Il campionato di Bologna ed Inter
Visti dal Filese e da Romano
Saccani Vezzani
«I conti si fanno alla fine», si
è sempre detto, e ora siamo ai titoli di coda.
Un Bologna voglioso di lasciarsi
bene col suo pubblico fa vedere i sorci verdi ad un Genoa appagato, ma non
riesce ad andare oltre uno zero a zero, pur spettacolare. Qualche buona
indicazione si è avuta. Se ci fosse la forza per trattenere i giocatori più
apprezzati da Pioli e per colmare le più evidenti lacune della rosa, la squadra
rossoblu potrebbe forse lasciare la schiera degli ultimi e penultimi, un rango
che sta bene a certe realtà di provincia, ma che non può entusiasmare una
tifoseria e una storia sportiva di prim’ordine come quella rossoblu. Purtroppo,
lo sappiamo bene, ci son di mezzo baiocchi e quattrini, quelli che, ahimè, a
Bologna non si stampano più dai tempi della Zecca Pontificia. Incoraggiante, va
detto a merito della dirigenza, la conferma di Pioli, ma poi bisognerà dargli
anche i zugadur...
A San Siro invece, di questi
tempi, par d’essere al... Foro Italico. Cinque pappine e va ancora bene che fra
le fila dei friulani non ci sia il teutonico Klose, perché, altrimenti, in una
partita un po’ cosà e con una difesa un po’ così, finisce tranquillamente in un
punteggio da super tie break...
Che ci fa Strafalcioni in serie
A? Come ha potuto diventare allenatore di una delle squadre più titolate
d’Italia un uomo e un giovane, certamente a modo, ma dal curriculum calcistico
inesistente? E dire che l’occasionale Maramaldo, ovvero l’eterno sofferente
Guidolin, dopo una gavetta infinita e una vita di successi da allenatore, una
simile opportunità non l’ha mai avuta. Misteri del calcio, ma una domandina all’orecchio
di Moratti, qualcuno dei suoi tanti ed incompetenti consiglieri, avrà il
coraggio di farla?
Qui, nel nostro angolo sperduto
di Romagna, l’incredibile insistenza di Moratti, con tanta buona volontà ce la
spieghiamo soltanto così: « Ohi, i diš
che Sant’Antöni u s’inamurè int un pôrc...[1]» (Il filese)
Bologna -Genoa 0 - 0
|
Inter - Udinese 2 - 5
|
[1] Il riferimento è
a Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, a cui la tradizione popolare (alla
radice dei nostri modi di dire dialettali), attribuisce arbitrariamente una sorta
di innamoramento verso la generosa razza suina.
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