lunedì 20 maggio 2019

C’è posta per me… (Ricevo da Angela Corelli)


Prime recensioni de “Il ramingo della Valle”
di Agide Vandini



Angela Corelli

Angela, che ha letto in pochissimi giorni il mio romanzo, mi ha appena gratificato di un giudizio assai lusinghiero che ho pensato subito di riportare.
 Spero sia il primo di tanti altri che mi piacerebbe pubblicare nel blog, proprio nello spazio commenti di questo articolo.
Angela, già in passato mi ha onorato di magnifici acquerelli che ho inserito ne “La valle che non c’è più”, ed  è insegnante assai preparata, oltre che pittrice, artista di ottima fama, ed apprezzata giornalista.
Ciò che ha scritto mi rende davvero felice e, come ho inteso sottolineare nell’accorata risposta, assume ai miei occhi un significato particolare, proprio perché, per la sua sensibilità ai temi che affronto, lei rappresenta il tipo di lettore che, in cuor mio, ho sempre sperato potesse gradire questo tipo di narrazione.
Chissà che, le sensazioni che Angela Corelli ha provato come lettrice, non possano spingere altre persone, con quel tipo di interesse per la storia, e con quel tipo di amore per il territorio, ad una piacevole lettura del romanzo uscito da pochi giorni… (a.v.)




Caro Agide,

Ho finito ieri il libro, e devo dire che  è molto bello. Questi libri dovrebbero passare nelle scuole tra Lugo, Fusignano, Voltana, Fusignano, Alfonsine, Bagnacavallo. Spesso da noi fanno comprare libri sempre di autori contemporanei, (che affrontano tematiche importanti contemporanee), ma nel tuo vi è uno spaccato crudo e reale del contesto vero di quei tempi, sia in senso storico che popolare. Vi è insieme al romanzo una dettagliata descrizione di luoghi, anfratti, paesaggi rurali e naturali che molti delle nostre generazioni e quelle più giovani non conoscono. E' bello scoprire come il territorio sia modificato, quello che oggi noi diamo per scontato, attraversandolo indifferenti e inconsapevoli delle fatiche e lotte intestine e non, per il suo mutamento, oggi più che mai  dove intere generazioni sono stordite dai social e dove i social sono la piazza delle identità. Questo tipo di testo serve oggi più che mai a nutrire il senso d’appartenenza, indispensabile per ripartire verso atteggiamenti buoni di fraternità e comunità. Credo profondamente che sia solo ripartendo dalla conoscenza della storia di ognuno di noi (non solo quella sintetizzata nei libri di testo, spesso molto adeguata e vista con uno sguardo più ampio), che si possa avanzare verso uno sguardo di recupero dell’identità dell’uomo verso una visione più ampia e umile, una visione alta che passa  dai territori dell'interiorità, per ricominciare a recuperare valori, gentilezza e buone azioni lontani dal protagonismo e dall’egoismo.

Angela, 20.5.2019




Ciao Angela,
innanzi tutto, grazie.
Ciò che hai scritto è quanto potevo appena sognare di sentirmi dire, quando mi sono messo a scrivere il romanzo.
Soprattutto da persone come te di cui conosco la sensibilità e l'impegno su temi che anch’io ritengo fondamentali, temi che sono alla base del mio primo romanzo, e che ho già cercato di sviluppare anche in altri due romanzi già terminati ed  inediti che ho nel cassetto.
I tuoi auspici di brava e ispirata insegnante sono anche i miei. Credo e spero che la lettura di romanzi come "Il ramingo della Valle" possa avere un ruolo formativo ed anche educativo per i nostri giovani, soprattutto nel recupero di una più vera identità di "popolo".
I caratteri peculiari che ci contraddistinguono, infatti, li dobbiamo a mio parere assai più alle durissime lotte secolari che i romagnoli hanno dovuto combattere (contro la fame, contro le ingiustizie, contro un territorio inospitale trasformato a suon di braccia e di sudore) che non ad altri stereotipi moderni, pur gratificanti, quali la ricettività turistica, la buona cucina e la musica solare.
Il mio auspicio, poi, è che tutti questi aspetti che vivono nel sottofondo del romanzo, portino il lettore a gustarsi ancor più le vicende avventurose che ho immaginato e che, quindi, la mia narrazione li porti a trascorrere qualche ora in buona compagnia coi miei personaggi.
A presto.
Un abbraccio.

