nella nostra zona, ossia: il muratore, lo scariolante, la mondina, la zappatrice, il falciatore, la mietitrice. Le figure sono tratteggiate sui dischi d’acciaio in modo che la luce possa riprodurne l’ombra. Il posizionamento in cerchio, a mo’ di festoso carosello, intende sottolineare come per l’uomo e la donna il lavoro sia fondamentalmente gioioso. In alto invece le figure rimpicciolite alludono alle tribolazioni incontrate attraverso materiali astratti, seghettati, appuntiti. Sulla stele un manufatto a libro aperto reca notizie e curiosità intorno alla Garusola.

All’angolo successivo troviamo invece la scultura dedicata all’Onestà (Fig.7). La base reca una significativa dedica «In vita onesta, irta la via per alte vette...» ed è stata ricavata da un’unica cassaforma in cemento; al corpo centrale a prisma rettangolare sono uniti due prismi triangolari opposti. Su di essi è innestata una figura inizialmente a scalini (le difficoltà della vita) che poi divengono due grosse ali in grado di liberarsi dalle tortuosità. In alto una punta viva si libra verso l’alto.

La terza scultura fa quasi da pendant alla seconda ed è dedicata alla Cupidigia (Fig.8). Anche qui la base è ricavata da una cassaforma unica e i materiali utilizzati sono di sfrido. Nel circolo in alto, dietro una grata compare la forma di un viso. A fianco un accorato auspicio : «Chi di cupidigia soffre, dietro le sbarre vive...»

Figura 9 – La Pace


L’ultima scultura (Fig.9) è ispirata alla Pace. La base in cemento è costituita dalle iniziali dell’autore. Su di essa è stata montata una figura creata con materiale bellico di risulta. La forma assume le sembianze di un grosso fiore, di « Un fiore per la Pace».

Vi sono incisi, come nelle altre opere, motti e massime scelte dallo scultore.

Un capanno (Fig.10), di costruzione e ideazione dello stesso Settimio, sorge nella lingua di terra che si spinge dentro al laghetto. E’ un riparo con copertura di canna in parte astratto ed in parte in carattere col luogo. L’entrata rivolta ad ovest consente l’osservazione della fauna che viene a soffermarsi sullo specchio d’acqua.

Dentro al capanno, visibili dall’esterno, sono appesi molti attrezzi di foggia antica, oggetti che intendono ricordare i tempi di un lavoro assai faticoso, tutto di braccia e senza il sostegno della tecnologia.

Tornando verso l’entrata si osservano le due pareti di una struttura multicolore (Fig. 11) dal tetto in canna palustre, con alla base due stele in mattoni faccia a vista. Sopra di esse si possono leggere due poesie di Coatti Settimio, testi già presenti in questo blog e dedicati al lavoro nel collettivo agricolo ed ai suoi protagonisti.