Storie e foto - ricordo di vecchie
compagnie di attori filesi (1)
di Agide Vandini
Poche
settimane fa, nell’articolo dedicato a Don Giuseppe Menegatti, si leggevano dal
diario di suor Giulia Giulietti un paio di frasi che rammentavano ai filesi dai
capelli bianchi lontane serate passate a teatro:
[…]
Il signor parroco don Giuseppe Menegatti ha per un periodo di tempo per aiuto
il sacerdote don Filippo Ricci, il quale conosce molto bene questo popolo e le sue attrattive, così
insieme alla Madre Superiora formano una filodrammatica con un gruppo di giovani
e giovanette. Questa iniziativa è stata efficace per rompere il ghiaccio che vi
era fra tanta gente e la Chiesa.
I
giovani hanno dato queste rappresentazioni anche nei paesi vicini, con tanto
successo, grande entusiasmo di tutti. Il popolo si compiace di queste belle
iniziative e è molto riconoscente per il bene che riceve [...].
Ecco
perciò un piccolo viaggio fra i ricordi che comincia proprio da quegli anni difficili,
ma altrettanto creativi dell’immediato
secondo dopoguerra, quando, fra il ‘49 e il ‘50, la Madre Superiora Anna Maria
Magrini, ottima suonatrice di pianoforte e direttrice del coro della chiesa, ebbe
l’idea di organizzare a Filo alcune rappresentazioni musicali e canore oggi
ricordate come: “agli Uparèt”.
Giustamente
annotava Suor Giulia nel suo diario quanto il popolo di Filo amasse queste forme
di intrattenimento; peraltro poteva vantare una piccola tradizione teatrale,
una esperienza che aveva dato lusinghieri risultati negli anni ’30 e a cui va
dedicata, prossimamente, una trattazione separata.
In
quel periodo postbellico di sacrifici e ristrettezze economiche, si stava
vivendo a Filo, dopo i disastri e i lutti lasciati dal fascismo, un lieto
ritorno alla vita pacifica. Gli uomini erano tornati in famiglia, si assisteva
al boom delle nascite e non mancavano le occasioni di sano divertimento per una
comunità che voleva mettersi le sofferenze alle spalle e in cui i giovani offrivano
volentieri partecipazione ed entusiasmo.
A
oltre sessant’anni di distanza non è facile reperire materiale e neppure
dettagliati racconti di quanto fu fatto all’epoca. Per nostra fortuna è stata
conservata una manciata di foto e possiamo contare su preziose testimonianze di
alcuni protagonisti di allora come mia sorella Carla e il marito Giovanni
Montanari.
Le
immagini di cui disponiamo sono tutte riferite ad una commedia musicale, cui
assistetti anch’io, allora un bambino di sette anni, e che aveva per titolo «Bongo
- Bongo», proprio come la canzone portata al successo nel 1947 da Nilla Pizzi
e Luciano Benevene ed incisa nel 1949 dagli stessi due cantanti in compagnia
del Duo Fasano.
Fu
rappresentata nel Teatro Tebaldi di Filo intorno al 1952 sotto la regia di
Massimo Galamini e con attori tutti filesi. La commedia si svolgeva sullo
schema della spiritosa canzone.
Il
Grande Esploratore proveniente dalla progredita Europa, impersonato da
Emanuele Barbieri (Zabòv), si
presentava accompagnato dai suoi portatori al capo-tribù africano Bongo-Bongo, ruolo assai ben
interpretato da Luigi Galamini (Gigino)
che era stato dipinto di nero come i quattro guerrieri che fungevano da
guardie del corpo. Due di questi dotati di scudo (Mario Principale detto Mariuzzi ed Edgardo Coatti detto Gardòñ ) e due senza scudo (Giovanni Montanari detto Giuàni - all’epoca Johnny - ed Ermanno Leoni detto Gàli).
L’esploratore
offriva al capo tribù un cesto di pettini, sveglie e specchietti, ma le
offerte trovavano - ahimè - il rifiuto categorico di Bongo Bongo a trasferirsi nelle caotiche città della civilizzata
Europa.
|
Bongo Bongo Bongo
Un
giorno un grande esplorator
là
nell’Equator
intorno
radunate tutte le tribù
disse
proprio così:
“Qui
non state troppo bene
molto
meglio è la città,
seguitemi
su …”
ma
il grande capo disse allor:
"Oh....
Bongo Bongo Bongo
stare
bene solo al Congo
non
mi muovo no no.
Bingo
Bango Bengo
molte
scuse ma non vengo
io
rimango qui.
No
bono scarpe strette, saponette
treni
e tassì,
ma
con questa sveglia al collo
star
bene qui”.
|
Poiché,
come ho già detto, ero presente quella sera nelle prime fila, ricordo bene i
guerrieri che, a fine rappresentazione, scorazzavano nei corridoi laterali
della platea e anche la fatica e la pazienza che ci volle poi per togliere a
Giovanni, allora fidanzato di mia sorella, il tenace nerofumo spalmato in tutto
il corpo.
