lunedì 10 febbraio 2025

In uscita «La lunga battaglia»

 

Storia e cronache del nostro primo Novecento

di Agide Vandini

 

 

 



 

 

Possono insegnarci ancora qualcosa, nel nuovo millennio, le lotte e le sofferenze di un «paese rosso», bastonato e perseguitato dal fascismo, poi preso di mira e martoriato dagli orrori della guerra e dall’odio politico? Possono esserci d’aiuto alcune cronache d’epoca, parrocchiali e non solo, per spiegare una storia nazionale che si vorrebbe dimenticare, eppure così intrecciata alle vicende di casa nostra? È quanto ci si chiede scorrendo queste pagine, calandosi in grandi battaglie e aspirazioni sociali, in emozionanti vicende umane, in una «Resistenza» estrema davanti a rancori e mostruosità ideologiche che, ancora oggi, non intendono abbassare la testa. (Longastrino, CDS Edizioni, 2025: 182 pag. - € 12 - 140 illustrazioni)

 

 

 

È la mia ultima fatica storico-letteraria, un’opera che ho potuto realizzare sulla scorta della documentazione messa a disposizione dai nostri assidui ricercatori, nonché grazie alla generosa collaborazione editoriale fornita dagli amici di Longastrino.

A ognuno di loro rinnovo, qui, i più sentiti ringraziamenti.

È un testo che vede la luce nell’80esimo della Liberazione del Paese, frutto del lavoro portato avanti in questi anni dagli assidui appassionati di storia filese e che si avvale comunque di testimonianze in parte inedite, in primis delle importanti cronache parrocchiali del periodo, oltre che di nuove fotografie ed immagini d’epoca.

L’intento è quello di fornire un utile strumento di informazione e di consultazione ai giovani del nostro territorio che non hanno potuto ricevere testimonianze, né dirette, né indirette degli avvenimenti oggetto di trattazione.

Il magnifico disegno di copertina che «profuma» di Libertà è opera dell’ispiratissima Angela Corelli e la lusinghiera prefazione è stata scritta da Federica Seneghini, giovane e preparata giornalista del Corriere della Sera.

La distribuzione al pubblico è curata dall’Editore CDS; il prezzo fissato in edicola è di 12 €. Si conta di poter organizzare prossimamente a Filo una presentazione del libro.

Per chi risiede fuori dal territorio, «La lunga battaglia», come tutti i miei libri ancora disponibili, può essere richiesto via mail all’indirizzo: agide.vandini @gmail.com. Il volume sarà spedito in "piego di libri" all'indirizzo postale del richiedente previo pagamento (secondo istruzioni) del prezzo di copertina, senza alcun aggravio di spese di spedizione per le località italiane.

Per i più interessati ai contenuti ed agli scopi dell’opera, trascrivo qui integralmente le pagine della mia “Introduzione”.

 

 

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INTRODUZIONE DELL’AUTORE

La «Carta» più bella del mondo

 

Le lunghe ed aspre battaglie sociali vissute in paese, nei racconti che me ne fece mio padre, mi son tornate alla mente qualche giorno fa, sfogliando alcune carte di zio Raffaele.

Nel mazzetto di scartoffie, ordinatamente ripiegate in quattro, stavano alcune quote di un Prestito lanciato dal PCI nel marzo del ‘46 e altre ricevute per sottoscrizioni dell’anno dopo: cinquecento lire in tutto.

Intendiamoci, non si trattava di una cifra spropositata, ma, in quegli anni, la bellezza di zènt scùd incidevano, e non poco, nella stentata economia di una famiglia di braccianti [1]. Sommette del genere, devolute al «partito», erano una chiara dimostrazione di fede in chi aveva combattuto la dittatura fascista ed idealizzava una democrazia attenta ai bisogni dei lavoratori.

Davanti a quei vecchi fogli un’altra immagine si è subito stampata nella mia mente: il comodino di mio padre Guerriero, detto Ghéo, coi suoi tanti libricini ed opuscoli, un sull’altro.  

Il saggio politico più sfogliato aveva per titolo: L’estremismo, malattia infantile del comunismo, testo, nientemeno, di Vladimir Lenin del 1920. Un giorno, preso da curiosità, ci buttai l’occhio. Vi si criticava, se ben ricordo, il settarismo di Bordiga, l’uomo alla testa del Pcd’I nel ‘21 e sostituito da Antonio Gramsci pochi anni dopo. Quelle pagine biasimavano un principio: «niente compromessi», concetto col quale si ebbe a dibattere parecchio, in altro scenario, nell’immediato secondo dopoguerra.

