sabato 26 novembre 2011

Amarcord a Giovecca di Lugo

Un simpatico ritorno alla Pizzeria «Happy Valley»

di Agide Vandini

Elviro e Silvia, sposi, al centro della foto

Sul finire degli anni ’80 si andava spesso alla Pizzeria di Giovecca, un locale dal nome forse un po’ impegnativo, ma di antica tradizione e più conosciuto come la Trattoria dla Žvèca di Elviro e Silvia.

In giro a quel tempo non c’era di meglio e io ci andavo coi miei ragazzi, la fama di ottima ristorazione si era diffusa nel circondario e la domenica sera si trovava letteralmente la fila. Il più era entrare la prima volta, poi se ne veniva letteralmente conquistati, vuoi dalla dinamicità, gentilezza e grazia della signora Silvia e della giovane figlia Roberta, vuoi da una pizza accuratissima e davvero squisita. Il pezzo forte era, ai nostri palati, la «pizza della casa», una composizione unica, con salame piccante e cubetti di mortadella insaporiti dal gorgonzola, una bomba e delizia allo stesso tempo, un piatto di particolare prelibatezza che da solo ci dava la giusta allegria e spensieratezza al termine di una settimana di lavoro e di impegni serrati.

Non può meravigliare perciò se quei tempi e quei momenti furono immortalati in un bel sonetto dialettale:

Da la Roberta t’é d’andê...

di Pelliconi Amedeo

Se t’è voja ad magnê, bé,

E t’vu spèndar puc bulẽ,

T’a n’è abšögn d fê tãnta strê,

da la Robérta t’è d’andê.

L’à la mãma ae’ furnèl

Che la cuš al tajadèl,

E’ su bab l’è impignê

Dnẽz e’ fóran a fẽ dla piê

T’an t’cì incóra mès insdé

Che l’ariva cun e’ bé,

Te t’ai dì cus t’vu magnê

E sòbit dòp t’la vì arivê

Cun la piê ch’la foma incôra,

Fata döna, fata aždóra...

Dalla Roberta devi andare ...

di Pelliconi Amedeo

Se hai voglia di mangiare, bere,

E vuoi spendere pochi soldi,

Non hai bisogno di fare tanta strada,

dalla Roberta devi andare.

Ha la mamma al fornello

Che cuoce le tagliatelle,

E il babbo che è impegnato

Davanti al forno a fare pizze

Non ti sei ancora messo a sedere

Che lei arriva col bere,

Tu le dici cosa vuoi mangiare

E subito dopo la vedi arrivare

Con la pizza che fuma ancora,

Che donna, che massaia...

Di questa poesia, e della foto in alto, la signora Silvia ci ha fatto dono poche settimane fa, quando, a distanza di parecchi anni, e coi ragazzi divenuti ormai adulti, abbiamo voluto festeggiare un felice anniversario proprio nella vecchia e amata Pizzeria ancora oggi gestita da Silvia ed Elviro. Quasi increduli, è sembrato che il tempo tornasse indietro di un ventennio, abbiamo ritrovato un locale rimasto tal quale quello di allora e riassaggiato la stessa «Pizza della casa», servita da una gentilissima signora Silvia ancora in ottima forma. Quel piatto, unico nel suo genere, coi suoi gusti ed ingredienti rimasti invariati in tutti questi anni, ci è sembrato ancora più invitante e appetitoso.

Più che le parole, del resto, parlano le espressioni soddisfatte nella foto d’occasione.

Peter, Simone, Diana, Agide (ottobre 2011)

E la dinamica Robertina? Oggi Roberta, ci ha raccontato la madre,è una graziosa quarantenne, ha messo su famiglia e un Ristorante d’alta classe a San Potito di Bagnacavallo. Si chiama BOCON DIVINO ed è un vero e proprio «spiedo nel cuore della Romagna» con un suggestivo slogan: «Mangi quanto vuoi... paghi sempre lo stesso».

Andremo a trovarla presto, c’è da scommetterci.

(cliccare sulle foto per vederle ingrandite)

martedì 20 settembre 2011

Sagra degli antichi sapori a Filo


Le date e il programma


Si terrà fra una decina di giorni dal 30 Settembre al 2 Ottobre, a FILO, a Villa Vittoria, la


Sagra degli antichi sapori


Quest’anno organizzata dalle locali Fondazione Primaro, PD e ANPI.

Ecco il Programma ed il Menu dello Stand Gastronomico che aprirà alle 19 in ognuna delle tre serate:


Cliccare sulle immagini per vederle ingrandite

I motivi di attrazione, sul palco come a tavola, si può dire che non manchino, sicché si spera che anche fra gli amici dell’«Irôla» ci sia chi voglia decisamente approfittarne.

L’ospitalità e la qualità delle proposte saranno sicuramente degne della nostra migliore tradizione.



martedì 13 settembre 2011

A Cà Malanca nel ricordo dei nostri partigiani

I filesi depongono una targa ricordo al Museo della Battaglia di Purocielo

di Agide Vandini

[Il presente articolo verrà pubblicato integralmente - in esclusiva per la stampa -

nel prossimo numero del periodico "Gentes-Alfonsine"]


Erano una trentina i filesi domenica a Ca’ Malanca. Alcuni, i giovani in particolare, ci sono saliti per la prima volta alla bella ed ordinata Casa-Museo sita sui monti sopra Brisighella, nei luoghi della sanguinosa battaglia di Purocielo.

