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Sarà
il prossimo venerdì 15 Novembre la
prima presentazione in pubblico del mio romanzo, uscito pochi mesi fa.
A
fianco il volantino.
Sarà
un piacere incontrare e scambiare quattro chiacchiere con chi vorrà intervenire.
Il
libro sarà in vendita a prezzo scontato.
E’
comunque sempre acquistabile nelle edicole di Argenta, Filo e Longastrino ed anche
in rete su E-Bay al link:
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La storia, il folclore, le curiosità del territorio natio a cura del «filese» Agide Vandini
sabato 9 novembre 2019
Presentazione del romanzo ad Alfonsine
venerdì 24 maggio 2019
Il romanzo acquistabile anche ad Argenta
Per chi è
interessato a «Il ramingo della Valle”
di
Agide Vandini
Comunico
che da oggi i libro è acquistabile anche nelle librerie di Argenta, ossia:
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Edicola
Cavalieri di Conti Elena, Via Matteotti
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Giralibri
di Gianluca Battisti, Via Matteotti, 38C
Ricordo
nuovamente che il romanzo è presente
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All’Edicola
Bellettini di Filo
-
All’Edicola
di Longastrino
Ed è acquistabile
anche in rete su E-Bay a questo link:
lunedì 20 maggio 2019
C’è posta per me… (Ricevo da Angela Corelli)
Prime recensioni de
“Il ramingo della Valle”
di
Agide Vandini
Angela Corelli
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Angela, che ha letto in pochissimi giorni il mio romanzo, mi ha appena gratificato di un giudizio assai lusinghiero che ho pensato subito di riportare.
Spero sia il primo di tanti altri che mi
piacerebbe pubblicare nel blog, proprio nello spazio commenti di questo
articolo.
Angela,
già in passato mi ha onorato di magnifici acquerelli che ho inserito ne “La
valle che non c’è più”, ed è
insegnante assai preparata, oltre che pittrice, artista di ottima fama, ed
apprezzata giornalista.
Ciò
che ha scritto mi rende davvero felice e, come ho inteso sottolineare nell’accorata
risposta, assume ai miei occhi un significato particolare, proprio perché, per
la sua sensibilità ai temi che affronto, lei rappresenta il tipo di lettore che,
in cuor mio, ho sempre sperato potesse gradire questo tipo di narrazione.
Chissà
che, le sensazioni che Angela Corelli ha provato come lettrice, non possano
spingere altre persone, con quel tipo di interesse per la storia, e con quel
tipo di amore per il territorio, ad una piacevole lettura del romanzo uscito
da pochi giorni…
(a.v.)
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Caro Agide,
Ho finito ieri il libro, e devo
dire che è molto bello. Questi libri
dovrebbero passare nelle scuole tra Lugo, Fusignano, Voltana, Fusignano,
Alfonsine, Bagnacavallo. Spesso da noi fanno comprare libri sempre di autori
contemporanei, (che affrontano tematiche importanti contemporanee), ma nel tuo
vi è uno spaccato crudo e reale del contesto vero di quei tempi, sia in senso
storico che popolare. Vi è insieme al romanzo una dettagliata descrizione di
luoghi, anfratti, paesaggi rurali e naturali che molti delle nostre generazioni
e quelle più giovani non conoscono. E' bello scoprire come il territorio sia
modificato, quello che oggi noi diamo per scontato, attraversandolo
indifferenti e inconsapevoli delle fatiche e lotte intestine e non, per il suo
mutamento, oggi più che mai dove intere
generazioni sono stordite dai social e dove i social sono la piazza delle
identità. Questo tipo di testo serve oggi più che mai a nutrire il senso d’appartenenza,
indispensabile per ripartire verso atteggiamenti buoni di fraternità e
comunità. Credo profondamente che sia solo ripartendo dalla conoscenza della
storia di ognuno di noi (non solo quella sintetizzata nei libri di testo,
spesso molto adeguata e vista con uno sguardo più ampio), che si possa avanzare
verso uno sguardo di recupero dell’identità dell’uomo verso una visione più
ampia e umile, una visione alta che passa
dai territori dell'interiorità, per ricominciare a recuperare valori,
gentilezza e buone azioni lontani dal protagonismo e dall’egoismo.
