Lo scorso 29 settembre gli amici della favolosa «Banda del gelato alla fragola» si sono ritrovati ancora una volta dietro una tavola imbandita al Ristorante «Il Cavallino bianco » di Filo.
E’ stata l’occasione per una bellissima festa, ormai divenuta un appuntamento annuale, ore piacevoli di canti, musiche anni ’60, scambi di doni e ricordi d’epoca: un abbraccio fraterno fra filesi e amici di gioventù che oggi, in buona parte, risiedono altrove. Come ogni anno è stata offerta una rosa alle signore e deposto un fiore sulla tomba dello scomparso Beppino (Zézar).
Il cibo è stato squisito, la compagnia arricchita dalla graditissima presenza di altri vecchi amici altrettanto, l’allegria tantissima e quindi ci si è già dati un nuovo appuntamento per l’autunno dell’anno prossimo.
La combriccola, si formò fra giovani filesi verso la metà degli anni ’60, più o meno fra il ’64 ed il ’66. Dopo la ricostruzione, per la nazione erano arrivati gli anni del miracolo economico e quindi, finalmente, di acqua in casa, di frigo e televisione per tutti, ovvero le avvisaglie di un benessere ormai alle porte. Nella società e nella sfera economica l’ottimismo si respirava nell’aria, ma per i baldi giovanotti e le dolci fanciulle sui diciott’anni all’epoca, quelli erano grandi momenti di trepidazione, di forti passioni rivolte agli eroi del cinema, dello sport, della nuova musica beat, finché ci si poté pian piano elevare a miti e sogni quasi irraggiungibili come il primo appuntamento galante o la «liberatoria» e «salvifica» ‘500.
A quei tempi anche il ritrovarsi assieme la domenica pomeriggio in un bar del paese e ordinare un raffinato «gelato alla fragola», significava distinguersi dal resto della comunità nei modi e nelle abitudini, e questa «distinzione» comportò immediatamente il canzonatorio «marchio» riservato alla compagnia di studenti e studentesse, ossia un’identità ben precisa che seguì sempre quel gruppo di ragazzi e ragazze: la banda del Gelato alla Fragola.
Per un lungo periodo un legame piuttosto forte unì la «banda», un legame che nasceva dalla profonda stima reciproca e dalla voglia comune di emanciparsi e divertirsi in buona armonia. Lo «spirito di gruppo» si arricchì talvolta di piccoli flirts, di amori che decollarono e di altri che si assopirono, ma seppe superare brillantemente anche le delusioni più cocenti. Per mesi e mesi ci si ritrovò nei fine settimana, al cinema o al jukebox, o anche soltanto per far due chiacchiere a casa di qualcuno.
L’entusiasmo raggiunse l’apice quando il sabato sera si poté far funzionare il giradischi presso la gentilissima famiglia di Rita Tamba. Le festicciole danzanti più classiche, quelle di fine d’anno, si organizzarono invece, per tradizione, sempre a casa di «Bibi» Valenti, al riverbero della luce azzurra e malandrina del suo acquario. Intorno ad esso volteggiò un manipolo di giovani in pieno fulgore, via via ammaliati, rapiti dalla musica dei favolosi dischi di casa, da una scelta felice di titoli e motivi che, ancora oggi, fornisce la colonna sonora di quella beata prima gioventù. Questo è il nucleo «storico» di quella gloriosa «banda», prima che venisse dispersa dalle vicissitudini della vita:
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