L’iniziativa fortemente voluta dall’ANPI di Filo, cui hanno aderito anche il Circolo PD e la Fondazione Primaro, prevedeva la deposizione, all’interno dell’importante Museo, e nell’ambito di una giornata dedicata alla commemorazione della Battaglia, di una targa a ricordo dei sei filesi che militarono nella «Bianconcini», la 36° Brigata Garibaldi che operò sui Monti di Romagna.

L’emozione è stata forte, specialmente per coloro che quei luoghi li han visti per la prima volta, luoghi in cui hanno combattuto valorosamente amici e paesani ben conosciuti nel dopoguerra come Cencio, Böci ed Amato. Alta inoltre è stata la commozione, ancora una volta, dei familiari dei partigiani, soprattutto nello struggente ricordo di coloro che, come Mao, Baröni e Pirì, su quei monti, in nome della dignità e della Libertà d’Italia, immolarono la propria giovane vita con grande coraggio e senso dell’onore.

Nel Museo, molto ricco di foto, immagini, documenti e testimonianze d’epoca, si è presa visione, in gruppo, di un interessante filmato con interviste ai protagonisti della battaglia. Si è potuto così udire di nuovo la voce, familiare fino a pochi anni fa, del comandante Amato, la cui XIV compagnia fu all’epoca incaricata dell’attacco alle posizioni tedesche, congiuntamente alla XVII compagnia di cui un altro filese, Böci, era vicecomandante.

Fra le foto esposte, grande curiosità ed interesse hanno riscosso quelle, preziosissime, della Compagnia di Amato scattate poche settimane prima della Battaglia. Così Agnese e Rosmeri, rispettivamente nipote e figlia di Cencio, hanno potuto vedere per la prima volta il nonno ed il papà nelle vesti finora solo immaginate di militante partigiano, una esperienza che in loro risuona ancora con la voce dei racconti del buon Cincióni.

Nelle adiacenze della Casa-Museo il programma è proseguito con la Messa in ricordo dei caduti, col pranzo in compagnia, con gli interventi e le commemorazioni di politici e rappresentanti ANPI, per concludersi nel pomeriggio con la musica dei “Ruvidi”, simpatica ed allegra cover band dei Nomadi.

Una giornata ben spesa, all’insegna della riconoscenza e del ricordo di coloro che nella primavera del ’44 partirono da casa verso quei monti impervi e lontani e lo fecero per l’onore del proprio paese; giovani filesi che come tanti altri giovani italiani avevano dentro un ideale di giustizia e che, dopo lo sfacelo dell’8 settembre del ’43, avevano deciso di riprendere in mano le armi nella speranza di ottenere finalmente per questo paese la Libertà e la Democrazia che non avevano mai conosciuto.

Se Amato, dai monti e dai boschi adiacenti ove per sua volontà ne sono state sparse le ceneri, avesse potuto vedere e sentire i tanti suoi paesani lì riuniti, io credo che, domenica scorsa, lo avremmo visto comparire sorridente fra i nostri tavoli per un commosso saluto, per una manata sulle spalle, e per dirci, ancora una volta, che il comandante se ne tornava al suo posto, là, fra gli abeti e le balze ventose di Cà Malanca, disteso nella nuda terra, fra gli odorosi aghi di pino che sentirono l’ultimo respiro di tanti suoi partigiani abbattuti dal fuoco nemico, tante giovani vite così piene di coraggio e di amore per questo paese.

Ciao Amato, ciao Zipariẹn come ti chiamava mio padre, i tuoi Ideali e i tuoi partigiani saranno sempre nel nostro cuore.



1. Si depone la targa all’interno del Museo. A destra il Presidente dell’ANPI di Faenza Sauro Bacchi. Al centro, alza la bandiera il segretario dell’ANPI di Filo Fabiano Taglioni.

3. Sta per partire, sotto gli occhi dei filesi, il filmato rievocativo della Battaglia di Purocielo.

5. I filesi ascoltano e guardano con attenzione il filmato rievocativo.

7. Agnese Brunelli e Rosmeri Natali (chinata) osservano con emozione la foto che ritrae Cencio (Vincenzo Natali) rispettivamente nonno e padre di Agnese e Rosmeri.

10. Filesi a tavola

2. La targa ricordo

4. Dal filmato che scorre all’interno di una cornice compare l’immagine di Amato che racconta i momenti della Battaglia.

6. Una delle foto d’epoca esposte nel Museo. Al centro il comandante Amato regge una bandierina che reca il nome del caduto filese Pietro Liverani (Pirì). Dietro il ragazzo che tende la bandierina si scorge il filese Mao (Guerra Mario).

8. La foto dell’estate del 1944, che ritrae alcuni elementi della XIV Compagnia. In piedi a sinistra il comandante Amato. L’ultimo a destra in piedi è Cencio. Nei riquadri le loro foto d’epoca in abiti militari.

9. La Messa in memoria dei Caduti di Purocielo.

Cliccare sulle foto per vederle ingrandite

(Foto di Agide Vandini e di Robert Brunelli)