Angela, 20.5.2019
Ciao Angela,
innanzi tutto, grazie.
Ciò che hai scritto è quanto
potevo appena sognare di sentirmi dire, quando mi sono messo a scrivere il
romanzo.
Soprattutto da persone come te di
cui conosco la sensibilità e l'impegno su temi che anch’io ritengo
fondamentali, temi che sono alla base del mio primo romanzo, e che ho già
cercato di sviluppare anche in altri due romanzi già terminati ed inediti che ho nel cassetto.
I tuoi auspici di brava e
ispirata insegnante sono anche i miei. Credo e spero che la lettura di romanzi come
"Il ramingo della Valle" possa avere un ruolo formativo ed anche
educativo per i nostri giovani, soprattutto nel recupero di una più vera
identità di "popolo".
I caratteri peculiari che ci
contraddistinguono, infatti, li dobbiamo a mio parere assai più alle durissime
lotte secolari che i romagnoli hanno dovuto combattere (contro la fame, contro
le ingiustizie, contro un territorio inospitale trasformato a suon di braccia e
di sudore) che non ad altri stereotipi moderni, pur gratificanti, quali la
ricettività turistica, la buona cucina e la musica solare.
Il mio auspicio, poi, è che tutti
questi aspetti che vivono nel sottofondo del romanzo, portino il lettore a
gustarsi ancor più le vicende avventurose che ho immaginato e che, quindi, la
mia narrazione li porti a trascorrere qualche ora in buona compagnia coi miei
personaggi.
A presto.
Un abbraccio.
Agide, 20.5.2019
venerdì 10 maggio 2019
Il romanzo già acquistabile su Internet
Per chi è
interessato a «Il ramingo della Valle”
di
Agide Vandini
Grazie alla
disponibilità di mio figlio Peter, è già possibile acquistare il libro in rete.
Questo è
il link dell’inserzione su E-Bay : https://www.ebay.it/itm/223510405258
Il libro
può essere richiesto con due modalità di spedizione:
. Con piego
di libri al costo di 12 Euro (10 + 2 di spedizione)
. Con
raccomandata al costo di 15 Euro (10 + 5 di spedizione)
Ecco il mio primo romanzo
E’
uscito «Il ramingo della Valle»,
romanzo
ambientato nella Romagna Estense
di Agide Vandini
E’ con una certa emozione che annuncio l’uscita, proprio oggi, de’ «Il
ramingo della Valle».
Non è il mio primo libro, ma è il mio primo romanzo, e non poteva che
essere «storico».
Più sotto riporto la prima e la quarta di copertina ove vengono presentati argomenti,
epoca e territorio di ambientazione. La vicenda è di completa fantasia, nel
rispetto del quadro storico fondamentale, come ogni buon «romanzo» di questo
specifico genere letterario.
AGIDE VANDINI (1945) è nato e vive nella campagna romagnola nel
territorio a cavallo delle province di Ravenna e Ferrara. È al suo primo
romanzo. Si è dedicato per molti anni alla storia del territorio e del mondo
popolare. Fra le sue opere pubblicate, saggi storici come I briganti della palude e Filo, la nostra terra, oltre a
divertenti raccolte di racconti: Gente
semplice, Il cestello dei ranocchi
e La valle che non c’è più, lavori
ove ha dato prova delle sue capacità narrative e di grande attenzione al
folclore ed alle antiche tradizioni della sua terra.
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Romagna Estense, fine del XVI secolo. Le condizioni del
territorio lughese sono allo stremo. Nel pieno della violenta repressione del
brigantaggio, la famiglia di Rolando subisce un’aggressione sanguinosa. Il
giovane è costretto alla fuga, per salvarsi da accuse infamanti quanto
ingiuste. Con lui fugge Caterina, la ragazza che ama.
