domenica 11 dicembre 2022

Le tre caserme dei Carabinieri a Filo

 

Un secolo e mezzo di storia della nostra perduta Caserma

di Agide Vandini

 

Per l'ingrandimento delle foto cliccare sulla prima immagine proposta e visionare in sequenza le altre che compaiono nella  banda orizzontale sottostante. 

   


Forse non tutti sanno che il grande Palazzo di «Chiavica di Legno» in territorio filese, ospitò per una trentina d’anni, la prima Caserma dei Carabinieri di questo luogo.

Il grande ed esteso edificio padronale, oggi in rovina, era stato costruito dal bolognese Cipriano Ghedini di fronte alla foce del Santerno nella prima metà dell’Ottocento.

In quegli anni, data la prossimità all’importante crocevia fluviale che, come si può immaginare, era al centro di traffici di ogni genere, nei terreni attorno alla villa, sorse un vero e proprio villaggio, un centro abitato che, superato dai tempi, fu abbandonato nella seconda metà del Novecento. Oggi, come ben sappiamo, di quel villaggio non rimangono che poche labili tracce.


La Caserma dei Regi Carabinieri, secondo quanto riporta Egidio Checcoli, si stabilì in quegli edifici nell’anno 1868 e colà rimase per circa un trentennio[1].

La proprietà dell’ampio palazzo e dei fondi agricoli adiacenti era nel frattempo passata dai Ghedini ai Signori Tamba di Lugo e nelle adiacenze della residenza padronale trovarono sede, oltre alla Caserma, anche botteghe, scuola, osteria, farmacia ed alcune attività artigianali di supporto ad un centro agricolo di così grandi dimensioni.

In origine due chiesette affiancavano il palazzo. La prima che vediamo a sinistra nella foto non fu mai consacrata, ma adibita a farmacia e civile abitazione, poi abbattuta nel corso del Novecento. La seconda, invece, fu dedicata a Sant’Anna ed è tuttora attiva, grazie all’interessamento del filese Don Galeati e di alcuni encomiabili fedeli.

Il villaggio, posto in territorio alfonsinese alla sinistra del Po Nuovo (in seguito chiamato Reno), giunse ad avere nel corso dell’800 alcune centinaia di abitanti che facevano capo, come tutta l’area fra Po Nuovo e Po Vecchio, alla chiesa di Sant’Agata in Filo.

Il Rettore della Parrocchia a quel tempo redigeva quasi annualmente uno Stato delle Anime, ossia un vero e proprio censimento. Da quei registri (1823-1879) oggi è ancora possibile risalire alle famiglie ed alle persone che l’abitavano e quindi anche ai componenti della Forza Pubblica che vi risiedevano.

 


Nelle annotazioni del Parroco troviamo traccia della Caserma lungo la Strada denominata “Po Nuovo” a partire dall’anno 1873 con un Brigadiere (Grimaldi) e quattro Carabinieri (Rapetti, Gallottini, Lollini e Campolini) - vedi foto -. Tre anni dopo il Brigadiere è certo Marchesini in luogo di Grimaldi.

 Negli anni che seguono fino al 1879 (ultimo anno di compilazione dei registri), la forza in dotazione (talvolta indicata cumulativamente) rimane più o meno quella del ’73.

 


La Caserma fu trasferita nel centro di Filo il 14 dicembre 1897 nel palazzo ove oggi, dopo radicale ristrutturazione, si trova il negozio Marani. A fine Ottocento il proprietario dell’immobile era Don Adriano Farabulini che, a sua volta, aveva ampliato e restaurato una vecchia costruzione[2].

 

L’immobile, che rivediamo nella foto a fianco, fu poi abbattuto e ricostruito a metà degli anni’ 70 e destinato a negozio ed abitazione privata.


Di quell’edificio, rimangono incredibilmente ancora in vita le porte della prigione, ben conservate dalla famiglia Tarroni nella loro casa colonica di Via Fiume Vecchio, famiglia che, di recente, mi ha permesso di visitarle.

Dalle foto che ho scattato possiamo ancora notare lo sportellino per il passaggio delle vivande e la solida blindatura interna.

In quella prigione ci finì un giorno lontano, e per manifesta ubriachezza, il nostro buon Menotti che appassionato di lirica non la finiva più di cantare «Nessun dorma»…[3]. Nella


vecchia caserma è stato ambientato pochi anni fa anche «La rivincita di Ivan Bellini…», uno dei romanzi del nostro Pietro Gessi, ovvero Piero dla Staŝìa, purtroppo scomparso di recente.

 

 



La terza ed ultima sede della Caserma dei Carabinieri a Filo fu in Via Oca-Pisana nella ristrutturata ex abitazione del sagrestano, di proprietà della Parrocchia- vedi foto -. Lì è rimasta fino alla sua definitiva soppressione avvenuta nel primo decennio del nuovo secolo dopo circa un secolo e mezzo di residenza nel nostro territorio.

 


Quanto alla villa di «Chiavica di legno», che oggi - vedi foto di questi giorni -  è ridotta a rudere irrecuperabile ed è destinata, ahimè, all’inevitabile crollo (si osservi nella foto satellitare come sia ormai priva del tetto…), sappiamo che la proprietà Tamba la detenne fino al 1918, allorché decise di venderla a certo Biancardi, banchiere di Milano, che poi a sua volta la cedette alla «Comunione Sant’Anna - Rampi», società con sede a Ravenna.


L’ultimo passaggio di proprietà avvenne il 29 aprile 1968, con atto del notaio Lanfranco Amadesi, allorché gli eredi della società ravennate vendettero tutta la «Tenuta Sant’Anna» alla Cooperativa Operai Braccianti Agricoli di Filo di Alfonsine. Questa, una decina d’anni dopo, fu incorporata nella locale Cooperativa Agricola Giulio Bellini, attuale proprietaria[4].

 

 



[1] E.Checcoli,  Filo della memoria, Prato, Ed. Consumatori, 2002, pp. 205.

[2] È quanto risulta da una perizia estimativa redatta dall’ingegner Ercole Marianti in data 1902 (E.Checcoli,  cit., p. 207).

[3] L’esilarante storia (vera) è contenuta nel mio Quaderno dell'Iròla del 25.08.2014 dedicato a Gonippo, Fiorentini e Sintòñ e disponibile al link: 

https://drive.google.com/open?id=0B17SSzLxL1RbcHBzZ3lTNlBDYVU    

[4] E.Checcoli,  cit., p. 33.

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