Agide, 20.5.2019


9 commenti:

Filese ha detto...

Ciao Agide.

Purtroppo non ho ancora letto il tuo libro perche' l'ho acquistato su internet e lo potro' avere tra le mani solo al mio rientro in luglio ( gli acquisti online li faccio spedire a Carlo).

Ho comunque letto la bella recensione di Angela ( che mi ha molto incuriosito e reso voglioso di leggere il libro prima possibile) e la tua risposta/ringraziamento.

Del tuo commento , condivido il concetto sulle origini ed il ricordo dei sacrifici fatti dalle popolazioni della romagna e basso ferrarese.

Mi pare che tu in qualche modo rigetti/minimizzi quelli che tu chiami stereotipi moderni.

Su questo io non sono d'accordo perche' ritengo che l'ospitalita' la voglia di vivere e di godere della vita e della buona tavola siano un marchio dei romagnoli e della loro caparbieta' di salvare nel tempo queste cose nonostante le avversita'

Un mio vecchio amico geometra del comune di Ostellato una volta mi disse una frase che secondo me inquadra alla perfezione lo spirito ROMAGNOLO:

" Voi Romagnoli fate tutto molto" dove intendeva che , quando si lavora si lavora molto , quando ci si sacrifica ci si sacrifica molto e quando ci si diverte ci si diverte molto. ( insomma sempre esagerati, nel significato migliore del termine)

Quindi il passato ed il presente hanno secondo me un minimo comun denominatore da ricordare e salvaguardare: l'enormita' di quanto fatto ed ottenuto nonostante tutto e tutti.

Ciao

Galamini ing. Gianni

Filese ha detto...

Ti ringrazio molto, Gianni.
Nemmeno io sono d'accordo di minimizzare le cose che hai ricordato e che sono importantissime.
Semplicemente ritengo che sia molto importante andare alla "radice" della storia del nostro territorio, proprio per capire meglio, la ragione di certe nostre caratteristiche.
Spero che il libro (già spedito), tu possa averlo al più presto, ma conto di ricevere da te un commento dopo averlo letto.
Sono curioso di conoscere il tuo giudizio sull'opera, di cui il "contesto storico" è ovviamente soltanto un aspetto.
Grazie mille.
Ciao.
Agide

Filese ha detto...

Trascrivo il Whats App appena ricevuto da Daniele Tasselli, grande autore di commedie dialettali romagnole:

"Ciao Agide, sono Daniele Tasselli. Ho letto il tuo romanzo, mi è piaciuto molto, complimenti."

Questa la mia risposta:

"Grazie Daniele. Sono davvero contento che ti sia piaciuto. Anche tu l'hai letto in pochissimi giorni. Il giudizio di un grande autore e di un innamorato dei nostri personaggi come te, mi lusinga davvero molto.
Un abbraccio."

Filese ha detto...

Trascrivo in questo spazio "dedicato" un estratto del commento di Sergio Felletti (Facebook, 15-4-2019):

[…]Agide Vandini lo conosciamo per essere un valente storico e ricercatore del nostro territorio, ha scritto molteplici libri sulla storia del proprio paese natio, Filo, sul territorio e sulle sue tradizioni, nonché saggi, racconti ed anche poesie nel bel dialetto filese.
In questo suo nuovo lavoro, ha condensato le proprie capacità di profondo conoscitore del territorio e delle vicende storiche che si sono succedute, scrivendo un romanzo molto bello, in cui realtà (storica) e fantasia si fondono in maniera encomiabile, dando vita ad una storia credibile, ben costruita e di sicuro effetto che si legge senza fatica proprio per le sue incalzanti vicissitudini.
Il romanzo copre un arco temporale che va dal 1591 al 1614 ed è ambientato nei territori Lugo, Fusignano, San Bernardino, Alfonsine, e la Riviera del Comune di Filo con annesse le Valli alla destra del Primaro di acqua dolce e quelle alla sinistra del Po, le Valli di Comacchio.
E' una storia di briganti, di povera gente, di coatti costretti a vivere nelle Selve e, di Signori quali gli Estensi e la Reverenda Camera Apostolica, che nel periodo detenevano la giurisdizione su quei territori […] (Sergio Felletti 15 aprile 2019)

Filese ha detto...

