lunedì 7 marzo 2016

A scuola nel dopoguerra



Amarcord filese
di Aderitto Geminiani

La guerra era finita e piano piano si tentava di tornare alla vita quotidiana; io avevo gli anni per frequentare la scuola, parola a me sconosciuta.
Durante il conflitto non ho mai sentito parlare di scuola, la gente era terrorizzata dai bombardamenti, dai rastrellamenti, dalla mancanza di viveri. Noi abitavamo nel Palazzone, edificio imponente, e vivevamo con l'incubo e la paura che una bomba facesse terra bruciata delle nostre case. Io per la verità non mi rendevo conto dei pericoli che la guerra ci poteva riservare, eppure è di questo che la gente parlava, certamente non di scuola. Tutto questo finché non arrivò Johnny , l’inglese che al seguito della sua Armata prese possesso della casa dei Sacrato dove noi eravamo sfollati, lungo la strada che collega il paese al fiume Po, oggi chiamato Reno, seppur solo nelle carte geografiche.
Quegli uomini, anche di colore, significavano per noi, anche se non ufficialmente, la fine della guerra. La gente in strada  esultava in preda ad una irrefrenabile euforia e, dalla S-ciapèta fino al Molino di Filo, formava una lunga teoria di persone che, sorridenti, festeggiavano insieme la fine della tirannide Nazifascista. Il tempo di sbollire l'ubriacatura e la nuova vita ebbe inizio.

Nato nel giugno del 1938, Pippi avrebbe dovuto iniziare la scuola proprio nel tremendo autunno del ’44, sotto l’incombere delle incursioni aeree e dei pericoli derivanti dall’avanzata delle Forze Alleate, ma l’anno scolastico, come il precedente, non poté regolarmente svolgersi. Gli edifici scolastici filesi furono tutti distrutti dai bombardamenti, ma a Liberazione avvenuta, si riprese l’insegnamento in aule di fortuna. Nel Borgo maggiore di Filo il Comitato di Liberazione riuscì a mettere a disposizione prima la sala del Palazzone, poi per quattro anni alcuni locali presso lo Stallone della Lodigiana. L’anno scolastico 1949-50 poté svolgersi nelle nuove scuole di Via II Risorgimento[1].


A fianco il Battesimo di Pippi. Tratto dall’Archivio Parrocchiale della Chiesa di Filo


Nella sala del Palazzone, una specie di teatro, con entrata dalla parte sud (per intenderci, fra filesi, il lato rivolto verso addlà da Po[2]) una lunga scalinata portava all'entrata della sala stessa, e lì io ebbi, nei mesi estivi del ’45, il mio primo incontro con  la Scuola. Si trattava di Corsi pre-scolastici organizzati alla meglio per noi bambini: qualche asticella stentata e scribacchiata in un quaderno, fino a quando, nell’autunno del ’45, poté iniziare il primo vero anno scolastico. Alla Prima Elementare furono iscritti i nati nel ’37,’38 e ’39[3].
Frequentai le scuole con alterno profitto. Ebbi come insegnante anche un certo Zenisi [Enzo] e ricordo che un giorno entrò in classe il maestro Soffiatti [Guerriero]; parlò a lungo con lui e gli chiese come andavo. Lui fece cenno di sì col capo. Lo dissi a casa e furono tutti molto contenti.
Giunsi in Quinta Elementare e, con mia grande sorpresa, l’insegnante, un certo Agostini di Lugo, mi propose di sottopormi all'esame di Ammissione alle Scuole Medie di Argenta. Mi disse di parlarne in casa assicurando che mi avrebbe preparato gratis al programma previsto[4].