È, per Rolando, l’inizio di una serie di avventure
mozzafiato nello scenario di una Bassa Romagna ancora dominata dalle acque.
Fa molti incontri, conosce l’amicizia e l’amore, ma anche nuove tragedie, fra
cocenti delusioni e clamorose rivelazioni.
Deve spostarsi altrove, nelle Valli e poi nella Riviera
del Po, fa nuove conoscenze, va incontro ad un destino che lo porta fino al
di là del mare, a nuove emozionanti esperienze ed avventure.
Gli anni a cavallo del secolo sono anche quelli della
devoluzione del Ducato di Ferrara allo Stato Pontificio ed i mutamenti
politici conducono a vecchi e nuovi conflitti. Rolando deve appellarsi ad una
forza interiore ormai perduta, proprio quando il passato sembra venirgli
incontro e portare con sé una speranza di salvezza.
È un’opera in cui avventura e sentimento si uniscono al
romanzo di una regione, quella basso-romagnola, qui protagonista di una
straordinaria vicenda corale, in una ricomposizione di antichi scenari che
esaltano drammaticità, vivacità e freschezza dei personaggi.
È un’ambientazione che ricrea, con estrema limpidezza,
luci ed ombre di un’epoca di grandi cambiamenti, facendo rivivere paesaggi
ormai perduti, eppure ancora di ineguagliabile fascino.
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Come si evince dal nome e dal logo dell’editore, si tratta sostanzialmente
di una pubblicazione in proprio. Scrittura, composizione del testo,
elaborazione delle immagini, ideazione della copertina, sono opera esclusiva dell’autore.
La copertina è stata ultimata secondo opportune esigenze tipografiche dagli
amici di Longastrino, come ho doverosamente riportato nella pagina dei
ringraziamenti. Il libro consta di 366 pagine, il prezzo di copertina è di 12
Euro, ed è già in vendita presso l’edicola Bellettini di Filo. A breve conto di
renderlo disponibile ed acquistabile in altri punti vendita del circondario, e su
Internet. Ne darò via via l’annuncio in questo blog.
Nei prossimi mesi dovrebbero essere organizzate, da amici ed associazioni,
alcune presentazioni nei luoghi e nei comuni della Romagna Estense in cui si
svolge la mia storia, ossia: Fusignano, Lugo, Alfonsine, Argenta, Filo e
Longastrino.
Ovviamente la speranza è che il romanzo, che i primi lettori hanno trovato
molto avvincente ed avventuroso, abbia il gradimento di chi avrà voglia di
procurarselo. Se così sarà, se sarò incoraggiato e messo in grado di continuare
in questa direzione, nei prossimi anni pubblicherò altri due romanzi ambientati
in epoche successive, romanzi che ho già nel cassetto e che comporranno un
ciclo che ha già un nome: «Terra di
Romagna».
mercoledì 24 aprile 2019
Una «resistenza» dimenticata
Storia
di un filese ex I.M.I.
(Internato Militare Italiano)
di Beniamino Carlotti
In prossimità del
25 aprile, una data che in questo blog si ama particolarmente ricordare, pubblico volentieri questo
bell’articolo dedicato ad un filese che tutti abbiamo conosciuto e benvoluto
nel dopoguerra, pur senza conoscerne la storia così sofferta: una vicenda
personale che, grazie al lavoro di ricerca dell’amico Beniamino, oggi siamo in
grado di conoscere in tutti i suoi passaggi e particolari.
E’ sêrt e la sua storia sconosciuta, possono esserci di molto
insegnamento in un mondo come quello di oggi, in cui ancora tanti faticano a
capire il valore della Liberazione dal Nazifascismo ed ove talvolta si dà
facile notorietà a persone di ben pochi meriti, se non consideriamo tale quello
di sapersi mettere in evidenza ad ogni costo.
Non importa se
qualcuno può giudicarci un po’ retrò: per quanto ci riguarda, questi personaggi
che possono ancora raccontarci così tanto del nostro passato, sono, e saranno
sempre, i nostri veri «eroi» (a.v.).
