|
|
La storia, il folclore, le curiosità del territorio natio a cura del «filese» Agide Vandini
sabato 28 ottobre 2017
Sagra degli Antichi Sapori 2017
sabato 2 settembre 2017
Il Brigante e il Monsignore
Monsignor Luigi Giordani (1822-1893)
Il futuro
Cardinal Luigi Giordani, Arcivescovo di Ferrara dal 1877 al 1893, nacque a Santa Maria di Codifiume, frazione del
Comune di Argenta, alla data del 13 Ottobre 1822, quale secondogenito di Francesco e di Geltrude Buriani.
Avviato
giovanissimo alla vita ecclesiastica, Luigi svolse i primi studi presso il
seminario di Ferrara, poi in quello di Bologna, ove si laureò in teologia. Il
19 settembre 1846 fu ordinato sacerdote nella cattedrale di Ferrara dal
Cardinale Ignazio Giovanni Cadolini, arcivescovo della città.
Trasferitosi a
Roma, si laureò in legge ed entrò
all'Accademia dei nobili ecclesiastici, istituto di studi superiori
per la preparazione al servizio diplomatico della S. Sede, coltivando, oltre
agli studi diplomatici, quelli
amministrativi.
Nel 1852,
nominato prelato domestico del Papa e divenuto aiutante del Segretario di
Stato Cardinal Giacomo Antonelli da
Ascoli Piceno, iniziò la carriera di Delegato Pontificio, che successivamente
lo vide impegnato anche nelle sedi di Velletri e Perugia. A Velletri, organizzò la gendarmeria e i
corpi militari per il controllo e la repressione del brigantaggio, con
rilevanti risultati.
|
Il brigante Cencio Vendetta (1825-1859)
Busto in
terracotta del velletrano Enzo De Rubeis (2008)
Al secolo
Vincenzo Giovanni Battista Vendetta, il brigante Cencio nasce a Velletri nel 1825. Non tarda molto a farsi notare
dai tutori della legge dato che già all’età di dieci anni si registrano a suo
carico un procedimento per accoltellamento per futili motivi e uno per un
furto commesso ai danni di uno zio.
Una relazione dell’epoca
lo definisce «audace, intraprendente per natura, abile nel maneggio delle
armi, specialmente dello stilo e deciso ad usarle». Dedito al furto, alla rapina e al
borseggio, Cencio accumula svariate condanne, tra cui l’ergastolo e i lavori
forzati. E’ condannato in contumacia,
ma nonostante ciò, pare si aggiri per le strade della città travestito
da donna con la complicità dei famigliari.
Tra i delitti
più gravi, figura l’assassinio con una pugnalata, del maresciallo Antonio
Generali della gendarmeria pontificia
commesso la sera del 28 agosto 1857, dopo che il sottufficiale, saputo
dei travestimenti del brigante per le strade di Velletri, aveva accortamente
predisposto alcuni appostamenti per catturarlo.
|
Velletri-Madonna delle Grazie
La Madonna delle Grazie è una icona
della Basilica di San Clemente in Velletri. Delle origini della Sacra
Immagine si hanno poche tracce, ma alcuni autori la dicono donata a Giovanni
II Vescovo di Velletri nel 732. Altri invece ipotizzano venga da
Costantinopoli. Numerosi Papi sono venuti a venerare la patrona di Velletri,
tra questi Pio IX che vi era legato da particolare devozione.
(da Wikipedia)
|
Deciso a
liberare il fratello Antonio, detenuto in carcere e condannato a morte, Cencio decide infatti di organizzare,
in Velletri, il furto dell’immagine della Madonna delle Grazie e degli ori
che la adornano (ex voto offerti dai fedeli), furto che avviene con successo
la notte del giovedì santo tra il 1 ed il 2
Aprile 1858. E’ qui che fatalmente si incrociano le strade del
brigante e del futuro cardinale.
La città, in
quella Pasqua del 1858, viene letteralmente sconvolta dal furto della Sacra
Immagine e Monsignor Giordani, Delegato Apostolico in Velletri, è subito informato del sacrilego gesto.
Per la
restituzione, Cencio impone condizioni
pesanti. Chiede, al Governo di Pio IX,
la grazia per sé e per il fratello Antonio, più dieci scudi al mese
per «mettersi il banco a mercato e cambiare vita». Le trattative iniziano rapidamente
ed è Monsignor Giordani a trattare con
il brigante.
La notizia del
furto giunge fino al pontefice S.S. Pio IX, il quale si dice disposto alla
concessione della grazia soltanto dopo la restituzione della Sacra Immagine.
Dopo l’iniziale
rifiuto a cedere ad ogni forma di ricatto, Monsignor Giordani, accetta di
firmare un salvacondotto per il bandito, onde poterlo incontrare di persona.
Poche ore dopo, i due si ritrovano uno di fronte all’altro.
L’incontro non
è dei migliori, il brigante ammette di avere lui la Madonna delle Grazie e
sfrontatamente reitera le sue richieste, cosa che, ovviamente, Monsignor
Giordani, non può accogliere, non avendo i poteri per farlo.
Il Delegato allora,
s’impegna ad andare a Roma ed ivi illustrare il caso al Papa, promettendo per
iscritto la sua intercessione nei confronti del bandito.
|
Il processo a
carico di Vincenzo Vendetta, che per
la sua eccezionale gravità dovette essere celebrato dinanzi al Tribunale
criminale di Roma, iniziò il 6 maggio, esattamente un mese dopo l'arresto, e
si concluse il 25 agosto con la condanna dell'imputato alla pena capitale, da
eseguirsi mediante decapitazione.
L'appello alla Sacra Consulta il 22 luglio
confermò la condanna di primo grado. Venne tentata anche la “Richiesta di Grazia” a Papa Pio
IX, ma questi la rifiutò.
