Un Quaderno dell’Irôla dedicato all’opera di Daniele Vitali e Davide Pioggia
di Agide Vandini
Sette anni dopo la pubblicazione del
libro Dialetti Romagnoli, opera di
due apprezzati linguisti come Daniele
Vitali e Davide Pioggia
(Villa Verucchio, Pazzini Editore, 2014), non è purtroppo infrequente sentire
ancora qualcuno, per lo più di area ravennate, sollevare dubbi circa
l’appartenenza della parlata filese autoctona alla grande famiglia dei dialetti
romagnoli.
Credo perciò valga la pena diffondere
e far conoscere ad un pubblico più largo le pagine dedicate al nostro idioma
dai due valenti studiosi che, con adeguato rigore scientifico lo hanno inserito
fra i «dialetti romagnoli»[1].
Il loro corposo e qualificato lavoro, a parer mio, è in grado di togliere ogni
dubbio anche agli opinionisti più chiusi e reticenti.
Si sa, del resto, quanto la
definizione stessa di «regione romagnola», data l’affinità culturale di estese
zone limitrofe alle tre classiche province di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena,
porti ad interminabili ed a volte stucchevoli discussioni, soprattutto in tempi
in cui il movimento autonomista sembra puntare a perentori confini geografici a
cui circoscrivere una sognata (e non si sa quanto condivisa) Autonomia da
Bologna e dall’«Emilia».
E’ invece piuttosto diffusa, direi su
scala nazionale, l’dea che, a prescindere dalle diverse appartenenze
«amministrative», l’area «culturale» romagnola sia per lingua, usi, storia,
folclore e tradizioni, assai più vasta di quella che si intenderebbe rendere
autonoma da Bologna. In questo senso, ad esempio, va citato il bell’articolo di
Tino Mantarro, in rete nel sito del Touring Club Italiano, di cui riporto a
fianco l’annessa mappa delle «Genti di Romagna»[2].
E’ anche risaputo, forse da tempi
immemorabili, quanto ogni angolo del territorio ex pontificio sia venato di
narcisismo, al punto da indurre ogni piazza a fantasticare una «Romagna»
costruita attorno a sé, modellandola, a suon di esclusioni, come il cortile di
casa propria. Va gustato in proposito il simpaticissimo e calzante «Monologo
sulla Romagna» del grande Ivano Marescotti, di cui riporto il link per chi
voglia farsi quattro risate sul tema: https://www.youtube.com/watch?v=6hKN6II-Tdc .
Sulla vocazione romagnola della nostra
terra, ossia dell’area in parte ravennate fra le ex Valli di Comacchio ed il
nuovo corso del Primaro (ora Reno), la lunga striscia rivierasca un tempo
chiamata per l’appunto «Riviera di Filo» con una storia comune a tutta la
Romagna estense fino all’Unità d’Italia, ho già dedicato importanti pagine del
blog, facendone colonna portante dei miei scritti fin dal 1994[3].
Cito per tutte la dissertazione storico - letteraria dell’aprile 2008 dal
titolo «Romagna», «Romagnola» e confine settentrionale pubblicata e
tuttora presente sull’«Irôla» (http://filese.blogspot.com/2008/04/romagna-romagnola-e-confine.html ).
Tenuto conto dell’importanza ricoperta
dal dialetto autoctono sull’argomento, va perciò particolarmente apprezzata e
tenuta in evidenza la profondità di analisi offerta da Daniele Vitali e Davide
Pioggia, studiosi che ho avuto il piacere di conoscere di persona. A suo tempo
ho avuto modo di apprezzare la serietà dell’approccio e l’ammirevole
professionalità messa in campo, fornendo loro notizie essenziali e contatti,
prestandomi ad alcune registrazioni audio alla base delle loro valutazioni.
La ricerca e l’analisi dei due autori
ha in definitiva risolto adeguatamente ogni questione, riservando a questa area
periferica romagnola ogni necessaria attenzione senza pregiudizio alcuno, fino
a definirne storia ed identità linguistica, appartenenza e caratteristiche
dialettali sotto ogni aspetto fonetico e morfologico.
Nell’opera Dialetti Romagnoli, un intero paragrafo di dieci pagine (par, 31,
pp. 138-147) è stato così dedicato al «dialetto di Filo», pagine che offrono una
compiuta analisi glottologica di straordinaria importanza per il territorio,
come del resto per tutta l’area circostante, un patrimonio indubbiamente
prezioso che va conosciuto e studiato, in particolare dagli amanti del dialetto
romagnolo e di tutta la cultura popolare ad esso collegata.
°°°
Unisco a questo articolo-annuncio l’immagine
delle prime righe introduttive della trattazione di Vitali e Pioggia. Tutto il
paragrafo che ci riguarda (pp. 138-147), con annesse le trascrizioni dialettali
della novellina esopica «Il Vento e il Sole» nelle versioni filesi, sia «autoctona»,
sia «basso-romagnola» (pp. 214-215), è contenuto nel Quaderno dell’«Irôla» n. 17,
scaricabile e stampabile gratuitamente a questo link:
https://drive.google.com/file/d/13iE4Wy8xTujpFIr5-XKdHUEbf0ssFZbQ/view?usp=sharing
[1] Il
paragrafo «Il dialetto di Filo» è accuratamente inserito nella Parte seconda – Note sui dialetti romagnoli ove il nostro idioma è classificato
«di transizione fra il sottogruppo RF [Romagna ravennate- forlivese]» e quello
di «Romagna nord-occidentale un po’ a sé» di Massa Lombarda e Conselice (v. p
206). Per inciso, al dialetto argentano il volume riserva apposito e
dettagliato paragrafo nella Parte Terza
dedicata agli «Altri dialetti».
[2]
Compagni di viaggio: Genti di Romagna, da
Fellini ad Artusi di Tino Mantarro, Touring Club Italiano, 2017: https://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/compagni-di-viaggio-genti-di-romagna-da-fellini-ad-artusi/immagine/4/i-confini-della-romagna
[3]
Si veda in proposito Agide Vandini,
Gente Semplice, Faenza, Edit, 1994.
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