Quanti sogni di equità e giustizia sociale risiedevano su quel comodino! E quante discussioni e ragionamenti fra compagni dovettero tenersi negli anni di lotta, all’interno della litigiosa sinistra storica, sui mezzi per raggiungerla…

Aspirazioni sociali, lotta contro la schiavitù imposta dalla miseria, solidarietà verso i popoli sottomessi, verso uomini e donne di questo mondo asserviti al dominio straniero. Idee-forza che non scaldano per nulla i tanti «antipolitici» di oggi, quelli che pensano ognun per sé e non amano occuparsi degli sfruttati e degli oppressi di questa terra.

Tramontate le ideologie, però, vecchi e nuovi problemi stanno affliggendo la società, dall’intolleranza religiosa ai risorgenti nazionalismi, dalle nostalgie autoritarie ad una xenofobia che vorrebbe nascondere il becero razzismo che ne è alla base, per non dimenticare la crisi del pianeta e l’influenza che avrà uno sviluppo tecnologico senza freni sulle nuove generazioni.

Problemi universali e giganteschi che non si possono certo affrontare da soli, o con lo zapping davanti al televisore, anche perché l’individuo rimane homo homini lupus, con le sue debolezze e prepotenze, preda di pulsioni e ansie di potere, sempre proteso al dominio dell’uomo sull’uomo.

Ahimè, con o senza ideologia di fondo, il bisogno di libertà, anche per i millennials è tuttora - e rimarrà - insopprimibile, ed è qui che può entrare in gioco la preziosa lezione della storia.

Purtroppo, a distanza di pochi decenni dall’arduo cammino che ci ha portati alla Libertà e alla Democrazia, si tenta di continuo di distorcere le vicende passate e trapassate, calando un velo d’oblio e di ovvietà, direi quasi di conformismo, sulle dure battaglie dei padri, dei nonni e forse persino dei bisnonni.

Per questo credo valga la pena, in nome di quegli sforzi e di quelle lotte, riordinare con pazienza le tappe del lungo processo di democratizzazione italiana, magari partendo proprio dalla piccola storia di un umile paesino di campagna e dalle sofferenze da esso patite, da cronache di una modesta comunità che ci rimandano al più ampio contesto nazionale.

Non vuol essere una rassegna di nomi, dati o singole tragedie: è un compito già svolto da altre importanti e lodevoli pubblicazioni; l’intenzione è di far emergere, a poco a poco, dai tanti episodi piccoli e grandi, un racconto, una visione d’insieme, il sentire di un popolo, il vissuto umano e collettivo di una comunità di scorza dura, di un animo combattivo che fonda le radici chissà dove e che risale, forse, alla notte dei tempi.

In questo credo possano essere d’aiuto anche le cronache d’epoca di parroci tradizionalisti come Don Mazzini e Don Bezzi. Le notizie spicciole di quegli anni, nella loro preziosa scansione temporale, ci forniscono il day by day delle sofferenze patite, in un arco di tempo che va dalle sopraffazioni fasciste della prima ora, ai soprusi dell’occupazione nazista, in una striscia di terra divenuta, nell’ultima fase dell’avanzata anglo-americana, passaggio obbligato per il fronte di guerra.

Ad ogni capitolo di storia nazionale, perciò, verrà accodata la relativa cronaca locale e questo per tutta la durata della «lunga battaglia», ossia fino ai primi passi dello stato democratico.

Un periodo nodale, quest’ultimo, vissuto in gran parte nel segno dell’Unità nazionale antifascista, anni che furono segnati da compromessi anche sofferti, scelte che tuttavia permisero di raggiungere la sospirata carta costituzionale, quella che, ancora oggi, per la sua concezione antiautoritaria, è da molti considerata, «la più bella del mondo» [2].

 

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«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.»

  

                                                                           Piero Calamandrei [3]

 



[1] Secondo un riferimento tangibile come il costo di un giornale (all’epoca 5 Lire, oggi 1,5 Euro) il valore attuale sarebbe di 150 € (500/5=100; 100*1,5).

[2] I capitoli di cronaca locale sono segnalati con una testata apposita, ossia con asterisco e cambio di font, in un riquadro con lo sfondo in grigio.

[3] Discorso ai giovani tenuto alla Società Umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955.