Inaugurata a Filo la rinnovata Casa del Popolo ravennate
di Agide Vandini
Werter Leoni (Pëcia) come tutti lo ricordiamo
7.3.2010 – Casa del Popolo di Filo di Alfonsine. Il taglio del nastro del Sindaco Venturi. Al centro, col soprabito chiaro Francesco Marconi. In primo piano, sulla destra, il consigliere comunale Celeste Coatti.
7.3.2010 – I figli di Werter Leoni (Pëcia), Antonella e Giuliano, scoprono la targa dedicata al padre nella Sala che porterà il suo nome.
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Domenica scorsa, 7 marzo, nell’ambito dell’inaugurazione dei locali ristrutturati della Casa del Popolo di Filo di Alfonsine, si è tenuta l’interessante commemorazione di Werter Leoni (Pëcia) amato dirigente politico, sindacale e cooperatore che ne fu il maggiore promotore, durante la quale si è scoperta una targa nella Saletta assembleare che d’ora in avanti porterà il suo nome. Erano presenti Autorità, dirigenti politici e sindacali, locali, provinciali e regionali. Il discorso commemorativo è stato tenuto da Francesco Marconi ex segretario provinciale della Federbraccianti Cgil di Ravenna, oggi in pensione.
Questo il testo della targa: «SALA / Werter Leoni / 1921 -1982 / sindacalista – cooperatore / Una vita spesa per lo sviluppo economico e sociale della comunità filese / Filo di Alfonsine, 7 marzo 2010»
Si riporta qui di seguito, per gentile concessione dell’oratore, un ampio stralcio del discorso, ossia la parte dedicata al ricordo di Pëcia, un personaggio che fu importantissimo nella vita sociale paesana del dopoguerra, un uomo valoroso che si dedicò completamente alla causa dell’emancipazione dei lavoratori in generale e i particolare dei contadini, braccianti e cooperatori di Filo di Alfonsine. Purtroppo, nel frenetico affrontare via via i problemi del nostro tempo, di lui e della sua opera si è sicuramente parlato e ricordato, in questi anni, troppo poco. Un personaggio certamente da riscoprire, un esempio di dedizione che, dati certi desolanti personalismi e crac finanziari che di recente hanno portato allo sconcerto morale e materiale la nostra popolazione, oggi potrebbe ancora insegnarci molto. Sono lieto perciò di poter contribuire, in piccola parte, dandone il dovuto rilievo in questo blog, al ricordo dell’uomo e del suo ruolo. Del resto ho potuto conoscerlo bene personalmente, sia pure per poco tempo: un uomo tutto d’un pezzo, una pervicacia esemplare, un carattere indomito, un cuore che batteva all’unisono col suo «popolo», ottime qualità umane che finivano per essere apprezzate anche da chi, come la parte padronale, veniva da lui tante volte contrastata duramente. La sala della Sua Casa del Popolo, non poteva che portare il Suo nome. |
Ricordo di Werter Leoni, detto Pëcia, sindacalista, cooperatore e”capopopolo” di Filo
A cura di Francesco Marconi
Ricordare Werter Leoni, abbozzando un ritratto reale della persona e del dirigente locale di base, che gli renda merito per il lavoro fatto, non e' facile, anche perché non ho buona memoria di quei tempi e delle tante, importanti, cose fatte.
L'ho conosciuto nei primi anni ’60 e fino alla fine degli anni ’70, quando sono passato ad incarichi confederali, abbiamo lavorato nello stesso sindacato bracciantile. Io, a Ravenna, come dirigente provinciale, lui, qui, soprattutto come capo lega sindacale, dirigente del collettivo e della Cooperativa Braccianti, tutti ruoli in cui era impegnato fin dal dopoguerra, con dedizione totale, senza risparmiarsi, con uno straordinario sacrificio personale e familiare, al servizio dei lavoratori, in particolare dei braccianti, ma anche dei pensionati e, per un po' di tempo anche dei mezzadri e dei coltivatori diretti. Eppure questo non bastava.
Per promuovere l'emancipazione sociale e civile, bisognava rendere forte anche il Partito in cui credeva, cosicché, anche senza averne direttamente la responsabilità, fu un protagonista anche nell'attività della sezione politica locale. E siccome la gente non viveva e non vive di solo lavoro, si fece anche promotore della costruzione di questa “Casa del Popolo” - oggi ristrutturata e rinnovata- per offrire al paese un contenitore ove svolgere le attività sindacali, politiche ed associative, ma anche un luogo in cui vivere lo svago ed il divertimento. Si occupò anche della impegnativa gestione della stessa.
Fu una realizzazione che coinvolse tutta la popolazione, contadini compresi, con contributi in denaro ed in prodotti di varia natura, e con il lavoro volontario nella costruzione. Una scelta che completava, anche culturalmente, il valore di un impegno totale per Filo.
Filo, ossia un paese pressoché uguale a quello esistente al di là della strada -Filo di Argenta- che per una bizzarra divisione dei confini provinciali era, ed è, amministrativamente collocato nella provincia di Ferrara, con la conseguenza che i due paesi avevano un doppione di organizzazioni e di attività.
Consapevole che gli autonomismi e gli egoismi locali servono solo a chi cerca potere e vantaggi personali, si adoperò per realizzare unificazioni, e negli anni 83/84 ci fu la fusione, prima, delle sezioni del partito, e, poco dopo, delle due cooperative bracciantili, purtroppo, dopo la sua prematura morte nel 1982, avvenuta a soli 61 anni;. ma tutti sanno che anche lì c’era il frutto del suo lavoro.
