lunedì 12 marzo 2012

Rifiuti & Cicles

Agide Vandini, grande appassionato di calcio, partecipa da anni col nickname di «Filese» al forum del sito www.forumrossoblu.org ed ha scritto di tanto in tanto, per i siti sostenitori del Bologna FC 1909, corsivi di contenuto storico-folclorico dal tono scherzoso, dedicati all’attualità della sua squadra del cuore. Dopo il trionfo dell’Olimpico di Roma (Lazio-Bologna 1-3), impugna di nuovo la penna d’oca ad inchiostro rossoblu per divertire i tanti amici che, in paese come in ogni parte del globo, seguono con amore e con passione le vicende del glorioso Bologna.

In questo nostro paese, di santi, di navigatori e di poeti, di eroi impavidi, come di pataccari e anche di pataca d’ogni specie, non nascono più personaggi storico-letterari come Pietro da Morrone, frate eremita divenuto Celestino V, che (1294) per troppa umiltà e poco coraggio ebbe a decidere una clamorosa rinuncia al papato; nascono però allenatori alla moda come il tandem romagnolo Delio Rossi & Davide Ballardini, protagonisti (2011) di uno sdegnato rifiuto verso il Bologna in crisi, uno schiaffo morale che pochi mesi fa lasciò allibita una città ed una società gloriosa, costrette a rendersi conto di una discesa di rango abissale, tale cioè da non esser più proponibile a simili prestigiosi Napoleone della panchina.


Come sappiamo, il gesto di Celestino V viene ricordato agli studenti di ogni tempo al verso 60 del III canto dell'Inferno di Dante Alighieri. Il «divin poeta» accompagnato da Virgilio raggiunge l'Antinferno, luogo delle anime degli ignavi, coloro «che visser sanza 'nfamia e sanza lodo». Lì tra «sì lunga tratta di gente» - egli ci dice - «vidi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto».

Per la verità, pare che, stando ad alcuni anonimi cronisti dell’epoca, dietro il rifiuto del buon Pietro ci fossero torbide trame ed inganni atroci del Cardinale Benedetto Caetani, suo successore e Papa col nome di Bonifazio VIII, colui che avrebbe segnato le disgrazie politiche del nostro Sommo Poeta.

Le cose, all’epoca, pare siano andate più o meno così:

«Bonifazio, [...], fece fare ali e volto e mani e scritta con cose che lucono di notte e non di dì, e poi [...] spenti in prima tutti i lumi, entrò ne la camera sua[del Papa], lui dormendo». Chiamato e svegliato Celestino, il cardinale Caetani, fingendosi un angelo e minacciandogli pene infernali, gli fece leggere quella scritta che riluceva al buio nella quale era scritto: “I' ti comando che domattina, fatto il dì, tu prenda il manto e 'l pasturale, e 'l primo cardinale che tu truovi fa sedere in su la sedia di san Pietro [...] e poi rifiuta e pàrtiti”. Naturalmente, la mattina dopo il Caetani si fece trovare vicino alla camera di Celestino che «adempié il comandamento».

Per giungere al «gran rifiuto» del tandem romagnolo non si è certo giunti a tanto, anzi...

Quando il Presidente Rossoblu, si rese conto che col ginnasiarca e confusionario Bisoli si andava poco lontano, pensò bene di pescare, come nel gioco della «bes-cia» fra gli allenatori a spasso scartati dal sagace Zamparini presidente del Palermo. Aveva sottomano ben tre nomi validi per la sua squadra e li volle sondare in ordine di fama e curriculum, secondo desiderio dei suoi tifosi.

Stando alle cronache, il primo tentativo fu diretto verso il Rossi, il quale però non si degnò neppure di spostarsi da casa. Algido e disinteressato, scoraggiò immediatamente sul nascere ogni proposta e si preoccupò di gettare acqua ben gelida sugli entusiasmi che facilmente s’accendono fra i sostenitori bolognesi: “non avrei le giuste motivazioni”, disse, biascicando e baloccandosi l’eterna cicles, ma l’evidente intenzione era poi quella di tenersi a disposizione di società con grandi possibilità ed ambizioni come le intraprendenti Genoa e Fiorentina ...

