sabato 18 marzo 2017

Feste e tempi lontani

Com’eravamo: divertimenti e Feste dell’Unità negli Anni ‘50
di Agide Vandini

Ogni tanto il pensiero va al mio paese ai tempi dell’infanzia, ai primi anni del dopoguerra, alla gente sempre affaccendata che passava davanti a casa mia, lungo l’Oca-Pisana ghiaiata ed a tratti di colore rossastro per le pietre sbriciolate con cui erano state chiuse un paio di grandi buche provocate dalle bombe. Passavano in bici, a piedi, sul carretto trainato dalla cavalla o dal somarello, cantando e fischiettando, diretti alle tante bottegucce disseminate lungo la strada alta, fra le poche pietre rimaste su nel Borgo Maggiore.
A quell’epoca i divertimenti erano ben pochi, ma tutta la comunità cercava in qualche modo di vivacizzare quella vita di sacrifici coi pochi mezzi a disposizione. Considerato, poi, che spostarsi altrove era assai scomodo e costoso, quel poco che ci si poteva permettere veniva regolarmente offerto in paese.
Il cinema, al Teatro Tebaldi, vi si dava quattro volte la settimana (martedì, giovedì, sabato e domenica) e, in quel luogo di ritrovo, di tanto in tanto, vi si organizzava qualcosa di diverso: rivista, commedia, ricorrenti ed allegre feste da ballo, in particolare in occasione delle festività.
Un paio di volte l’anno, nel prato chiamato «Campicello» capitava qualche circo di piccole o medie dimensioni, mentre, in occasione della Festa patronale di Sant’Agata, in ogni casa si ospitavano amici e parenti dei villaggi limitrofi, si onorava la tavola come non mai e le strade pullulavano di gente col vestito della festa, nonché di bancarelle, baracconi da luna park, piccoli giochi d’azzardo ecc.
Tempi che, vedendo il paese nelle condizioni di oggi, appaiono lontani qualche era geologica.
In quell’epoca di ritorno alla Libertà, di Pace finalmente raggiunta dopo le terribili distruzioni e i tanti lutti provocati al nostro territorio dal Conflitto Mondiale, gli animi guardavano al Domani con grandi attese e speranze. Fu proprio in quei primi anni di Repubblica che si ebbe il grande boom delle nascite, sorsero Cooperative e Collettivi Agricoli, si cercò con un grande spirito di solidarietà di distribuire equamente il lavoro e di portare ad un decoroso livello di vita le tante famiglie povere e bisognose. Si organizzarono con pochi soldi colonie estive al mare ed in montagna per noi bambini. Nei campi, nelle risaie e nei cantieri si lottò strenuamente per avere contratti migliori, forti della grande unità fra lavoratori. Furono anni duri, combattivi, fruttuosi che beneficiarono di un’unità politica e sindacale destinata a durare, ahimè, assai poco.
Chi scrive, che a cavallo del ’50 andava di porta in porta ad augurare il «Buon Anno!», ricorda ancora i tanti bassorilievi in gesso raffiguranti i visi appaiati di Nenni e Togliatti, esposti con orgoglio nelle case degli operai. E’ a quel tempo che i partiti della sinistra cominciarono ad organizzare feste in ogni cellula, sezione o paese, unico modo immaginabile per finanziare i loro giornali, ossia «L’Unità» e l’«Avanti!».
Le foto che espongo qui risalgono a quel tempo fecondo, quando nella stagione estiva si succedevano in paese due Feste dell’Unità (una a cura della Sezione « Babini» di Filo d’Argenta, nel Campicello; un’altra a cura della Sezione «Bezzi» di Filo d’Alfonsine, nelle adiacenze della Casa del Popolo Ravennate), feste poi unificate, ed anche una Festa dell’«Avanti!» (di quest’ultima ne rammento nitidamente una, al Campicello, col Palo della Cuccagna piantato al centro).
Ricordare oggi quei lontani anni ’50, ripensare ai sogni che traspaiono da quei visi pieni di speranza, rivedere quelle persone così attive e fiduciose nel futuro, può dare qualche brivido ed anche un po’ di pelle d’oca, soprattutto se si pensa alle tante disillusioni degli anni successivi, ed ancor più allo sgretolamento, ai personalismi ed alla mortificante rissosità politica di questi giorni. Riviviamo però per qualche attimo quei bei tempi andati:


Filo, Festa dell’Unità, 1950 circa (Dall’album di Ester Felletti). Gino Felletti (e’ Göb) (sopra a sinistra), Paolo Coatti (Ciarĕñ) e Giovanni Marconi (Miarôl) cuociono l’anguilla sulla graticola. A fianco e’ Göb e Miarôl sono a posizioni invertite.





Queste tre vecchie foto provengono invece dalla Mostra Fotografica allestita durante la Festa del 1997 dal titolo «Il Lavoro, la Campagna, il Paese» di cui fui coordinatore.
Nella foto in alto a sinistra, dei primi anni ’50, lo stand della Coop Terra e Lavoro nel «Campicello» ove ora sta il Monumento ai Caduti. Sullo sfondo la casa del Parroco.
La foto in alto a destra, sempre di quegli anni,  ritrae la festa di Filo d’Alfonsine, allestita nelle adiacenze della Casa del Popolo. Il ragazzo in primo piano dovrebbe essere «La Föca» (Luciano Baccarini).
La foto qui a destra con le scritte propagandistiche, è stata scattata anch’essa, sempre in quel periodo, a Filo d’Alfonsine. Sullo sfondo la Casa del Popolo Ravennate.









Le due foto a fianco, invece, dovrebbero collocarsi intorno al ’54. Nella prima, a sinistra, scattata nell’attuale «Piazza Agida Cavalli», si nota il Monumento ai Caduti (inaugurato nel 1955) ancora in costruzione. Sullo sfondo, al lato sinistro, il cartellone con le figure appaiate di Lenin e Stalin (quest’ultimo rimosso dalle icone di partito nel ’56). Fra le persone sedute par di riconoscere Fìšul (Ernesto Tarroni) (in camicia bianca in basso a sinistra) e, appena al di sopra della signora con vestito a fiori ed occhiali da sole, Leoni Werter detto Pëcia col figlio Giuliano sulle ginocchia.
Nell’ultima foto, i filesi assistono, forse nel Borgo Ravegnano, al comizio di Arrigo Boldrini (Bulow) di cui, ai bordi, si intravedono profilo, microfono ed appunti. Qui par di riconoscere: Landi Raul (il ragazzo in camicia chiara sulla sinistra in basso), Gnaro (Guerriero Mancini, con cappello e occhiali), sotto di lui, con la sigaretta in bocca Stellino (Fernando Stella) con la figlia Maria. Dietro Stellino, in camiciola bianca Scricciolo (Carlo Squarzoni) e più indietro Silvio Balella. Quasi sul margine destro, fra i due uomini col cappello, si affaccia Barös-c (Secondo Mondini).

Cliccare sulle immagini per vederle ingrandite