Il
campionato di Bologna e Inter
Commento
del «filese» e vignette di Romano Saccani Vezzani
L’unica
spiegazione logica è che la partita vista mercoledì sera si trattasse di un
incubo.
Non è possibile,
neppure volendo e con tutto il rispetto per il Real Chievo, giocare in modo
così ridicolo e inoffensivo. Va bene il rigore per un intervento scellerato di
un difensore, ma mancava un’eternità alla fine del match per tentare o proporre
qualcosa. Nulla. Nulla di nulla. Se poi non si trattava di un incubo allora era
forse uno spot dell’Antinferno Dantesco: condannati ad inseguire una bandiera irraggiungibile,
mentre insetti schifosi (il Chievo, pardon, il Real Chievo) ti inseguono e ti
pungono a sangue (anche senza sangue: Paloschi avrebbe inseguito anche un
cadavere).
Bona lè. A chi, come noi, si ostina a seguire i
rossoblù, dovrebbero dare una specie di premio Nobel alla Pazienza, un Oscar alla
Sopportazione. Se per Jacques Prévert il simbolo della sofferenza della classe
operaia fu il cinto erniario, per quella dei sostenitori di questa Grande
Decaduta, l’idea stessa del disonore calcistico ha certo le facce
imperturbabili del suo Presidente (ineffabile Re della Frottola) e del di lui
braccio destro, pelato come un serpente, uomo che, come si dice qui da noi: t’a n’è chëz via da ca’ gnènc brušènd dla
sôla [non lo cacci di casa neppure bruciando il cuoio, ossia la materia
che, prendendo fuoco, puzza di più].
L’Inter da parte
sua non riesce proprio a bucare la porta dell’Udinese, difesa peraltro da un
folletto diciassettenne in vena di miracoli. Poca malizia davanti, un po’ di
sfortuna, ma i nerazzurri giocano a calcio, tirano verso la porta, cosa che i
rossoblù non fanno più da tempo. Pare che dai mansionari di Mister Ballard non
risulti ancora chi lo deve fare. Ci aspetta un mese e mezzo di via crucis e poi
avremo modo di conoscere il destino di questi colori che sono purtroppo, giorno
dopo giorno, sempre più bistrattati e vilipesi. (Il
filese)
Chievo - Bologna 3 - 0
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Inter - Udinese : 0 - 0
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