Come e perché il Camposanto fu spostato dalle adiacenze della Chiesa
di Agide Vandini
Come ben sa molta parte dei miei concittadini, il nostro cimitero, oggi collocato fuori dall’abitato nella ex golena del Po abbandonato, un tempo si trovava nelle adiacenze della chiesa di Sant’Agata in Filo ove, a metà Novecento, sorse l’Asilo parrocchiale.
Chi scrive, che fu uno dei primi
frequentatori dell’Asilo nel dopoguerra, ricorda assai bene come ancora a quel
tempo, smuovendo il terreno delle aiuole che adornavano il prato, emergesse
qualche ossicino, oppure qualche frammento di cranio corredato della monetina
tradizionale, quella che, da tempo immemorabile, si destina al presunto
pedaggio per l’Aldilà.
Alla luce di un paio di reperti
esaminati in questi giorni, credo valga la pena ricostruire come e perché si
giunse allo spostamento, ancorché il tema, specie in questo periodo, non sia
dei più allegri. E’ comunque una buona occasione per riprendere e completare quanto
già scritto in precedenza e per fornire, agli amanti della nostra storia locale,
utili dettagli e qualche ottocentesca curiosità.
Le sepolture fino al XIX secolo
Per i fedeli di religione cattolica, secondo una tradizione che risale al Medioevo, la massima aspirazione fu sempre quella di riposare, da morti, all’interno delle chiese. Va da sé che i luoghi più ricercati di sepoltura furono per secoli quelli adiacenti alle reliquie o agli altari, spazi ovviamente assegnati alle persone più ricche e potenti. E’ per questo che in molte chiese osserviamo tuttora lastre tombali poste sul pavimento o sulle pareti, oppure veri e propri monumenti funerari in cappelle riservate a famiglie nobili. Ai poveri venivano invece di norma riservate sepolture in larghe e profonde fosse comuni senza bara, con cadaveri cuciti in tutta semplicità nei loro sudari. Quando poi le fosse erano troppo piene, esse venivano svuotate e gli scheletri spostati nelle gallerie dei chiostri, nei solai delle chiese e finanche sotto le volte, oppure contro muri e pilastri.
L’Editto
napoleonico
A metà Settecento prese ad animarsi
un dibattito di tipo sanitario che dalla Francia si trasmise all’Italia. Agli
albori del XIX secolo infatti, l’idea che le sepolture in chiesa fossero
pericolose per l’igiene pubblica era divenuta di dominio comune. Alla luce
delle nuove conoscenze mediche ed igieniche, in vari Paesi già si era
provveduto alla creazione di cimiteri lontani dalle città, ove venivano praticati
seppellimenti in terra, un metodo ritenuto assai più salubre e sicuro.
Per questo il 12 giugno 1804 fu emanato da Napoleone il cosiddetto Editto di Saint Cloud (correttamente: Décret Impérial sur les Sépultures). L'editto proibiva tumulazioni nelle chiese e stabiliva che le tombe dovessero essere poste al di fuori delle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati. Disponeva nel contempo che le pietre funerarie fossero tutte uguali. Quest’ultima norma, aggiungendo motivazioni ideologico-politiche a quelle igienico-sanitarie, aveva lo scopo evidente di evitare discriminazioni tra i morti. Per i soli defunti più illustri, una commissione di magistrati prendeva ogni decisione sugli epitaffi da far scolpire sulle tombe. Questo secondo aspetto, molto avversato dal Foscolo nei suoi Sepolcri, scatenò all’epoca un intenso dibattito pubblico. Il provvedimento fu comunque esteso al Regno Italico con editto della sua Polizia Medica, promulgato sempre da Saint-Cloud, il 5 settembre 1806.
Il Camposanto Parrocchiale di Filo
Nel Borgo Maggiore di Filo, come
negli altri centri urbani italiani, il Cimitero era collocato a fianco della
Chiesa Parrocchiale, nella fattispecie quella di Sant’Agata edificata nel XVI
secolo ed abbattuta nel 1930. A quel luogo, nel bel mezzo del centro abitato,
come si evince dai Registri parrocchiali dei Defunti, vennero destinate per
secoli le sepolture, solitamente per inumazione.
