Una foto e una storia (di filesità…)
di Claudio Cassani
Mi chiamo Cassani Claudio, nato a Ferrara,
ma le mie origini sono lì tra Filo e
Molino di Filo.
Sono figlio di Mino (all’epoca sarto del Molino) e di Giuseppina (Pina) Natali figlia di Bruno e di Elsa.
Le scrivo perché oltre che seguire da
tempo il suo blog dove, spesso leggo di personaggi già conosciuti nei racconti
dei miei genitori, anche per raccontare un aneddoto che riguarda proprio Pina e Mino.
Erano i primi anni ’50, Mino sarto del paese, Pina lavorava in fornace e “studiava” da
sarta presso il laboratorio di mio babbo.
A quei tempi la fornace di Filo
lavorava a pieno ritmo (non devo certo raccontarlo a Lei) ricordo che mia mamma
raccontava di turni oggi inaccettabili e di levate la notte per coprire i
laterizi ancora freschi.
Proprio uno di questi è arrivato ai
giorni nostri con impresso un tweet:
“Pina e Mino”
“Pina
e Mino”.
Due secondi e riconosce i nomi come
due suoi compaesani, chiama Luciano [Luzio
Natali n.d.r.] che corre a prendere il “reperto storico” , costruisce un
piccolo tavolino da salotto con una nicchia in misura per ospitare il laterizio,
poi chiama mia mamma: “Quando vieni a Filo ho un regalo da darti”.
Detto fatto, il tavellone è tornato
nelle mani di chi, 60 anni prima, lo aveva inciso.
Ora i miei non ci sono più, mio babbo
è mancato 33 anni fa, troppo presto, e mia mamma ci ha lasciati a ottobre
dell’anno passato; tra le sue cose ho trovato questa foto, che risale a quel
periodo in cui mia mamma ha affidato ad un mattone quel suo pensiero.
Anche questa è storia di Filo.
Un saluto da Ferrara, Cassani Claudio.
Nelle immagini: Mino e
la Pina negli anni ’50. Il tavellone col tweet, infine Claudio con la moglie
Luciana.
1 commento:
Il sottotetto, solitamente è un luogo buio, freddo e scarsamente areato, senza stagione, che ospita pezzi di storia familiare, ma anche segreti e drammi, ma soprattutto vecchi inutili oggetti, pieni di ricordi, che attendevano solamente di essere risvegliati dalla curiosità di qualcuno, trasportando l’immaginario verso il passato, verso le radici della famiglia. Il sottotetto, così, quasi per incanto divienta, un luogo carico di nostalgia, una stanza piena di vita, un luogo senza tempo, una macchina del tempo in cui re-incontrare persone significative del tuo passato , eventi o particolari fasi della vita vissuta, suscitando emozioni ormai sopite e perchè no, anche una lacrima.
Così un apparente insignificante tavellone, con su scritto due nomi, diviene, la diretta testimonianza dell’intensa emozione, di un attimo di vita vissuta da due persone .
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