Mi pare giusto trascrivere qui anche un estratto della bella recensione, la prima ricevuta in ordine di tempo (novembre 2018), di una casa editrice, con la quale poi non s'è trovata l'intesa per la pubblicazione.

""
[…] Romanzo solido e ben costruito. Si avverte lungo tutta la narrazione la grande competenza storica dell’autore, che riesce ad intessere su una trama storicamente attendibile vicende di fantasia sempre verosimili. L’atmosfera ricorda quella de “I promessi sposi” e ad essi si richiama evidentemente l’autore, nel suo intento di raccontare una vicenda d’invenzione, ma potenzialmente reale. Nonostante la lunghezza del romanzo, l’autore riesce a catturare l’attenzione del lettore, attraverso una narrazione piana, ricca di dialoghi, articolata in brevi capitoli che permettono repentini cambi di scena. Il protagonista è un personaggio a tutto tondo, ben caratterizzato e in forte ma credibile evoluzione. Sono poi tanti i personaggi secondari che riescono ad affascinare il lettore, dai banditi dal buon cuore Vinaccia e Tania, a Clelia, dolce nonna in odor di stregoneria; dal nobile (di sangue e di cuore) Ferrante Bentivoglio allo spregevole antagonista Guberto Carandina. Le vicende collaterali sono molte, ma sempre riconducono al filone principale, mantenendo ben salda lungo tutta la narrazione la focalizzazione della narrazione sul protagonista.

[…] Il romanzo è molto valido: strutturato a livello narrativo, credibile a livello storiografico, riuscito nella resa dei personaggi. Si avverte alle spalle del romanzo un autore che, oltre ad essere esperto di Storia e Storia locale, ha anche già lavorato con la scrittura, proponendoci egli uno scrivere sempre chiaro e coerente. Le vicende narrate sono tante e coprono oltre un ventennio, ma la scrittura semplice e lineare e la chiarezza espositiva le rendono facili da seguire e chiare nel loro susseguirsi. Avvincente, ben scritto e ben congegnato […].
""

Filese ha detto...

Ricevo e trascrivo:
Ciao Agide, avevi ragione.
Il libro è interessante sotto l'aspetto storico e avvincente per la storia delle famiglie che si legge in un fiato. Si potrebbe girare un film, chissà... Intanto prenoto tre copie per fare qualche regalo. Sono curioso di leggere anche gli altri che hai scritto.
Un abbraccio e a presto.
Sandro Stignani.

Filese ha detto...

Ricevo da mio nipote Andrea Montanari e pubblico:

“Zio carissimo,
Il tuo Ramingo mi ha fatto compagnia nei miei primi giorni di ferie.
Che emozione!

Un uomo onesto, ben voluto, un fabbro perseguitato ingiustamente e guidato dall’amore. Come non cogliere i molti riferimenti ad una figura così importante per te (ed anche per me!).
Ma gli hai donato un potere in più rendendolo esperto in partita doppia, come si usa nei personaggi dei giochi di ruolo, grazie alla “carta Agide”.
Bellissimo!
Ho chiuso l’ultima di copertina con il rammarico che la nostra terra non sia più quella da te raccontata, vittima di scelte sbagliate che l’hanno trasformata irrimediabilmente in un piatto e anonimo spazio coltivabile tutto uguale, senza punti di riferimento naturali utili anche a variare un po’ l’orizzonte.
Quanto sarebbe bello avere quell’ambiente ai giorni nostri, con la salute e il benessere che ci siamo pian piano creati...
Spero che almeno la forza e la qualità della nostra gente, da te ben raccontata, resista di più.

