giovedì 3 luglio 2008

Rossetta, Case Selvatiche e Vallone

«Mappe, toponomastica e segnaletica del Filese, 3° puntata, sezione 1 del territorio»

di Agide Vandini

Ecco la prima tappa del percorso annunciato da tempo su questo blog che intende fornire mappe corrette ed aggiornate del territorio. La «sezione» coperta in questa prima tranche è quella del suo angolo sud-ovest, riguardante cioè le località di Rossetta, Case Selvatiche e Vallone.

A fianco si osservino in tre quadranti separati le piantine (cliccare come sempre sull’immagine per ingrandire) con le denominazioni corrette ed aggiornate di ogni via e località, mappe da cui sono state eliminate le strade soppresse o adibite ad uso privato esclusivo.

Per meglio orientare il lettore e il viaggiatore si sono evidenziate le diverse appartenenze territoriali che raggiungono forse il «top» della complessità proprio in questa sezione.

Si dà ora conto delle

Imprecisioni riscontrate sulle mappe estratte da Internet:

Errori (o mancati aggiornamenti) :

  1. Manca “Via Rossetta” (ex Via Filo)
  2. Erroneo inizio di Via 8 settembre 1944 in territorio di S.Biagio.
  3. Manca “Via Civettara” (ex Via Filo)
  4. Mancano “Via Chiaviche Paoline” e “Via Fiume Vecchio”(ex Via Filo)
  5. Si indica erroneamente la località di «Porto Vallone» in luogo di «Case Selvatiche».

Strade soppresse, adibite ad esclusivo uso privato, o comunque impraticabili:

  1. Strada da Via Rossetta verso Filo.
  2. Due carraie al termine di Via Civettara, una verso Filo ed una verso il fiume
  3. Strada fra Via 8 settembre 1944 e l’ex Fondo Paiazza in direzione Vallone
  4. Strada ad “U” all’inizio di Via Fiume Vecchio di fronte a Via Telane
  5. Strada verso il fiume a Case Selvatiche
  6. Strada “Palazzola” eliminata di recente.
  7. Strada all’interno dell’ex proprietà Fernè in direzione nord (a fianco della Via Recalci)
  8. Diramazioni di Via Recalci in più direzioni.

Sempre riguardo a questa sola sezione di territorio, si riportano ora alcuni brevi e sintetici

Cenni sulla Toponomastica

(per approfondimenti e per le fonti non espressamente citate, si veda in A.Vandini, Filo la nostra terra, Faenza, Edit, 2004, parte II)

Nomi di Località:

Rossetta. Nei secoli passati e fino all’Età Moderna fu un abitato assai più consistente di oggi, con una chiesa di epoca medievale posizionata a sud del Primaro e ad est dello sbocco che in esso fu dato al Santerno nel XV secolo. La denominazione le derivò dai nobili De Rossetis suoi antichi possessori (1567).

Case Selvatiche. L’insediamento umano in questa località è assai antico. Il Sacchetti, celebre scrittore Trecentesco, ambientò alla Cà Salvadega la novella «Lapaccio e il morto» durante la peste del 1350. Nella Descriptio Romandiolae del 1371 del Card. Anglic è indicata come Domorum Selvaticorum con evidente riferimento al paesaggio boscoso e paludoso circostante l’abitato. La parte iniziale di Case Selvatiche, siluppatasi nel secondo dopguerra, è detta Borgo delle Aringhe, con riferimento al cibo più frugale ed ai sacrifici compiuti da quelle famiglie per la costruzione della loro casa. La parte terminale, verso Filo, è invece detta Borgo Gallina, o anche San Giovanni, un piccolo insediamento residuo dell’antico villaggio medievale di Lombardia, che fu sede dell’Hospitale di San Giovanni soppresso in epoca napoleonica.

Vallone. Deve il suo nome alle grandi Valli Brancole, bonificate nella seconda metà dell’Ottocento poco dopo l’Unità d’Italia, ai margini delle quali si trovava il piccolo abitato. Aveva la funzione di porticciolo per i barcaioli che, tramite il Cavo Paolino si immettevano nel grande bacino per le attività di caccia e di pesca.

Vallone. Deve il suo nome alle grandi Valli Brancole, bonificate nella seconda metà dell’Ottocento poco dopo l’Unità d’Italia, ai maigini delle quali si trovava il piccolo abitato. Aveva la funzione di porticciolo per i barcaioli che, tramite il Cavo Paolino si immettevano nel grande bacino per le attività di caccia e di pesca.

Cà Paiazza. Ex casa contadina ove è sorto di recente il bel centro di rappresentanza CMR con laghetti antistanti.