Filo, Borgo Maggiore, Scuole al Fondo Masi (e’ Stalòñ) : anno scolastico 1946-47, classe II elementare, insegnante Lopez Rosario originario di Reggio Calabria. 
Prima fila seduti da sinistra : Gregori Gianfranco (Chito), Tasselli Giovanni (Giuanen), Mingazzini Gabriele (Bigatula), Brusi William, Quattrini Mario, Zotti Romolo, Zagatti Ermanno (Bombolo), Coatti Gabriele (Šbrégo). Seconda fila in piedi  da sinistra: Romagnoli Giovanni (Pistaia), Bellenghi Angelo (e’ Gag’), Signani Ostilio (Iago), Guasoni Gian Franco, Tamba Giorgio, Folletti Bruno (Falco), Magnani Giuseppe (Murèt), Minguzzi Roberto (Bartóna), Rainesi, Romano (Radišeñ),


Guerra Antonio (Töni), Tarroni Luciano (Lumaghina), Brusi Francesco (Frangì).  
Terza fila in piedi da sinistra: Monti Ersiliano (Muntanarina), Marchi Elvezio (Vézio), Pasini Celso, Ventura Aristide (Risti), Geminiani Aderito (Pippi), Liverani Velier, Dalle Vacche Giuliano, Gherardi Edoardo (Dacio), Forlani Romano (Rumanì), Ricci Luigi, Cavallini Lino (Cavalaza), Squarzoni Lino (Piccolo). Ultima fila in piedi da sinistra: Pollini Renato (e’ Sucialesta), Petronici Noemio, Coatti Settimio, Coatti Isauro (Baldon), Banzi Abdon (Bibi), Checcoli Wainer (Mazzoni), Pollini Gilberto (Chinéni), Roi Domenico (Méco), Coatti Carlo (Cicca), Minghetti Gregorio (Minghitóna), Marchi Ermanno (Manon), Rossi Viscardo (Ramazöt). Riconoscimenti: Tarroni Luciano e Coatti Settimio.





Filo, Borgo Maggiore, Scuole al Fondo Masi, anno scolastico 1947-48 III Elem. Maschile.
Da sinistra a destra. Prima fila seduti : Tarroni Luciano, Bellenghi Angelo, Ventura Aristide, Brusi Francesco, Guerra Antonio, Tamba Giorgio, Signani Ostiglio, Brusi William, Dalle Vacche Giuliano. Seconda fila in piedi : Rossi Viscardo, Coatti Settimio, Coatti Gabriele, Pasini Celso, Zotti Romolo, Bolognesi Enzo, Geminiani Aderito (Pippi), Foletti Bruno, Tasselli Giovanni, Guasoni Franco.

Terza fila in piedi : Pollini Gilberto, Roi Domenico, Banzi Abdon, Petronici Noemio, Coatti Carlo, Coatti Isauro, Montanari renato (Rëna), Checcoli Vainer, Pollini Renato, Cavallini Lino, Minghetti Gregorio. Riconoscimenti di Giuliano Dalle Vacche.





Filo, Borgo Maggiore, Scuole al Fondo Masi, anno scolastico 1948-49 III Elem. Maschile. Da sinistra a destra. Prima fila seduti: Lazzari Ariele, Liverani Stelio, Rainesi Romano (Radišen), Pulini Mario (e’ Tenént), Raoul Landi, Negrini Mario, Montanari Italo (Tìtale), Montanari Carlo (Caio), Natali Luciano, Panizza Franco (Padlöt), Fiorentini Agide (Gidino d’Turaza). 
Seconda fila in piedi: Vassallo Angelo (Lino), Di Leo Gabriele, Argnani Renzo, Leoni Luciano (e’ Cagnòñ), ?, Passerini Paride (Paja), Tebaldi Silvano (Luna), Rossi Renzo (Favole), Toschi Gualtiero (Parri), Protti William, Fabbri Oride, ? . 
Terza fila in piedi: il maestro Soffiatti Guerriero, Petronici Noemio, Forlani Romano (Rumanì), Cassani Carlo (Cumisëri), Ricci Luigi, Xella Antonio (Töni), ?, Geminiani Aderito (Pippi), Magnani Giuseppe (Murèt), ? , Pertegato Giuseppe (Pantéra), Montanari Cristoforo (Tòferi), ?, Monterastelli William (Banana). Riconoscimenti: Tebaldi Silvano e Giuliano Dalle Vacche.