La sentenza fu
eseguita il 29 Ottobre 1859 nella Piazza del Trivio (attuale Piazza Cairoli)
a Velletri, alle sette del mattino, per mano del famigerato boia Mastro
Titta, tristemente noto quale “er boja de Roma”.
|
La Sentenza a carico di Cencio
IL TRIBUNALE
CRIMINALE DI ROMA, RIUNITO NEL PALAZZO DELLA CURIA DOPO AVER INVOCATO IL
SS.MO NOME DI DIO, IN NOME DI SUA SANTITA’ PIO IX, FELICEMENTE REGNANTE HA
EMESSO LA SEGUENTE SENTENZA:
Dopo che il velletrano
Vincenzo Vendetta, aveva riportato non lievi condanne, per furti e altri
omicidi, immaginò con un nuovo e inaudito misfatto di andare non solo
impunito ma di essere avvantaggiato per quelli precedenti e rubò la notte tra
il 1 e 2 Aprile l’immagine di Maria SSma delle Grazie per trarne utile per se
e per il fratello Antonio. Considerato non essere ammissibile la buona fede
di cui pretende il Vendetta di essere stato all’atto dell’arresto, stando
alla validità dell’ottenuto salvacondotto considerato non essere attendibili
le altre pretese del Vendetta di godere dell’immunità che il sovrano gli
avrebbe benignamente concesso perché gli fu proposta a condizione espressa di
restituire subito la sacra effige di Maria Ss.ma e il suo tesoro. Alla
condizione egli non volle sottostare se non si aderiva a tutte le sue
arroganti domande quale anche qui per colpa sua tanto da dover troncare ogni
trattativa quindi non ebbe alcuna formale concessione. Considerando che egli
è anche responsabile di altri delitti e principalmente dell’omicidio in
persona del maresciallo Antonio Generali, il tribunale all’unanimità di voti
ha dichiarato e dichiara Vincenzo Vendetta colpevole e responsabile di tutti
i reati ascrittegli e lo condanna all’ultimo supplizio da eseguirsi in Velletri:
IL PROCURATORE
DI VELLETRI
DI PRIMA
ISTANZA RESIDENTE IN VELLETRI
Vista la
sentenza del tribunale criminale di Roma, il 28 Novembre 1858, vista la
decisione del supremo tribunale della revisione del 12 settembre 1858 con cui
viene rigettato del condannato il ricorso con il parere favorevole di Mons.
Luigi Giordani, Delegato Apostolico di questa provincia ha ordinato e ordina
che previa intimidazione al condannato Vincenzo Vendetta del rigettato
ricorso sia il medesimo nel giorno di Sabato 29 di questo mese del 1859
decapitato sul palco di giustizia alle 7 antimeridiane nella piazza del
Trivio di questa città.
(Trascrizione di B.Carlotti)
|
Il furto dell'immagine della Madonna delle Grazie e le vicende ad esso connesse ebbero risonanza nazionale. Il 27 aprile 1858, un giornale di Torino, ”L’Indipendente”, riportò un ampio e dettagliato resoconto dei fatti avvenuti tre settimane prima a Velletri.
|
Tutta la
storia nel 1975 è stata ricostruita in un dramma teatrale dal Prof. Giovanni
Ponzo, opera che è stata messa in scena nel 1978, nel 1990 ed ancora nel
2008. Verrà ripresentata al termine
del convegno che si terrà il 29 Settembre p.v. (vedi locandina a fianco),
presso il Polo Espositivo di Velletri
Il convegno
dal titolo “Sa fumato con a zoffiata de
naso” (una soffiata di naso segnale convenuto dal Giordani con i gendarmi
per far arrestare Cencio), vuole ripercorrere storicamente i fatti
riassunti per farli conoscere alle future generazioni, e dar loro una lettura
storica corretta sulla base del volume “Cencio Vendetta il brigante della
Madonna” dello stesso Giovanni Ponzo, e sulla scorta della nuova
documentazione raccolta, grazie anche alla mia modesta collaborazione.
|
giovedì 10 agosto 2017
In memoria di Cassiano Corticelli
A cent’anni
dalla morte del più noto caduto argentano nella Grande Guerra
di
Beniamino Carlotti, Vanni Geminiani e Agide Vandini
Cassiano Corticelli 1889-1917 |
Parte I. - Un eroe dimenticato di Beniamino
Carlotti
Tra le figure,
che la memoria collettiva argentana deve assolutamente riscoprire, c’è
sicuramente quella di Cassiano Corticelli,
eroe dimenticato della Grande Guerra. Figura da rivalutare anche per
conoscere, raccontare e condividere la storia del primo ‘900 argentano, storia
che, costituisce patrimonio culturale
e morale della comunità, fatto
di tradizioni, di glorie, di
grandi uomini e dei suoi morti. Un patrimonio
che non va sminuito o ancor peggio accantonato, ma valorizzato con il giusto
orgoglio e senza falsa retorica, per i valori che hanno rappresentato e che
ancora oggi rappresentano. Il prossimo 18 Agosto ricorre il centenario
della morte di Cassiano Corticelli, splendida figura di persona, esempio di
virtù e di valori morali, di impegno sociale e grande eroe di guerra,
purtroppo sconosciuto agli argentani, se non fosse per una via a lui
dedicata, nel capoluogo comunale. Con l’amico e
collega di ricerche Vanni Geminiani e con la fondamentale collaborazione di Agide, cerchiamo ora, di
ricostruire la figura di Cassiano Corticelli, sotto il profilo umano, morale
ed ideale. |
E’ una ricerca
che ha avuto inizio coll’approssimarsi delle celebrazioni per il centenario
della Grande Guerra (1915-1918), allorché il
Senato Accademico dell’Università di Bologna deliberò la concessione
della laurea Honoris Causa alla memoria
a tutti gli studenti che per cause
belliche, non poterono completare il ciclo di studi di laurea, in quanto caduti
sui vari campi di battaglia, nell’adempimento del dovere.
L’Archivio Storico dell’Università, ritrovò
il fascicolo personale dello studente Cassiano Corticelli[1],
iscritto, nell’Anno Accademico 1914/1915, 4° ed ultimo anno della facoltà di
“Matematica, Fisica e Scienze Naturali”. Fu così che per completare l’iter
della concessione, l’Alma Mater richiese al Comune di Bondeno, l’Atto di Morte e notizie riguardanti
l’esistenza di familiari, discendenti, collaterali o affini.
Il comune di
Bondeno, per ragioni che appariranno chiare dalle Note Biografiche, girò la
richiesta ad uno storico locale, il quale dopo breve approfondimento passò la ricerca
a Vanni ed a me. Ci fu recapitato uno
scarno fascicoletto, che portava questa
intestazione: «Cassiano
Corticelli, nato a Bondeno il 22.06.1889, figlio di donna che non consente di
essere nominata e di padre ignoto».
La cosa ci
incuriosì immediatamente; io e Vanni ci
guardammo in faccia, ed all’unisono uscimmo con un: «Ma
come poteva, un figlio di N.N., arrivare alle soglie della laurea in tempi come
quelli?»
E’ così che ha
avuto inizio l’affascinante percorso di ricerca che ci ha condotto ad una delle
storie più avvincenti ed umanamente interessanti capitateci fra le mani, una
vera scoperta per ricercatori ed appassionati di storia locale, quali noi siamo
(b.c.).
