di Beniamino Carlotti
Agide Vandini e Beniamino Carlotti hanno compiuto fra il 2005 ed il 2007 una ricerca genealogica familiare a largo raggio che li ha condotti per numerose parrocchie ed anagrafi comunali alla riscoperta di ascendenze fino ad allora sconosciute ed a parentele ormai perdute e disperse. Ne è emersa la storia completa di una laboriosa famiglia contadina, quel ramo dei Vandini detto dei Garuslir, da cui discendono, per via paterna, Agide e, per via materna, Benny, con radici presenti nel territorio filese fin dalla metà del Cinquecento, territorio ove, parte della famiglia, risiede ancora. I risultati del lavoro di ricerca, ricco di dati anagrafici, notizie reperite e fotografie di alcune centinaia di componenti familiari ed affini, hanno poi dato vita ad un dettagliatissimo album su CD. L’album è stato distribuito di recente ai discendenti della famiglia che lo hanno accolto con entusiasmo.
La mia mamma (la Gemma ), donna di solide tradizioni e cultura contadina, quella cioè solidamente appoggiata su valori quali il Sacrificio, l’ Umiltà e la Dignità , spesso mi ricordava: « Tènat ben int la ment, che la zent la pasa, ma la fameja l’armasta…» (Ricorda bene che la gente passa, ma la famiglia rimane…).
Dopo tanti anni, nella commozione che mi assale pensando a lei, ricordo ancora quella semplice frase,a suo tempo ascoltata, eppure non compresa fino in fondo.
In questi tempi, il progressivo perdersi della nobile ed antica cultura contadina che pare spegnersi inesorabilmente con l’addio ai nostri vecchi, e l’affermarsi di valori molto effimeri, mutevoli ed inconsistenti, mi provoca sempre più spesso un grande senso di estraneità e di smarrimento interiore.
Così mi rifugio volentieri nella tradizione e nei ricordi della famiglia, quella intesa in senso stretto, e nei ricordi del mio paese, cioè la mia famiglia in senso allargato. Nasce così in me il desiderio di contribuire a tenere vivo in noi il grande Dono e Valore della «memoria» delle nostre radici, ovvero della nostra fameja.
La memoria, ossia la facoltà ancestrale di trasferire cognizioni ai posteri che caratterizza gli umani come individui e come gruppo di appartenenza, finisce per definire esattamente ogni precisa identità culturale.
Così, tornando a quella semplice pillola di saggezza che la mia mamma così argutamente mi somministrava, oggi vedo e capisco che i nostri nonni e genitori sono la nostra memoria storica e che sono in grado di aiutarci a capire, attraverso il ricordo, il passato ed il presente.
Nulla di noi è sfuggito alle nostre madri: parole, gesti, emozioni, ed ancora oggi, dopo tanti anni che ci hanno lasciato, continuano a darci lezioni di vita e di comportamento (T’seia sèmpar un bon tabach, nench quand ch’a n’i srò piò me a dêt du scapazon… - Voglio che tu sia sempre un buon ragazzo, anche quando non ci sarò più io a darti due scapaccioni… -).
Mi piace, amo sentire ancora nel mio animo, ed attaccato alla mia pelle, questo patrimonio d’amore e di vita. Così per ricordare ed onorare la famiglia, con Agide, amico dell’«età fiorita», abbiamo cercato insieme di ricostruire ogni più segreta vicenda del passato e con esse il più completo albero genalogico della famiglia Vandini, nell’ampio contesto della famiglia filese.
L’opera è costata circa due anni di ricerche e studi, ma lo sforzo è stato abbondantemente compensato dalla soddisfazione del lusinghiero risultato, e cioè dalla sensazione di essere riusciti a «far parlare il passato», riempiendo i vuoti silenziosi dei padri.
Con grande emozione abbiamo scrutato nel mondo degli avi, nella quotidianità della gente comune ritrovando avvenimenti, detti, soprannomi: piccoli grandi eventi, testimonianze vere ed autentiche di memorie da tempo sopite (Benny, ottobre 2007).
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