giovedì 16 aprile 2015

La «Maratona»



Anno 1993, fra Natura e Memoria
di Giovanni Pulini



Pubblico con estremo piacere questo breve racconto che Giovanni, ex partigiano, filese da anni residente a Bologna, ha scritto per il blog.
Nell'occasione debbo purtroppo annunciare la triste perdita, avvenuta in queste ore, dell'amico Ottavio Lazzari (detto Cencio): l'ultimo partigiano filese (e associato all'ANPI locale) che era ancora in vita, cui dedicai un anno fa un articolo-intervista, tuttora fruibile sull'Irôla.
Appena due giorni fa, il 14 aprile,  ricorreva  il 70° della Liberazione di Filo cui partecipò giovanissimo militando nella  Brigata Garibaldi, la 36bis «Mario Babini», che operò sotto il comando di Antonio Meluschi.
Domani 17 Aprile (ore 15) l'estremo addio al caro Cencio (a.v.).


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Quando ti senti addosso il traguardo della vita, la mente spazia nel passato scavando nei ricordi anche di poco conto.
A volte, nella solitudine che mi caratterizza, affiorano alla mente momenti ed episodi che mi piace raccontare, come quello della memorabile «Maratona» del 1993 che ricorre spesso nei miei pensieri.
Ero già pensionato negli anni  80, e a quell’epoca trascorrevo l’intera estate in una località marittima: Punta Marina Terme. Nel paese avevo un amico, Giulio, conosciuto in tempo di guerra e, tramite lui, mi era facile socializzare con molta gente del luogo.
Le passeggiate nella pineta al mattino presto erano il mio passatempo preferito.
La pineta, alle prime luci dell’alba, mi conquistava per i suoi intensi profumi del sottobosco, della resina, del Calicantus la cui fragranza tanto intensa si estendeva per tutta la pineta; sembrava che la natura avesse messo in sintonia tutti questi profumi con il “fischiettio” degli uccelli.  Alle prime luci del giorno il cinguettio ed i profumi si fondevano, e l’usignolo, con il suo canto, fungeva da direttore dell’orchestra che la natura gli metteva a disposizione. I sentieri diventavano serpeggianti per lasciare spazio ai rovi che la facevano da padrone.
Con sorpresa si potevano incontrare altre persone che, come me, rimanevano affascinate dal paesaggio e dagli odori di un luogo incantato e magico. Eravamo sempre gli stessi ad augurarci il buongiorno, a raccontarci con piacere i nostri reciproci passati, esperienze che quasi sempre, si assomigliavano un po’. Ci accomunava il piacere di percorrere sentieri senza inquinamento.
Il Dottor Pirazzini, che faceva parte del gruppo di indomiti camminatori, propose un bel giorno di organizzare una vera «Maratona» tutta per noi. L’idea ci conquistò e si stabilirono delle regole: solo gli ultrasessantenni potevano partecipare ad un percorso che non avrebbe dovuto essere inferiore ai 43 chilometri.
Il giorno successivo, al Bagno Pelo, si continuò la messa a punto dell’impresa e si decise che il percorso: da Punta Marina a Filo, utilizzando solo sentieri, quei sentieri che fin da ragazzo avevo conosciuto bene e che tante volte avevo percorso durante la guerra e la mia militanza partigiana. Due vetture, guidate da Giulio e dal Dottor Pirazzini, ci avrebbero seguito e riportati al punto di partenza.

 Il territorio da Punta Marina a Filo


Il 20 luglio 1993 fu la data prestabilita per la nostra «Maratona».
Nelle automobili vennero caricate dieci bottiglie di un noto integratore salino, molto reclamizzato all’epoca, una ventina di “rosette” e 500 grammi di mortadella, oltre, naturalmente, ad un canestro di disinfettante, bende per fasciare eventuali ferite e cerotti.
Il primo contatto fra noi maratoneti e le auto fu fissato al traghetto di Sant’Alberto.
Percorremmo sentieri di campagna nella Valle del Lamone, zona a me poco conosciuta, ma dove erano ancora ben visibili i segni lasciati dalla guerra: cippi e lapidi ricordavano ragazzi uccisi dai fascisti e dai Tedeschi, ragazzi colpevoli soltanto di aver combattuto per la Libertà a la Democrazia.
Raggiungemmo Sant’Alberto ed il traghetto ci portò sull’altra sponda del fiume Reno: si apriva ai nostri occhi la Valle di Comacchio nella sua vastità e una lingua di terra, Bosco Forte, si estendeva per un chilometro circa coperta di cespugli di tamerici color verde argentato, e di alberelli di acacia di colore verde scuro. Là, sulla punta di questo tappeto verde, spuntava una casa di caccia e davanti ad essa un basso pilastro era stato eretto alla memoria dei caduti per la Libertà.
Sulla nostra sinistra scorgemmo un branco di fenicotteri che nei fondali bassi cercavano nutrimento: uno spettacolo da sogno!
Dopo qualche scambio di battute riprendemmo il cammino accordandoci con gli autisti: il successivo contatto sarebbe avvenuto a Madonna dei Boschi.
Ci  rimettemmo in viaggio sul sentiero in cima all’argine e poco più avanti un grande cippo ricordava il sacrificio di morti ammazzati dai Tedeschi, due di loro li avevo conosciuti.
Il riaffacciarsi di un vissuto ancora così vivo nella mia memoria, nonostante i molti anni trascorsi, riportava i miei sensi indietro nel tempo: provavo di nuovo, in quel momento, angoscia, apprensione, timore di una rappresaglia incombente, proprio come cinquant’anni prima! Quel percorso, e quei luoghi un tempo familiari, mi facevano dunque rivivere ricordi angosciosi e mai cancellati.
Finalmente arrivammo a Madonna dei Boschi, lì ci rifocillammo, qualcuno si fece medicare i piedi, mangiammo qualche panino e ripartimmo alla volta della meta stabilita: Filo, il mio paese.
Raggiungemmo la nostra ultima destinazione sfiniti, ma ce l’avevamo fatta!
Quando tornammo a Punta Marina fummo festeggiati da tutti i presenti al Bagno Pelo ed il titolare del ristorante ci offrì il pranzo.
Personalmente ho sempre ritenuto questa singolare «maratona» un’esperienza soddisfacente, anche se ha presentato due aspetti molto diversi fra loro: da un lato la pineta mi ha avvicinato ad un luogo incontaminato e magico, dall’altro il percorso lungo l’argine del fiume mi ha rinnovato tanta angoscia e sofferenza.

                                                                                                  (Giovanni Pulini, 8 Aprile 2015).

1 commento:

Unknown ha detto...

Caro Giovanni, mi complimento con te e scusa,il "tu" forse troppo confidenziale per il bel racconto che cosi'sapientemente ci hai raccontato. La gogliardica maratona ,per te si e' trasformata in una specie di VIA CRUCIS.Hai camminato fra presente e passato e la tua mente ha [ha lavorato parecchio].Un caro saluto .
pippi