sabato 29 dicembre 2007

L’irôla, simbolo del blog

di Agide Vandini


L’irôla de’ fugh, la spaziosa piattaforma che sta attorno al tradizionale focolare romagnolo, è sembrata l’immagine più appropriata per caratterizzare la testata de’ il «Mondo del Filese».

Quanto al termine dialettale in se stesso, sembra non esista un vero e proprio corrispondente nella lingua italiana. Il Morri nel suo Vocabolario Romagnolo-Italiano (1841) la tradusse a fatica definendola “aiuola o spazzo del focolare”. Irôla (arôla in altre parti della Romagna) pare perciò derivare direttamente dal latino, ossia da ara-ae: altare, rogo, dedicato ai Lares, divinità domestiche tutelari della casa e del focolare e questa etimologia già può spiegare come, nelle nostre case, essa abbia sempre costituito, fin da tempi immemorabili, un punto di particolare raccoglimento della famiglia.

E’ qui, del resto, davanti all’irôla del camino, che, nelle più fredde serate d’inverno, ci si radunava in passato dopo cena, chi rannicchiato sulla sedia, chi seduto direttamente sulla nuda pietra, e si stava stretti stretti, davanti al zöch che ardeva lentamente.

Erano quasi sempre momenti di piccolo intrattenimento in cui facilmente fluiva il racconto orale, quasi sempre proposto dagli anziani della famiglia, ed era un piacere, quello della narrazione e dell’ascolto, che caratterizzava quella cultura semplice, fatta di forme espressive tramandate fino ad allora di generazione in generazione, senza avvertibili mutamenti di costume.

Il viso degli astanti si accendeva, un po’ per il forte calore, e un po’ per i fumi del «vin brulè» che di tanto in tanto faceva la sua comparsa sull’irôla, e veniva fatto assaggiare talvolta anche ai bambini, sempre desiderosi, in ogni epoca, di emulare i grandi.

I racconti si incentravano di solito su vecchie storie affioranti sull’onda dei ricordi, spesso corredate da improvvisate aggiunte personali, storie, quindi, che apparivano agli attenti ascoltatori fra il reale e l’immaginario. Altre volte invece gli aneddoti si riferivano più semplicemente a fatti di giornata, oppure a qualche episodio degno di essere messo a conoscenza di tutta la famiglia.

I racconti dei nonni erano ovviamente i più seguiti, vuoi per una forma di rispetto, vuoi per un intento educativo e morale che non appariva mai coercitivo, nell’incertezza sempre incombente fra verità ed interpretazione; sta di fatto che questi racconti affascinavano giovani ed adulti e finivano per promuovere l’amalgama e la comunione tra generazioni.

Il fuoco sembrava a volte godere egli stesso dello sviluppo della conversazione e pareva attendere, consumandosi interiormente, la conclusione di ogni estemporaneo racconto. Di tanto in tanto, nel partecipato ascolto, il focolare mandava vivaci fiammelle o sprazzi di scintille, al lùdal o falèstar, che parevano salire al cielo in allegria come giochi pirotecnici in miniatura.

E’ dunque, quello dell’irôla, un’immagine ed un simbolo che vuol essere di buon augurio, soprattutto in un’epoca in cui l’invadenza dei mass-media ha pressoché annullato il colloquio familiare, messo in disparte tradizione e cultura popolare e tolto il piacere di stare assieme fra generazioni, un’epoca in cui, come sappiamo, si vive con difficoltà il rapporto tra giovane ed anziano, anello emotivo ed affettivo di grande valenza formativa per ogni progenie che s’affacci alla vita.

Ora, seppure soltanto virtualmente, abbiamo l’irôla de’ fugh su In - ter - net…Io e gli amici che vorranno contribuire, cercheremo di tener vivo il fuoco con buona legna da ardere…

1 commento:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie