lunedì 29 marzo 2021

Integrato e corretto il «Quaderno» dell’Irôla n.1

Una 2° Edizione per «L’antico Hospitale di San Giovanni in Filo»

 

 

Ho provveduto a sostituire, nel mio Google Drive, il Quaderno dell’Irôla n.1.

Il link per l’accesso al nuovo file.pdf (consistente in 10 pagine), è il seguente:

 https://drive.google.com/file/d/1DziwBe7fjyHbhP42YK2F43TyFdI4ddHs/view?usp=sharing

Oltre ad una revisione migliorativa del testo, questa 2° Edizione contiene un paragrafo supplementare dedicato ai beni immobili del soppresso Hospitale ed alla loro destinazione in epoca ottocentesca.

L’elenco completo dei «Quaderni dell’Irôla» pubblicati è consultabile nell’Indice apposito del blog, sulla destra della videata, nello spazio dedicato alle “Pagine Importanti”.

Lo scarico e la stampa di tutti i fascicoli è, come sempre, immediata e gratuita.

Circa la modalità di acquisizione dal Blog e di raccolta dei Quaderni, riporto i suggerimenti che ho dato a suo tempo:

 

1.      Una volta comparso l’Indice dei Quaderni e scelto il titolo, cliccare sul sottostante link di accesso

2.      [comparsa l’immagine del file prescelto] Cliccare su una delle due icone in alto a destra, ossia:


 

 


per dar corso immediato alla stampa

 

 



per procedere allo scarico del file sul proprio PC

  



 

 

Nella foto a lato ripropongo il mio sistema di raccolta dei «Quaderni». Chiunque può farlo allo stesso modo dotandosi di un comune raccoglitore e di un perforatore. In tal modo viene a comporsi un «Libro» a tutti gli effetti, gratuito, pratico da consultare e da leggere.

 

mercoledì 24 marzo 2021

Anno 1874. La prima sepoltura nell’attuale cimitero di Filo

 Come e perché il Camposanto fu spostato dalle adiacenze della Chiesa

di Agide Vandini

 

 Come ben sa molta parte dei miei concittadini, il nostro cimitero, oggi collocato fuori dall’abitato nella ex golena del Po abbandonato, un tempo si trovava nelle adiacenze della chiesa di Sant’Agata in Filo ove, a metà Novecento, sorse l’Asilo parrocchiale.

Chi scrive, che fu uno dei primi frequentatori dell’Asilo nel dopoguerra, ricorda assai bene come ancora a quel tempo, smuovendo il terreno delle aiuole che adornavano il prato, emergesse qualche ossicino, oppure qualche frammento di cranio corredato della monetina tradizionale, quella che, da tempo immemorabile, si destina al presunto pedaggio per l’Aldilà.

Alla luce di un paio di reperti esaminati in questi giorni, credo valga la pena ricostruire come e perché si giunse allo spostamento, ancorché il tema, specie in questo periodo, non sia dei più allegri. E’ comunque una buona occasione per riprendere e completare quanto già scritto in precedenza e per fornire, agli amanti della nostra storia locale, utili dettagli e qualche ottocentesca curiosità.

 Le sepolture fino al XIX secolo

 Per i fedeli di religione cattolica, secondo una tradizione che risale al Medioevo, la massima aspirazione fu sempre quella di riposare, da morti, all’interno delle chiese. Va da sé che i luoghi più ricercati di sepoltura furono per secoli quelli adiacenti alle reliquie o agli altari, spazi ovviamente assegnati alle persone più ricche e potenti. E’ per questo che in molte chiese osserviamo tuttora lastre tombali poste sul pavimento o sulle pareti, oppure veri e propri monumenti funerari in cappelle riservate a famiglie nobili. Ai poveri venivano invece di norma riservate sepolture in larghe e profonde fosse comuni senza bara, con cadaveri cuciti in tutta semplicità nei loro sudari. Quando poi le fosse erano troppo piene, esse venivano svuotate e gli scheletri spostati nelle gallerie dei chiostri, nei solai delle chiese e finanche sotto le volte, oppure contro muri e pilastri.

