Tuoni, fulmini e saette sull’argentano
di Agide Vandini
Le odierne bizzarrie del clima sono, nei nostri paesini della bassa Romagna, al centro dei commenti quotidiani soprattutto in un autunno-inverno assai prodigo di precipitazioni. Qualcuno, del resto, uditi i tanti “dotti,medici e sapienti”, attribuisce ormai l’acuirsi e lo scatenarsi dei fenomeni meteorologici ad un pianeta andato fuori giri, ad un globo terracqueo che non sarebbe più lo stesso, impermalito dai guasti ecologici provocati dall’uomo e dalle sue manie manipolatrici. Chissà. Chissà, come se la passavano sotto questo aspetto i nostri nonni, in epoche antiche e di scarsa industrializzazione, oppure i nonni dei nostri nonni … Lo confesso, a me è venuto, a volte, da interrogarmi con qualche apprensione e curiosità ….
Proprio un paio di mesi fa, durante alcune ricerche condotte con l’amico Beniamino Carlotti all’Archivio Diocesano di Ravenna, mi capitò sotto mano un’iscrizione molto interessante, rinvenuta casualmente sfogliando i registri della parrocchia di San Giacomo in Argenta. Riporto più sotto la fedele immagine e l’integrale trascrizione di questa annotazione d’epoca.
E’ una piccola cronaca autorevole e di rara efficacia che ci racconta di guasti e disastri inenarrabili, avvenuti proprio nei nostri paraggi, danni gravissimi a persone e cose di cui non ci parla la storia,eppure una mezza catastrofe per dirla in breve, che sembrerebbe quasi avvenuta nei nostri giorni. Il pro-memoria fu annotato invece, con tanta preoccupazione, dal parroco argentano sotto la data del 9 ottobre 1820.
Viene da pensare, mi si perdoni il tono semiserio, che il tempo sia sempre stato capriccioso, insolente ed imprevedibile anche quando non c’erano climatologi, meteorologi, statistici, ecologi, satelliti artificiali, computers, e neppure la sfiancante TV a predicare, prevedere e commentare.
Le previsioni a quell’epoca non si potevano neppure leggere nel Lunëri di’ Šmèmbar, visto che le sue pubblicazioni cominciarono nel 1844. Qualche presagio lo si apprendeva in largo anticipo cun al Calàndar ai primi giorni di gennaio (si veda l’argomento e la complessa tecnica in questo blog alla data del 29.12.2007) e semmai le previsioni di corto periodo si aggiustavano coi proverbi, con le eclissi, gli umori della luna, i dolori dei calli, le fitte delle artrosi, oppure, di tanto in tanto, si guardava con trepidazione a e’ zìl d Veróna che, notoriamente, quèl che möstra, e’ dóna. I commenti, gli alti lai, le lamentele e le dita incrociate trovavano la loro audience per lo più nel cortile, alla fontana, oppure nelle rare pause dei lavori in campagna.
Eppure, tutto sommato, si direbbe che, nonostante la grande attenzione e il diverso dispendio di mezzi e di abitudini, nel bene come nel male, questo vecchio mondo, sotto l’aspetto meteorologico almeno, nell’ultimo paio di secoli non pare cambiato gran che …
(cliccare sull’immagine per vederla ingrandita)
Trascrizione: 9 Ottobre 1820. Memoria. In questa mane alle due dopo alla mezza notte circa, Giuseppe Torrini di questa mia parrocchia, figlio del fu Antonio, e consorte della vivente Luigia Cappuzzi, fu spedito dal sig. Angelo Crispini dispensiere di Argenta, a Ferrara con qualche somma di denaro in oro ed argento; arrivato quello a Boccaleone successe un temporale sì veemente che costretto fu a ricoverarsi sotto a portici della nuova fabbrica del Signor Alberto Lolli ed appoggiossi al penultimo pilastro d’essa verso alla chiesa. Trovandosi ivi scoccò un fulmine, e restò ucciso, trovandolo ferito nella sommità della fronte, con lacerazione nella testiera del cappello, e nell’istessa occasione da fulmini fu mozzato il campanile, consumato l’organo, la fratina e sagrestia vecchia, spezzate tutte le finestre d’essa sagrestia, messo sossopra il tetto sì della chiesa che della fratina. Nell’istessa notte fu trattato pessimamente il Palazzone di Casa Massari alla Bastiglia. Iddio ci liberi tutti da sì fatti castighi. Il Parroco Acripr. Ruvioli. |
1 commento:
La ringrazio per Blog intiresny
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