Una poesia dialettale «Pane e Olio»
di Orazio Pezzi
Dö Rumagnôli
La Paula e la Culomba Agli éra dö Rumagnôli D’una blèza mai vesta, La Paula, pu, l’éra una bòmba.
Òna biònda, clêtra piò scura Cun du uciòñ che i balinéva Una röba, a pọs dìv, l’éra sicura: Tèñt muscọñ intóran i žirundléva.
Vstidi da fësta agli éra un s-cênt Ae’ cuncórs ad Miss Stalòñ Cagli etri agli a n al valeva un frènc Insọma u ngn éra paragòñ.
Cun i ló du quért ad nubiltê, Òna a crìd ch’la fọs cuntèsa Clêtra, u m pê, barunèsa, I òc’ ad tọt a l fašéva strabuzê.
Agli avéva avù dal burdëli, Nenca ló parèci bëli, Mo insòna ch’l’arivẹs Al nòstar grañdi principès.
E però agli avéva i su difẹt Al n avéva insóñ ritẹgn Quèñd ch’agli andéva ae’ gabinèt Senza mšura, senza cuntẹgn.
Senza avé un pô d rispèt Int la pösta o sọ int un ọs Al fašéva i su bẹl cunfẹt U n importa chi ch’u j fọs.
A n al s vargugnéva davèñti a insọñ; Insöma adës avrì capì neñca vó: Al nòstar dö reginèti de’ Stalòñ[1] Agli éra al piò bëli dla stala di Caplõ[2]…
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Due Romagnole
La Paola e la Colomba Erano due Romagnole D’una bellezza mai vista, La Paola, poi, éra una bomba.
Una bionda, l’altra più scura Con due occhioni che luccicavano Una roba, posso dirvi, era sicura: Tanti mosconi gironzolavano loro attorno.
Vestite a festa erano uno schianto Al concorso di Miss Stallone Le altre non valevano un soldo Insomma non c’era paragone.
Con i loro due quarti di nobiltà, Una credo fosse contessa L’altra, mi pare, baronessa, Gli occhi di tutti facevano strabuzzare.
Avevano già avuto alcune figliole, Anche loro molto belle, Ma nessuna che raggiungesse Le nostre grandi principesse.
E però avevano i loro difetti Non avevano alcun ritegno Quando andavano al gabinetto Senza misura, senza cuntegno.
Senza avere un po’ di rispetto Ai loro posti o in mezzo ad una porta Facevano i loro bei confetti Indipendentemente da chi ci fosse nei pressi.
Non si vergognavano davanti ad alcuno; Insomma ora avrete capito anche voi: Le nostre due Reginette dello Stallone Erano le più belle della stalla dei Caplõ…
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1938 - Una rassegna bovina anteguerra alla Corte Masi (e’ Stalòñ) che vide la presenza, nientemeno, di un alto papavero come S.E. Edmondo Rossoni, ferrarese di Tresigallo e Ministro dell’Agricoltura e Foreste. Si noti nella parete della grande stalla la grande scritta «W IL DUCE», caratteristica dell’epoca (foto tratta da E.Checcoli, Filo della Memoria, Prato, Ed.Consumatori, 2002 p. 236).
Filo, Anni ’60. Dalle Vacche D’Artagnan (Gnani), a sinistra, fotografato con i bu d Pascva, ossia coi buoi di razza romagnola vestiti a festa ed infiocchettati di rosso per la Pasqua, esibiti con fierezza da un contadino non identificato. L’usanza di vestire i buoi «a festa» pare risalga a tempi pre-cristiani quando essi venivano offerti solennemente al dio Giove (Foto Giuliano Dalle Vacche).
Cliccare sulle foto per vederle ingrandite
[1] Lo Stallone, alias corte Masi, è, da secoli ormai, un centro operativo agricolo di notevole importanza in ambito filese. Fu prima di proprietà del Duca Massari, poi dell’azienda Lodigiana fra le due guerre, quando vi si teneva una prestigiosa mostra bovina. Nell’ultimo dopoguerra allo Stallone funzionarono anche scuole di fortuna, mentre si provvedeva alla ricostruzione degli edifici andati perduti coi bombardamenti.
[2] Caplõ è il soprannome romagnolo della famiglia Pezzi, da cui proviene l’autore, i cui componenti sono da tempo valenti ed operosi coloni ae’ Stalòñ.
1 commento:
Il Vostro Poeta lo preferisco molto di più quando è romantico.
Forse la colpa è della sua Musa ispiratrice che in quell'occasione si era alquanto distratta.
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