Il Pres Guaraldi dovette prenderne atto e consultò subito il ravennate Davide Ballardini, disponibile alla trattativa. Si definì il tutto, pare, in un batter d’occhio nel corso di una cenetta organizzata di corsa lungo la via Emilia. Uscito Papa dal Ristorante, il Ballardini pareva dovesse soltanto avvertire per correttezza i suoi collaboratori, ma nel giro di un’oretta, mentre le agenzie stavano battendo la notizia dell’ingaggio già avvenuto, il Presidente Rossoblu ricevette il secondo bruciante «rifiuto». «Non se ne fa nulla» - pare si sia sentito dire al telefono - «sa, io e il mio staff non ce la sentiamo proprio di salvare una squadra come la sua.... Ci sono ben altre società in giro che potrebbero chiamarci a soccorso come Genoa, Cagliari e Parma ad esempio... Presidente, mi spiace tanto... e grazie per la cena...»

E’ ben vero che il rifiuto di Papa Celestino fu vissuto dal Sommo Poeta come una disgrazia, poiché di fatto aprì le porte al terribile papato di Bonifazio, ma in campo «calcistico» mai rifiuto fu invece più fortunato di quelli subiti dai rossoblu. Destino volle infatti che il terzo nome rimasto nell’urna dei defenestrati palermitani fosse quello di Stefano Pioli, già in passato allenatore delle giovanili bolognesi, il quale, venuto dal Chievo Verona in estate, manco aveva avuto il tempo di sedersi sulla panchina rosanero. Era stato esonerato prima dell’inizio del campionato, forse perché meno frizzante e sorridente dell’allenatore in seconda, un Carneade di nome Mangia (vero e proprio Nomen-omen, visto che, partito in tromba, si è poi «mangiato», oltre ad un intero panettone in diretta televisiva, tutto il suo credito in pochissime settimane).

Stefano Pioli, va detto subito, non ci pensò due volte ed accettò con entusiasmo l’allettante proposta, e questo nonostante si ritrovasse lo stipendio già pagato per tutto l’anno e anche più. In poche ore s'aggiustò col Palermo e si mise a disposizione di una squadra che riteneva all’altezza della situazione. Cercò di infondere fiducia in tutto l’ambiente, dimostrando prima di tutto la sua, nelle proprie capacità tecniche e psicologiche e, soprattutto, in giocatori di cui riteneva ci fossero potenzialità adeguate all’obiettivo, quello terra-terra di salvare una pellaccia compromessa dall’avvio disastroso.

Settimana dopo settimana, Pioli prese conoscenza del materiale umano a disposizione, cercò con pazienza di recuperare posizioni puntando su orgoglio e volontà del giocatori, ma progettando in cuor suo una vera e propria rivoluzione tecnica da porre in atto durante la sosta natalizia. Non più difesa a quattro e centrocampo a tre, ma esattamente il contrario, con piena valorizzazione dei centrali di difesa e di centrocampo, che a quel punto potevano finalmente reggere due mezze punte ed una punta. La ricetta era tutta qui e il Bologna da gennaio in poi ha preso letteralmente a volare.

Come siano andate e come stiano andando nel frattempo le cose per gli altri allenatori e squadre qui accennate e per certi draghi della panca che hanno potuto coronare i loro sogni, lo si comprende bene dalla lettura della classifica odierna, alla 27ma giornata:

Bologna (allenatori Bisoli/Pioli) ............................... punti 35

Palermo (allenatori Mangia/Mutti)........................... punti 34

Genoa (allenatori Malesani/Marino)......................... punti 33

Fiorentina (allenatori Mihailovic/D.Rossi) .............. punti 32

Parma (allenatori Colomba/Donadoni)..................... punti 31

Cagliari (allenatori Ficcadenti/Ballardini/Ficcadenti) punti 31

Se è vero quel che si dice in queste ore, ovvero che Zamparini, pentito dalla decisione estiva di esonerare Pioli, vorrebbe voracemente mangiarsi entrambi i testicoli, pensiamo a cosa succederebbe se la mossa, come spesso accade nel Bel Paese, dovesse prendere piede e ne seguissero l’esempio i vari allenatori che, a Bologna, con questa squadra, società e giocatori, proprio non se la sono sentita di provarci ed hanno finito per strizzar l’occhio a qualcun altro che oggi sta assai peggio.

Immaginiamo dai Colomba ai Malesani, fino al favoloso tandem del «rifiuto» Rossi - Ballardini quanto dovrebbero masticare, oggi, poveretti. Una bella manciata a testa di cicles di vero cuoio... Meglio di no, i testicoli, no... Il peccato, intendiamoci, è stato grave, ma quel che è fatto, è fatto: risparmiate pure a voi ed alle vostre famiglie altri dolori inutili...

L’importante è che, alla panca del Bologna, non pensiate mai più...

Il Filese, 12 marzo 2012