Una bella poesia dialettale
di Orazio Pezzi
Pare
che qualcuno si sia messo in testa che alla data fatidica del prossimo 21
dicembre (21-12-2012) il mondo tirerà le cuoia una volta per tutte.
E
l’election day col duello
Obama-Romney a che sarà servito allora? E le primarie del PiDi? E le nuotate
di Grillo? E le guerre che si stanno combattendo da qualche parte nel globo?
E il saliscendi dello spread?
In
verità, non si sa neppure come i Maya abbiano potuto fare una previsione del
genere, anche perché gli anni li contavano certamente in altro modo... Però il
fenomeno profetico è ciclico e inarrestabile. Senza una presunta “fine del
mondo” imminente, senza un clima da “ultimi giorni di Pompei”, pare non ci
sia più neppure gusto a vivere in questa vecchia Terra piena di problemi.
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Prima il 1980, poi il 1988, poi il 2000 a
suon di “mille e mai più mille...”, e ora il micidiale 2012. E se poi non
bastassero i Maya che ci vorrebbe mai a scovare nelle pieghe delle tante
sinistre profezie medievali qualche calzante e ravvicinato annuncio
catastrofico? Un po’ di stiracchiate interpretazioni e il gioco sarebbe
fatto. Probabilmente qualcuno sta già preparando, non appena fallirà questa,
la data della prossima ineluttabile Apocalisse.
Dando un’occhiata in rete si scopre che dal prossimo 21 dicembre si salverebbe un solo paesino di questo mondo, un posto e un luogo misterioso di nome Bugarach di appena 194 anime, alle pendici di un picco di 1230 metri, nel sud della Francia. Prima pare sia stato un autentico garage segreto per dischi volanti, poi fonte di energia dal potere magico, infine luogo nelle cui viscere si nasconderebbe la tomba del Cristo o il tesoro dei templari: il Picco di Bugarach, ci dicono fonti bene informate, è in grado di alimentare, da almeno una quarantina d’anni, le fantasie più irrefrenabili degli esoterici. E’ altrettanto logico che il business ci marci meravigliosamente intorno a queste dicerie.
Dando un’occhiata in rete si scopre che dal prossimo 21 dicembre si salverebbe un solo paesino di questo mondo, un posto e un luogo misterioso di nome Bugarach di appena 194 anime, alle pendici di un picco di 1230 metri, nel sud della Francia. Prima pare sia stato un autentico garage segreto per dischi volanti, poi fonte di energia dal potere magico, infine luogo nelle cui viscere si nasconderebbe la tomba del Cristo o il tesoro dei templari: il Picco di Bugarach, ci dicono fonti bene informate, è in grado di alimentare, da almeno una quarantina d’anni, le fantasie più irrefrenabili degli esoterici. E’ altrettanto logico che il business ci marci meravigliosamente intorno a queste dicerie.
Stupisce
invece che l’Italia, paese dei Miracoli per antonomasia, stavolta non abbia
potuto vantare neppure una piccola e industriosa zona franca. E’ stata vigliaccamente tagliata
fuori, come mai?
Orazio
Pezzi propone, con una delle sue simpaticissime poesie dialettali, una bella
festa della nostra combriccola filese, quella che un tempo veniva detta la «Banda
del Gelato alla Fragola». Sarebbe davvero un’ottima idea. Io, tutto
considerato, ne aggiungerei approssimativamente un’altra: perché non ci
candidiamo noi, a Filo, luogo principe delle zanzare a 4 cilindri, dei
cappelletti e dei cocomeri, dopo aver spulciato per bene le Centurie di Nostradamus e le
Profezie di Celestino, per un posto franco e sicuro in occasione della prossima
Apocalisse? (a.v.)
La
fẹñ de’ mònd
La fẹñ de’ mònd la sta par arivê
Bšogna stê in urècia i mi burdẹl
U i è póc da rìdar e da scarzê
In parec’ i à ža pérs e’ zarvel.
A e’ cuntrëri e’ žirarà la tëra
A saregn imbarjìgh da matena a
séra
Töti al stèl al sarà arvarsêdi
in zìl
E e’ sparirà, pensa te, parsẹna
Fìl
Un guai piò grand un n’i pö stê
Parchè insem a tôta la su
umanitê
E sparirà neca la Banda de’ Žlê
U n’è pusèbil e’ mi Signór
Quaicadòñ u s’è sbagliê...
Nòñ che aglj avèñ mẹsa tọta
par rèsar incora a que
Che as truven in premavira
o a la fen dl’istê
Par sunê, cantê, balê e pu magnê
A n’segn par gnit d’acôrd,
a s’avi pröpi da scušê...
‘S a zuzidràl i vinciõñ ad dizèmbar?
Agide e’ sunarà e’ sax,
me a scrivarò una puišeia
Tot chiétar i s’avnirà dri
in aligreia
E neca se e’ finirà e’ mònd
‘S’a s’n’impòrtal,
a saregn in bóna cumpagneia. |
La fine del mondo
La
fine del mondo sta per arrivare
Bisogna
stare in orecchio ragazzi miei
C’è
poco da ridere e da scherzare
In
parecchi hanno già perso il cervello.
La
terra girerà al contrario
Saremo
ubriachi da mattina a sera
Tutte
le stelle si ribalteranno in cielo
E
sparirà, pensa un po’, persino Filo.
Un
guaio più grande non può esistere
Poiché
assieme a tutta la sua umanità
Sparirebbe
anche la Banda del Gelato
Non
è possibile, Signore mio,
Qualcuno
deve essersi sbagliato...
Noi
che ce l’abbiamo messa tutta
per stare ancora qui
Che
ci troviamo in primavera
o a fine estate
Per
suonare, cantare, ballare e poi mangiare
Non
siamo per niente d’accordo,
ci dovete proprio scusare...
Cosa
succederà il ventuno di Dicembre?
Agide
suonerà il sax,
io scriverò una poesia
Tutti
gli altri ci seguiranno
in allegria
E
anche se finirà il mondo
Che
ce ne importa,
saremo in buona compagnia... |
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