Villa Vittoria. Già residenza dei Tamba, famiglia di possidenti locali, oggi sede di una comunità terapeutica riabilitativa psichiatrica. Nelle vicinanze è situata la Sala Vittoria, ove si organizzano, a cura di un’associazione benefica filese, cene collettive e feste da ballo invernali.

Cà Palazzola. Antica casa contadina posta sul trivio formato dalle vie «Tamerischi» e «Porto Vallone».

Cà Bindella. Antica casa contadina, oggi demolita, posta ai margini delle Valli Brancole, su cui confluivano strade oggi soppresse e per questo richiamata nella toponomastica locale.

Villa Fernè. Antica sede dei Fernè, famiglia di grandi possidenti. Nelle adiacenze opera un importante centro per l’essiccazione e la conservazione dei foraggi.

Vie e Strade:

Rossetta - si veda quanto già riportato circa il nome della località.

Civettara Il toponimo deriva come in tanti altri casi da un antico proprietario, ossia da Giovanni Battista Civettari (1614). Già nel 1763, prima della diversione fluviale, vi si indicava una «valle con poco prato detta la Civettara».

8 Settembre 1944. E’ la data in cui furono trucidati dai tedeschi dieci filesi innocenti (cinque alla Bastia e cinque nell’incrocio principale di Filo) per rappresaglia, a seguito dell’uccisione, nel centro di Filo, di un tedesco durante un’azione partigiana.

Chiaviche Paoline. Di fronte all’imbocco della Via, furono fatte costruire da Papa Paolo V (al secolo Camillo Borghese 1552-1621) enormi Chiaviche a cinque occhi che portarono per secoli il suo nome. Le Chiaviche davano su un grande condotto (Cavo Paolino) per lo scarico dell’acqua di piena nelle «Valli Brancole». Furono abbattute ed interrate nel corso dell’Ottocento dopo la diversione fluviale di fine ‘700.

Paiazza. Si tratta della denominazione di una casa e di un fondo prossimi al percorso della strada.

Porto Vallone. Si veda quanto già riportato circa il nome della località.

S.Agata. E’ dedicata alla Santa Patrona del paese di Filo.

Telane. Telana deriva dal nome dei proprietari settecenteschi ed ottocenteschi di un appezzamento di terreno in quel punto, ma a nord del Primaro (1747 - Telani Giovanni e Pietro; 1852 -Telani Giovanni, Telani Domenico e Telani Matteo). Si sarebbe dovuta chiamare, più correttamente, «Via Telana».

del Gelso. La strada è stata chiamata così in onore del Gelso (morus nigra) plurisecolare, che ancora oggi svetta maestosamente quasi all’imbocco della strada, una testimonianza dell’antica coltura dei bachi da seta che prosperò nelle nostre campagne fino ai primi decenni del Novecento.

Fiume Vecchio. Il riferimento evidente è al Po vecchio abbandonato di cui questa strada percorre l’argine destro, quello ravennate.

Alba nuova. Il nome fa riferimento alle aspettative di benessere generate dalle bonificazioni ottocentesche operate in questa parte del territorio. E’ chiamata volgarmente «La Malesia», eco dei romanzi salgariani, con allusione alle attività non sempre limpide che ebbero in passato i barcaioli che lì risiedevano prima della trasformazione del territorio.

Tamerischi. Tamerischi è l’evidente distorsione di Tamarischi, nome volgare della Tamarix gallica. Tamarisco deriva infatti dal latino tardo tamariscus, a sua volta derivato dall’incrocio fra tamarix, tamarice, e lentiscus, lentisco. La denominazione corretta della strada sarebbe stata Tamerici (o Tamarici), secondo il termine italiano della stessa tamarix. Con rispetto della tradizione, si poteva definirla ancor più felicemente Via dei Tamarisi, riprendendo il termine arcaico di quel Bosco del Tamariso che alcuni secoli fa si collocava nei pressi della parte terminale della strada.

Recalci. «Recalci» è frutto di mala traduzione del termine dialettale i archélz, i rincalzi, ossia la robusta barriera anticamente sulla sinistra della strada, realizzata a protezione del cavo Paolino nel primo Seicento. La denominazione corretta della strada, e rispettosa della tradizione, doveva perciò essere «Via Rincalzi».

della Parata. La «parata» era invece il nome tecnico degli archélz - i rincalzi. La barriera è osservabile nella pianta napoleonica (1814), parallela e poco discosta dal più tardo «scolo Parata» scavato nel quadro delle bonifiche ottocentesche delle Valli Brancole». Lungo questo scolo oggi scorre la strada omonima.

(continua -3 / 10)

Articoli precedenti sul tema (v.Archivio Blog): 1. 2008 / 1 marzo / «Quanti errori ed insufficienze…»; 2. 2008 / 7 maggio / «Per una migliore segnaletica e cartografia del territorio»

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