In generale il suo tempo e le sue energie sono state dedicate agli interessi sociali collettivi, ma meritano una citazione particolare anche la straordinaria disponibilità a favore di esigenze personali e familiari e la sua grande umanità, dietro una apparente personalità chiusa che sembrava poco socievole. Non si contano le volte in cui ha trasportato persone bisognose, o ha portato o ritirato documenti o cose, a Ravenna o da Ravenna, o ovunque fosse necessario, ma di Leoni, bisogna ricordare ancora alcuni altri importanti aspetti dell'attività sindacale e bracciantile.
I braccianti, per tanti anni, attraverso il sindacato e la cooperazione, hanno fatto storia politica, economica e sociale, e Ravenna ha fatto la sua parte da protagonista di rilievo.
Le tante riunioni, lotte e manifestazioni sindacali, e molte altre occasioni, ci hanno fatto incontrare tante volte, lavorare per gli stessi obiettivi, fare esperienze comuni. Leoni e' stato uno di quelli che ha fatto capire alla gente che, senza organizzazioni, si è deboli ed ha portato pressoché tutti nel sindacato e nella cooperativa, ha mantenuto l'unità, creato partecipazione e consapevolezza nelle persone ed ha promosso e guidato le tante lotte locali per conquistare contratti aziendali che impegnavano i padroni a investire per lo sviluppo dell'agricoltura e a concedere al locale collettivo la gestione di importanti aspetti dell'organizzazione del lavoro, dell'occupazione e dei diritti. Lotte e contratti che furono la premessa per le successive acquisizioni di quei terreni da parte della Coop. Braccianti.
Certo, a Filo, c’erano alcune condizioni più favorevoli che altrove, ma non era facile e scontato neanche qui, perché allora, a quei tempi, i padroni - ancora di più gli agrari- non avevano ancora conosciuto e subito condizionamenti, né sindacali, né istituzionali, né di legge, e non si preoccupavano del grande bisogno di sviluppo e di occupazione e reddito dei braccianti.
Ma Leoni ed i braccianti di Filo, come tanti altri, non si sono interessati soltanto del loro orto. Invece dell'egoismo individuale e locale, allora c’era più consapevolezza che le esigenze sociali erano comuni e che le conquiste dovevano essere collettive e generali perché solo andando avanti tutti si poteva progredire davvero.
Così, quando i lavoratori del faentino o di altre zone e aziende in difficoltà, non avevano la maturazione e la forza per far riuscire e vincere le lotte nelle campagne, Werter e i suoi lavoratori, e molti altri della bassa Romagna, andavano ad aiutarli, convincendoli ed incoraggiandoli a lottare... e difendendoli anche dalle ritorsioni dei padroni.
Analogamente, quando c’erano manifestazioni provinciali, regionali o nazionali, per l'occupazione, per contratti, salari e diritti dignitosi, o per la sanità, l'assistenza e la previdenza, Werter, coi suoi braccianti ed i suoi pensionati, ha sempre fatto bene la sua parte per farle riuscire al meglio.
Cosicché, qui, nella nostra provincia, e più in generale in Italia, negli anni ’60, ’70 e ’80, con periodi di unità e altri di divisione sindacale, durante fasi di grande conflittualità politica, nonostante governi poco aperti alle esigenze dei più deboli, si ottennero risultati generali straordinari, sindacali, politici e legislativi, che cambiarono il paese. Furono anni determinanti anche per riscattare e migliorare la condizione dei braccianti e delle loro famiglie.
Con quello straordinario impegno e quelle conquiste sociali, le generazioni di allora diedero un esempio di grande valore consegnando alle nuove generazioni un'Italia un po' più progredita, più giusta e civile e più protezioni per i più deboli.
Nulla, però, è mai stato acquisito e garantito per sempre.
[parte di attualità politica e sindacale, qui omessa per brevità]
Non so se a qualcuno sia sembrato inopportuno e fuori luogo guardare anche al presente, nel momento in cui ricordiamo un caro compagno del passato. Certamente non gli abbiamo tolto nulla. anzi, richiamandoci alla lezione che lui e tanti altri di quegli anni ci hanno lasciato, anzi, lo abbiamo giustamente valorizzato. Naturalmente, ricordarlo soltanto adesso, dopo 28 anni dalla morte è stata una mancanza. Ma sono cambiati i tempi, e non sempre in meglio, ed e' cambiato il modo d'essere di tutti noi, compreso le sensibilità umane e lo spirito di appartenenza.
Oggi, però, con questa iniziativa promossa dai compagni e dalle compagne che gli sono stati vicini, e che hanno proseguito il suo lavoro, si rimedia degnamente inaugurando il rinnovo di questa “casa” per cui tanto aveva fatto, dedicandogli una sala con una targa che ne ricorda e onora per sempre i meriti, e' una prova di grande valore, affetto e riconoscenza per il buon lavoro che aveva fatto in vita per i braccianti ed i pensionati, e per l'intero paese.
La presenza del consigliere regionale Mazzotti, del sindaco di Alfonsine e dei compagni Casadei e Pessolini della Cgil provinciale, testimoniano che l'apprezzamento ed il riconoscimento vanno oltre i confini di Filo.
Non vogliamo creare né miti né Santi, ma, caro Pëcia ci manchi.
Domenica 7 marzo 2010, ore 10.30, Casa del Popolo di Filo di Alfonsine (Ra), Francesco Marconi
Nella foto a Villa S.Anna in località Chiavica di Legno durante una manifestazione di braccianti e contadini, Werter Leoni (Pëcia) è il secondo da sinistra. Si riconoscono anche Giulio Roi (il primo da sinistra),e al centro (col cappello chiaro) Enrico Bezzi. Vicino a lui (senza cappello) Giorgio Bottoni. Domenico Roi (Méco) è l’ultimo a destra (da E.Checcoli, Filo della memoria, Prato, Consumatori, 2002, p.264).
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