Amarcord
filese dedicato al Palazzone
di
Aderitto Geminiani
Santo Natale,
Addì 19/12/2015.
Mi chiamo
Aderitto, ma tutti mi chiamavano Pippi,
sono di Filo, il mio piccolo paese, dove, credo, ormai siano in pochi a ricordarsi
di me.
Sono nato nel Palazzone,
l’edificio più grande e più alto del villaggio, oggi in rovina, ma fucina di
singolari personaggi in un’epoca in cui metà degli abitanti vivevano stipati in
grandi caseggiati (la Cà Longa, i Vagòñ e e’ Palazòñ, appunto), in locali presi a pigione ove famiglie assai
numerose si sistemavano in una o due stanze al massimo.
Il Palazzone qualche anno fa
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Una mia nipotina
qualche anno fa, dopo aver ascoltato i tanti racconti e le lunghe elencazioni
di chi era nato in quel mastodontico edificio, mi chiese se tutti i Filesi
erano nati nel Palazzone.
Con grande
stupore le domandai il perché e lei, candidamente, replicò: «Ma non è un Ospedale?» Le spiegai allora un
po’ meglio come stavano le cose e lei, quasi incredula, annuì.
Nel Palazzone
vivevano fra i tanti, con le loro rispettive famiglie, alcuni miei coetanei
come Franco Guasoni, figlio del calzolaio Olao, Giorgio dott. Tamba, figlio di
Jonne ed Enrico nonché Ermanno Zagatti, nipote di Meto, e perciò cugino di Jorky (Medardo Tirapani).
Eravamo tutti
del ’38 o ‘39 e a scuola frequentavamo la stessa classe. Un insegnante ci
battezzò niente meno che: «Il quadrunvirato del palazzone», appellativo di
cui chiaramente andavamo fieri.
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Un’estate, durante le vacanze, arrivò persino
una cartolina indirizzata proprio al «Quadrunvirato del palazzone». Il postino,
molto imbarazzato, la lasciò al forno Rossi, che stava al pianterreno del
nostro stesso fabbricato, e da lì, una volta riconosciuto il mittente, e
intuiti i destinatari, la cartolina ci fu recapitata, con grande gioia di
tutti.
Nel nostro
pianerottolo viveva anche la Möra
(Gattia Udolina), madre della ‘Stašìa
(Anastasia Vandini) e dell’Irie, a sua volta madre di Franco Guasoni.
Un giorno, in
prossimità delle feste, la sentii rivolgersi alla mia mamma e all’Irie con
queste parole):«Ma voi?... Domani è Natale e non pensate neanche di fare una
parvenza di albero? Voi che avete dei bambini? »
Le due donne risposero
imbarazzate: «Ma non abbiamo l'albero! E poi cosa ci possiamo appendere?»
La Möra,
quasi indispettita partì tambur battente. Andò ai Dossi, recuperò due rami di
pino e li portò a casa. Ne diede uno a Franco ed uno a me. Io lo porsi subito alla
mia mamma che a quel punto esclamò:
«E adesso cosa
ci appendo all’albero?»
Soldi non ce n’erano,
mia madre quindi si arrangiò come poté. Mise quel ramo dentro un barattolo di
latta e cercò di addobbarlo con qualche caramella e alcuni zuccherini fatti da
lei. In vita mia per la prima volta capii il significato del Natale, con
l'albero che ne avrebbe simboleggiato la festa.
La sera stessa, a
mezzanotte, assistetti alla Santa Messa e compresi pure il comune detto
dialettale rèsar lóng coma Mèsa cantêda (essere
lunghi come la messa cantata): non finiva mai!!!
Per l'indomani la
mamma aveva preparato un cibo speciale, riservato alle grandi festività, ovvero
Natale, Sant’Agata e Pasqua: i
cappelletti in brodo e il coniglio arrosto.
Mi diedi parecchio
da fare...
Come sono cambiati i tempi, da allora! Forse è
meglio così, ma quei valori e quelle sensazioni tanto innocenti esisteranno
ancora? E la immensa felicità che si provava in quella giornata fin lì sconosciuta?
Altri bambini la proveranno ancora? (Pippi)
3 commenti:
Erano tempi così; nemmeno io sapevo cosa fosse l'albero di Natale! Si faceva il presepe in un cantuccio e poi la notte della Befana ci mettevano qualcosa vicino. Qualche mandarino, caramelle, un cavallino di legno e poco altro. La festa era a mezzogiorno di Natale quando si mangiavano i cappelletti perchè vigeva un detto:"Par Nadèl sgnur e purett i magna i caplett"! Ma era poi vero per tutti? (Domenico Mongardi)
Salve
Mi ricordo benissimo di Pippi ( grande promessa del calcio filese )e di Marcilen Pistaia Rascel Mazaloca ecc..ecc...
Mi ricordo anche della falegnameria e delle famiglie Rossi ( Amato e Lino ) che erano nel palazzone.
Grazie a chi ci fa viaggiare nel tempo e nello spazio con il Filese.
Un caro saluto da Gianni Galamini ( e fiol ad Massimo e l'anvod ad Gigino e banchir ).
Ciao Gianni,
Mi ricordo di te,di tuo padre mio ex presidente, di Gigino, nel filmato che Agide ha messo in rete si vede una bellissima immagine di te e tuo zio dietro la rete. E'passata una vita, tu avevi una decina di anni io il doppio,che bei ricordi. Quando ho visto il filmato, mi sono alzato e mi tremavano le gambe, sono rimasto parecchio scosso. Una grande emozione x me e i miei famigliari. Ciao e auguri sinceri. Sei sposato? Vivi a Filo? Hai nipoti? Scusa la mia curiosita' ma ti ricordo te e la mamma come se fossi a quei tempi.
Un grande abbraccio . Pippi
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