lunedì 16 ottobre 2023

Da dove proviene la lingua romagnola?

 

Una lunga fila di vocaboli rivelatori

di Agide Vandini

 



Chi non si è mai accontentato delle rassicurazioni fornite da tempo dagli studiosi del nostro dialetto, oggi può apprendere alle pagine di wikipedia in rete che «La lingua romagnola è una lingua romanza […]» e che, [in quanto tale] «La lingua romagnola ha antiche origini neolatine», [perciò] «ad essa va geneticamente riconosciuta pari dignità con l'italiano». [giacché] «Il romagnolo si è sviluppato dal latino seguendo un'evoluzione autonoma, parallela al toscano […]»[1].

Ciò nonostante, capita ancora di incontrare persone che ritengono il nostro vernacolo  una sottospecie di quello “toscano-italiano”. A sentir costoro, del linguaggio popolare romagnolo par quasi di doversene vergognare, una lingua, insomma, da barzellette e proverbi, magari da battute grassocce e, in qualche modo, orgogliosamente sgrammaticate.

Altri, e non pochi per la verità, la menano tuttora convintamente sulla pretesa derivazione del romagnolo dal francese, portando ad esempio «lampante» le nostre tusùr, una parola che ricorda nella fonetica il francese toujours… Eppure quest’ultimo, nella lingua d’oltralpe non è neppure un sostantivo, è un avverbio ed ha un significato ben diverso dalle «forbici»: «sempre», «tous les jours», ma allora… E le nostre tusùr da dove provengono? Lo vedremo presto, trattandosi proprio di uno dei sessanta termini che ho accuratamente selezionato dal testo etimologico più autorevole di cui oggi disponiamo[2].

Prima soffermiamoci un attimo sulla genesi del «romagnolo» e sul come ha potuto svilupparsi dal latino in modo analogo e parallelo alle altre lingue neolatine o romanze.

 

Per comprendere come ciò sia avvenuto – ci dice una bella monografia facilmente rintracciabile in rete [3] - bisogna aver presente, fin dall’affermarsi di Roma antica, la differenza fra la lingua scritta e la lingua parlata.

Accanto alla lingua scritta, più ricca, raffinata e complessa, ovvero il sermo doctus («la lingua colta»), sorse un po’ ovunque un linguaggio parlato nella vita di tutti i giorni, il sermo vulgaris («la lingua volgare», cioè «del popolo», da vulgus, «il popolo»). Mentre il sermo doctus nel volgere di alcuni secoli si fissò in forme e strutture definite, il sermo vulgaris si andò invece via via modificando, riflettendo le differenze regionali esistenti tra i popoli romanizzati, differenze che divennero sempre più marcate fra le varie aree geografiche, a seconda delle vicende storiche e culturali di ogni regione. Il latino, di fatto, aveva soppiantato gli idiomi locali, ma non aveva cancellato abitudini di pronuncia, residui dialettali e così via.

Fino a che l’Impero Romano fu saldo, le differenze linguistiche rimasero contenute. Quando però l’Impero Romano d’Occidente cadde (476 d.C.) e si affermò la tendenza separatista, mentre il latino della cultura rimaneva pressoché invariato, il latino volgare, seguendo uno sviluppo differenziato nelle diverse aree geografiche, diede origine nel corso del Medio Evo a numerose parlate sempre più lontane dal modello originale.

 

Fra questi idiomi regionali che diedero vita a lingue romanze troviamo dunque sia il «toscano» (che poi diverrà la lingua «italiana»), sia il parallelo «romagnolo».

