Un po’ di storia intorno alla terra d’origine di nunì Capitèni
di Agide Vandini
Una quindicina d’anni fa, grazie a
pazienti ricerche condotte nelle vicine parrocchie della Bassa Romagna riuscii
a ricostruire provenienza e spostamenti della famiglia di mamma Elvira, la più
giovane dei tanti figli di nonno Pasquale.
Il ramo dei Toschi da cui discendeva il
nonno era comunemente chiamato dei «Capitèni», un soprannome che mi
ha sempre incuriosito, soprattutto mancando memoria di uomini d’armi in una famiglia
da secoli legata alla terra. Ricostruendo gli spostamenti e risalendo al luogo
di antico stanziamento dei miei avi, sono poi riuscito anche a spiegarmi l’origine
del curioso soprannome. Ma andiamo con ordine.
Il nonno, contadino e mezzadro per quasi
tutta la vita, dopo innumerevoli peregrinazioni finì per costruire la propria
casetta a Filo di Alfonsine. Lui era nativo di Conselice, ma mia madre mi aveva
spesso parlato di sue strette parentele nei dintorni della Bruŝê, ovvero
del paese di Campanile - S. Maria in Fabriago. Le fonti consultate, quelle parrocchiali in particolare, dimostrarono
ben presto come il nostro ramo dei Toschi, avesse vissuto per
lungo tempo proprio in quei luoghi, rimanendovi fino a metà Ottocento, allorché
il bisnonno Giuseppe si spostò verso ovest di un paio di Km e si stabilì a Conselice.
Grazie alle mie ricerche potei ricostruire
con completezza il ramo ascendente della famiglia risalendo fino ai primi del Settecento.
Più oltre nel tempo, una dettagliata ricostruzione anagrafica non mi fu
possibile. Consultando alcune fonti storiche, potei però rendermi
conto di come il radicamento dei Toschi in quel territorio, fosse da considerarsi ben più antico, con una presenza risalente quanto meno al Basso Medioevo.
È una conclusione a cui si giunge ripercorrendo
un po’ di storia della Bruŝê, pochi cenni che ora propongo qui, rifacendomi
a quanto, intorno al luogo, ci raccontò tre secoli fa Fra’ Bonoli da Lugo
Sono certo che le brevi note susciteranno
interesse anche nel territorio ove sono nato e cresciuto, data la naturale
curiosità dei filesi verso i paesi di provenienza di tante loro famiglie, quelle
che qui, fra Po Vecchio e Po Nuovo, vennero a stabilirsi nel primo Ottocento.
***
Campanile
- Santa Maria in Fabriago, un
po’ di storia
«Il Castello di
Fabbriago, chiamato anche Fabbriga, in oggi Villa del Territorio di Lugo, fu
luogo sì onorevole e degno, che nelle Scritture autentiche godeva il nome di
Terra…» così esordisce, nel 1732, Padre
Girolamo Bonoli, dei Minori Conventuali Francescani di Lugo, nel raccontare l’antica
storia della terra dei mei miei avi.
Il monaco settecentesco ci racconta di quei luoghi anche in
secoli assai lontani dal suo tempo: «…era
per la vicinanza con Lugo e Conselice paese di traffico, scorrendo tra esso e
Conselice, una gran fossa, per la quale le merci passavano da Conselice al suo
porto, e di poi si avanzavano a Lugo: di quella fossa anco a’ nostri tempi se
ne conservano le vestige, che generalmente si dicono il Canal morto. Nella
popolazione e nell’ampiezza del Territorio passava fra’ i primi castelli de’
nostri contorni, e se non fosse stato di breve durata à del verisimile che
divenisse il maggiore di tutti».
Egli spiega poi come e perché, questo castello finì in
feudo alla «nobile famiglia de’
Marcheselli, tra le primarie di Ferrara, chiamata anco degli Adelardi» e
come lo stesso castello fosse stato fabbricato da «Ostasio padre di Marchesello de’ Marcheselli nel secolo undecimo di
nostra redenzione». [Va qui annotato
per inciso che sulle rovine di quell’antico castello del secolo XI fu poi
eretto quello attuale dei Duchi Massari Zavaglia].
