E’ in libreria «Il gradino di terra» di Agide Vandini
Beniamino Carlotti ne parla con l’autore
Il
Secolo dei Lumi, come ben sappiamo, vide l’emergere, un po’ in tutta Europa, di
grandi Idee di Libertà ed Eguaglianza e culminò nella rivendicazione violenta di
maggiore giustizia economico-sociale.
Anche il territorio cispadano ed il suo
contesto umano ne furono coinvolti, a seguito della calata dei francesi coi
loro ideali giacobini e rivoluzionari, che
diede luogo a grandi illusioni ed anche a locali “Insorgenze” fino all’anacronistica
“Restaurazione” ed ai successivi primi moti “Risorgimentali”.
Questo breve amichevole colloquio con l’autore,
è allora l’occasione per chiedergli come ha pensato di affrontare temi di
questa portata, sia pure nell’ambito di vicende in parte romanzate (b.c.).
Agide, dopo la trilogia
seicentesca, ora proponi ai lettori un nuovo romanzo collocato fra fine
Settecento e primo Ottocento. Quali sono i punti in comune con gli altri tuoi
lavori?
Si tratta, come per i tre
precedenti, di un romanzo ambientato nel territorio della Bassa Romagna,
un’area geografica che, verso il finire del Settecento, aveva subito grandi
sconvolgimenti alla sua conformazione naturale: da regione dominata dalle
paludi qual era nel ‘600, quasi due secoli dopo era divenuta una campagna in
via di bonificazione. Oltre alla collocazione geografica, un altro punto in
comune coi romanzi precedenti è certamente l’attenzione che ho voluto dedicare al
mondo degli ultimi, alle tante speranze negate alle classi più deboli. Anche
questa trama, inoltre, è autoconclusiva, con vicende che si chiudono al termine
della narrazione, nel corso della quale mi sono permesso qualche vago cenno
alle lontane vicende seicentesche.
Il «gradino di terra»: ci puoi
dire a cosa si riferisce esattamente il titolo?
Titolo e sottotitolo del
romanzo indicano l’alto e imponente argine del Fiume Nuovo venuto a dominare la
Bassa Romagna ravennate ed Estense, territorio al centro della mia narrazione. Grazie
al «gradino di terra» sono emerse grandi estensioni coltivabili che danno vita
a grandi speranze nel mondo contadino e bracciantile, figure legate mani e
piedi alla terra, alla storica «gleba» da cui dipendono da secoli. Sono uomini
e donne ai margini della storia, ancora incapaci di elevarsi da uno stato che,
di fatto, permane di «semi-schiavitù». Le vicende del romanzo riguardano in
particolare un paio di famiglie di bassa e modesta condizione che s’ imparentano
fra loro in un rapporto sempre più stretto e solidale. I loro sogni e speranze devono
fare i conti con un mondo rurale antiquato e retrivo, ove esse vivono le tante
disillusioni del loro tempo. Sono i colpi di coda di un «ancien regime» che resiste
all’affermarsi di grandi idee ed aspirazioni come l’Indipendenza e l’Unità degli
Stati Italiani, nonché la sognata emancipazione della povera gente.
Quali sono gli eventi
storici più importanti che fanno da sfondo al romanzo?
Oltre all’epopea degli
«scariolanti» vissuta dai protagonisti, l’evento più importante negli anni a
cavallo del secolo (1780-1821) è senza dubbio la calata dei francesi in Romagna
con le tragiche conseguenze che travolgono la città di Lugo. Il «Sacco» subito
dalla sua popolazione nel luglio del1796 viene rivissuto nelle pagine del
romanzo. Nell’arco di un ventennio, poi, si assiste al susseguirsi incalzante
di ribellioni e mutamenti politici. Sono eventi che, a poco a poco, deludono e mortificano
molte speranze ed illusioni e, con esse, un patriottismo ai primi albori,
ancora ben distante dalla classe degli umili e dei diseredati.