In questa foto anni ’50 del ‘900 l’occhiello di colore giallo evidenzia con approssimazione l’area in cui sorgeva il vecchio cimitero parrocchiale. |
Il sito, a metà del XIX secolo
era tuttavia ormai saturo ed insufficiente alle necessità. Peraltro le
esigenze di salute pubblica ne avrebbero consigliato ben prima il
trasferimento fuori dal paese. Sappiamo in proposito che un
secolo prima, durante la visita pastorale dell’anno 1750 il nostro vescovo già
lamentava senza giri di parole l’insalubrità del luogo. Quanto alle
condizioni del Cimitero egli infatti annotò nella sua relazione: «Ad Cemeterium: bene clausum cum muro, et
janua vecte, et sera observatus invenit, et cadaveribus onustum, et
supergeminatum, aeris insalubris emolumentum indeficiens» [Cimitero: Ben
chiuso con un muro, con porta e catenaccio, trovato custodito di sera, pieno tuttavia
di cadaveri sovrapposti, che accrescono l’aria insalubre]. |
Il nuovo Cimitero Comunale
Lo
spostamento nel nuovo sito, nel greto del fiume abbandonato ove si trova tuttora,
poté avvenire soltanto nella seconda metà dell’Ottocento, nei primi anni
dell’Unità d’Italia. Come si può dedurre dalla documentazione riportata più
oltre in Appendice, il luogo e le
dimensioni del nuovo Cimitero richiesero valutazioni di vario genere:
dall’idoneità del posto e del terreno, alla capienza dell’area in rapporto alla
quantità di fosse da mettere in rotazione. Il terreno acquisito
dall’Amministrazione Comunale fra il 1873 ed il 1874, a quanto fu annotato nel
prospetto delle variazioni al catasto, provenne in parte dai Fratelli
Piancastelli ed in parte dal Conte Francesco Massari.
La spesa complessiva fu equamente ripartita fra le due Amministrazioni Comunali di Argenta e di Alfonsine. Egidio Checcoli, ne Il filo della memoria, riporta in proposito: «Il concorso alle spese per la realizzazione del nuovo cimitero venne calcolato in base alla media ponderale dei morti degli ultimi quattro anni tra la popolazione residente in Filo d'Argenta e in Filo d'Alfonsine. Essendo stati registrati 42 decessi per la parte di Argenta e 20 per quella di Alfonsine, il comune di Argenta concorse per due terzi alla spesa e quello di Alfonsine per un terzo».
L’attuale
Cimitero di Filo (Foto 2019) |
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La benedizione del nuovo sito avvenne il 30 Agosto 1874 ad opera del Pro-Vicario della Curia di Ravenna, mentre la prima sepoltura vi fu eseguita una settimana dopo. Fu quella di un bimbo di appena un anno, Antonio Capucci, come ci racconta l’annotazione, in lingua latina, nel Registro Parrocchiale dei defunti:
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Traduzione: Il giorno 8
Settembre 1874. (Prima salma in questo nuovo Cimitero) Capucci Antonio,
figlio del vivente Giovanni e di Rachele Bolognesi, di un anno, ieri all’ora
ottava pomeridiana è volato in cielo. La sua salma fu la prima ad essere
inumata in questo nuovo Cimitero, benedetto dall’Illustrissimo e
Reverendissimo Leonardo Zirardini, Pro-Vicario Generale della Curia di
Ravenna e delegato dall’Arcivescovo, il trascorso 30 Agosto. In fede. Don
Giuseppe Cellini Parroco. |
La Cappella
Funebre (2021) |
E’ di quell’epoca quindi, la
costruzione delle prime mura di cinta ed anche della Cappella Funeraria, eretta sotto l’attenta regia di Don Giuseppe
Cellini. Oltre quarant’anni dopo, nel 1915, alla morte del parroco che resse
la nostra chiesa per ben 50 anni, la facciata della cappelletta ospitò la
bella lapide che vediamo nella foto.
La lapide
commemorativa di Don Cellini |
E’ questa in sostanza la storia
documentata di questo Luogo della Memoria cittadina, luogo di particolare devozione
in una popolazione come la nostra che nel passato ha sempre sentito in modo
profondo e partecipativo il ricordo dei propri defunti e quello dei propri
vicini e compaesani.
Ora le cose stanno cambiando
parecchio anche in questo senso, ma le persone della mia generazione non
possono dimenticare, né i grandiosi funerali (cortei in due fila che si
dispiegavano lungo tutte le strade del paese) e neppure le frotte di persone
che affluivano al Cimitero in occasione delle festività autunnali. Era molto
sentita la Festa dei Santi ed ancor più quella dei Morti del giorno dopo,
giorno in cui a scuola, in barba al calendario, non si presentava praticamente
nessuno.
