Natale
in trincea, il miracolo del 24 dicembre 1916.
Italiani ed austriaci, non più nemici per una
notte ed un giorno.
Storia
di un piccolo gesto di toccante umanità, là dove persino la pietà era morta.
di
Beniamino Carlotti
Trincea
italiana (1915-1918)
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C’è la grande storia e ci sono
le storie delle persone, le grandi imprese ed i piccoli avvenimenti che
l’oblio del tempo ha relegato nel dimenticatoio della storia.
Natale 1916, a Kombresko alta
Valle dell’Isonzo (oggi Slovenia), sulle vette di Kobilek, tre umili
fanti/contadini ferraresi, fumarono il sigaro più buono della loro vita,
anche perché, ne fu sicuramente l’ultimo.
Angelo Tartarini da Pieve di Cento, Arturo
Marchini di San Biagio d’Argenta ed Attilio Roma di Mesola, fanti del 76°
Reggimento Fanteria (Brigata Napoli), schierati la notte di Natale 1916,
lungo la linea del fronte, in un tratto di trincea che si trovava
contrapposta a soldati ungheresi.
All’improvviso si udì un canto,
sommesso dapprima, ma dopo un po’ risuonò assordante per l’intera valle.
Finito il canto, accadde
qualcosa di incredibile, inaspettatamente i soldati delle due fazioni
uscirono disarmati dalle trincee.
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Improvvisamente era scoppiata la
pace, una tregua spontanea nata dal cuore di soldati, stanchi delle tante
atrocità sofferte.
Racconta nel suo memoriale «Schegge
di Shrapnel», il reduce Fante Alberto Recanatini da Camerano (Ancona):
«Dopo i canti,
dalla trincea nemica, fu lanciato un pacco di sigari, a cui rispondemmo con un
lancio di cioccolata. Qualcuno mise fuori la testa dal parapetto, ed i cecchini
non spararono. Spuntarono i visi di alcuni ungheresi e delle mani si tesero.
Gli ufficiali lasciarono fare stupiti e sconvolti, da quel surreale clima di
festa, per una trincea avanzata, nel secondo anno di guerra. Facemmo a gara nel
scambiarci qualcosa, un po’ di vino, della frutta secca ed alcune gallette.
Povere cose, come povero e triste era il nostro Natale, così come poveri
eravamo tutti noi in questa guerra da ricchi. La tregua durò fino a sera, ma
l’indomani i comandi ci sostituirono, assegnando il nostro reparto ad altro
settore, così fece pure il comando austriaco».
Angelo, Arturo ed Attilio, quella
notte, entrarono prepotentemente in quel lungo e dimenticato romanzo delle
storie di guerra e del Natale. Ma questo a cui parteciparono i nostri fanti,
non fu il solo episodio di fraternizzazione fra combattenti di opposti
schieramenti.
Già nella notte di Natale 1914,
in Belgio, lungo le trincee delle Fiandre a sud di Ypres, i soldati dei due
opposti schieramenti, avevano cessato il fuoco.
Francesi, inglesi e tedeschi, erano
usciti allo scoperto e si erano incontrati nella terra di nessuno, si erano
parlati, abbracciati e s’erano stretti la mano. Avevano acceso candele, cantato
inni e, poi, avevano persino disputato una partita di calcio fra inglesi e
tedeschi, quella che passò alla storia come «la partita della pace», vinta dai
tedeschi per 3-2.
Certamente si trattò di miracoli
spontanei, nati dal basso, da gente che non ne poteva più di quella guerra
assurda ed assassina. Non un moto di massa, ma episodi isolati fioriti in
alcune parti del fronte, tra nemici che fino al giorno prima si erano uccisi da
opposte trincee.
Un miracolo che fece infuriare i
comandi di entrambi gli schieramenti che risposero con estrema arroganza e
crudeltà, minacciando pene severissime se si fosse ripetuto.
Voglio qui, perciò, in un
abbraccio ideale che supera il tempo e lo spazio, far sentire la mia vicinanza
ed il mio Augurio di Buon Natale ad Arturo, Angelo ed Attilio e, con loro, a
tutti i Fanti che vegliarono, patirono, soffrirono e morirono, nelle trincee di
tutti i fronti di guerra nelle notti di Natale 1914-1918.
Questi i nomi e cognomi dei
militi ferraresi:
- Angelo
Tartarini, figlio di Guglielmo, nato a Pieve di Cento il 31 Gennaio 1880,
Soldato del 76° Reggimento Fanteria “Napoli”, disperso in combattimento il 20
Dicembre 1917, sul Carso. Riposa in quello sconfinato ed ideale Cimitero
Militare che amorevolmente accoglie i caduti dispersi di tutte le guerre.
Angelo R.I.P.
- Arturo
Marchini, figlio di Natale, nato San Biagio d’Argenta, in Via Patuzza 148, il
1° Dicembre 1892, Soldato del 76° Reggimento “Napoli”, morto di fame, di freddo
e di stenti, il 22 Ottobre 1918 in un qualche campo di prigionia austriaco.
Voglio credere che riposi serenamente nel cimitero degli eroi ignoti. Arturo
R.I.P.
- Attilio
Roma, figlio di Giuseppe, nato a Mesola il 31Gennaio 1880, Soldato del 76° Rgt.
Fanteria “Napoli”, morto il 20.12.1917 nel Campo di Prigionia di Mauthausen
(Austria) per malattia, riposa nel Cimitero Militare di Colonia. Attilio R.I.P. 2018, p. 4.
3 commenti:
Commovente e suggestivo, ma tremendamente veritiero. Inchiniamoci con rispetto ed orgoglio nel commemorare il ricordo dei tre giovani fanti. Voglio anch'io augurare loro un Buon Natale.
Per un giorno ed una notte, il combattente ha saputo tornare uomo ed ha superato il filo spinato per un abbraccio corale.
Tra tante atrocità, un briciolo di umanità.
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