lunedì 10 novembre 2008

Il Borgo «Molino»

«Mappe, toponomastica e segnaletica del Filese, 6° puntata, sezione 4 del territorio»

di Agide Vandini



Molino di Filo

Immagine dal satellite. La linea rossa indica il confine ferrarese-ravennate



Molino di Filo

Le strade e le località




Molino di Filo

Particolare ingrandito


Cliccare sulle immagini per vederle ingrandite

E’ questa la quarta di otto tappe previste nel nostro percorso (composto da dieci articoli complessivi) volto a fornire mappe corrette ed aggiornate del territorio. E’ dedicata al «Molino di Filo», un borgo, storicamente molto importante, distante dall’abitato centrale (Borgo Maggiore e Borgo Ravegnano) un paio di chilometri in direzione est.

Come ogni centro abitato a cavallo della Strada Bastia-Madonna del Bosco, avente sede sull’argine sinistro di Po Vecchio, anche questo borgo è in parte in comune di Argenta (FE) ed in parte in quello di Alfonsine (RA).

Dall’immagine satellitare (prima mappa a fianco) si può ben percepire la discreta consistenza del borgo, maggiormente concentrato, come abitato, sulla sponda argentano-ferrarese, a ridosso di una importante zona industriale, in notevole espansione, zona che è integralmente ubicata in territorio alfonsinese-ravennate.

La seconda mappa qui riportata, ci mostra il territorio della sezione interessata, le denominazioni correnti delle vie e dei cardini geografici di maggiore importanza storica, previa eliminazione, come per le altre sezioni, delle strade soppresse o adibite ad uso privato esclusivo.

La terza mappa infine è un particolare ingrandito della seconda, necessario per potervi riportare tutte le denominazione dei vicoli del borgo.

Si dà ora conto delle

Imprecisioni riscontrate sulle mappe estratte da Internet:

Errori, carenze (o mancati aggiornamenti) :

  1. “Via V.Antonellini” indicata come “Via Filo” ed ancora comunicante con «Via Laterizi». La strada, oltre Via Maestri del Lavoro è cieca da tempo, da quando parte di essa fu incorporata nel cantiere di laterizi;
  2. Mancata rappresentazione dell’isolato esistente fra Via Fossetta e Via Terranova;
  3. Mancanza di buona parte delle denominazioni stradali;


Denominazioni e strade soppresse, adibite ad esclusivo uso privato, o comunque impraticabili:

  1. Cortili privati e diverse strade di campagna.

Riguardo a questa sezione di territorio, si riportano ora alcuni brevi e sintetici


Cenni sulla Toponomastica

(per approfondimenti e per le fonti non espressamente citate, si veda in A.Vandini, Filo la nostra terra, Faenza, Edit, 2004, parte II)



Nomi di Località e di cardini geografici locali:


Livello. La Cà Livello deve il nome all’antico «contratto di Livello», antichi e comuni patti colonici che, come sappiamo (v.sez.3), furono alla base degli accordi fra l’arcivescovo di Ravenna e i filesi Bargunzo, Scannavite, Troncamorso e loro soci, nel lontano anno 1022. I contenuti del contratto di «livello», nella sostanza, variavano da zona a zona e prevedevano la spartizione del prodotto fra coltivatore e proprietario, la consegna di donativi (exenia e ammisseres) in determinate festività (Natale, Pasqua e Santo Patrono), l’uso del casale e, talora, la corresponsione di prestazioni di lavoro o di trasporto.


Castelletto.La località che si trova fra il «Livello» ed il «Molino» deve il suo nome alla «Palata a castello», ossia ad uno dei «lavorieri» atti a chiudere la rotta di un fiume quando il livello dell’acqua è superiore al piano di campagna. La palata, o «castelletto», vi fu eretta, come risulta da una pianta di metà Cinquecento, a rinforzo dell’ «argine del Po ruinato».


Molino. Il borgo fu, fino al XIV secolo, centro principale del loco qui vocatur Filus e sede dell’antica chiesa di S.Maria. Dopo lo spostamento del centro fu chiamato Villa Fili veteris ovvero Filvecchio, o borgo vecchio di Filo, nome che mantenne fino al XVI secolo quando, in questo luogo, venne costruito il Molino Bentivoglio. Questo, fra alterne e turbinose vicende dovute agli interminabili contrasti con la comunità comacchiese, operò fino al primo Novecento. Da metà Cinquecento, la borgata prese il nome di Molino di Filo, nome che mantiene tuttora.


Cà Borioni. Casa contadina che fu dei possidenti Boroni (o Borioni), famiglia signorile proprietaria di diversi fondi in loco ed anche di un Palazzo o Casino di campagna ivi fatto edificare.


Castellaccio. Ricorda nella denominazione i resti ormai cadenti del Palazzo (o Casino di campagna) dei Signori Taroni, poi Boroni o Borioni, che sorgeva in questo luogo.


Casazza e Plena. Sono denominazioni di fondi già presenti nel catasto napoleonico nel primo Ottocento. Casazza pare accennare alla vetustà del casale, mentre Plena è la forma dialettale di Pelina (o Pellina), a sua volta crtamente derivante dal cognome di antichi proprietari.


Aleotta. Una delle molte case contadine che furono di proprietà dei signori Aleotti, famiglia che rimase per secoli a Filo ed espresse personaggi di un certo rilievo come Bernardino Aleotti, a metà Seicento Giudice della Riviera di Filo.


