Una poesia dedicata al nubifragio di questi giorni
di Antonina Bambina
Torna a far sentire la sua limpida voce sull’«Irôla», dalla bella Alcamo, una poetessa filese tornata in Sicilia con la sua famiglia tanti anni fa, e che trascorse fra noi gli anni belli dell’infanzia e dell’adolescenza. Lo fa con versi accorati, dedicati all’immane tragedia di questi giorni, al nubifragio che ha colpito così duramente il messinese, alla catastrofe che ha stravolto e sconvolto la vita di interi paesi e gettato nella disperazione tanta povera gente che, d’un colpo, ha perso tutto quello che aveva.
I versi di Antonina sono, più che mai, pieni di sentimento e di forza, di quella forza naturale di cui è capace il dialetto, impreziositi nella fattispecie da tonalità e suoni melodiosi che caratterizzano proprio la graziosa lingua dei siciliani.
A nome mio e, credo di poter dire, a nome di tutti i lettori dell«Irôla», esprimo tanta, tantissima solidarietà ai nostri connazionali in difficoltà, auspicando che lo Stato che ci accomuna, finalmente, sappia intervenire con efficacia dopo una tale calamità. Si rimandi il tempo delle chiacchiere, delle polemiche e dell’accertamento delle responsabilità e si vada subito incontro ai bisogni di questa sfortunata e disastrata popolazione, affinché in quei luoghi possa ritornare, prima possibile, la serenità e la vita di sempre.
Amici siciliani, dalla Romagna vi giunga da questo blog, assieme ai bei versi di Antonina, fraterna e calorosa solidarietà ed un vivo incoraggiamento a resistere in questo momento di disperazione e di dolore (agide vandini).
Questo è un mio piccolo, ma davvero piccolo contributo, davanti all'immensità di un disastro che ha colpito la mia terra. Non ha importanza se questa poesia provenga dal nord, dal centro, o dal sud. Almeno in questi momenti, l'Italia, tutta, deve dimostrare quanto sia grande il proprio cuore, regalando anche una semplice poesia a chi ha perso tutto. Certamente nessuna parola e neanche una valanga di soldi possono ridarti ciò che hai perduto, specialmente una vita. La gente soffre, ma quando nel silenzio si sente una voce, o si riceve una carezza, allora, io credo, quel dolore diventa più sopportabile (a.b.)...
La traggedia di Missina di Antonina Bambina Certu chi nuddu, putia mmagginari chi si rapia lu celu a ssi maneri. L’acqua chi caria, paria lu mari purtannusi li casi a Gimpileri. La genti c’un sapia soccu fari circava di sarvari ddi miseri. S’addisiava du’ ali pi’ vulari luntanu di ddu ‘nfernu senza pari. ‘Nta ddi paisi nun ccè chiù la paci e tanti li famigghi misi ‘ncruci. Di certu nuddu Santu fu capaci di dari aiutu a cu’ jittava vuci. Ddu fangu fu chiu tintu d’un rapaci a li nuzzenti ci livà la luci. Cu’ s’addinocchia ‘nterra duna baci e cu’ un si trova chiù, nun avi paci. Cu’ passa pi’ Missina e di paisi dda viri tantu fangu e picca casi. Li machini nun sannu cu li misi, una ‘ncapu natra, a nesci e trasi. Li cummircianti di lu Missinisi pi’ vinniri nun hannu chiù li basi. Lu scarsu chianci e puru lu burgisi mentri la terra mè paga li spisi.
| La tragedia di Messina di Antonina Bambina Certo nessuno, poteva immaginare che si aprisse il cielo in quella maniera. Cadeva l’acqua, che sembrava il mare portandosi via le case a Giampilieri. La gente non sapeva cosa fare, cercando di salvare, le proprie cose. Avrebbe voluto avere due ali per volare lontano da quell’inferno senza pari. In quei paesi non c’è più la pace e tante le famiglie messe in croce. Di certo nessun Santo fu capace, di dare aiuto a chi gridava aiuto. Quel fango più cattivo d’un rapace, a tanti bimbi ha tolto la gran luce. Chi s’inginocchia in terra dà i suoi baci ma chi non si trova più, non ha la pace. Chi passa per Messina e in quei paesi là vede tanto fango e poche case. Le macchine non sanno chi le ha messe una sopra l’altra, ma in modo strano. I commercianti, lì del Messinese per vendere non hanno più la base. Il povero piange, ma anche il ricco ma è sempre la terra mia a pagarne le spese.
|
Nessun commento:
Posta un commento