di Agide Vandini
Queste foto oserei definirle “storiche” quanto meno nel mio ambito familiare. Più antiche di queste non ce ne sono in casa, ad eccezione di una, rinvenuta presso la parentela, che ritrae mio padre, mia nonna e la mia bisnonna Lucia Bergamini già pubblicata in questo blog il 26.5.2008 (Una foto, una storia – foto di famiglia datata 1915 con la bisnonna Luzijna).
Queste tre foto di gruppo le ho sempre viste fin da bambino all’inizio del nostro album e, proprio in questi mesi le ho sistemate e ritoccate. Basandomi sui dati anagrafici delle persone ritratte, ovviamente familiari e parenti, ho potuto datarle con buona approssimazione; risalgono rispettivamente al 1922, al 1930 ed al 1937 e sono state scattate a Filo.
Ho pensato che meritino la messa in mostra sul web perché racchiudono in sé non soltanto un pezzettino di storia di famiglia, ma anche, in qualche modo, quella di una generazione e soprattutto di una comunità come quella filese, che questi personaggi li ha ancora nel suo cuore e, credo, non li dimenticherà mai. Nella seconda foto, poi, quella datata 1930, vi si osserva uno scorcio di Filo d’Alfonsine e della sua strê basa una visione panoramica davvero curiosa ed interessante.
Andiamo, però, con ordine.
La prima foto, come le altre scattata in esterno, ritrae tre bimbi in posa, due dei quali vestiti da scolaretti. Si tratta di mio padre e dei suoi due fratelli, tirati, agghindati, vestiti di tutto punto per quei tempi, schierati e posizionati per una foto da conservare e, forse da inviare agli zii di Bologna. A me in questa foto hanno sempre colpito i cappelli da capo stazione (forse messi a disposizione dal fotografo), gli sfarzosi nastri al di sotto del colletto, gli scuri calzettoni a metà polpaccio, i pantaloni al ginocchio e, soprattutto le austere calzature. D’accordo, mio nonno Ivo faceva il calzolaio di campagna, ma quelle tre paia scarpe, viste coi nostri occhi assuefatti alle frivolezze del Duemila, sono davvero un capolavoro …
I tre figli di Ivo Vandini ed Agida Cavalli in una foto scattata verosimilmente nell’autunno 1922. Da sinistra: mio padre Guerriero (23.2.1912), coi fratelli Sereno (5.2.1918) e Raffaele (26.3.1916)
Andiamo ora alla seconda foto, quella più paesaggistica. Siamo lungo la strê basa, a Filo, in corrispondenza della casa colonica dei Liverani (oggi Parco Maria Margotti),verosimilmente nel 1930. I bimbi schierati per la foto sono i miei cugini, ossia i figli di zio Tugnèñ d Capitëni (Antonio Toschi). Sullo sfondo l’inconfondibile palazzone e il caseggiato intorno alla caserma. Colpisce la totale assenza di case lungo la Via Bassa (oggi Via V.Antonellini) in tutto questo scorcio di paesaggio; suscita invece tenerezza e nostalgia quel bel pagliaio che oggi si troverebbe proprio di fronte alla banca.
I figli di Tugnen ad Capiteni (Antonio Toschi) intorno al 1930. Da sinistra: Amalfi (1922), un’amica di Amalfi non identificata, Sante (Baréra) (1930) sulla sedia e, poi, Clelia (1926) e Lina (1924).
Infine la terza foto, che io trovo stupenda. Ci troviamo ancora davanti gli stessi fiùl d Tugnèñ d Capitëni, ritratti con un paio di new entry circa sette anni dopo, nel 1937. Stavolta la foto è scattata davanti alla cancellata dei Tamba, di fronte al «campicello», grosso modo a metà della lunga rampa nel centro di Filo dove oggi stanno le scuole elementari. Ai quattro bimbi della foto precedente si sono aggiunti la nuova sorellina Tögna e la cuginetta Carla Vandini (mia sorella) con tanto di bamböza più grande di lei, uniche di quel gruppo variopinto tuttora viventi. Qui ho sempre rimirato il cappello incredibile dell’Amalfi, e poi gli sguardi così seri, quasi solenni dei protagonisti, che sembrano non tirare neppure il respiro. Sante, detto Baréra e di cui ho raccontato alcune sue avventure con l’amico Cian nel mio ultimo libro, sembra addirittura imbalsamato. Le quattro sorelle sembrano dietro ai banchi, in chiesa, la domenica mattina.
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