L’Editto napoleonico

A metà Settecento prese ad animarsi un dibattito di tipo sanitario che dalla Francia si trasmise all’Italia. Agli albori del XIX secolo infatti, l’idea che le sepolture in chiesa fossero pericolose per l’igiene pubblica era divenuta di dominio comune. Alla luce delle nuove conoscenze mediche ed igieniche, in vari Paesi già si era provveduto alla creazione di cimiteri lontani dalle città, ove venivano praticati seppellimenti in terra, un metodo ritenuto assai più salubre e sicuro.

Per questo il 12 giugno 1804 fu emanato da Napoleone il cosiddetto Editto di Saint Cloud (correttamente: Décret Impérial sur les Sépultures). L'editto proibiva tumulazioni nelle chiese e stabiliva che le tombe dovessero essere poste al di fuori delle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati. Disponeva nel contempo che le pietre funerarie fossero tutte uguali. Quest’ultima norma, aggiungendo motivazioni ideologico-politiche a quelle igienico-sanitarie, aveva lo scopo evidente di evitare discriminazioni tra i morti. Per i soli defunti più illustri, una commissione di magistrati prendeva ogni decisione sugli epitaffi da far scolpire sulle tombe. Questo secondo aspetto, molto avversato dal Foscolo nei suoi Sepolcri, scatenò all’epoca un intenso dibattito pubblico. Il provvedimento fu comunque esteso al Regno Italico con editto della sua Polizia Medica, promulgato sempre da Saint-Cloud, il 5 settembre 1806.

Il Camposanto Parrocchiale di Filo

Nel Borgo Maggiore di Filo, come negli altri centri urbani italiani, il Cimitero era collocato a fianco della Chiesa Parrocchiale, nella fattispecie quella di Sant’Agata edificata nel XVI secolo ed abbattuta nel 1930. A quel luogo, nel bel mezzo del centro abitato, come si evince dai Registri parrocchiali dei Defunti, vennero destinate per secoli le sepolture, solitamente per inumazione.

 

 In questa foto anni ’50 del ‘900 l’occhiello di colore giallo evidenzia con approssimazione l’area in cui sorgeva il vecchio cimitero parrocchiale.

Il sito, a metà del XIX secolo era tuttavia ormai saturo ed insufficiente alle necessità. Peraltro le esigenze di salute pubblica ne avrebbero consigliato ben prima il trasferimento fuori dal paese.

Sappiamo in proposito che un secolo prima, durante la visita pastorale dell’anno 1750 il nostro vescovo già lamentava senza giri di parole l’insalubrità del luogo. Quanto alle condizioni del Cimitero egli infatti annotò nella sua relazione: «Ad Cemeterium: bene clausum cum muro, et janua vecte, et sera observatus invenit, et cadaveribus onustum, et supergeminatum, aeris insalubris emolumentum indeficiens» [Cimitero: Ben chiuso con un muro, con porta e catenaccio, trovato custodito di sera, pieno tuttavia di cadaveri sovrapposti, che accrescono l’aria insalubre].

 Il nuovo Cimitero Comunale

Lo spostamento nel nuovo sito, nel greto del fiume abbandonato ove si trova tuttora, poté avvenire soltanto nella seconda metà dell’Ottocento, nei primi anni dell’Unità d’Italia. Come si può dedurre dalla documentazione riportata più oltre in Appendice, il luogo e le dimensioni del nuovo Cimitero richiesero valutazioni di vario genere: dall’idoneità del posto e del terreno, alla capienza dell’area in rapporto alla quantità di fosse da mettere in rotazione. Il terreno acquisito dall’Amministrazione Comunale fra il 1873 ed il 1874, a quanto fu annotato nel prospetto delle variazioni al catasto, provenne in parte dai Fratelli Piancastelli ed in parte dal Conte Francesco Massari.

La spesa complessiva fu equamente ripartita fra le due Amministrazioni Comunali di Argenta e di Alfonsine. Egidio Checcoli, ne Il filo della memoria, riporta in proposito: «Il concorso alle spese per la realizzazione del nuovo cimitero venne calcolato in base alla media ponderale dei morti degli ultimi quattro anni tra la popolazione residente in Filo d'Argenta e in Filo d'Alfonsine. Essendo stati registrati 42 decessi per la parte di Argenta e 20 per quella di Alfonsine, il comune di Argenta concorse per due terzi alla spesa e quello di Alfonsine per un terzo». 

