di Beniamino Carlotti
Il 4 Novembre prossimo, ricorre l’89° anniversario della Vittoria nel conflitto mondiale 1915/18, anniversario che sta perdendo importanza nel ricordo e nella memoria degli italiani, talvolta visto soltanto come evento citato nei libri di storia, e non come la tragedia umana che per alcuni anni sconvolse l’Europa e che tante ripercussioni ebbe anche nella nostra piccola comunità filese.
Quelli della mia generazione, però, che da bambini, raccolti la sera vicino al nonno, ascoltavano in silenzio i racconti del fronte, della trincea, dei compagni che morivano e dell’angoscia provata prima e durante ogni inutile assalto, hanno ancora viva nella memoria quei tragici fatti, tanta era la partecipazione che i reduci di quell’orrendo conflitto riuscivano a trasmettere.
Oggi adulto, e con tutta la nostalgia dell’infinita pazienza del nonno, credo sia ancora moralmente doveroso ritornare col ricordo a quei filesi, nostri compaesani, che parteciparono alla Grande Guerra e che soffrirono patimenti inenarrabili, alcuni dei quali morirono per difendere i “Sacri Confini della Patria”, come recitava la pomposa retorica del tempo.
Circa duecento furono gli umili fanti, artiglieri e lancieri filesi, strappati ai campi ed alle loro attività e scaraventati in trincea o in qualche campo di battaglia del Carso o del Grappa.
Gente umile, ubbidiente sino alla remissione, devotamente fedele all’autorità ed al “padrone” di turno. Ciò nonostante, al loro superiore importava ben poco dei loro patimenti sia fisici che mentali, se si pensa che essi non furono considerati altro che carne da cannone, corpi da immolare nei loro assalti e contrassalti, o come ebbe a dire Papa Benedetto XV, usati per alimentare “l’inutile strage”.
Alla paura che assaliva all’uscita dalla trincea, andando incontro alla mitragliatrice che falciava i compagni, seguivano sempre, per chi aveva la fortuna di tornare alla base, giorni e giorni di esasperante e logorante trincea, in cui, oltre al freddo, alla fame, alla sete, al fango ed ai pidocchi si dovevano pure sopportare il disprezzo, la tronfia superbia e l’arroganza imperturbabile dei signori ufficiali. Come se non bastasse, aleggiava in quei momenti, sinistra ma costante, la presenza del “plotone di esecuzione”, pronto ad entrare in azione al minimo accenno di indisciplina o di insubordinazione.
Quegli umili soldati insomma, combatterono ed in molti casi morirono, per lo più ignorando contro chi e per chi combattevano, ma lo fecero con dignità ed onore. Agirono sempre e soprattutto con spontaneo spirito di solidarietà verso i compagni nel comune destino della guerra. Nondimeno, i nostri soldati venivano spesso infervorati ed illusi da una insinuante propaganda governativa, secondo la quale l’Italia Proletaria stava combattendo quella guerra nell’interesse del popolo, tanto che, al ritorno a casa, i fanti-contadini sarebbero stati adeguatamente ricompensati con la terra. Sappiamo bene, poi, come andò a finire .
Purtroppo i bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero la lapide dedicata ai caduti filesi della Grande Guerra, posta nelle scuole che stavano allora vicino alla chiesa nell’attuale giardino dell’ex asilo. A loro, come ai tanti filesi che persero la vita durante la seconda guerra mondiale, è stato dedicato nel
Amadesi Alessandro, soldato, classe 1880 Amadesi Giuseppe, soldato, classe 1883 Bianchini Angelo, soldato, classe 1891 Brandolini Paolo, soldato, classe 1888 Foletti Giuseppe, soldato, classe 1889 Gennari Medardo, soldato, classe 1891 Ghirardini Francesco, soldato Guerrini Antonio, soldato Leoni Ettore, soldato, classe 1887 Luciani Settimio, soldato, classe 1888 Marangoni Giuseppe, soldato, classe 1891 | Margotti Francesco, soldato (assente nell’elenco) Margotti Giuseppe, Serg. magg., classe 1881 Mezzoli Gaetano, soldato, classe 1891 Minghetti Francesco, soldato, classe 1883 Natali Enrico, soldato, classe 1886 Ricci Federico, soldato, classe 1885 Selvi Pasquale, soldato Serafini Ennio, soldato Taglioni Natale, soldato, classe 1889 Tarlazzi Antonio, soldato, classe 1887 Tarozzi Francesco, soldato, classe 1903 Verri Secondo, soldato, classe 1899 |
Nella prima foto: Guerra 1915-1918 - Un gruppetto di filesi accampati al fronte, da sinistra: Cobianchi Eugenio, Cobianchi Antonio e Venieri Enrico.
Nella seconda: Onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto ad Ivo Vandini, nonno di Agide.
2 commenti:
Bello e, a tratti, commovente il tuo ricordo dedicato ai caduti di Filo della prima guerra mondiale, Beniamino. La ricorrenza del 4 novembre serve a questo: più che a celebrare, a ricordare e a tramandare il legame tra le generazioni, fino ai nostri ragazzi. Se non avranno da noi le storie e i segni di chi li ha preceduti, saranno privi della forza morale e del valore della vita che essi rappresentano.
I giovani soldati dentro la divisa erano contadini, gente semplice assorbita in un ingranaggio distruttivo, crudele perché senza una ragione accettabile.
E' difficile non sentirli vicini ancora in questi anni di guerre sempre più assurde.
(Rita)
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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