Nei tuoi romanzi della
Trilogia Seicentesca c’è anche una componente avventurosa e la consistente
presenza di pirati e briganti. E’ così anche stavolta?
Certo. L’ambiente in cui ci
si muove ha cambiato aspetto, ma Il brigantaggio nel primo Ottocento è alquanto
diffuso nella Bassa Romagna, fino a confondersi con un vago ribellismo
antinapoleonico. Il maggiore bandito dell’epoca, l’imprendibile Michele Botti
detto Falcone, è fra i maggiori
protagonisti del romanzo. E’ un capobanda di cui si è sempre saputo
relativamente poco, sicché ho potuto inserirlo senza difficoltà fra le mie
vicende romanzesche. Ovviamente ho assai arricchito il personaggio, pur nel
rispetto di ogni elemento basilare della scarsa biografia. Molti episodi
briganteschi, peraltro, vissuti dai protagonisti, li ho tratti dalle cronache
dell’epoca, a volte con qualche attribuzione fantasiosa, ma muovendomi nel solco
della portata e delle peculiarità del fenomeno banditesco di quel periodo.
Dove possiamo trovare il
tuo romanzo e come proseguirà la Trilogia Risorgimentale da te definita
«Romagna Ardente»? Puoi darci qualche anticipazione?
Come per i precedenti, il romanzo è in
autoedizione ed a tiratura limitata. Lo si potrà trovare nelle principali
edicole e librerie dei dintorni, ossia di Argenta, Filo (presso Edicola
Bellettini – distributore di benzina -), Longastrino e Alfonsine. In settimana
sarà acquistabile in rete in un nuovo sito a cura di Giralibri di Argenta. Non
appena disponibili fornirò tutti i link relativi ai miei romanzi sull’«Irôla». Nel
giro di pochi mesi seguiranno gli altri due titoli facenti capo alla Trilogia,
ognuno con una propria trama autoconclusiva, ossia: La spada tra le spine (1821-1830) e Ottocento Romagnolo (1831-1892).
3 commenti:
A questo punto, non mi rimane che augurare ...... "Piacevole lettura a tutti".
Trascrivo quanto ricevuto da Domenico Mongardi, vecchio amico originario di Castel del Rio, ex dirigente di una importantissima azienda torinese, grande appassionato di storia e folclore della Romagna. Domenico ha letto "Il gradino di terra" in soli due giorni: "L'ho finito di leggere poco fa; mi è piaciuto molto lo stile narrativo sulla scia della trilogia. La trama, come al solito, è affascinante e, come se fosse un giallo, vuoi scoprire in fretta come andrà a finire. Il contenuto, sullo sfondo delle vicende storiche del periodo, rispecchia la drammatica situazione sociale di miseria del bracciantato delle campagne romagnole. Tra l'altro avevo già a suo tempo acquistato e letto il libro di Lazzari sulla sommossa ed il sacco di Lugo. Lo riprenderò in mano e mi rinfrescherò la memoria. Ti ringrazio nuovamente e mi sono ripromesso di rileggerlo con calma tra qualche giorno. Ciao e buona serata."
Pubblico anche la bella recensione che l'amico Beniamino Carlotti, al termine della lettura de' "Il gradino di terra" mi ha gentilmente inviato: il libro è ben scritto, la trama avvincente, un preciso ritratto delle nostre terre in epoca napoleonica, accurata la descrizione del periodo storico, in cui si snodano le vicende descritte. Gioie, paure, dolori e speranze muovono personaggi storici e di fantasia, in un complesso intreccio narrativo, guidato da un imprevedibile destino che lega le famiglie protagoniste in maniera quasi imprescindibile. Oserei quasi definirlo un "poema epico", in cui i lati più oscuri e gentili dell’animo umano , sono sapientemente rappresentati e mediante i quali si conserva e si tramanda la memoria e l’ identità di una classe sociale da sempre ai margini della storia.
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