venerdì 3 marzo 2023

Ricordi di bambino…

 Molti anni fa nella bottega del maniscalco

di Agide Vandini

 

Quando si dice Fèiss-Buc

Ti alzi alla mattina e ti appare sul telefonino una «fattura» di epoca antidiluviana.

«Mascalcia», ma che è?...La bottega del maniscalco… A Filo… Una fattura datata 1933… E poi Magnani Nicola… Ma sì, quello a cui tremavano le mani…

«A trĕmat coma Nicôla?…» Ti diceva la gente che passava, quando magari ti eri appena fermato a parlare con qualcuno in una giornata con un freddo terribile…

Nicôla… Quello che, all’Osteria della Casa del Popolo, nonostante i suoi crescenti tremori, si caricava con pazienza la pipa e giocava a Cùl-Méj con l’amico e quasi coetaneo Veduti.

Che coppia, quei due con le carte in mano…

Intercalavano mosse e contromosse ripetute da chissà quanti anni:

«’Sa fét [cosa fai?]»

«Žò…[Sto giù]»

«Du pùnt [Due punti…]» Il fiammifero segnapunti infilato nella stecca di legno avanzava di due buchi…

Io, un ragazzetto all’epoca, non mi stancavo mai di guardarli.

Cercavo di capire come funzionava il gioco.

 


La «Fattura» del 1933


Nicola Magnani (1872-1963), Anastasia Vandini (1922-1992) e Luigi Veduti (1877-1961)

 

 

Ad un certo punto, il più attardato nel punteggio sfidava l’avversario con una mossa disperata, cercando di arrivare per primo al traguardo dei 50 punti, completando quindi le cinque fila di buchi della bruciacchiata stecca di legno.

«Am žùg e’ rëst… [Mi gioco il resto dei punti]»

Ma l’altro non cadeva nel tranello.

Imperterrito non accettava il rischio:

 «Žò…[Sto giù]» Dunque l’inseguitore avanzava di poco…

Poi la scarica finale con tutte le carte in mano:

«Fênt, cavàl e Rè… [Fante, Cavallo e Re]» E il fiammifero aggiungeva un punto, mentre in tavola già compariva un battagliero “sette” …

«U j vô di’ Fént... [Ci vogliono dei Fanti...]»

«An n’ò briŝa... [Non ne ho]»

«Elóra at dëg Stupòñ… [Allora questo è uno “Stoppone”]» E giù il diluvio di carte in sequenza senza che l’avversario potesse calarne una qualunque…

 

Ricordi lontani e, con essi, la voce della ‘Staŝìa venuta a raccogliere la mezzetta esaurita:

«A sìv a pöst acsè?... [Siete a posto così]?»

«Cooosa?... Nö-nö… Pôrtan un’êtra...» [Niente affatto... Ne porti un’altra…]»

Mi basta rivedere la loro foto di quegli anni assieme all’indimenticabile e autoritaria Staŝìa per sentirne le voci, percepire l’odore delle pipe, lo scuotere dei bicchieri e delle mezzette…


 In Nicôla riconoscevo il buon uomo, pur invecchiato, che una decina d'anni prima avevo visto, già anziano, nella sua bottega, la ‘mascalcia’ appunto, retta assieme al figlio Rino, detto ‘Pirelli’, forse per le bretelle che da sempre gli reggevano i pantaloni.

Andavo lì con mio padre Ghéo che talvolta mi portava con sé quando veniva chiamato in aiuto.

Ricordo bene la terra battuta della bottega ove facevano entrare le bestie, i cavalli possenti nella loro attesa nervosa, mentre mio padre martellava e modellava sull’incudine il ferro arroventato nella fucina e ‘Pirelli’, a sua volta, scavava con sapienza l’impronta nello zoccolo da ferrare.

Io, bimbetto di pochi anni, guardavo da un angolo e, pur rassicurato dalla presenza del babbo, temevo i movimenti della bestia che pareva potermi travolgere nel suo fitto scalpicciare; allo stesso tempo venivo via via attratto e affascinato dal gran fervore e dal continuo daffare dei due Fradùr [Maniscalchi], fino a che i chiodi quadrangolari venivano facilmente piantati e in parte ribattuti sullo zoccolo proteso, mentre l’odore corneo di unghia bruciacchiata si spandeva dentro e fuori bottega…

Già, la bottega, quella che ho evidenziato in giallo nella foto di fine anni ’40, scattata proprio dalla direzione della mia casa natia…

Ricordi lontani, eppure indelebili.

Immagini, suoni, odori, fatiche che appartengono ad un’altra epoca.

Mascalcia Magnani Nicola & Figlio - FILO”…

Tre quarti di secolo fa… Una vita… Che emozione…

 

 

Riguardo il calendario appeso al muro, oltre lo schermo del mio PC.

È il 3 di marzo del 2023.

Sono già risalito dal tuffo profondo nelle acque della memoria …

Che dire?

«Ciao Nicôla, ciao Pirelli, ciao babbo Ghéo e…

Grazie Adolfo Roma…

Grazie infinite, Fèiss-Buc…»

1 commento:

Benny ha detto...

Quanti bei ricordi ........ quanta nostalgia per quel tempo passato, ma mai dimenticato.