giovedì 7 febbraio 2013

Filo, l’asilo e Don Jušèf...


Un ricordo degli anni del dopoguerra e del nostro parroco nel 60° della morte
di Agide Vandini e Vanni Geminiani




 Don Giuseppe Menegatti
Ero un bimbetto di sette anni quando, il 9 febbraio del 1953, si seppe della disgrazia toccata a Don Giuseppe, nostro amato parroco. Ne parlavamo giusto pochi giorni fa, io e Romeo, oggi canuto parroco di Fossalta nel ferrarese e all’epoca, mio inseparabile compagno di giochi.
Ricordo perfettamente quella grande nevicata e il bagliore notturno che, in assenza di lampioni, ci permetteva di intravedere qualche passante camminare di fretta, mentre dalla chiesa giungeva il lugubre suono delle campane che, nella notte silenziosa, diffondevano a colpi lentissimi il triste annuncio.
Chiedemmo ad alta voce: «Mo’ cus a sràl zuzèzt ...»[Ma cosa sarà successo?...]  E ci fu risposto con voce addolorata e triste: «L’è môrt e’ prit i mi tabèc ... U s’è amazê int ‘n’inzidéñt addlà da Bànd, in pët ae’ Barufèñ...»[E’ morto il prete, fanciulli miei... E’ rimasto ucciso in un incidente oltre Bando all’altezza del Baruffino...]
Io e Romeo eravamo appena scesi entusiasti nel cortile di casa a riempire i bicchieri di candida neve, da offrire con la saba a Cömo, il nostro fularèñ e agli altri presenti che lo stavano ascoltando dalle sedie impagliate attorno al camino della Carlìna e Cantlèn, nostri vicini di appartamento e genitori di Romeo.
Era in casa della Carlìna che avevano luogo i migliori trebbi invernali, poiché Cantlèn contava un paio di amici (Cömo e Bulé) capaci intrattenere e affascinare con le loro belle favole, in rigoroso dialetto romagnolo, un buon pubblico composto in prevalenza di bimbi in punta di sedia, nonché di anziani divertiti che interloquivano di tanto in tanto. Solitamente facevano appello alla Carlìna affinché tenesse il bicchiere di Cömo ben colmo e rifornito, soprattutto allorché il suo eroe, quasi sempre di nome Mingòñ, entrava nel bosco e non ne usciva più...
Fummo proprio noi due bimbetti a dare il triste annuncio al caseggiato riunito in casa Cantelli; al che, i più grandi scesero di corsa gli scalini in cerca di ulteriori notizie e il trebbo, ovviamente, si sciolse con un grande senso di tristezza e di mestizia.
E’ questo il mio ricordo di quel 9 febbraio di 60 anni fa.
In un’età in cui si faticava ancora a capire cosa fosse la morte, io e Romeo capimmo che non avremmo più rivisto il nostro buon parroco, quello tanto indaffarato che incontravamo spesso all’asilo parrocchiale, la nostra seconda casa fin dalla sua apertura nel dopoguerra.
Quel periodo così fervido, animato da personaggi che seppero in tanti modi ridare lustro e orgoglio al paese, è ancora oggi ricordato con grande tenerezza dalla mia generazione e quanto ai rettori dell’Asilo ho già avuto modo di accennarne in questo stesso blog (sabato 12 aprile 2008, «Addio a Suor Giulia» di Agide Vandini: http://filese.blogspot.it/2008/04/addio-suor-giulia.html ).