Da sinistra: Giovanni
Montanari (Giuàni), Emanuele
Barbieri (Zabòv), Mario Principale
(Mariuzzi), Luigi Galamini (Gigino)
La danza di Ermanno Leoni (Gàli)
cliccare sulle foto per vederle in formato video
|
Da sinistra: Mario
Principale (Mariuzzi), Luigi
Galamini (Gigino), Edgardo Coatti (Gardòñ), Ermanno Leoni (Gàli),
Gli
applausi finali
Da sinistra
(nella foto):
Un portatore non identificato, Giovanni Montanari (Giuàni, guerriero senza scudo- occhi cerchiati di bianco) e Luigi
Galamini (Gigino, capo tribù in
piedi), un secondo portatore non identificato e col cappello di paglia,
Edgardo Coatti (Gardòñ, guerriero
con lo scudo), Ermanno Leoni (Gàli,
guerriero senza scudo-occhi cerchiati di bianco), Emanuele Barbieri (Zabòv, esploratore), Massimo Galamini
(regista in giacca, cravatta e fazzoletto bianco nel taschino), x, x, Olga
Petronici,x,x,x,x
|
Intorno
a quel periodo ho raccolto altre testimonianze orali, per forza di cose, molto
frammentarie.
Carla
e Giovanni ricordano alcuni attori e cantanti che ebbero a salire sul palco nei
vari spettacoli: Irene Mezzoli, Alfiero Rossi, Giovanni Montanari, Sacrato
Mario, tenore e cugino di Giuliana, Geminiani Antonio (cognato di Gigino e
Massimo Galamini), Vandini Anastasia, Rosanna Romagnoli. I brani musicali erano
accompagnati al pianoforte dalla Suor Superiora, insegnante di canto e ottima
costumista.
Carla
in particolare ricorda assai bene un altro testo che la stessa compagnia di
attori filesi rappresentò: «Addio giovinezza». Aveva sempre la regia di Massimo
Galamini e vedeva la partecipazione di:
Ibanez
Bellettini – nel ruolo dello studente-protagonista Mario
Loretta
Bolelli – nel ruolo di Dorina, fidanzatina di Mario
Olga
Petronici – nel ruolo dell’appariscente donna che attrae Mario
Emanuele
Barbieri (Zabòv) - nel ruolo comico
di Leone, amico di Mario
Carla
Vandini – nel ruolo di Emma, amica di Loretta
Quanto
al clima che si respirava nell’ambito dei commedianti Gianni Galamini, figlio
del regista Massimo e nipote dell’attore Luigi (Gigino), buon testimone del grande affetto e simpatia con cui il
padre e lo zio hanno sempre ricordato la Madre Superiora, ci riporta un divertente
aneddoto d’epoca che veniva narrato in famiglia.
Pare che una sera – ricorda Gianni - uno spiacevole svenimento sia avvenuto
dietro le quinte nell’attesa che si aprisse il sipario. Nella fretta e nella
concitazione del momento, si cercò di rimediare alla svelta col primo
secchio a portata di mano, se non ché ... Il secchio c’era, era proprio lì
pronto ed anche ricolmo, tanto che fu subito svuotato in faccia
allo sventurato, ma solo a quel punto ci si accorse che, anziché d’acqua fresca, il
secchio era stato riempito di colla da manifesti...
Altre
piccole cose che ricordo sia pure con contorni piuttosto vaghi, a proposito
della Superiora nel ruolo di costumista, è una rappresentazione a teatro in cui
noi bambini dell’asilo dovevamo entrare in scena, chi travestito da cavalletta
(io e Romeo fra costoro col costume e le ali in carta crespata color verde sostenute
dal fil di ferro) e chi invece da grillo (Enrico Geminiani, mi pare, vestito di
carta crespata di colore nero).
Infine
ricordo una serata in cui, fra altre scenette a mo’ di rivista, potei assistere
ad un simpaticissimo recital di Emanuele Barbieri che cantò «La mogliera» di
Aurelio Fierro. Ne rammento nitidamente la voce tonante, le risa della gente
alle battute del testo ed il foglietto di color arancione piccolissimo da cui
leggeva, con grande divertimento personale, le parole della canzone. Che tempi!
E quanta nostalgia...
La mugliera di Aurelio Fierro
Io
voglio riturna' a lu mio paese
perche'
voglio truva' na bella sposa
na
sposa molto semplice e cortese
che
non mi faccia troppo scumpari'
a
lu cumpare ho chiesto nu cunsiglio
m'ha
detto attento a come te la pigli
se
te la pigli senza niente
fai
la figura de nu pezzente
se
te la pigli ricca assai
chi
comanda non lo sai
se
te la pigli troppo brutta
poi
ti rimane la bocca asciutta
se
te la pigli troppo bella
ti
ci vo' la sentinella
in
ogni modo ogni manera
ih,
che guaio e' la mogliera
Lu
mio cumpare e' nu cirvello fino
e'
un uomo che ha girato il mondo sano
pero'
co' sta faccenda me ruvina
e
intanto una mugliera ho da trova'
e
stu cunsiglio tutti m'hanno dato
attento
a chi ti porta dal curato
se
te la pigli troppo grassa
tutta
la casa poi ti sconquassa
se
te la pigli secca secca
poi
t'abbracci cu na stecca
|
se
te la pigli piccerella
dopo
le gira le cirivella
se
te la pigli cittadina
piano
piano ti rovina
in
ogni modo ogni manera
ih,
che guaio e' la mogliera
Le
te la pigli senza niente
fai
la figura de nu pezzente
se
te la pigli ricca assai
chi
comanda non lo sai
se
te la pigli troppo brutta
poi
ti rimane la bocca asciutta
se
te la pigli troppo bella
ti
ci vo' la sentinella
se
te la pigli troppo grassa
tutta
la casa poi ti sconquassa
se
te la pigli secca secca
poi
t'abbracci cu na stecca
se
te la pigli piccerella
dopo
le gira le cirivella
se
te la pigli cittadina
piano
piano ti rovina
in
ogni modo ogni manera
ih,
che guaio e' la mogliera
in
ogni modo ogni manera
ih,
che guaio e' la mogliera...
|
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