***
Parte
II. - Cassiano Corticelli, un argentano di Agide Vandini
Raccontare
l’uomo Cassiano Corticelli. E’ questo il compito che mi sono assunto quando Beniamino
mi ha recapitato i documenti della ricerca che ha condotto assieme a Vanni,
altro amico filese. Non è compito facile tuttavia, davanti alla freddezza delle
immagini ed alla desolante nudità delle carte, soprattutto a cent’anni di
distanza e per una figura di cui si è persa da tempo ogni memoria orale. Però è
giusto provarci.
I dettagli
preziosi della ricerca seguono a parte e quindi invito già il lettore
interessato alla documentazione storica a non perdersi assolutamente la
Biografia essenziale (Parte III) e neppure l’Approfondimento di alcuni temi e
documenti d’epoca (Parte IV) che troverà più oltre.
Io vorrei qui soffermarmi
sull’uomo, sulle circostanze di una vita tanto fervida ed intensa, tanto breve
quanto eroica, tanto piena d’ostacoli quanto coraggiosa e impavida.
Era un
«trovatello», ossia uno svantaggiato fin dalla nascita, il nostro Cassiano
Corticelli, un nome ed un cognome che negli anni è riecheggiato spesso, un eroe
conclamato per chi, come me, ad Argenta ha frequentato le scuole, vi ha risieduto
e vissuto un’intera vita professionale, eppure un uomo di cui non s’è mai letto
un profilo, un ricordo di vita da cui attingere un minimo di spessore umano.
Un nome ed un
cognome che il ragazzo non ebbe dai genitori, ma da un funzionario comunale, un
bimbo finito ad Argenta nella famiglia di Lucia Ghesini, vedova, popolana e
bisognosa, che lo ottenne dal brefotrofio di Ferrara, poiché in grado di
allattare il neonato dopo aver perso un figlioletto da poco, ricevendone quel «baliatico»
che contribuiva a sfamare gli altri suoi quattro figli.
Cassiano, classe
1889 come mio nonno Ivo, approdò così in una famiglia argentana umile, povera e
numerosa. Lei, la Lucia, donna di grande coraggio e disinvoltura, pare abbia
potuto presto contare anche su di un compagno, peraltro separato dalla moglie,
ma si può immaginare, a quei tempi, quanta diffidenza quell’aggregazione
familiare deve aver affrontato, oltre ai comprensibili problemi di
sopravvivenza.
Il ragazzino poi
crebbe gracile e malaticcio, tanto da non potersi avviare ai lavori manuali. Si
dimostrò invece assai portato agli studi, tanto che, coi mezzi forniti dalle Istituzioni
e le donazioni di una facoltosa signora di Montecarlo (chissà come, interessata
al ragazzo), fu possibile assecondarne le aspirazioni. Viste le laute elargizioni
della signora, ci si potrebbe davvero sbizzarrire in ogni sorta di ipotesi
circa la provenienza altolocata del trovatello, ma si tratterebbe appunto di mere
ipotesi, destinate, temo, a rimanere tali.
Il giovanotto,
ben seguito dall’Istituto ferrarese, ed anche dal sindaco argentano Zardi che ne
prese a cuore le sorti, poté così accedere all’Università di Bologna, che frequentò
peraltro con lodevole profitto.
Sono quelli anche
gli anni del forte impegno politico e sociale di Cassiano, militante socialista.
Del resto l’ex «figlio di nessuno» ha già diciott’anni (1907) quando
nell’argentano s’accende quel grande sciopero agrario di cui parlano gli annali
di storia, uno scontro sindacale di asprezza inaudita, ricordato ancora con
emozione dai nostri nonni e che, all’epoca, è oggetto persino di una copertina
della Domenica del Corriere.
Non c’è da
stupirsi quindi se il giovane Cassiano collabora alla «Scintilla», periodico
socialista ferrarese e manifesta la sua contrarietà alla guerra coloniale. Un
fervore politico che attira l’attenzione degli organi di P.S. e gli procura una
severa “Vigilanza speciale”, tanto più dopo un’azione di volantinaggio antimilitarista
alla stazione ferroviaria di Argenta, alla partenza dei coscritti per la guerra
di Libia. E’ il 25 ottobre del 1911 e lui, studente universitario argentano
ventiduenne, ancora non sa quel che il mondo sta preparando e quali venti di
guerra finiranno per travolgere ed immolare la sua breve, eppure intrepida,
vita.
Quando l’Italia
entra nel Primo conflitto mondiale, il 24 maggio del ’15, Cassiano gode, ancora
per poco, del rinvio della ferma militare per motivi di studio. Il 23 Novembre
di quell’anno è però chiamato alle armi. Chiede di “essere nominato Ufficiale
di Complemento” e viene ammesso all’Accademia Militare di Torino da cui esce Sottotenente.
E’ assegnato all’Artiglieria da Campagna e presto inviato nella zona di
operazioni.
Come non pensare
al conflitto interiore che deve aver colto a quel tempo il pacifista Cassiano,
così come tanti altri giovani italiani scaraventati alla svelta sul fronte di
guerra, spesso mandati allo sbaraglio o trattati come carne da macello, lui
peraltro cresciuto ed educato al motto: «Guerra al Regno della Guerra».
Eppure quelli
passati sul Carso, con la Falce che aleggia minacciosa sopra ogni testa, sono
anche i momenti dell’Amor Patrio, quello vero, quello che l’ufficiale può
vedere ogni giorno negli occhi dei suoi compagni d’armi, soldati che si battono
allo stremo delle forze resistendo ai disagi delle trincee, che partono in avanzata
a testa bassa sotto il tiro dei fucilieri nemici, che tengono dentro la
speranza di un ritorno a casa, un giorno, in un Paese, Libero ed Indipendente
sì, ma anche più giusto e con meno privilegi.
Il valore, il coraggio
e la spiccata attitudine al comando del Sottotenente Cassiano Corticelli li conosciamo
dalla sua promozione a Tenente e dal conferimento della Medaglia di Bronzo al
Valor Militare. E’ il 9 Ottobre 1916 al Monte Pasubio, ed è già passato un anno
di Guerra: «Scoppiata una bombarda che
feriva mortalmente l’ufficiale comandante la sezione ed alcuni serventi,
accorreva prontamente sul posto e con opportuni provvedimenti, ed il sereno suo
sostegno, infondeva nel personale quella calma che valse ad assicurare la
continuità nel funzionamento delle batterie sotto il tiro nemico».