 Don Giovanni Bezzi
Era venuto a Filo, Don Giuseppe, nel 1947, succedendo al vulcanico Don Giovanni Bezzi, il prete a cui debbo il battesimo e ricordato come Don S-ciöp. Il periodo era assai difficile, ma in un paese distrutto, mortificato, preso a bersaglio dal fascismo e dalla guerra, che voleva rialzarsi rimboccandosi le maniche in ogni settore, Don Iusèf si diede da fare guadagnandosi la stima e l’affetto della popolazione.
Il suo fiore all’occhiello fu la creazione dal nulla dell’Asilo Parrocchiale, una iniziativa che incontrò il favore della gente, anche quella che se ne stava ben lontana dalla canonica e che parteggiava forse più  per «Peppone» che non per «Don Camillo», ma che imparò ad amare le premurose Suor Anna Maria (per noi Madre Superiora), Suor Giulia, Suor Regina e Suor Matilde fino a farle sentire, giorno dopo giorno, parte importantissima di una grande famiglia.




Il cippo del Baruffino

 La nostra Madre Superiora
Che volle esser sepolta a Filo

In questa ricorrenza credo di far cosa gradita ai filesi, e in generale ai lettori di questo blog, riportando in primo luogo alcune immagini dei protagonisti già citati, nonché l’ordinata documentazione  fornitami da Vanni Geminiani: alcune note succinte riguardanti Don Menegatti che testimoniano della sua biografia essenziale, e di quanto si prodigò per l’apertura dell’Asilo. Impreziosiscono le sue note uno stralcio del Diario di Suor Giulia ove si descrivono i giorni luttuosi della perdita del nostro parroco.
A Don Giuseppe, alla cui memoria verrà deposta nei prossimi giorni, al cippo del Baruffino, una corona di fiori a cura della parrocchia di Filo, vada ancora e sempre, a nome mio e di tutto il paese, tanta gratitudine e riconoscenza (a.v).

Filo, Asilo Parrocchiale, anno 1948 circa. In prima fila (9): ?, ?, ?, ?, (Nipote de’ Pévar), ?, ?, ?, Toschi Rita. In seconda fila (parzialmente seminascosti) (10): ?, ?, ?, ?, ?, ?, Pezzi Graziella, ?, ?, Banzi Adelia. In terza fila (11): Neri Franco (Neron), Zagatti Francesco (Chécco), Cantelli Giancarlo (Malabröca), Monterastelli Mauro (Mèvar), ?, ?, Bolognesi Amato (Saraca), ?, ?, Cesari Giuseppe (Beppino), Veduti Loris (Masëri o Lollo). Dietro a tutti: Don Giuseppe Menegatti.  Donazione e riconoscimenti di Amato Bolognesi).


 Anno 1950 circa. I bimbi del dopo guerra all’Asilo Parrocchiale di Filo. Da sinistra a destra. Prima fila seduti(16): ?, ?, Stella Maria, ?, ?, ?, Diani Guerrina (Elvira), ?, ?, ?, Luciana Pezzi, Ida Trentini, ?, ?, ?, Vacchi Ada. In seconda fila (14): Mario Ravaglia (Maio), Rino Tirapani, Ettore Fabbri (Tenacia), ?, Agide Vandini (Perani), Franco Tarozzi (Marzon), Romeo Cantelli, ?, una suora non identificata, Suor Superiora Anna Maria Magroni, Ovidia Guidarini, Adriana Principale, Diana Pollini, ?, ?, ?, ?. In terza fila (13): Cesari Giuseppe (Beppino), Franco Bucchi, Belletti Franco, Costa Floriano Andrea (Agnël), Ricci Widmer (Mimi),  Gessi Piero, ?, Rita Toschi?, ?, ?, Luciana Tacchini, ?, ?, ?, ?. In quarta fila (15): Libero Mondini, ?, Amadesi Ornello (Nëli), Monterastelli Mauro(Mëvar), Assirelli Roberto (Alina), Baldi Valdes, Baldi Angelo (Bidóni), Cantelli Giancarlo (Malabröca), ?, Ainis Coatti, ?, ?, ?, ?, ?. Sulla sinistra: Suor Giulia, ?, Zenobia con una bimba in braccio. Al centro: Suor… e la Madre Superiore Anna Maria Magroni. Sulla destra: Suor Matilde, Carmela Di Leo e Suor Regina. (Foto donata da Diana Pollini . Riconoscimenti: Beniamino Carlotti e Agide Vandini). 