Un abbraccio”

Filese ha detto...

La mia risposta ad Andrea:

Queste tue impressioni sono una grande soddisfazione per me.
Sperando che un giorno, prima a poi, il romanzo venga letto anche dai miei figli, direi che, a parte loro, gli unici altri familiari in grado di cogliere certe "ispirazioni" che danno "forza" al romanzo, siano soltanto i figli di mia sorella.
E tu le hai colte... Se dovesse leggerle un giorno, le coglierà anche Paola, immagino... D'altronde, buon sangue...
Nell'aver ricreato l'ambiente naturale oggi scomparso, ci ho davvero messo molto impegno, ho fatto leva sulle mie conoscenze, è ovvio, ma ho anche potuto contare sulle straordinarie possibilità offerte dalle peculiarità del "romanzo storico".
Ho così potuto compiere, scrivendolo, una specie di viaggio alla ricerca di emozioni oggi impossibili, facendo vivere i miei personaggi nel paesaggio, ahimè, ormai perduto per sempre.
Se sono riuscito a trasmettere queste emozioni anche al lettore, la cosa mi lusinga davvero parecchio. E' ciò che volevo.
Se Carla fosse ancora fra noi, sono sicuro che avrebbe letto il mio romanzo con lo stesso tuo interesse e passione, come del resto faceva con me da bambino quando le ri-raccontavo le favole appena ascoltate da Còmo in casa di Cantlèn.
Anche per questo mi sento molto gratificato dall'idea di averti regalato ore liete di lettura, e di averti tenuto allo stesso tempo vivo, l'amore per la nostra terra assieme ad una nuova considerazione verso i nostri progenitori.
Spero, a questo punto, che tu accolga bene anche l'uscita del mio secondo romanzo ("Il ragazzo venuto dalle Fiandre", ambientato in massima parte negli stessi luoghi nei primi decenni del '600, epoca di grandi conflitti religiosi e non solo...), che prevedo nella prossima primavera. Non sarà un Ramingo 2, ma sarà altrettanto avventuroso, e con altri bei personaggi.
Conto su una buona "pubblicità" da parte tua per far conoscere il "Ramingo della Valle" anche al di fuori della cerchia di amici e familiari.
Se non hai nulla in contrario, pubblicherò sul mio blog la tua bella recensione.
Un abbraccio forte forte...

Filese ha detto...

Trascrivo il lusinghiero commento avuto quest'oggi da Rita Toschi:
A mio avviso quest’opera non può essere definita un romanzo tout court, ma un vero e proprio intreccio tra narrazione e saggistica storico-geografica in cui si respira la preparazione, la competenza e la conoscenza dell’autore in questo ambito.
Infatti egli nasce come storico ricercatore delle origini sue e dell’ambiente in cui vive da sempre.
Lì dimostra di aver acquisito una capacità di movimento nei vari tempi o meglio nello scorrere del tempo che lo porta alla conoscenza profonda dell’ambiente geografico e dei suoi mutamenti nel susseguirsi dei secoli.
La storia si svolge nell’ambiente vallivo ed è resa avvincente dalla moltitudine dei personaggi di cui vengono trattati l’aspetto fisico, il carattere, le emozioni, i sentimenti e le gesta.
Appare anche la competenza dell’autore in ambito gestionale, quando parla del massaro, della partita doppia, competenza acquisita nel corso degli studi di scuola superiore.
Se devo cercare un neo in tutto ciò, lo trovo nella forma espressiva, in cui rilevo un lessico a volte desueto e con qualche imperfezione sintattica. Ma, ripeto, è un neo colto solo da una patita di lingua italiana come me.
Ho letto l’opera d’un fiato, anche se richiede attenzione e concentrazione per l’intreccio degli avvenimenti e delle descrizioni.
Se lo inizi non ti molla più, specialmente se nelle descrizioni trovi degli ambienti che conosci, in cui hai vissuto e che risvegliano in te ricordi di esperienze ormai lontane, ma mai dimenticate.