Non di meno ci emoziona
la lettura della motivazione con cui gli si assegna la Medaglia d’Argento dopo
la morte in combattimento (v. parte III), morte che lo coglie al terzo anno di
guerra, nell’agosto del ’17, sull’altopiano carsico, per lo scoppio di una
grossa granata nemica.
A Cassiano, che
non poté mai insegnare Matematica, Fisica o Scienze Naturali, e a tutti i baldi
giovani partiti da ogni parte d’Italia e Caduti in così grande numero nella
Grande Guerra, vada dunque la perenne gratitudine dei posteri che oggi popolano
questo Paese.
Non importa se e
quando se ne celebri più o meno degnamente il Ricordo. Conta quanto, questa
gratitudine, venga davvero dal profondo del cuore di chi, come noi, ha potuto vivere
e crescere in un’Italia migliore, in una Terra che, se non è ancora quella che
sognava Cassiano, o mio zio Sintula,
o le tante croci di Redipuglia, è pur sempre un’Italia oggi Libera e Democratica,
divenuta Unita ed Indipendente grazie al loro coraggio e spirito di sacrificio,
a Valori e Sentimenti cui dobbiamo il decisivo formarsi di una vera coscienza
nazionale.
E’ perciò nel
loro ricordo che, un vero Amor di Patria, non può che rinverdirsi dentro ognuno
di noi.
Non importa
dove, non importa quando, non importa come (a.v.).
***
Parte
III. - Cassiano Corticelli - Note biografiche e cronologiche essenziali
di
Beniamino Carlotti e Vanni Geminiani
22
Giugno 1889
Cassiano Corticelli nasce a Bondeno (FE)
alle ore undici, minuti zero pomeridiane da genitori ignoti. Alle ore nove,
minuti ------ antimeridiane del 23 Giugno l’ ostetrica provvede alla denuncia
del neonato allo Stato Civile del Comune di Bondeno (Anno 1889, Parte I^, Atto
nr. 349), che così riporta :
«L’anno milleottocentoottantanove, addì Ventitre di Giugno a ore
antimeridiane nove e minuti ----------- nella Casa Comunale. Avanti a me Augusto Borgatti […] Ufficiale
dello Stato Civile Comune di Bondeno è comparsa FORLANI AGATA di anni sessantadue,
levatrice, domiciliata in Bondeno, la quale mi ha dichiarato che alle ore undici
pomeridiane e minuti ---------- del Ventidue corrente mese, nella casa posta in
Bondeno ----------------- al numero seicentonove, da una donna che non consente
di essere nominata ed al parto della quale assistette la dichiarante, è nato un
bambino di sesso maschile che essa mi presenta ed a cui dò il nome di CASSIANO
ed il cognome CORTICELLI. A quanto sopra e a questo atto sono presenti quali
testimoni […] entrambe residenti in questo comune. Detto bambino verrà portato
al Brefotrofio di Ferrara. Letto e
confermato alla presenza dei testimoni […]».
23 Giugno 1889
Il bimbo viene battezzato alle ore dieci
antimeridiane, nella Chiesa Arcipretale di Bondeno dal Cappellano Don Stanislao
Costa e giunge, alle ore 2 ½ pomeridiane dello stesso giorno, al Pio Istituto
degli Esposti di Ferrara accompagnato da tale Pavani Luigi, forse messo
comunale e Registrato nei Ruoli al nr.
648.
4 Luglio 1889
Cassiano viene dato in «CUSTODIA
AFFIDATARIA per allevamento ed allattamento» a tale MARIA VIALE di Villa d’Este (Este provincia di Padova), a cui per tale
incarico è corrisposto un sussidio
mensile o “BALIATICO”. Rientra al Pio Istituto degli Esposti di Ferrara il 03
Ottobre 1889.
12
Dicembre 1889
Il piccolo Cassiano Corticelli viene
dato in «Custodia affidataria» all’argentana Lucia Ghesini. Questa, vedova di
Sebastiano Cavina e con altri quattro figli cui provvedere, avendo perso l’ultimo
nato Enrico di pochi giorni e in grado di allattare, aveva da poco fatto
domanda al Pio Istituto di ottenere «A Baliatico» un neonato, un sussidio che
poteva in qualche modo aiutare la donna in assai misere condizioni.
Il bimbo le viene assegnato almeno fino
«alla emancipazione», ossia fino al compimento del 21° anno di età (22 Giugno
1910).
Quella di Lucia Ghesini di Argenta
diventa quindi la sua vera famiglia in cui crescere.
La donna si appoggia ad un uomo più
anziano di lei e separato dalla moglie con il quale convivrà fino alla di lui
morte. Purtroppo, data la bigotta mentalità dell’epoca il “convive maritalmente con un uomo”, le
attirerà una infinita serie di malignità ed illazioni, a causa delle quali le verranno
più volte negati aiuti e sussidi.
1889-1909
Cassiano cresce gracile e malaticcio, ma
con una forte passione per gli studi, sempre sostenuto dalla famiglia di
adozione che ne asseconda le inclinazioni. Il Dottor Francesco Orta, medico chirurgo
argentano certifica: «Corticelli Cassiano esposto, dimorante presso la vedova Ghesini
Lucia, trovasi in condizioni fisiche non atte al lavoro manuale. Sarebbe consigliabile la carriera degli studi
onde concorrere in seguito a qualche impiego.
F.to Dott. Orta lì 22 Maggio 1902».
Terminate le scuole elementari, Cassiano
si iscrive alle scuole Tecniche, triennio ad Argenta e triennio a Ferrara.
Il Sindaco di Argenta, Gaetano Zardi (verso
cui Cassiano sarà sempre legato da vincoli di filiale devozione e di piena
condivisione delle idee politiche e morali), in una informativa (1907) al Pio
Istituto dichiarava: “L’affidataria (Lucia Ghesini) ha fatto quanto era in lei
possibile per bene avviare il giovane a una proficua condizione e che esso ha
corrisposto alle cure e vi corrisponde tuttora, constando alla Direzione che
egli prosegue lodevolmente gli studi Tecnici”.
1910-1915
L’intrapresa carriera degli studi porta la
famiglia di adozione a chiedere sussidi e sovvenzioni al Pio Istituto degli
Esposti ed al Comune di Argenta. Ragguardevoli a quell’epoca erano pure le
donazioni fatte da privati abbienti, che garantivano sussidi e borse di studio
agli “esposti” più meritevoli. Sicuramente
Cassiano era uno di questi Nell’anno 1910, anno della sua iscrizione
all’Università di Bologna (facoltà di matematica, fisica e scienze naturali)
gli perviene tramite il Pio Istituto una donazione di 100 lire da parte di una
Signora di Montecarlo.