Si andava tutti al Cimitero,
anche i bambini che si raggruppavano fra loro e si dividevano i compiti: chi a
vendere lumini a 15 lire cadauno, chi a fê
depôšìt piazzando le bici dei visitatori in bella fila nelle cunette,
infilandovi un biglietto numerato fra le ruote. La custodia fruttava qualche
monetina e il gruzzoletto, assieme al guadagno sui lumini, veniva poi diviso
fra i membri del gruppo.
Sono ricordi legati alle usanze
del tempo, inevitabilmente associati a quel luogo, così come gli aneddoti e le
storie ivi vissute dai nostri genitori, nonni e bisnonni, storie che ho avuto
modo di raccontare a modo mio altrove, come quella del gigantesco e buon Bigiôla già presente in questo blog (http://filese.blogspot.it/2008/11/e-fat-ad-bigila.html),
un racconto che ha fatto sempre sorridere grandi e piccoli di tante
generazioni.
Appendice
Atti dell’Amministrazione Comunale gentilmente recapitati da Vanni Geminiani:
Trascrizione testo:
Argenta 24 Luglio 1873. La Commissione
del Consiglio Sanitario provinciale incaricata a riferire sul Cimitero da
costruirsi nella Villa di Filo, ha con suo verbale del giorno 24 giugno
prossimo passato concluso che la proposta di questo Municipio è ammissibile
per ubicazione, per giacitura e per qualità del suolo e che riguardo
all’estensione ed ampiezza del recinto, dalle desunte informazioni ha
[ri]conosciuto che la mortalità media in detta Villa è di 36 adulti e 24
fanciulli, e che il recinto del Cimitero fu progettato della superficie di
mq. 900 la quale colle dimensioni delle fosse indicate dall’art. 73 del
vigente Regolamento di Sanità 25 giugno 1863 non sarebbe sufficiente alla
tumulazione dei 36 adulti per un decennio, tale essendo la durata delle
inumazioni a norma del procedente art.74. La detta Commissione trova invece
che l’area indispensabile per le tumulazioni di un anno |
non può essere minore di Mq 124 e che
sarà necessario per un decennio l’area di Mq. 1.240. Che dovrà poi
aggiungersi 1/5 di detta area da destinarsi alla Cappella funebre, ai viali, e nei riparti per gli acattolici, pei
nati morti e per l’ossario [Mq.] 248. E si avranno Mq. 1.488. Che tale
dovrebbe essere la superficie interna del recinto, con avvertenza che nel
fare l’occupazione dovrà anche tenersi a calcolo una zona larga almeno metri
2 all’esterno dei muri per la cunetta di scolo e per mantenere a contatto
dello stabilimento un terreno compatto, ed esente da coltivazione. Ciò
premesso il Sottoscritto rende edotto codesto ufficio delle conclusioni della
sullodata Commissione e lo interessa di conformità di procedere alla riforma
dell’art. 1 Calcolo dello quantitativo, ed art. 3 Calcolo dell’importo, della
Parte II. Dettaglio estimativo del Piano d’Esecuzione in data 17 maggio
corrente anno per gli ulteriori incombenti. Il Sindaco (Giuseppe Vandini)
|
Trascrizione testi Intestazione: Tipo addimostrante lo stralcio da farsi sull’appezzamento N.1102 della Mappa
Censoria di Filo dell’Area che il N.U. [Nobil Uomo] Signor Conte Francesco
Massari cede all’Amministrazione Comunale di quella frazione territoriale per
erigervi un nuovo Cimitero. Disegno: Strada Comunale di Longastrino / Signor Avvocato Giuseppe e Fratelli
Piancastelli / Signor Conte Massari / Argine sinistro del Primaro
abbandonato / Prospetto: Numeri di Mappa (Originari /Aggiunti)
/ Intestazioni (Massari Conte Francesco del fu Vincenzo / Amministrazione
Comunale di Filo / Titolo come al Catastino) / Superficie (Tavole / Cantoni)
/ Estimo (Scudi / Baiocchi) Annotazioni: Argenta lì … / Vedi la corrispondenza
del 3 maggio 1874 col signor Raimondi alla posizione Oggetti Diversi.
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