Nelle note storiche di Padre Bonoli, queste
terre ci vengono descritte come soggette alle decime dell’Arcivescovo di Imola,
poste nella Selva di Lugo e «ridotte a
coltura, ovvero prative, ogniuna di loro per cagione dell’acque, che teneva
d’intorno, alla guisa dell’Isole stava divisa e separata dall’altra; nelli
medesime v’erano più o meno abitazioni, a misura della grandezza maggiore e
minore, che avevano del terreno a coltura…»
A poca distanza dal Castello di Fabbriago, ma distinto da
esso, il padre francescano ci descrive l’abitato di Campanile: «Oltre la fabbrica del Castello fondarono
altresì i Marcheselli la
Chiesa Parrocchiale sotto l’Invocazione di Maria Vergine
Nostra Signora, dotandola con buona rendita, per la quale riportò nome di Pieve
ed il suo Parroco titolo d’Arciprete. La nobile Torre di forma rotonda, la
quale in oggi serve per le campane della moderna Parrocchiale, e dà il nome di
Campanile alla Villa, dovette ancor essa avere l’essere da’ medesimi fondatori
del Castello e delle Chiesa…»

Tornando alla Villa di Fabbriago, apprendiamo ancora
dal Bonoli come, ad inizio Settecento il luogo, o una parte di esso, portasse già
l’appellativo di «Bruciata». Egli si
sofferma infatti sulle «…fabbriche
ragguardevoli di questo Villaggio, il quale in oggi sta popolato di 300 fuochi
in circa, e da 3000 persone, la più degna dell’altre è quella della Brugiata,
alla quale non manca che il titolo di castello…».
Perché la Brusê? Da dove proviene il termine?
Che cosa poi indicasse il termine «Brugiata», almeno
secondo le conoscenze dell’epoca, Padre Bonoli non lo dice.
Cercò di spiegarselo invece in anni più recenti A. F. Babini,
storico di Giovecca di Lugo. Egli scrisse in proposito: «Il luogo di Santa Maria in Fabriago fu poi detto la «Bruciata» perché
distrutto da un incendio». Del fantomatico rogo tuttavia
Babini non indicò l’epoca, né, in verità, si è mai saputo da altre fonti di un simile
evento. È possibile perciò che si tratti di antica congettura, o voce
popolare, costruita su di un termine dialettale che pare suggerire il significato del toponimo.
Io però, in assenza di circostanziati e plausibili sostegni
delle fonti storiche, propendo per ben altra spiegazione, a mio avviso più
logica ed attendibile. Essa sta proprio in poche righe riportate dallo
stesso A.F. Babini, appena tre pagine prima della citata affermazione: «In questo luogo nel 1188 Brusatus figlio di
Tusci pagava 30 pesci ai Canonici di san Cassiano per un manso di terra».
L’autore non fornisce i riferimenti archivistici del documento citato, ma la verosimile notizia pare indicare a sufficienza come all’origine del toponimo
«Bruciata», in dialetto Bruŝê, ci sia proprio il termine Brusata, ovvero la «terra dell’antico
proprietario Brusatus». Sappiamo
bene, del resto, come in materia di toponimi si debba sempre tenere in debito
conto l’usanza, fin da epoche remote, di chiamare le località col nome (al femminile)
del proprietario.
Il nome antico, perciò, di Santa Maria in Fabriago, per quanto possa lasciare qualcuno a bocca aperta, pare in
sostanza ricondurre ad uno dei miei lontanissimi avi, a quel Brusatus,
figlio di Tusci, niente meno che un Toschi del XII sec., a quell’epoca già insediato nel
territorio…
E il soprannome di famiglia dei Capitèni?... Sul suo
significato non ho più dubbi da quando, al tempo delle mie ricerche, notai in uno dei
registri dei Battesimi l’indicazione di provenienza di uno dei nominativi,
ossia Capites Silicis, versione latina di Conselice…
I Capitèni, in
definitiva, altro non sono che quel ramo dei Toschi che, dalla Bruŝê, si trasferì un bel giorno dalle parti di Conselice…
Le foto:
In testa all’articolo: Nunì Capiteni, ovvero Pasquale
Toschi (1871-1958), il mio nonno materno.
Nel corpo dell’articolo:
-
Il
Castello Massari-Zavaglia
-
La
chiesa e il campanile romanico del VI secolo, in stile rotondo ravennate, della
Parrocchia Campanile, oggi appartenente alla giurisdizione ecclesiale di S. Maria
in Fabriago.
***
P.S.: A
conferma di quanto qui asserito a proposito del toponimo «la Bruŝê», l’amico e
studioso fusignanese Giuseppe Bellosi mi ha gentilmente segnalato alcune preziose ed interessanti considerazioni dello
storico Leardo Mascanzoni che riporto ben volentieri (a.v., 13.2.22).
È quanto avvenuto ad esempio
a Filo per la Bargunzona toponimo provieniente
da Bargunzo, il colono che ottenne quella terra nell’anno 1022, così come per
la Campeggia che appartenne ai Campeggi di Bologna, per la Rossetta
che fu dei Rossetti, per la Ghedinia dei Ghedini ecc.