Un
augurio speciale da Filo e da due splendidi ... Leoni
di
Agide Vandini
E’ già tempo di campionato ed un Augurio
speciale al Bologna di Pioli affinché possa
affrontare nel modo giusto le sfide che l’attendono, viene lanciato dagli
amici di Filo e soprattutto da... due
splendidi ed indomabili Leoni, ossia da Leoni Tino (Tinëla) e Leoni Aldo (Piröcia),
belli e sorridenti al centro della foto a fianco.
Scattata col telefonino davanti al Bar
Centrale di Filo dal mio amico Egidio Checcoli, credo che l’istantanea possa
essere definita, almeno nel nostro piccolo mondo, «la foto dell’anno»...
Del resto nessuno più di Tinëla, tifosissimo rossoblu da
sempre, personaggio fra i più caratteristici del circondario, poteva mandare
un simile messaggio di fiducia e di serenità al nostro Bologna e ai suoi inquieti
tifosi. La sua figura e la sua espressione sono quanto di più solare si possa
immaginare ...
Qui, alle quote più basse e sperdute dla Basa Rumagna, non si respira affatto quell’apprensione perniciosa, a
volte persino autodistruttiva, che da tempo ha preso alla gola certi
tarantolati tifosi di città.
|
La fiducia fra noi c’è sempre, anche da
parte di chi bulgnéš non è mai stato;
l’augurio sincero viene perciò anche da Piröcia,
vecchia gloria della Filese calcio, e da tutti gli avventori della gloriosa Osteria.
Va detto che, qui «in culo al mondo» (come qualcuno ama collocare un paese che,
se non ci fosse, sarebbe da inventare), si tifi rossoblu o meno, il Bologna è
nel cuore di tutti. Oserei dire che, grazie al gran parlare del sottoscritto e
del buon Tinëla, se ne sa assai più
delle chiacchiere sotto le due Torri, che non delle noiose vicende di certe
squadre ricche e titolate, puntualmente radiografate e coccolate ad ogni ora
del giorno dal sistema mediatico nazionale...
A Tinëla
(cui - riconosciamolo... - il rossoblu dona divinamente), le soddisfazioni della
vita non sono mai mancate, tanto da mettersi alle spalle qualche disavventura,
come quella che mi raccontò, anni fa, mentre lo portavo con me, a Bologna e
allo stadio, una storia che poi trascrissi in succinte rime dialettali destinate
ad una galleria di personaggi che chiamai Fata
žént[1].
Il sonetto lo riporto qui con qualche ritocco:
Tinêla
Tinêla u s mérita un bël sunèt.
Int e’ su carèt al vid
‘bastanza spës
e pröpi, com ch’u s diš int al
canzunèt,
lo e’ sa tù la vita cun pôc šmanèž.
Par la tartọfla inciọñ pö stêi
impët.
Int al guléñ, al barléd, a là
stramëž,
e’ pê òn zenza pinsìr, mo int e’
cupèt
lo l’à un spiašé grand, e da un
bël pëz,
de’ pù ch’e’ pasè par màt a tọta
réfa.
Lò, par briša fê e’ suldê, par
trì dè
e’ fašè cont d nö capì: «... A i
vét a Mësa?» «…?!?»
«Com a s ciàm’l e’ tu paéš?»
«…?!?». A lè e’ s-ciupè:
«... E vọ, avìv mai magnê una
bésa?»
L’avnè ca lò… Mo, cumpagnê da
du suldé!
|
Tino
Tino
merita un bel sonetto.
Nel
suo motocarro lo vedo abbastanza spesso
E
davvero, come si dice nelle canzonette
Lui
sa prendere la vita senza mai agitarsi.
Come
tartufino nessuno lo batte.
Nelle
golene, nei canneti, nei posti sperduti
Sembra
senza pensieri, ma, in testa,
Ha
un grosso cruccio e da molto tempo,
Da
quando passò per matto ad ogni costo.
Lui,
per non fare il soldato, per tre giorni
Finse
di non capir nulla: «...Vai a Messa?» «… ?!?»
«Come si chiama il tuo paese?» «…?!?». E lì
scoppiò:
«...E voi? - disse - avete mai mangiato una biscia?»
Eh
sì, tornò a casa … Ma, accompagnato da due militari!
|
Lui che ha sempre saputo prendere la
vita dal lato giusto («cun póc šmanëz»),
lui così amante degli spazi liberi e selvaggi, lui che ancor oggi vediamo calcato
nella mini-cabina dell’inseparabile Ape diretto verso i luoghi più insoliti,
lui amante delle verdi golene alla ricerca del tartufo, lui in simbiosi con un
cane che non sta nella pelle, in grado di fiutare i magici tuberi negli angoli
più sperduti del mondo, ebbene, proprio lui, anni fa, colpì la fantasia del filese più noto nel
mondo della musica, l’amico e cantautore Paolo Barabani (e chi non lo
ricorda al Festival di Sanremo negli anni ’80 col suo Hop hop somarello?), tanto da ispirargli un brano dei suoi. (Chi
fosse interessato a leggere qualcosa di più specifico intorno a Paolo può farlo
in questo stesso blog, al link: http://filese.blogspot.it/2010_11_01_archive.html).
Paolo, colpito dalla serenità e
tranquillità di Tinëla, scrisse il magnifico
pezzo e lo inserì nell’EllePi «In
riva al Bar», ovvero nella raccolta delle sue opere più belle, dove Tino è,
nientemeno che, «Nevada, cowboy da bicicletta», cercatore d’oro sui generis del nostro grande fiume.
Eccone il testo:
La copertina
del 33 giri
Paolo a Villa
Vittoria di Filo (primi anni ’80)
|
L'oro del Reno
E
lo chiamavano Nevada per via del suo cappello
Di
finto castorino, aveva solo quello
Ehi,
vecchia volpe, ma lui non ti risponderà
Per
essere sinceri per quella sua certezza
Che
avrebbe un giorno o l’altro trovato la ricchezza
Eh
qui in paese noi lo invidiavamo un po’
E
lo chiamavano Nevada, cow boy da bicicletta
La
vita d’osteria gli è sempre andata stretta
Ehi
vecchia volpe fermati ma dove vai?
Lungo
il fiume lui va,
La
sua strada ormai la sa
Solitario
cercatore
Di
una traccia di un colore
Anche
il fiume lo sa
Quando
lui arriverà
Coi
suoi gesti abituali
Sempre
quelli sempre uguali
Col
setaccio e una padella
Finché
c’è l’ultima stella, non va via.
Ehi
cerca pure sereno,
Ma
oro nel Reno non ne troverai.
Ma
qualcosa da fare in cui credi davvero,
Tu
almeno ce l’hai.
|
Tinëla
fu meritatamente sommerso dagli applausi la sera degli anni ‘80 in cui, a Villa
Vittoria (vedi foto sopra), Paolo Barabani lo richiese sul palco, a condividere
con lui una «celebrità» raggiunta in modo sorprendente. Tino ne fu certamente
contagiato e scosso; ma fu un attimo, un fuggevole momento che per fortuna passò.
Discesi quei quattro gradini, Nevada
tornò subito in lui e rivolse serenamente i pensieri, e l’infinita sua bontà,
ai tartufi profumati della golena, al cane infoiato e soprattutto ... al suo e
nostro Bologna.
Con tifosi veri e appassionati come Tinëla non si trema mai. Forza Bologna
sempre!!!
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