Di questo processo autonomo testimoniano alcuni termini di uso comune che nulla hanno a che fare col toscano-italiano, ma dai quali si evince l’evidente derivazione latina. Ne ho potuto selezionare una sessantina che qui elenco, in ordine alfabetico:

 

Romagnolo

Latino

Toscano - Italiano

 

 

 

 

1

amaŝê

admansare

accomodare

2

arnê

arenatus

infangato

3

arvéja

ervilia

legumi-piselli

4

asé

ad satis

abbastanza

5

bacajê

baccanalia

parlare ad alta voce

6

bachèt

baculu

bastone

7

braghir/a

braca (pantalone)

superbo, arrogante

8

brĕc

buriccu

cavallino-asino

9

brĕl - barléda

brilus-berleta

giunco - giuncheto

10

buldĕz

bullitu

afa

11

burdël

burdu (bardotto)

ragazzo

12

caslê -casël

quassillare

colpire (colpi) al fianco

13

cŏcla

coccula (nocciolo)

noce

14

cösp

cuspu

zoccolo di legno

15

crŏla

corolla

gabbia circolare di vimini

16

curžĕñ

corrigia

cintura di cuoio

17

dimondi

de abunde

molto, assai

18

dlĕžar

deligere

scegliere

19

fumênt

fomentu

suffimigio

20

garnê

granu (granello di saggina)

scopa

21

ignaquël

omnia quae velles(vorresti)

ogni cosa

22

incù

hinc hodie (quest'oggi)

oggi

23

irôla -arôla - urôla

areola (spiazzo)

focolare

24

lughê

locare (porre-collocare)

nascondere

25

mugnêga

pomus armeniacus

albicocca

26

munì

admunire

Interrare, riempire

27

névla

nebula(nebbia)

cialda, ostia

28

nuŝèta

nocitta

caviglia

29

pardisùl

petrosillu

prezzemolo

30

parghér

perticarium

aratro

 

 

 

 

 

Romagnolo

Latino

Toscano - Italiano

 

 

 

 

31

pavìra

papyra

carice

32

pĕdga

pedica

orma

33

pidariôl

pidariolu

imbuto

34

pnêt

pinnatu

roncola

35

prìsja

pressia

fretta

36

quël

quod velles (ciò che vuoi)

cosa

37

rata

rapta (ripida)

erta, salita

38

rësta

reste

filza

39

ruga

eruca

bruco

40

runchê

runcare

sarchiare

41

sachêri

sicariu

spaccone

42

sarnér

serenariu (rasserenatore)

maestrale

43

scavĕz

cavezum

scampolo

44

s-cĕžla

schidiula

scheggia di legno

45

schĕl

squilla (canocchia)

piccolo granchio

46

s-ciadùr

subtiliatoriu (assottigliatore)

matterello

47

s-ciarê

exclarare

risciacquare

48

sparvérs

perversu

esagerato

49

sprê

desperatu

senza un soldo

50

srê

serrare

chiudere

51

stàbi

stabulu (stalla)

letame

52

trèb

triviu

ritrovo

53

tulìr

tabula

spianatoia

54

tuŝùr

tonsoria (ferri barbiere)

forbici

55

žimnê

gemina manus

giumella

56

varsìria

adversariu

diavolessa

57

venc'

vimculu (legaccio)

vimine

58

žavajê

disvariare

vaneggiare

59

zingê

cingulare

picchiare

60

zriŝa

cerasa

ciliegia

 

 

 

 


Va da sé che, come per ogni lingua parlata, il romagnolo ha sporadicamente, e in ogni tempo, accolto anche termini di varia derivazione (gallica, longobarda, gotica, germanica ecc.), etimi dei quali, il vocabolario di cui mi sono avvalso, dà puntuale testimonianza.

Si tratta però di ‘eccezioni’ che come sempre ‘confermano la regola’ di base, ossia, nel nostro caso, la diretta discendenza della lingua romagnola, nella sua essenza e natura, dalla lingua latina.

***

 

Nota aggiuntiva: Il mio elenco di vocaboli rivelatori non è che una semplice scelta di termini romagnoli di chiara provenienza latina, eppure notevolmente distanti dal toscano-italiano. Ovviamente si tratta di un elenco puramente indicativo e di certo non esaustivo. Si potrebbero ad esempio aggiungere termini come:

 

romagnolo: cuzindrëla / latino: culcitra-ella / toscano-italiano: materasso-ino

 

tratto dal "Vocabolario" di Casadio, oppure altri ivi non segnalati come:

 

romagnolo: cilös-c (femm. cilösca) / latino: luscus / toscano-italiano: strabico