 

  

 

L’attuale Cimitero di Filo

(Foto 2019)



 La benedizione del nuovo sito avvenne il 30 Agosto 1874 ad opera del Pro-Vicario della Curia di Ravenna, mentre la prima sepoltura vi fu eseguita una settimana dopo. Fu quella di un bimbo di appena un anno, Antonio Capucci, come ci racconta l’annotazione, in lingua latina, nel Registro Parrocchiale dei defunti: 


Traduzione: Il giorno 8 Settembre 1874. (Prima salma in questo nuovo Cimitero) Capucci Antonio, figlio del vivente Giovanni e di Rachele Bolognesi, di un anno, ieri all’ora ottava pomeridiana è volato in cielo. La sua salma fu la prima ad essere inumata in questo nuovo Cimitero, benedetto dall’Illustrissimo e Reverendissimo Leonardo Zirardini, Pro-Vicario Generale della Curia di Ravenna e delegato dall’Arcivescovo, il trascorso 30 Agosto. In fede. Don Giuseppe Cellini Parroco.

 


La Cappella Funebre (2021)

E’ di quell’epoca quindi, la costruzione delle prime mura di cinta ed anche della Cappella Funeraria, eretta sotto l’attenta regia di Don Giuseppe Cellini. Oltre quarant’anni dopo, nel 1915, alla morte del parroco che resse la nostra chiesa per ben 50 anni, la facciata della cappelletta ospitò la bella lapide che vediamo nella foto.

 

La lapide commemorativa di Don Cellini

 

E’ questa in sostanza la storia documentata di questo Luogo della Memoria cittadina, luogo di particolare devozione in una popolazione come la nostra che nel passato ha sempre sentito in modo profondo e partecipativo il ricordo dei propri defunti e quello dei propri vicini e compaesani.

Ora le cose stanno cambiando parecchio anche in questo senso, ma le persone della mia generazione non possono dimenticare, né i grandiosi funerali (cortei in due fila che si dispiegavano lungo tutte le strade del paese) e neppure le frotte di persone che affluivano al Cimitero in occasione delle festività autunnali. Era molto sentita la Festa dei Santi ed ancor più quella dei Morti del giorno dopo, giorno in cui a scuola, in barba al calendario, non si presentava praticamente nessuno.

Si andava tutti al Cimitero, anche i bambini che si raggruppavano fra loro e si dividevano i compiti: chi a vendere lumini a 15 lire cadauno, chi a fê depôšìt piazzando le bici dei visitatori in bella fila nelle cunette, infilandovi un biglietto numerato fra le ruote. La custodia fruttava qualche monetina e il gruzzoletto, assieme al guadagno sui lumini, veniva poi diviso fra i membri del gruppo.

Sono ricordi legati alle usanze del tempo, inevitabilmente associati a quel luogo, così come gli aneddoti e le storie ivi vissute dai nostri genitori, nonni e bisnonni, storie che ho avuto modo di raccontare a modo mio altrove, come quella del gigantesco e buon Bigiôla già presente in questo blog (http://filese.blogspot.it/2008/11/e-fat-ad-bigila.html), un racconto che ha fatto sempre sorridere grandi e piccoli di tante generazioni.

 

Appendice

 Atti dell’Amministrazione Comunale gentilmente recapitati da Vanni Geminiani:

 


 

Trascrizione testo:

 

Argenta 24 Luglio 1873. La Commissione del Consiglio Sanitario provinciale incaricata a riferire sul Cimitero da costruirsi nella Villa di Filo, ha con suo verbale del giorno 24 giugno prossimo passato concluso che la proposta di questo Municipio è ammissibile per ubicazione, per giacitura e per qualità del suolo e che riguardo all’estensione ed ampiezza del recinto, dalle desunte informazioni ha [ri]conosciuto che la mortalità media in detta Villa è di 36 adulti e 24 fanciulli, e che il recinto del Cimitero fu progettato della superficie di mq. 900 la quale colle dimensioni delle fosse indicate dall’art. 73 del vigente Regolamento di Sanità 25 giugno 1863 non sarebbe sufficiente alla tumulazione dei 36 adulti per un decennio, tale essendo la durata delle inumazioni a norma del procedente art.74. La detta Commissione trova invece che l’area indispensabile per le tumulazioni di un anno