Per il ventunenne Cassiano, assieme al
percorso universitario, inizia anche un forte impegno sociale e politico.
Membro della locale Congregazione di
Carità e
Consigliere della Società di
Mutuo Soccorso, aderisce al Partito Socialista, svolge attività sindacale a
favore delle classi meno abbienti e si fa notare per attività antimilitarista e
di collaborazione al periodico socialista ferrarese la “La Scintilla”.
Tutto questo gli attira l’attenzione
degli organi di P.S. ed in particolare un volantinaggio
antimilitarista operato alla stazione
ferroviaria di Argenta, in occasione
della partenza dei coscritti per la guerra di Libia (25.10.1911). Per
questo viene sottoposto a “Vigilanza speciale”.
Chiamato alle armi il 28 Nov.1911, per il
servizio militare di leva, chiede il rinvio al 26°
anno quale iscritto all’Università. Frequenta
l’Ateneo con profitto, risiedendo a Bologna in Via Santo Stefano 22. In quegli
anni per mantenersi agli studi e pesare meno sulla famiglia adottiva, insegna
matematica al prestigioso Istituto Ungarelli di Bologna.
1915-1917
Chiamato alle armi il 23 Nov. 1915, fa
domanda di “Essere nominato Ufficiale di
Complemento”. Ammesso all’Accademia Militare di Torino, ne esce sottotenente e viene
destinato al 2° Rgt. d’Artiglieria da Campagna di stanza a Pesaro. Successivamente viene trasferito ad Udine,
retrovia della zona d’operazioni, per partecipare direttamente ad azioni di
guerra.
Il 9 Ottobre 1916, per coraggio e
spiccata attitudine al comando, è promosso Tenente e gli viene conferita la
Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione :
«Corticelli
Cassiano da Ferrara, Sottotenente raggruppamento bombardieri, […] Gruppo, […] Batteria.
Scoppiata una bombarda che feriva mortalmente l’ufficiale comandante la sezione
ed alcuni serventi, accorreva prontamente sul posto e con opportuni
provvedimenti ed il sereno suo sostegno infondeva nel personale quella calma
che valse ad assicurare la continuità nel funzionamento delle batterie sotto il
tiro nemico. Monte Pasubio 9.10.1916»
Con coraggio ed onore, proseguì la sua
partecipazione ad una guerra che disapprovava,
ma che non lo portò mai a sottrarsi ai
propri doveri di italiano in guerra.
Muore da eroe alle 17,30 del 18 Agosto
1917 a quota 235 sull’Altopiano Carsico. Gli viene conferita la Medaglia
d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:
«Corticelli
Cassiano da Ferrara - Tenente di Complemento Reggimento d’Artiglieria da
Campagna. Comandante di una Batteria violentemente controbattuta dal nemico, ne
assicurò l’azione efficace con l’esempio e l’opera, dirigendo con mirabile
calma, ardimento e sprezzo del pericolo il tiro da un osservatorio
improvvisato, finché venne colpito a morte da una granata avversaria.
Jamiano 18.8.1917[2]»
La prima
sepoltura, secondo l’Atto di Morte, viene eseguita nel cimitero militare di
Aquileia “come risulta dalle dichiarazioni dell’ Ufficiale Medico che ne
constatò la morte”.
|
|
Conclusosi il Primo conflitto mondiale, che vide l’Italia fra le nazioni vincitrici, nel 1922, istauratosi un nuovo ordine sociopolitico e nel clima di grande fervore nazionalistico, il fascismo argentano, per onorare la figura del combattente e dell’eroe (che lo stesso Don Giovanni Minzoni riconobbe tra i più valorosi combattenti), diede il suo nome ad una vecchia Cooperativa bracciantile di cui conservò patrimonio e struttura chiamandola col nuovo nome di «Società Anonima Cooperativa Comunale Agricola fra ex combattenti di Produzione e Lavoro Cassiano Corticelli».
In quegli anni i
resti del Tenente Cassiano Corticelli, a cura ed a spese della Cooperativa, furono
traslati da Aquileia ad Argenta nel locale cimitero civile e conservati in una
tomba a sarcofago. Su di essa campeggia una struggente dedica:
I VESSILLI DELLA RELIGIONE -- E DELLA PATRIA -- VEGLINO LA ADORATA TOMBA -- DEL TENENTE CORTICELLI CASSIANO -- LA CUI BALDA GIOVINEZZA -- SI SPEGNEVA SUL CARSO - IL 18 AGOSTO 1917 -- DI SOLI 28 ANNI -- COMPIENDO IL SUO DOVERE -- VERSO LA PATRIA -- LA COOPERATIVA CHE DEL SUO NOME SI ONORA -- A PERENNE MEMORIA -- Q. M. P. (Questa Memoria Posero) .
Nel secondo dopoguerra a Cassiano Corticelli fu dedicata una via nel capoluogo argentano, piuttosto decentrata per la verità. A nostro avviso meriterebbe qualcosa di più e di meglio.
L’Università di
Bologna, il 4 Novembre 2018 in occasione del centenario della Vittoria, con solenne cerimonia, conferirà al Tenente
Cassiano Corticelli la (già deliberata) Laurea Honoris Causa alla Memoria in
“Scienze Matematiche, Fisica e Naturali”, quale riconoscimento postumo per
ricordare ed onorare gli studenti
caduti nel corso del conflitto e che non ebbero la possibilità di completare il corso di
studio. In occasione della prossima Fiera Argentana, il Gruppo Filatelico
Argentano, ricorderà con una emissione a
tema ed uno speciale annullo postale il centenario della morte del Tenente
Cassiano Corticelli (b.c. & v.g.).
Il sarcofago
dell’Eroe di guerra |
Iniziative per la commemorazione filatelica: sopra, cartolina con disegno di Tiziano Bolognesi; sotto l’annullo speciale. |
***
Parte
IV. - Cassiano Corticelli nei documenti d’epoca
Testi,
trascrizioni e didascalie di Agide Vandini
Documenti
forniti da Beniamino Carlotti e Vanni Geminiani
Il carteggio di
cui mi posso avvalere, grazie al prezioso lavoro di Vanni e Beniamino, consente
l’approfondimento di alcuni delicati aspetti della vita del personaggio,
aspetti e circostanze che è bene affrontare con un prudente vaglio delle
testimonianze, onde evitare giudizi affrettati o superficiali.