Walter Ravaglia
(E’ Sêrt)
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Ci sono ancora tante pagine della «Resistenza», rimaste per
troppo tempo ai margini della
storiografia ufficiale, pertanto da rivedere e perché no, anche da riscrivere.
Dopo ben oltre 70 anni, da una scatola piena di vecchi documenti,
conservata in soffitta dalla nipote, esce una vicenda umana, fatta di
dolore, abnegazione e stenti, ma
sempre sopportati con coraggio e dignità, quella dignità che non barattò mai per un pezzo di pane e solo Dia sa,
quanta fame e quante atrocità
possa aver sofferto in quei 20
mesi di prigionia .
Vi propongo oggi, la storia di uno di quei 650.000 IMI, che si rifiutarono di aderire, sia alle forze armate tedesche che di arruolarsi nella Repubblica Sociale
di Mussolini, preferendo rimanere a tempo indeterminato nei Lager in
cui erano stati rinchiusi, in condizioni durissime ed assegnati ai peggiori
lavori .
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Il
regime nazista, non considerò i nostri soldati catturati come prigionieri di
guerra, ma li classificò come «Internati Militari Italiani» (IMI), privandoli
così delle più elementari tutele, garantite ai prigionieri dalla Convenzione di
Ginevra, sottraendoli pure alla
protezione della Croce Rossa Internazionale ed obbligandoli al lavoro
coatto. Era il lavoro infatti, l’obiettivo
principale della macchina bellica tedesca nei confronti dei militari italiani
catturati, un lavoro che verrà svolto in condizioni disumane, in totale spregio
delle leggi di guerra .
Il foglio matricolare (lato A)
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Parliamo del filese Walter Ravaglia (e’ Sêrt), di professione sarto, nato a Longastrino, ma residente
a Filo in Borgo Case Selvatiche, classe 1915. Così riporta il Foglio
Matricolare: «Soldato di Leva classe 1915 Distretto di Ferrara, lì 4 Giugno 1935 ; Chiamato alle armi, lì 16 Aprile 1936 ; Tale alla 4^ Compagnia
Sussistenza, lì 17 Aprile 1936 ; In Congedo Illimitato provvisorio, lì 2 Ottobre 1937».
E fino qui nulla di strano, la sua vita si era svolta secondo i canoni
di quell’onesta e rigida educazione famigliare dell’epoca, fatta di lavoro e
rispetto: «Dio, patria e famiglia», propedeutici a quell’ inevitabile uscita dall’ambito famigliare, per
costruirsi una propria famiglia.
Ma purtroppo, passano pochi anni e
le sirene di un’Italia Imperiale, che sgomita per trovare la sua giusta
collocazione nel novero delle grandi nazioni, porteranno ad una nuova, devastante e rovinosa guerra,
che produrrà macerie ovunque e milioni di morti, ma che soprattutto lacererà
per decenni il tessuto sociale nazionale.
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Sempre
dal Foglio Matricolare: «Richiamato alle armi per effetto del D.M. n° 19810 del
14.9.1940, giunto alla 5^ Compagnia di Sussistenza 24^ Squadra Panettieri forni
Weiss, lì 30 Settembre 1940; Tale in territorio dichiarato in istato di guerra,
lì 6 Aprile 1941 (Croazia); Catturato prigioniero
dalle truppe tedesche a Spalato (Croazia), lì 8 Settembre 1943; Rimpatriato
dalla prigionia, lì 18 Giugno 1945;
Considerato come prigioniero di guerra a tutti gli effetti e “NESSUN
ADDEBITO” può essere elevato in merito alle circostanze della cattura ed al
comportamento tenuto durante la prigionia, lì 7 Agosto 1945». Inoltre sulla prima facciata del Foglio
Matricolare, sono riportate le seguenti annotazioni: «Conferitagli la Croce
al Merito di guerra. N° Concessione 4307
del 18.7.1979; Conferitagli la Croce al Merito di Guerra. N° Concessione 4308
del 18.7.1979; Conferitagli la Croce al Merito di Guerra per internamento in
Germania dopo l’8.8.1943, Concessione N°
2019 del 18.7.1979; Autorizzato a
fregiarsi del distintivo d’onore di Volontario della Libertà, Autorizzazione N°
452/BO del 20.6.1980».