  
Filo, Asilo Parrocchiale, primi anni ‘50. (Si tratta verosimilmente di foto ai maschi del dopo-scuola del 1951 o 1952). Si possono riconoscere, fra i bimbi seduti a terra Ricci Vidmer (Mimi) (3° da sinistra), Tonini Gabriele (Ghele) (5°), Enrico Geminiani (Ricco dla Lina) (6°), Assirelli Roberto (Alina) (7° e ultimo a destra); dietro la maestra si intravede l’inserviente Carmela Di Leo, mentre fra i bimbi in piedi, si riconoscono: Rino Tirapani (2° da sinistra), Zagatti Francesco (Checco) (3°) – fra questi, accosciato, Don Giuseppe Menegatti -, Amato Bolognesi (Saraca) (5°), Cesari Giuseppe (Beppino) (6°), Romeo Cantelli (e’ Partigian) (7°). L’ultimo a destra in piedi e con una mano alla bocca è Agide Vandini (Perani). (Riconoscimenti di Agide Vandini).




L’Asilo di Filo e Don Giuseppe Menegatti
Note essenziali di Vanni Geminiani


L’Asilo Parrocchiale di Filo fu aperto il 17 febbraio 1949 per merito del parroco di Filo Don Giuseppe Menegatti che si accollò ogni spesa, sia per la ristrutturazione dell'edificio, che per il mantenimento delle suore, nonostante l'anno precedente la parrocchia di Filo avesse subito una drastica riduzione del suo Beneficio che era, prima dell'arrivo di don Giuseppe, composto da ben 95 ettari di terreno.
Con un documento pontificio emanato a Roma il 3 febbaio del 1948 la parrocchia di Filo dovette infatti cedere buona parte dei suoi terreni alle parrocchie di Portomaggiore, Argenta e al Seminario diocesano, e rimase con un Beneficio ridotto a soli 24 ettari.
Don Giuseppe Menegatti aveva però grandi conoscenze come ex cappellano militare (dal 1938 al 1946) e per fondare l'asilo richiese denaro anche a personaggi esteri di sua conoscenza in Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti evidenziando con tutti (anche esagerando) che aveva parecchi bambini orfani da sfamare.
L’Asilo fu inaugurato il 19 marzo 1949 dall’arcivescovo di Ravenna Mons. Giacomo Lercaro, dal Prefetto di Ferrara e dal sindaco di Argenta Carlo Bolognesi e fu dedicato ai caduti di guerra.
Don Giuseppe Menegatti era nato il 18-2-1902 a Dogato e morì il 9-2-1953 sulla Strada Rangona fra Bando e Portoverrara per incidente stradale dove è ricordato in un cippo a lui dedicato.
Era stato ordinato sacerdote il 17-12-1927 da Mons. Antonio Lega Arcivescovo di Ravenna, cappellano a Cervia e a S. Alberto (1927 e 1928), parroco a Berra dal 1929 al 1937 e infine Cappellano Militare dal 1938 al 1946. Fu parroco di Filo dal settembre 1947 al 9 febbaio 1953.
E’ sepolto ad Argenta.
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Dal diario suor Giulia Giulietti[1]:

….. Il signor parroco don Giuseppe Menegatti ha per un periodo di tempo per aiuto il sacerdote don Filippo Ricci, il quale conosce molto bene questo popolo e le sue attrattive, così insieme alla Madre Superiora formano una filodrammatica con un gruppo di giovani e giovanette. Questa iniziativa è stata efficace per rompere il ghiaccio che vi era fra tanta gente e la Chiesa.
I giovani hanno dato queste rappresentazioni anche nei paesi vicini, con tanto successo, grande entusiasmo di tutti. Il popolo si compiace di queste belle iniziative e è molto riconoscente per il bene che riceve.
La messa cantata per Pasqua è eseguita dai giovani e giovanette della filodrammatica, con una partecipazione grande di tutto il popolo. La Madre Superiora, nelle feste natalizie, prepara ai bimbi i doni sul magnifico albero di natale. La gioia dei piccoli è grande, si nota dai loro visetti sorridenti e felici.
Negli anni seguenti per la festa dell'Epifania il signor Parroco, aiutato dalla Superiora e dalle suore, preparano la bella sorpresa delle famose calze piene di doni per tutti i bimbi e bimbe dell'oratorio festivo
Nel 1952, il sacerdote don Filippo Ricci parte da Filo per recarsi, come parroco nella provincia di Terni, dove è accolto con grande entusiasmo dal suo popolo.
La Madre Superiora continua da sola ad organizzare scenette e operette per la gioventù di questo popolo e nello stesso tempo esercita i cantori per le feste della chiesa. Per la festa di S. Agata, 5 febbraio 1953, il gruppo di giovani della schola cantorum, guidati dalla Superiora, canta la Messa solenne a 4 voci con grande soddisfazione di tutto il popolo. Il signor parroco, come segno di riconoscenza offre loro una cena. I giovani intervengono contenti per passare un'ora di serena compagnia.
La mattina del 9 febbraio 1953 il signor parroco celebra la S. messa per il sacerdote defunto don Giulio G. (Direttore del Belgio, delle suore di Filo). Don Giuseppe celebra questa santa messa con un raccoglimento straordinario, che richiama l'attenzione dei presenti.
Terminata la Santa Messa il signor parroco si mette d'accordo con la Madre Superiora per la cena famosa dei cantori per le ore 7 di sera dello stesso giorno. La Madre fa notare al sacerdote che non si da inizio alla cena senza la sua presenza. Egli dice: "sarò pronto all'appello".
Don Giuseppe parte con una macchina con un giovane di Argenta per Padova per trovargli il lavoro.
Tutto è andato bene sennonché sulla via del ritorno, mentre egli conversava allegramente con questo giovane e il padre di lui, improvvisamente a pochi chilometri dalla sua casa, in un crocevia, un camion urta forte contro la loro macchina che sbalza in mezzo alla strada il degno sacerdote, don Giuseppe, con una ferita mortale alla testa, il quale dopo pochi minuti di atroce sofferenza, assistito da un altro sacerdote, rende la sua bell'anima a Dio. La grave disgrazia avviene verso le ore quattro e mezza pomeridiane.
La Madre Superiora e le suore, non consapevoli della grave disgrazia avvenuta, sono occupate a preparare la cena ordinata dal signor parroco. Quando verso le sette si ode il suono del campanello, la Madre, sicura che era il Parroco che arriva insieme ai giovani. Ella stessa apre la porta. E’ la sig.na Rina Rocchi, la telefonista, che porta la triste notizia: don Giuseppe è morto! In uno scontro stradale. A tale notizia la Superiora e le suore sono vivamente addolorate e la Madre Superiora si reca subito a confortare i vecchi genitori del sacerdote, che già consapevoli della triste notizia sono immersi in un profondo dolore.
Verso le sette e mezza arriva la Croce Rossa, portando la salma del grande apostolo che ha dato la sua vita per amore del prossimo.
Monsignor Giovanni Zalambani, dice alla Superiora, alle suore e ai presenti di preparare la camera ardente nello studio del Parroco così tutti possono rendere omaggio al proprio pastore. Il dottor Cirelli, aiutato dalla Superiora, fascia la grande ferita della testa, poi viene rivestito della cotta e stola.
A tale notizia tutto il popolo è addolorato, durante la notte il giorno seguente è un continuo pellegrinaggio di gente che viene da ogni luogo per visitare e pregare accanto alla sua salma.
Sua Ecc.za mons. arcivescovo Negrin, con altri sacerdoti, benedice la salma, è profondamente addolorato, prega con viva pietà, l'accompagno è un vero trionfo di omaggio che gli rende tutto il popolo, da Filo al cimitero di Argenta; nonostante la grande nevicata e il gelo che rende difficile il cammino, tutti partecipano al corteo funebre.
E' un corteo fatto di più di trenta macchine, tante moto e biciclette.
Il popolo di Argenta gli viene incontro con tutte le autorità e con i suoi vessilli. Don Giuseppe amava molto quest'opera e con grandi sacrifici mostrava la sua dedizione, dando tutto ciò che aveva perché nulla mancasse ai bimbi e a coloro che ad essi si dedicano. Grandi ideali aveva sull'avvenire dell'asilo, per il quale egli tutto dava e si prodigava. Per 11 mesi la parrocchia è rimasta senza parroco, aveva come economo spirituale don Domenico il quale ha fatto tutto il suo possibile per attirare anime al Signore.