Molte dissonanze
che vi si incontrano sono in realtà dovute alla tendenziosità di alcune fonti,
sicché vanno accortamente puntualizzati alcuni passaggi, nell’intento di fare
un po’ d’ordine, di dare un tono verosimile alla figura di Cassiano e, infine, di
rendere meglio l’idea degli ostacoli che dovette superare.
|
|
Comune
di Bondeno - Atto di nascita - Trascrizione
del corpo centrale:
Stato Civile del Comune di Bondeno (Anno 1889, Parte I^, Atto nr. 349 - «L’anno
milleottocentoottantanove, addì Ventitré di Giugno a ore antimeridiane nove e
minuti, nella Casa Comunale. Avanti a me
Augusto Borgatti Segretario Delegato dal Sindaco con atto approvato del primo
febbraio milleottocentosessantasei, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di
Bondeno è comparsa Forlani Agata di anni sessantadue, levatrice, domiciliata in
Bondeno, la quale mi ha dichiarato che alle ore undici pomeridiane del Ventidue
corrente mese, nella casa posta in Bondeno al numero seicentonove, da una donna
che non consente di essere nominata ed al parto della quale assistette la
dichiarante, è nato un bambino di sesso maschile che essa mi presenta ed a cui
dò il nome di Cassiano ed il cognome Corticelli. A quanto sopra e a questo atto
sono presenti quali testimoni Budi Odoardo di anni ventisei, giornaliero e
Goldoni Giuseppe di anni trenta, giornaliero, entrambi residenti in questo
comune. Detto bambino verrà portato al
Brefotrofio di Ferrara. Letto e confermato, sonosi detti tutti
illetterati ed io mi sono firmato Augusto Borgatti».
Come il trovatello nativo di Bondeno arrivò ad Argenta lo si è già visto; ma la famiglia che lo accolse, come si comportò con lui? La vedova Lucia, ed il compagno di vita con cui essa si accompagnò, erano brava gente, benché miseri e bisognosi, oppure biechi opportunisti o speculatori[3]?
Se diamo ascolto
alle sconcertanti illazioni dell’Ufficiale Sanitario che possiamo leggere nella
missiva inviata all’Istituto degli Esposti di Ferrara, allorché il bimbo ha
appena due anni, verrebbe da dubitarne.
Lucia, che nei
documenti dell’anagrafe è indicata come «caffettiera», o anche «trafficante», è
in realtà una donna di fine ‘800, con prole numerosa, che, perso il marito, si
guadagna da vivere facendo la barista e che chiede ed ottiene il prezioso
sussidio che può procurarsi quale nutrice del trovatello Cassiano.
E’ una lettera
che appare fortemente dettata da un malriposto «sdegno morale» verso un’aggregazione
familiare oggi semplicemente inquadrabile come «unione di fatto», uno sdegno,
si direbbe, accecante al punto da far divenire otto, i figli che in realtà sono
quattro.
|
|
|
Trascrizione
integrale della missiva diretta all’Istituto degli Esposti datata 21.8.1891: Illustrissimo
Sig. Direttore, sarà molto conveniente dal lato igienico e dal lato della
moralità la S.V. Ill.ma pensi a far ritirare all’Ospizio od affidare ad altri
tenutari il trovatello Corticelli Cassiano che trovasi affidato a certa Ghesini
Lucia vedova Cavina abitante in Argenta. A parte che il bambino vive in località malsana e con poca o nessuna cura vi è
il fatto che la Ghesini è nuovamente gravida (essendole morto un bambino
all’Ospizio) e fa sicuro affidamento che le venga lasciato il nascituro per
riscuotere il baliatico mensile. Se ciò si avverasse credo mio dovere
prevenirla che il fatto produrrebbe una pessima impressione perché la Cavina madre di otto figli
lasciatigli dal primo marito convive ora maritalmente con altro individuo
ed essendo entrambi liberi possono riconoscere il nascituro senza addossare
all’Ospizio le spese del suo mantenimento. Io sono quindi del subordinato
parere che se in via eccezionale si può lasciare il figlio alla madre
considerandola come nutrice e quindi pagarle la mercede, questo favore non si
debba in alcun modo concedere quando la
donna sia notoriamente di cattivi costumi e per la terza o quarta volta
ricada come vi hanno esempi in paese di quelle che hanno tre figli illegittimi
di diversi padri presso di sé ai quali l’ospizio ha passato la mercede di
baliatico. Creda Sig. Direttore che per taluni non si tratta altro che di una
sordida speculazione, fatto che non si verificherebbe se prima fosse
interpellato il sanitario in via riservata. Invece il sanitario non viene
interpellato o viene interpellato dopo e le poche volte per non crearsi dei
fastidi lascia correre mentre dovrebbe in coscienza rifiutarsi. Ella faccia
quel conto che crede di queste esatte e spassionate dichiarazioni che ho
creduto dovere di ufficio e di coscienza di sottoporle. Nel caso concreto le
aggiungo che oltre a togliere il trovatello da pessime condizioni igieniche e
da una pessima scuola per l’avvenire è
questione di decoro per l’Istituto di non valersi di siffatta gente la quale è
anche sottoposta ad una certa vigilanza della Polizia. Di Lei devotissimo
Enea Carviati Ufficiale Sanitario. Argenta 21 Agosto 1891. PS: Da gran tempo
scrissi una lettera di ufficio pregandola trasmettermi l’elenco dei trovatelli
affidati a nutrici e tenutari del comune per poter esercitare la dovuta
sorveglianza sopra di essi che credo ne abbiano molto bisogno. Suppongo che la
mia lettera non le sia pervenuta essendo rimasta senza riscontro [segue firma].
L’Ufficiale
Sanitario pecca talmente di eccesso di zelo che le sue reiterate illazioni non
vengono accolte dall’Istituto che, a sua volta, deve avere ben altri riscontri.
Valga in proposito quanto si legge nel Resto del Carlino (parte IV), un
articolo scritto forse da persona assai meno incline alle crociate moraliste: «Misero
trovatello, veniva nella sua infanzia raccolto da una brava donna del popolo
che gli fu madre vera». Ma non saranno queste le sole gratuite malignità di cui
sarà oggetto la famiglia ed il ragazzo stesso.
***
Altro aspetto
che è interessante documentare è la provenienza delle consistenti donazioni che
il ragazzo riceve e che lo aiutano e lo sostengono nella difficile e lunga
strada degli studi.
Nel fascicolo del Pio Istituto ferrarese, infatti, compare questa lettera scritta su carta intestata di un Hotel di Montecarlo nel Principato di Monaco con cui una misteriosa signora invia al ragazzo, ormai 21enne, la bella somma di 100 lire.
|
|
Lettera
Prot. n.313 ( 25-4-1910) Amm.ne Esposti
e Maternità Ferrara
- Trascrizione del testo: HOTEL
PENSION OLGHETTA di
MONTECARLO - MONACO - Gent.mo Sig. Direttore, un mondo di
cambiamenti sono avvenuti in casa mia. Benché Cassiano non meriti
molto, per la semplice ragione che colla sua licenza aveva l’impiego pronto
e poteva volendo come tanti fanno arrivare egualmente ad avere la licenza d’Istituto lavorando senza sacrificare me, le
invio la presente con
accluse £ 100. La
prego di consegnargliele al più presto onde possa far
fronte alle spese che deve sostenere. Le sarei
grata se al più presto volesse subito segnarmene ricevuta qui
fermo posta Montecarlo dico Montecarlo Rosa Caretta. Mille grazie e ossequi. Sul retro
due ricevute. A sinistra quella firmata da Cassiano Corticelli la cui firma
annulla le marche da bollo. Sulla destra la copia di quella inviata alla
signora di Montecarlo.
Dal testo e dal
tono si percepisce che la Signora è con l’Istituto in rapporto epistolare da
tempo, che è perfettamente al corrente della vita e delle scelte scolastiche di
Cassiano, verso cui sembra avere un legame affettivo, non si sa bene di quale
tipo. Di certo chiede la ricevuta della contribuzione ad un fermo posta e
chissà mai se il nome indicato di Rosa Caretta è poi quello vero.
***
Il documento che
più ci racconta dell’uomo, della sua attività politica, nonché del suo impegno
sociale e sindacale, è, però, la nota informativa della Prefettura di Ferrara che
qui si riproduce:
|
|
Archivio
Centrale dello Stato – Ministero dell’Interno, Direzione Generale della
Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generale e Riservati – Casellario Politico
Centrale – Busta n. 1494 - Trascrizione integrale della Nota Informativa 4658 datata
16.11.1911 - Prefettura di Ferrara – Corticelli Cassiano
d’Ignoti, nato a Bondeno il 22 Giugno 1889 - Studente in Matematica
all’Istituto Tecnico - Celibe domiciliato in Argenta – SINDACALISTA,
ANTIMILITARISTA – CONNOTATI: Statura:
1,72 ; Corporatura: snella; Capelli: castani, lisci e folti; Viso: pallido, oblungo e regolare; Fronte: alta e regolare; Sopracciglia: regolari e scure; Occhi: castani e regolari; Naso: medio e regolare; Orecchie: regolari; Baffi: castani e di poca foltezza; Barba: castana e nascente; Mento
e mandibola: regolari; Bocca:
larga e regolare; Collo e Spalle:
regolari; Gambe: diritte; Mani: giuste; Piedi: regolari; Andatura:
disinvolta. Cenno biografico al giorno 27
Ottobre 1911: Fama poco buona gode nella pubblica opinione dalla quale è
conosciuto come giovane di condotta immorale e di pochi scrupoli, e capace di
accesa partigianeria politica, di atti inconsulti e violenti. E’ giovane di
vivace intelligenza, frequenta il 4°
anno di Istituto Tecnico Fisico e Matematico ed è intenzionato a laurearsi in
Ingegneria. Si è poi acquistato con l’assidua lettura una vasta per quanto
disordinata cultura letteraria ed in Scienze Sociali. E’ assiduo allo studio e
viene mantenuto in essi dalla famiglia Cavina, che ha un pubblico esercizio in
questo capoluogo e che fin dall’infanzia lo tenne come figlio adottivo.
Frequenta la compagnia dei Socialisti e specialmente quelli appartenenti al
gruppo sindacalista rivoluzionario e i giovani antimilitaristi. Frequenta poi
in modo speciale la compagnia del locale sindaco del quale è un vero attaché e
del quale segue le teorie morali e le tendenze politiche. Zardi a sua volta lo
va impiegando durante le vacanze come impiegato straordinario al Municipio per
dargli aggio di migliorare le sue condizioni finanziarie e mantenersi negli
studi. Verso la famiglia adottiva si comporta bene. E’ iscritto al Partito
Socialista e fa parte della Frazione Sindacalista Rivoluzionaria.
Precedentemente non apparteneva ad altro Partito. E’ membro della locale
Congregazione di carità e Consigliere della locale Società di M[utuo]
S[occorso] fra gli artigiani. Esercita una discreta influenza fra i compagni di
fede per l’intelligenza e cultura, influenza limitata a questo comune. E’ in
corrispondenza con quasi tutti i capi sindacalisti del regno. Non consta che lo
sia con quelli residenti all’estero dove non ha mai dimorato. E’ collaboratore
del periodico socialista «La Scintilla» che si pubblica in Ferrara ed i suoi
scritti sono naturalmente all’irruenza di espressioni ed i sentimenti anticapitalistici
ed antimilitaristi del giornale stesso. Riceve e spedisce giornali e stampa con
programma sindacalista e antimilitarista. Fa un’attiva propaganda delle sue
idee specialmente fra i giovani operai e con discreto profitto. E’ capace di
tenere conferenze ma non ne ha mai tenute. Verso le autorità tiene contegno
indifferente. Ha preso parte a tutte le manifestazioni sovversive del Comune di
Argenta. Non è stato mai proposto per l’ammonizione, né pel domicilio coatto.
Indiziato come autore di furto ai danni della Lega Autonoma di Argenta e
denunziato alla Pretura in data 31-3-1911. Denunziato il 22-10-1911 quale
responsabile di diffusione di manifesti contenenti disprezzo verso Esercito la
Patria le Istituzioni ed il Re. Ferrara 16.11.1911. Il Prefetto.
Il giovane ha
ormai 22 anni quando viene redatto questo rapporto che ne sancisce la
meticolosa schedatura, quella che, all’epoca, viene riservata a chi manifesta
l’indesiderato profilo di «sovversivo».