 

non può essere minore di Mq 124 e che sarà necessario per un decennio l’area di Mq. 1.240. Che dovrà poi aggiungersi 1/5 di detta area da destinarsi alla Cappella funebre, ai viali, e nei riparti per gli acattolici, pei nati morti e per l’ossario [Mq.] 248. E si avranno Mq. 1.488. Che tale dovrebbe essere la superficie interna del recinto, con avvertenza che nel fare l’occupazione dovrà anche tenersi a calcolo una zona larga almeno metri 2 all’esterno dei muri per la cunetta di scolo e per mantenere a contatto dello stabilimento un terreno compatto, ed esente da coltivazione. Ciò premesso il Sottoscritto rende edotto codesto ufficio delle conclusioni della sullodata Commissione e lo interessa di conformità di procedere alla riforma dell’art. 1 Calcolo dello quantitativo, ed art. 3 Calcolo dell’importo, della Parte II. Dettaglio estimativo del Piano d’Esecuzione in data 17 maggio corrente anno per gli ulteriori incombenti. Il Sindaco (Giuseppe Vandini)

 


 

Trascrizione testi

Intestazione:

Tipo addimostrante lo stralcio da  farsi sull’appezzamento N.1102 della Mappa Censoria di Filo dell’Area che il N.U. [Nobil Uomo] Signor Conte Francesco Massari cede all’Amministrazione Comunale di quella frazione territoriale per erigervi un nuovo Cimitero.

Disegno:

Strada Comunale di Longastrino /

Signor Avvocato Giuseppe e Fratelli Piancastelli / Signor Conte Massari /

Argine sinistro del Primaro abbandonato /

Prospetto:

Numeri di Mappa (Originari /Aggiunti) / Intestazioni (Massari Conte Francesco del fu Vincenzo / Amministrazione Comunale di Filo / Titolo come al Catastino) / Superficie (Tavole / Cantoni) / Estimo (Scudi / Baiocchi)

Annotazioni:

Argenta lì … / Vedi la corrispondenza del 3 maggio 1874 col signor Raimondi alla posizione Oggetti Diversi.

 

°°°

 (Cliccare come sempre sulle immagini per vederle a grandezza video)

domenica 17 gennaio 2021

Pubblicato “Il mantello scarlatto”

E’ il terzo e conclusivo romanzo della mia Trilogia Seicentesca

di Agide Vandini

 

Come già annunciato un anno fa, dopo «Il ramingo della Valle» e «Il ragazzo venuto dalle Fiandre» ho pubblicato in questi giorni anche «Il mantello scarlatto», terzo e conclusivo romanzo della mia Trilogia Seicentesca. Come gli altri due è in gran parte ambientato nella Romagna d’Este seppure in epoca di poco successiva. Se il secondo romanzo vede al centro delle vicende la seconda generazione rispetto ai personaggi del primo, questo racconta quelle, non meno emozionanti, della terza generazione.

Come per i due romanzi precedente, quelle dei personaggi di mia creazione, sono avventure di completa fantasia, pur nel rispetto del quadro storico fondamentale, regionale e generale, raccontate secondo i canoni dello specifico genere letterario, ossia del “romanzo storico”.

Qui di seguito riporto la prima e la quarta di copertina con la presentazione di argomenti, epoca e territorio di ambientazione.



Lugo di Romagna, metà ‘600. Mentre nello Stato Pontificio a seguito della confisca del Ducato di Castro, fervono i preparativi di guerra contro gli eserciti degli Stati del Nord Italia, in città viene perpetrato un delitto inspiegabile ed atroce.

Una donna viene uccisa allo scopo di screditare un presunto rivale, un gesto alla cui base c’è la ferocia di un uomo che non pone limiti alla sua sfrenata ambizione. Egli però incontra la resistenza di due giovani, di un ragazzo e una ragazza di grande determinazione e coraggio, sostenuti con forza dal nonno e da nuovi e vecchi amici della Valle e della Riviera del Po.

 Ancora una volta, nella lotta contro ogni prepotenza ed arbitrio, un ruolo decisivo vengono così ad averlo uomini ai margini della civiltà e della storia.