 Cliccare sulle immagini per vederle ingrandite



[1] Successivamente Madre Superiora di Filo, alla morte di Suor Anna Maria Magrini avvenuta il 16-3-1959.

4 commenti:

marco ha detto...

AGIDE, SEI STATO BRAVISSIMO . GRAZIE PER LE FOTO E LE DESCRIZIONI

marco ha detto...

naturalmente un grazie anche a VANNI.

Filese ha detto...

Ricevo da Geminiani Aderitto, a Filo un tempo conosciuto col nomignolo di "Pippi", una preziosa testimonianza che pubblico col suo consenso:

"... quanto tempo e' passato da quella triste sera ,mi ricordo benissimo il rincorrersi di voci e di capannelli sparsi un po' qua' e la' nel paese .C'era sgomento ed incredulita' in quel tristo evento,anch'io rimasi colpito ,non facevo altro che passare da un capannello all'altro ad ascoltare i commenti della gente che si era riversata nella piazza per sapere la dinamica di quella disgrazia ,Si chiamava Don Giuseppe Menegatti e lo conoscevo molto bene ,ho fatto il chierichetto alle sue funzioni religiose per molto tempo assieme a mio cugino Giovannino.A noi ragazzi piaceva tanto il gioco del calcio ,nella sua parrocchia ci si radunava quotidianamente e si disputavano interminabili partite di pallone.Un bel giorno decidemmo Giovannino in primis di chiedere a don Giuseppe in premio alla nostra fedelta' al servire la messa : Il completo per formare una squadra di calcio ,scarpe pallone maglia azzurra .Sulle prime il Don Giuseppe rimase senza parole ,ma poi con il pressing di Giovannino acconsenti' con grande gioia di tutti noi di Filo .era fatta dopo un paio di giorni Giovannino mi chiamo alla finestra del palazzone per dirmi di andare a prendere il corredo tanto sognato. Non ho mai dimenticato la sua figura di uomo e sacerdote molto umano pronto a dare una mano a chi aveva bisogno.Il destino e' stato crudele con Lui: era stato estratto il suo biglietto!!.

Filese ha detto...

Ricevo e pubblico volentieri:

Grazie di avermi fatto ricordare la Madre superiora e le altre suore dell’asilo che anche io ho conosciuto : Giulia, Regina e Matilde.
Poiché nel diario di suor Giulia , ho letto della compagnia che recitava nei teatri (composta da giovani filesi) , dove la Madre superiora aveva messo molto di suo (Insegnante di canto, ballo e costumista).

Dato che , anche mio padre [Massimo] e mio zio [Gigino] facevano parte della compagnia e, a volte , ricordavano con simpatia la Grande Madre Superiora e anche episodi tragicomici accaduti dietro le quinte e sul palcoscenico (mi dicevano che , per sbaglio, una volta uno svenimento fu rimediato con una secchiata di colla invece che acqua) , Ti chiedo se riesci a ricostruire un poco di storia di questa “compagnia teatrale” che , mi dicevano, riscuoteva successo anche fuori delle mura amiche (il cinema Tebaldi).
Grazie e un grande saluto.
Gianni Galamini.