Trotta (ora Ca’ Bianca). Denominazione in tutta evidenza derivata, come la via Trotti di San Bernardino, dal nome degli antichi proprietari del fondo, della casa colonica, nonché del Capanno omonimo sito in territorio longastrinese-ravennate. Si tratta di denominazioni già presenti ad inizio Ottocento nel catasto napoleonico.



Vie e Strade (in ordine alfabetico):


Vincenzo Antonellini. Si veda quanto detto nella sezione 2 (Borgo Ravegnano), ove inizia la strada.


Maria Margotti. Si veda quanto detto nella sezione 3 (Borgo Maggiore), ove inizia la strada.


Livello. La strada prende il nome dalla vicina località. Sul significato del termine si è detto più sopra.


Maestri del Lavoro. La strada fu aperta nel 1994 per collegare le due lunghe strade parallele filesi allorché la stessa funzione non poteva più essere svolta, in località «Molino», dalla «Via Laterizi», divenuta a fondo cieco per la chiusura del tratto finale della strada ravennate oggi «Via V.Antonellini». La denominazione intende ricordare la figura di «Maestro del Lavoro», titolo col quale si assegnano, ogni Primo maggio, specifiche decorazioni della Repubblica Italiana. Vengono destinate ai lavoratori ed operai che si sono particolarmente distinti per perizia, laboriosità e buona condotta morale.


Castelletto. La strada prende il nome dalla vicina località. Sul significato del termine si è detto più sopra.


Mario Babini (1907-1944). Martire della Libertà originario di Giovecca, maritato alla filese Rosina Natali. Fu perseguitato, incarcerato e mandato al confino dal regime fascista per la sua attività di opposizione clandestina. Fu l’uomo di collegamento col lughese ed il faentino. Ardente animatore e comandante dei primi nuclei armati di Resistenza. Venne ucciso a tradimento, a Giovecca, davanti alla casa dei genitori, ove si stava recando in bicicletta. La 35° bis Brigata Garibaldi, che operò nel nostro territorio, ne portò orgogliosamente il nome. Gli fu concessa, alla memoria, una medaglia d’argento al valor militare.


Susine. Si tratta di denominazione deformata e purtroppo, come molte altre della nostra toponomastica, decisamente errata. L’intenzione era quella di conservare il nome della località, definita in catasto: Susena. Il termine tramandato da molti secoli, tuttavia, non aveva nulla a che vedere col dolce frutto che oggi dà il nome alla via. Risaliva alla Cinquecentesca contessa proprietaria del fondo, ovvero la Contessa e «Signora Susëna» citata anche da G.B.Aleotti in una delle sue opere. L’intenzione era buona, ma la strada doveva chiamarsi, più appropriatamente, «Via della Signora Susanna».


Fossetta. Prende il nome dalla Fossa di scolo (Fossa della Signora - contessa Susanna Pacchieni -) che parte proprio il quel punto. In origine era uno dei due stradelli (l’altro è il tratto iniziale di Via Terranova), ai lati di un ponte ad archi (e’ Capitël) sotto il quale passava l’acqua derivata dal vecchio Po di Primaro, acqua che formava una conca davanti al mulino. Gli stradelli a fianco della conca davano accesso allo stabilimento. Il riempimento della conca, sopra la quale ogggi sorgono alcuni fabbricati, fu eseguito nel primo Novecento, una volta abbandonato il mulino, con l’utilizzo di materiali di scarto della fornace.


Terranova. Nessun riferimento all’isola canadese omonima di cui ha tuttavia lo stesso significato di Terra-nuova. E’ una strada lunga diversi chilometri che percorre gran parte della campagna bonificata negli anni ’70 dell’Ottocento. Ha inizio al «Molino», attraversa luoghi come «La Piguréra», «La Murarina», «Sant’Anna» e va a confluire a nord dell’«Oca», nell’«Oca-Campazzo», la strada che, continuando l’«Oca-Pisana» (v.sez.3), collega il centro di Filo a Bando.


Laterizi. La denominazione indica la direzione di questa strada che porta alla fornace di mattoni. Ricalca l’antica derivazione fluviale che riforniva, alla sinistra di Po vecchio, l’importantissimo mulino ad acqua.


Beccaria. Anche queste è una delle tante vie filesi cui è stata attribuita denominazione impropria, complice una cattiva traduzione in lingua italiana.Il grande Cesare Beccaria non c’entra nulla naturalmente. Il nome deriva invece dal termine dialettale «Pcaria / Pcareia» che sta per l’italiano «beccheria», oggi sostituito dal più comune: «macelleria». Il tronco iniziale di questa strada veniva comunque chiamato, ancora nell’anno 1827, «strada pubblica detta Lattona, che conduce nella Valle Bruciata».


Chiavica di legno. La denominazione indica la direzione della strada che porta alla località omonima. Sul significato del termine si veda la successiva sezione 6 ad essa dedicata.


Aleotta. La strada prende il nome dalla vicina casa contadina. Sul significato del termine si è detto più sopra.


Trotta. La strada prende il nome dalla vicina casa contadina. Sul significato del termine si è detto più sopra.

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(continua – 6 / 10)

Articoli precedenti sul tema (v.Archivio Blog): 1. 2008, 1 marzo, «Quanti errori ed insufficienze…»; 2. 2008, 7 maggio, «Per una migliore segnaletica e cartografia del territorio»; 3. 2008, 3 luglio, «Rossetta, Case Selvatiche e Vallone»; 4, 25 agosto, «Il Borgo Ravegnano», 5. 2008, 10 ottobre, «Il Borgo Maggiore»;



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