I miei genitori ne rimasero piacevolmente sorpresi e mi incoraggiarono, pur sapendo che sarebbe stata dura. Iniziammo la preparazione dopo le feste di Natale ed a giugno fui ammesso alla classe Prima della Scuola Media di Argenta. Fui molto felice, ma ben presto mi resi conto che fare quei chilometri in bicicletta tutti i giorni [Filo dista da Argenta circa 12 Km] sarebbe stato molto difficile, anche perché non ero proprio un colosso, ma decidemmo di provarci.
Il raduno degli studenti (e ciclisti) filesi davanti alla Casa del Popolo, fu molto festoso; con me c'era Mingazzini Gabriele, recentemente scomparso, che frequentava «L' Avviamento», poi Nevio Natali, figlio di Bruno al secondo anno della stessa scuola, poi Dalle Vacche Giuliano a Case Selvatiche e un altro di cui non ricordo il nome, che smise quasi subito[5]. 
Il primo anno filò via abbastanza spedito, anche se alla fine l'unico superstite come studente-ciclista della mia classe ero io. Tutto andò al di là di ogni previsione, la scuola andava bene, ma la fatica era massacrante: pioggia, neve, vento, ti portavano da Filo ad Argenta e viceversa, tutti i santi giorni. Alla fine, nel volgere di un anno, avevo percorso circa 5.000 km, tenuto conto che una automobile di allora ne percorreva appena il doppio.
Il secondo anno, alla partenza da Filo, mi ritrovai praticamente solo. A San Biagio si accodava il mio compagno di banco, certo Lavezzi. Abitava nei pressi della stazione ferroviaria di quel paese e mi aspettava puntuale tutte le mattine. La strada bassa ghiaiata [strada delle Cascine che congiunge tutt’oggi Filo ad Argenta passando per San Biagio] era il percorso quotidiano prescelto, poiché il meno lungo, seppure più tortuoso: in compenso si risparmiava tempo e fatica.
A metà anno una mattina non lo vidi più ad aspettarmi, aveva deciso di chiudere il suo ciclo scolastico. Il mio sconforto ebbe il culmine una mattina di gennaio. Il pullman per Ferrara delle 6,35 [che conduceva anche ad Argenta] era già passato, e una spessa coltre bianca copriva il manto stradale, mentre il nevischio turbinava intorno ai pochi lampioni che illuminavano la strada. Io, indeciso, mi sedetti su un gradino del bar di fronte alla fermata e mi venne un groppo alla gola. Improvvisamente smise di nevicare, sicché inforcai la bici come ogni altra mattina.
Cominciai a pedalare. Fino alle Case selvatiche la strada, anzi la neve, battuta dal passaggio di mezzi pesanti, dava una piacevole sensazione di scorrevolezza, mi sembrava quasi di volare.
Poi giù verso la Bindella capii che sarebbe stato arduo andare avanti. Nessun mezzo era passato, le mie ruote affondavano nella neve e si lasciavano dietro i segni del mio percorso. Al Vallone mi fermai esausto, mi riconobbe l'oste, mi chiese di entrare dentro e mi disse che non era il caso di proseguire.
Dopo un po’ s’affacciò un pallido sole, la temperatura era salita e i mezzi pesanti avevano fatto da apripista: io decisi di proseguire. Arrivai a scuola ad Argenta con circa un’ora e mezza di ritardo sull’inizio delle lezioni. Suonai il campanello. Mi aprì il bidello. Per farmi entrare in classe, pretese la giustificazione per il ritardo. Io non avevo alcuna giustificazione se non i vestiti inzuppati che raccontavano tutto. Il bidello però non se la sentiva di autorizzare l’entrata. Si assentò e tornò col Preside che subito mi guardò ed apostrofò in malo modo il bidello: «Ma non vede in che stato è ridotto?  Lo faccia asciugare poi lo accompagni in classe!»
Entrai in classe e furono tutti molto premurosi con me, a cominciare dal professore. Finita la lezione tornai a casa e i miei, increduli davanti al mio ardire, dissero che mi mancava il senso della ragione. Forse, anzi, di sicuro, non avevano torto.
L' anno scolastico non era cominciato bene per me, ero alla soglia dei 15 anni e non riuscivo a seguire il programma della scuola, un po' per demerito mio, un po' per lo stress da fatica. Provavo una specie di condensato fra il desiderio di  tirare calci ad un pallone e la poca voglia di studiare. In definitiva non riuscii a prendere la Licenza Media e di questo, tante volte, mi sono rammaricato. Completare quella scuola, in quelle condizioni, a me pareva uno scoglio insormontabile, le difficoltà erano troppe e, da solo come io ero, vedevo il tutto come una perdita di tempo davanti a sacrifici enormi.
Tant’è.  Ciò nonostante oggi reputo quel periodo delle Medie fra i più fecondi della mia adolescenza, soprattutto per i giocosi periodi di vacanza e le lunghe partite di pallone, vissute con gli indimenticabili Rascel [Ricci Gino], Marcileñ [Ricci Marcello, fratello di Gino], e’ Garzon [Alceste Fuschini], Töni [Antonio Xella], Biédla [Osvaldo Sacrato], Pistaia [Giovanni Romagnoli] e tanti altri cari amici che mi hanno fatto compagnia i quegli anni belli, anni felici che ho avuto la fortuna di trascorrere con loro.