Naturalmente,
tutto ciò ha creato in me non poca curiosità,
ho quindi cercato di approfondire
la ricerca, rivolgendomi anche a ricercatori più qualificati ed esperti,
e ne è risultato un quadro veramente stupefacente, al di là di ogni prevedibile
aspettativa .
Walter,
catturato da truppe naziste a Spalato in Croazia l’8 Settembre 1943, dopo un
esasperante viaggio in treno, sicuramente durato almeno 15 giorni e 15 notti,
fu deportato in Germania, nello Stammlager (Campo di lavoro) VIII A di Görlitz
(oggi Gorlice Polonia), poi trasferito
nello Stammlager VIII B di Neurode (oggi Nowo Ruda) nei pressi di
Lamsdorf (oggi Lambinowice) ed obbligato
al lavoro coatto in miniera. Nel mese di
Settembre 1944, tutti gli schiavi-lavoratori attuarono una forma di
resistenza, sabotando la produzione. Fu
immediatamente attuata una feroce
rappresaglia nei loro confronti, alcuni furono immediatamente passati
per le armi e parte avviati al Campo
di Sterminio di Mauthausen, fra
i quali Walter. Liberato dalle truppe americane il 5 Maggio 1945, curato, sfamato, spidocchiato e fornito di documento di
riconoscimento, presumibilmente su
camion militari alleati, portato al valico del Brennero e da
qui a Bolzano, Centro di Raccolta per i reduci dalla Germania, quindi con mezzi
di fortuna il rientro a casa.
Come
possa essere sopravvissuto ai campi di lavoro ed al campo di sterminio di
Mauthausen è tuttora un mistero, in
quanto, per tutta la vita, non ne parlò mai con nessuno, neppure con la moglie ed i parenti
più stretti, solamente qualche vago accenno a trascorsi di
prigionia in Germania, ma niente di più. Come la stragrande maggioranza
dei reduci dai campi di prigionia di tutto il mondo, Walter al ritorno ha
cercato di dimenticare, anzi di cancellare dalla memoria ogni ricordo. Purtroppo nell’Italia del dopoguerra gli IMI
erano uno dei simboli di una guerra
perduta, incarnavano la tragedia di un passato, che la memoria collettiva voleva
immediatamente rimuovere.
Solo
di recente, gli storici hanno cominciato
a studiare il gesto collettivo di resistenza degli IMI, ma purtroppo, devono
fare i conti con la scarsità di fonti e di memorialistica.
Anche se con molti anni di ritardo, vorrei ora
ricordare Walter, con questo frammento
di saggezza di un partigiano-scrittore,
Nuto Revelli : “Anche noi, i partigiani combattenti, abbiamo tardato a
renderci conto che la prigionia nei Lager tedeschi era una pagina della
Resistenza almeno nobile ed eroica quanto la nostra guerra di liberazione.
Credevamo, sbagliando, che solo la lotta armata meritasse un giusto
riconoscimento”.
Ma non basta ricordare, ritengo giusto, anzi
doveroso commemorare il suo sacrificio e la sua fierezza d’animo, al più
presto, provvederò ad inoltrare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri,
richiesta di concessione alla memoria di «Medaglia d’Onore per i cittadini
italiani deportati ed internati nei lager e destinati al lavoro coatto
per l’economia di guerra nazista (Legge 27.12.2006, N° 296)».
Riconoscimento postumo, che la Repubblica Italiana, ha concesso a titolo di
risarcimento morale a tutti gli Internati Militari Italiani nei Lager nazisti e
che Walter si è meritatamente
guadagnato.
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