Origini e tavolette votive del Santuario
di Guido Tarozzi
Note, integrazioni e contributi di Agide Vandini
Al ritorno ci
fermammo al Santuario della Madonna del Bosco che non avevo mai visto. Entrammo
e rimasi stupito dalle oltre 40 tavolette votive appese alle pareti e da una di
queste in particolare.
Il 30 agosto del 1968
mi sposai proprio in quel Santuario.
Dopo 50 anni,
navigando su internet [1],
ho ritrovato quella stessa immagine e con curiosità ho iniziato a scavare;
si tratta di una tempera (cm 23 x 32) che ricorda un episodio drammatico,
accaduto nel 1843, nella vicina chiavica sul Canale dei Molini di Fusignano (ove
il canale sfociava nel Reno).
La chiusa o chiavica
era dotata di portone a vento, per evitare, in tempo di piena, i rigurgiti
del fiume nel canale; il portone ovviamente era protetto dalla travata, di
fatto un muro formato dalla sovrapposizione di grosse travi di abete,
che il chiavicante calava, con l’argano, nelle apposite guide laterali.
L’immagine del
dipinto rappresenta appunto un bambino caduto nella chiusa ed un uomo, il chiavicante,
imbrigliato nella fune dell’argano, a testa in giù; sulla destra sono poi rappresentati
l’uomo e il bambino in ginocchio nell’atto di ringraziare la Madonna del Bosco.
L’acronimo PGR (Per Grazia Ricevuta), in evidenza al centro, attesta il lieto
fine della storia.
Dalla fine degli anni ‘20, come già detto, il
Canale dei Molini ha un nuovo sbocco nel Canale Destra Reno, detto localmente,
e’ scól dagli aqv ciêri (lo scolo delle acque chiare); la parte del canale,
inattiva, di circa 300 metri, oggi boscosa, è divenuta Riserva Naturale
Speciale.
Come è nata la
devozione della popolazione locale per la Madonna e la costruzione del Santuario?
Va ricordato che
diversi secoli fa tutta l’area a ridosso dell’argine destro del Reno (all’epoca
“Po di Primaro”, com’è chiamato tuttora dai nostri anziani) era valliva,
composta, cioè, da paludi e acquitrini, ma anche da macchie di bosco (da cui San
Lorenzo in Selva, San Bernardino in Selva, San Pietro in Silvis e appunto
Madonna del Bosco).
Nel
1714, alcuni braccianti stavano disboscando un terreno nella tenuta Raspona
e malauguratamente un
grosso ramo cadde addosso ad uno dei braccianti che morì.
Nel luogo della
disgrazia, venne allora posto un quadretto di maiolica (in bassorilievo con
doppia cornice ottagonale) rappresentante una Madonna con bambino (vedi a
fianco) [2].
Il luogo era
frequentato dai viandanti che tramite il passo fluviale detto del Passetto
(toponimo tuttora esistente) andavano ad
dlà da Po (di là del Po) o viceversa.
Spesso occorreva
aspettare il traghetto e in quei tempi di attesa, in particolare le donne, si
inginocchiavano davanti al quadretto della Madonna e pregavano.
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Iniziarono così i
“si dice” dei primi prodigi e nel 1720, a seguito dei molti
miracoli avvenuti, fu inaugurata la prima chiesa, lontano un quarto di
miglio dall’albero ove era stata appesa l’immagine della Madonna, ora
ricordato dal pilastrino a fianco. |
A conclusione delle
mie note, riporto, a beneficio del lettore, immagini e didascalie di alcuni dei
soggetti dipinti [3].
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[1]
Si veda: http://alfonsinemonamour.racine.ra.it/alfonsine/Alfonsine/pilastrino%20madonna%20bosco.htm
[2] «Il fattore dei Marchesi Spreti, Matteo Camerani di Alfonsine, che sorvegliava i lavori di abbattimento del bosco e che fu testimone della disgrazia, volle seguire l’usanza, diffusa in Romagna a quei tempi, di porre un’immagine sacra sul luogo dove era avvenuto un delitto o un incidente mortale per ricordare il fatto e invitare i passanti alla preghiera. Scelse una vecchia raffigurazione che teneva da tanti anni sopra il letto, e alla quale insieme alla moglie era legato da particolare devozione (http://alfonsinemonamour.racine.ra.it/alfonsine/Alfonsine/madonnaboschi%20origini.htm). Il
quadretto pare risalisse al
XVI sec. ( * Stradario storico delle
Alfonsine, Alfonsine, Tip. Altini, 2017, p. 245).
[3]
Per le didascalie v.: http://alfonsinemonamour.racine.ra.it/alfonsine/Alfonsine/madonnaboschi%20tavolette.htm