Pippi e “il pallone”.  La foto a sinistra è del 1947 circa, al Campo dell’Oca-Pisana. In piedi, da sinistra: Aldo Geminiani (Macafër), Gino Penazzi (Ginét), Rossi Lino (Pigrìz), Tirapani Medardo (Jorky), Cesari Eusebio (Šébio detto anche E’ Dadeñ), Aurelio Brandolini, Dal Pozzo Senen (Sédaro). Accosciati da sinistra: Dario, Mino Ricci Maccarini (Minacci), Giovanni Pollini (Giuanaza), Belletti Iseo. Il bimbo col pallone fra le mani è Aderito Geminiani (Pippi). Collezione Giovanni Principale (Pél). Riconoscimenti di Bruno Folletti (Falco).
La foto a destra è invece una delle formazioni più gloriose del CSC Filo scattata forse nel 1957. In piedi da sinistra: Ménio Signani,  Rascel Ricci, Béppóñ Principale, L’Anàdra Squarzoni, Rumanì Forlani, Pippi Geminiani, Pél Principale. Accosciati: Picchi Saiani, Garžòñ Fuschini,  Marcilèñ Ricci,  Gég’ Bolognesi.

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[1] Ricostruzione corroborata dalle notizie fornite da Giuliano Dalle Vacche.
[2] Così viene abitualmente indicata in paese la frazione di Filo d’Alfonsine, la parte dell’abitato filese che si è sviluppata oltre la linea del confine provinciale Ferrara-Ravenna, linea che  tuttora percorre l’alveo abbandonato di Po Vecchio.
[3] Nell’estate del ’45, dopo due anni di interruzione a causa della guerra, nelle borgate filesi furono istituiti corsi di pre-scuola. Per i bambini di Case Selvatiche i corsi ebbero luogo al Vallone, in un capannone-officina della Tenuta Fernè (insegnanti: Maria Foletti e Fuschini di San Biagio). I corsi per i bambini del Borgo Maggiore di Filo si tennero invece nel Salone sul retro del Palazzone. Per i bambini del Molino di Filo, infine, i corsi si svolsero alla Chiavica di Legno. Le lezioni regolari ebbero inizio nell’autunno del ’45 e alla Prima Elementare furono iscritti i bimbi delle classi 1937, 1938 e 1939. Pippi (Geminiani Aderito) fu in classe con me, come si vede dalle foto scolastiche, fino alla III Elementare. Credo abbia poi perduto un anno in Terza, sicché frequentò la Quinta Elementare e successivamente le Medie un anno dopo di me. La nostra prima insegnante elementare nelle aule dello Stallone fu Maria Folletti, poi, in seconda, Lopez Rosario da Reggio Calabria, un maestro sempre affamato. Ricordo che ci esortava spesso, allorché si macellava il maiale, a portare in classe ciccioli o coppa di testa, che poi mangiava durante la lezione col pane tenuto nel cassetto della cattedra [Nota di Giuliano Dalle Vacche].
[4] Il maestro Zenisi Enzo veniva da Argenta in bicicletta vestito sempre di sahariana militare poiché era stato ufficiale in Africa. Agostini Luigi di Lugo era una bravissimo insegnante che veniva tutti i giorni da Lugo con la sua Lambretta. [Nota di Giuliano Dalle Vacche].
[5] Facevano parte della comitiva dei ciclisti anche Gabriele Tabaldi, Nino Principale, Carlo Squarzoni e Rina Checcoli [Nota di Giuliano Dalle Vacche].