Fra le tante maldicenze
e giudizi gratuiti di rozza fattura formulati dal funzionario di polizia, frutto
di pregiudizi e di informazioni capillari raccolte forse da persone vicine ai
movimenti operai, possiamo apprendervi anche interessanti notizie che arricchiscono
il profilo politico ed umano di Cassiano:
1)
Innanzi
tutto vi troviamo i suoi connotati fisici, in una sequenza di dettagli quasi
maniacale, retaggio forse di un’epoca di poche e rare fotografie;
2)
Viene
definito di «vivace» intelligenza, e dedito ad una «assidua lettura» che gli
procura «una vasta per quanto disordinata cultura letteraria ed in Scienze
Sociali. E’ assiduo allo studio..» Insomma se non fosse per le idee e le frequentazioni
che il funzionario di P.S. disapprova, sarebbe certo un ragazzo di cui andare
fieri…
3)
«E’
iscritto al Partito Socialista e fa parte della Frazione Sindacalista
Rivoluzionaria. Precedentemente non apparteneva ad altro Partito». «Frequenta
la compagnia dei Socialisti» e poi «in modo speciale la compagnia del locale
sindaco» «del quale segue le teorie morali e le tendenze politiche. Zardi a sua
volta lo va impiegando durante le vacanze come impiegato straordinario al
Municipio per dargli aggio di migliorare le sue condizioni finanziarie e
mantenersi negli studi». «Esercita una discreta influenza fra i compagni di
fede per l’intelligenza e cultura» «E’ in corrispondenza con quasi tutti i capi
sindacalisti del Regno». «Ha preso parte a tutte le manifestazioni sovversive
del Comune di Argenta». Il vero motivo per cui viene schedato e tenuto d’occhio,
insomma, è ben chiaro…
4)
Nonostante
si voglia fornire del giovane il quadro più inquietante possibile: «Fama poco
buona gode nella pubblica opinione…» «…dalla quale è conosciuto come giovane di
condotta immorale e di pochi scrupoli…», non vengono formulati, nel rapporto di
polizia, giudizi negativi sulla famiglia d’appartenenza, anzi: «viene mantenuto
in essi [ossia negli studi] dalla famiglia Cavina, che ha un pubblico esercizio
in questo capoluogo e che fin dall’infanzia lo tenne come figlio adottivo». Vi
si afferma poi, quasi malvolentieri, che: « Verso la famiglia adottiva si comporta
bene…».
5)
Sulle
due Denunce pare assodato che si tratti in entrambi i casi di accuse di tipo politico,
incluso il preteso «furto» ai danni di avversari politico-sindacali (una
bandiera, forse, chissà…). Di certo, fosse stato un ladro, Cassiano non avrebbe
mai potuto accedere all’Accademia…
Stride
ovviamente con la realtà e con le gesta che lo contraddistingueranno, l’accusa
di aver diffuso manifesti, non tanto antimilitaristi, quanto invece «contenenti
disprezzo verso Esercito la Patria le Istituzioni ed il Re».
Il
documento dunque ci dice molte cose su quei tempi e sulla personalità di
Cassiano, ma il faldone del Ministero non si limita a questo, gronda di altre
fitte informazioni sulla condotta successiva del giovane in ogni suo
spostamento; la sua radiazione e cancellazione dal Casellario dei Sovversivi
verrà proposta dal Prefetto di Ferrara soltanto nel 1923, sei anni dopo la
morte.
Egli
comunque, senza ripudiare alcuna delle proprie idee e convinzioni, come del
resto fece il giovane Sandro Pertini, scelse di combattere da Ufficiale per l’Indipendenza
e l’Onore del suo paese, fino ad immolare la sua vita in battaglia, sotto una
granata di grosso calibro, a quota 235, sull’Altopiano Carsico.
L’Ufficiale
Cassiano Corticelli a figura intera |
Il Resto del
Carlino – 6 dicembre 1917 |
Trascrizione integrale dell’articolo:
I nostri morti – Tenente Cassiano Corticelli -. Col Tenente d’artiglieria
Cassiano Corticelli di Argenta, studente della nostra Scuola d’Applicazione
caduto eroicamente durante la nostra ultima offensiva, è scomparsa una delle
più belle figure di forza giovanile, dalla volontà di ferro, dall’ingegno
poderoso. Misero trovatello, veniva nella sua infanzia raccolto da una brava
donna del popolo che gli fu madre vera. Temperamento irrequieto e meravigliosa
intelligenza, mal s’adattò nella fanciullezza al lavoro manuale cui doveva
attendere per alleviare il peso di sé alla famiglia, finché un giorno,
superando ogni ostacolo ed imponendosi ogni privazione, poté dedicarsi allo
studio verso il quale si sentiva irresistibilmente sospinto. E lo studio
significò per lui una possente ascesa. In brevissimo tempo, mercé la volontà e
l’attitudine superava le tecniche e l’Istituto, e lo scoppio della guerra lo
trovò studente di 3° anno [in realtà il
4°] di ingegneria presso l’Università di Bologna. Sottotenente bombardiere
dopo pochi mesi e destinato sul Trentino, fu sempre esempio fulgido di dovere
ai colleghi ed inferiori, e le sue gesta eroiche gli valsero la medaglia al
valore. Ferito una prima volta, venne promosso Tenente, poscia ripartì pel
fronte e il [18] Agosto soccombeva eroicamente mentre pieno di entusiasmo,
dirigeva il fuoco della batteria sulle trincee nemiche, per facilitare alle
fanterie, prossime all’assalto, il loro compito. Ora la sua salma riposa nel
cimitero di Aquileia dove il reggimento volle fosse trasportata perché vi
avesse degna sepoltura fra gli altri prodi.
Come recita il
bell’articolo che il Resto del Carlino dedicò al Caduto, fornendoci anche una
sua breve biografia, egli «fu sempre esempio fulgido di dovere ai colleghi ed
inferiori, e le sue gesta eroiche gli valsero la medaglia al valore. Ferito una
prima volta, venne promosso Tenente, poscia ripartì pel fronte e il [18] Agosto
soccombeva eroicamente mentre pieno di entusiasmo, dirigeva il fuoco della
batteria sulle trincee nemiche, per facilitare alle fanterie, prossime
all’assalto, il loro compito».
L’Amor di Patria può allora ben coniugarsi con un Ideale di Pace e con la Difesa delle classi più deboli. Non sono Princìpi, né Valori in antitesi, sentimenti che necessariamente si debbano respingere fra loro.
La vita ed il
sacrificio di Cassiano ne sono, ancora oggi, l’evidente testimonianza (a.v.).
***
[1] Fascicolo nr. 4819.
[2] Le motivazioni
delle due decorazioni sono tratte dal web: Istituto Nastro Azzurro - Decorati
al Valor Militare.
[3] Compagno di vita
di Lucia, nativa di San Nicolò e rimasta vedova, fu Cavallini Gaetano, che
nello Stato della Popolazione del 1905 risulta «lampionario» e «diviso dalla
moglie» .