In questo avvincente romanzo conclusivo della trilogia «Antica Terra di Romagna», i personaggi e i luoghi de’ Il ramingo della Valle, e de’ Il ragazzo venuto dalle Fiandre, fra amori travolgenti e contorte diatribe seicentesche, tornano al centro di avventure mozzafiato, nelle Valli come negli Oceani, fino allo scontro finale, fino al trionfo della verità e della giustizia.

 

AGIDE VANDINI (1945) è nato e vive nella campagna romagnola a cavallo delle province di Ravenna e Ferrara. Si è dedicato per molti anni alla storia del territorio e del mondo popolare. Oltre ai romanzi storici che fanno capo alla trilogia seicentesca ambientata nella Romagna d’Este, è l’autore de’ I briganti della palude storia, miti e curiosità sui masnadieri di Romagna. In passato ha pubblicato apprezzati saggi di storia locale e divertenti racconti dedicati a personaggi tipici, al folclore ed alle antiche tradizioni della sua terra. In copertina: Angela Corelli, Il mantello scarlatto, acquerello e tempera.

 

Come per le due precedenti opere di narrativa si tratta di pubblicazione in proprio. Scrittura, composizione del testo, elaborazione delle immagini, ideazione della copertina, sono opera esclusiva dell’autore. Quest’ultima, con l’immagine realizzata magistralmente da Angela Corelli è stata adeguata alle esigenze tipografiche dagli amici di Longastrino, che sentitamente ancora una volta ringrazio

Il libro consta di 228 pagine, il prezzo al pubblico è di 10 Euro e, come tutta la trilogia si trova in vendita nell’Edicola Bellettini di Filo, in quella di Longastrino, nelle librerie di Argenta ed Alfonsine, nonché presso il Circolo Filatelico di Alfonsine.

 

Questi i link  per acquistarli su E-Bay :

 

Il Ramingo della Valle  - Trilogia «Antica Terra di Romagna» [1]

https://www.ebay.it/itm/Il-Ramingo-della-valle-romanzo-di-Agide-Vandini/223510405258?hash=item340a42208a:g:yqwAAOSwEfVc1Rzi

 

Il Ragazzo venuto dalle Fiandre - Trilogia «Antica Terra di Romagna» [2] -

https://www.ebay.it/sch/i.html?_from=R40&_trksid=p2380057.m570.l1313&_nkw=il+ragazzo+venuto+dalle+Fiandre&_sacat=0

 

Il mantello scarlatto - Trilogia «Antica Terra di Romagna» [3]

https://www.ebay.it/itm/Il-Mantello-Scarlatto/324454572542?hash=item4b8affe1fe:g:20gAAOSwZ6VgAw2w

 

 

 


mercoledì 4 marzo 2020

Un bell’articolo su «Gentes»


Dedicato a «Il Ramingo della Valle»
di Agide Vandini




Il numero 147 di «Gentes» del mese di febbraio ha dedicato, a firma di Nello Agusani una intera pagina al mio romanzo storico «Il ramingo della Valle», primo volume della Trilogia seicentesca «Antica terra di Romagna».
L’articolo è davvero ben fatto e coglie con ottima sintesi gli aspetti più specifici della narrazione.
Ne sono davvero lusingato e voglio qui esprimere gratitudine e riconoscenza al gentile articolista.
Ricordo agli interessati che i due libri della trilogia già pubblicati sono entrambi disponibili nelle principali librerie di Argenta, Filo, Longastrino ed Alfonsine, e sono acquistabili su E-Bay  ai link  sotto indicati:



Quanto a Il mantello scarlatto, che chiuderà la Trilogia, la sua pubblicazione è prevista verso fine anno.

sabato 15 febbraio 2020

«Il ragazzo venuto dalle Fiandre» acquistabile su Internet


Per chi è interessato al mio secondo romanzo
di Agide Vandini

Grazie alla disponibilità di mio figlio Peter, è ora possibile acquistare in rete il mio secondo romanzo della trilogia Seicentesca “Antica Terra di Romagna”.

Questo è il link dell’inserzione su E-Bay :

Il libro, che è già presente nelle librerie di Argenta, Filo, Longastrino ed Alfonsine, può essere richiesto al costo di 10 Euro (inclusa la spedizione con piego di libri).